Bari - Torre a Mare e le sue 6 grotte
near Torre Pelosa, Puglia (Italia)
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BARI - Tra il VI e il III millennio a.C. sul territorio dove ora sorge Torre a Mare, quartiere a Sud di Bari, prosperò una civiltà neolitica dedita all'agricoltura e all'allevamento, organizzata in villaggi di capanne a ridosso del mare. Parliamo della culla dei primi “baresi”, quelli che gli studiosi hanno definito tra i più precoci agricoltori del Mediterraneo occidentale.
La Grotta di Cala Scizzo
una cavità che fu scavata tra il 3100 e il 2400 a.C. All'interno fu ritrovata una struttura ellittica in pietra e nelle sue immediate vicinanze fu rinvenuta una statuetta in argilla che pare raffiguri la Dea Madre, a testimonianza dell'utilizzo dell’anfratto come luogo di culto.
La statuetta è oggi custodita nel museo di Palazzo Simi nella città vecchia di Bari.
Punta della Penna
soprannominata così per la conformazione di un lembo di scogliera che somiglia alla penna di un volatile. In realtà la zona è chiamata da tutti “bunker” per via della piccola struttura militare di fortificazione presente, dipinta di azzurro.
L’importanza di Punta della Penna è data dal fatto che fu sede di una civiltà preistorica e in seguito di una classica. Siamo davanti a un’antichissima necropoli adagiata sul mare. Qui infatti sono state rinvenute diverse tombe e in particolare un sepolcro con frammenti di ossa umane e un ricco corredo di ceramiche, lance e armi presumibilmente appartenuti a un guerriero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Risalenti al periodo classico sono invece le olle e coppe da vino ioniche chiamate "kylikes", databili intorno a 2500 anni fa e pezzi di ceramica a vernice nera diffusa tra il VI e il I secolo a.C. Tra questi scogli si nota anche la presenza di tante “piscine”: si tratta di cave per l'estrazione di pietra utilizzate sin dal Neolitico.
Grotta della Regina o dei novili
Parliamo della Grotta della Regina, dove Bona Sforza d’Aragona – regina consorte di Polonia e granduchessa consorte di Lituania dal 1518 fino al 1548 e duchessa sovrana di Bari e principessa di Rossano dal 1524 fino alla sua morte – avrebbe qui fatto il bagno senza indossare veli. Ma questa affascinante località costiera sarebbe stata anche rifugio sicuro per i momenti di spensieratezza dei duchi di Carafa e di Giulio Antonio II Acquaviva d’Aragona. Un fatto è certo: ancora oggi, questa grotta (situata poco distante da Cala Fetta) rivela gradini scolpiti nella roccia e quello che forse un tempo rappresentava un vero e proprio stanzino per gli aristocratici. Qui è possibile godersi una vasca capace di raccogliere l’acqua marina: una vera e propria piscina naturale cui profondità raggiunge alcune decine di centimetri, rendendo il bagno sicuro per una nobildonna dell’epoca.
Grotta del Varvamingo
Una piccola grotta situata sul porticciolo di Torre a Mare che, seppur dimenticata e trascurata, conserva una storia leggendaria: quella del primo pescatore del borgo marinaro, il mitico Varvamingo Domenico Daugenti, soprannominato Barbamingo o Varvamingo per via dell’imponente barba, era un uomo di Noicattaro che cinquecento anni fa, ogni giorno, percorreva dieci chilometri per andare a catturare pesci a Torre Pelosa. All’epoca l’attuale quartiere di Bari era pressochè disabitato, caratterizzato unicamente dall’omonima torre di avvistamento edificata per contrastare gli attacchi dei pirati.
Una volta conclusa la caccia tornava indietro, ripercorrendo la strada al contrario e prestando attenzione a non attardarsi sulla via per non rischiare di trovar le porte di Noicattaro sbarrate. Stanco però del suo errabondare, Varvamingo decise un giorno di stabilirsi definitivamente sul mare.
Scelse così una piccolo anfratto scavato nella roccia e affacciato nei pressi della foce di Lama Giotta, su un’insenatura che all’inizio del 900 verrà poi racchiusa da un molo andando a formare l’odierno porticciolo. Domenico passò lì il resto della sua vita, quasi come un eremita, pescando di giorno e riparando le reti di sera, senza più far ritorno in città.
Con il tempo in molti seguirono il suo esempio, stabilendosi in antiche grotte o piccoli trulli e facendo così nascere il nucleo di quello che sarebbe diventata Torre a Mare
Grotta di Cala Colombo
Nelle grotte di Cala Colombo, circondate da numerosi alberi di fico, furono rinvenuti i sepolcreti di alcune tribù primitive risalenti al IV millennio a.C. Alcuni reperti sono oggi conservati nel museo di Zoologia del Campus.
Grotta di Cala Settanni
Così come Cala Colombo, anche Cala Settanni.
La Grotta di Cala Scizzo
una cavità che fu scavata tra il 3100 e il 2400 a.C. All'interno fu ritrovata una struttura ellittica in pietra e nelle sue immediate vicinanze fu rinvenuta una statuetta in argilla che pare raffiguri la Dea Madre, a testimonianza dell'utilizzo dell’anfratto come luogo di culto.
La statuetta è oggi custodita nel museo di Palazzo Simi nella città vecchia di Bari.
Punta della Penna
soprannominata così per la conformazione di un lembo di scogliera che somiglia alla penna di un volatile. In realtà la zona è chiamata da tutti “bunker” per via della piccola struttura militare di fortificazione presente, dipinta di azzurro.
L’importanza di Punta della Penna è data dal fatto che fu sede di una civiltà preistorica e in seguito di una classica. Siamo davanti a un’antichissima necropoli adagiata sul mare. Qui infatti sono state rinvenute diverse tombe e in particolare un sepolcro con frammenti di ossa umane e un ricco corredo di ceramiche, lance e armi presumibilmente appartenuti a un guerriero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Risalenti al periodo classico sono invece le olle e coppe da vino ioniche chiamate "kylikes", databili intorno a 2500 anni fa e pezzi di ceramica a vernice nera diffusa tra il VI e il I secolo a.C. Tra questi scogli si nota anche la presenza di tante “piscine”: si tratta di cave per l'estrazione di pietra utilizzate sin dal Neolitico.
Grotta della Regina o dei novili
Parliamo della Grotta della Regina, dove Bona Sforza d’Aragona – regina consorte di Polonia e granduchessa consorte di Lituania dal 1518 fino al 1548 e duchessa sovrana di Bari e principessa di Rossano dal 1524 fino alla sua morte – avrebbe qui fatto il bagno senza indossare veli. Ma questa affascinante località costiera sarebbe stata anche rifugio sicuro per i momenti di spensieratezza dei duchi di Carafa e di Giulio Antonio II Acquaviva d’Aragona. Un fatto è certo: ancora oggi, questa grotta (situata poco distante da Cala Fetta) rivela gradini scolpiti nella roccia e quello che forse un tempo rappresentava un vero e proprio stanzino per gli aristocratici. Qui è possibile godersi una vasca capace di raccogliere l’acqua marina: una vera e propria piscina naturale cui profondità raggiunge alcune decine di centimetri, rendendo il bagno sicuro per una nobildonna dell’epoca.
Grotta del Varvamingo
Una piccola grotta situata sul porticciolo di Torre a Mare che, seppur dimenticata e trascurata, conserva una storia leggendaria: quella del primo pescatore del borgo marinaro, il mitico Varvamingo Domenico Daugenti, soprannominato Barbamingo o Varvamingo per via dell’imponente barba, era un uomo di Noicattaro che cinquecento anni fa, ogni giorno, percorreva dieci chilometri per andare a catturare pesci a Torre Pelosa. All’epoca l’attuale quartiere di Bari era pressochè disabitato, caratterizzato unicamente dall’omonima torre di avvistamento edificata per contrastare gli attacchi dei pirati.
Una volta conclusa la caccia tornava indietro, ripercorrendo la strada al contrario e prestando attenzione a non attardarsi sulla via per non rischiare di trovar le porte di Noicattaro sbarrate. Stanco però del suo errabondare, Varvamingo decise un giorno di stabilirsi definitivamente sul mare.
Scelse così una piccolo anfratto scavato nella roccia e affacciato nei pressi della foce di Lama Giotta, su un’insenatura che all’inizio del 900 verrà poi racchiusa da un molo andando a formare l’odierno porticciolo. Domenico passò lì il resto della sua vita, quasi come un eremita, pescando di giorno e riparando le reti di sera, senza più far ritorno in città.
Con il tempo in molti seguirono il suo esempio, stabilendosi in antiche grotte o piccoli trulli e facendo così nascere il nucleo di quello che sarebbe diventata Torre a Mare
Grotta di Cala Colombo
Nelle grotte di Cala Colombo, circondate da numerosi alberi di fico, furono rinvenuti i sepolcreti di alcune tribù primitive risalenti al IV millennio a.C. Alcuni reperti sono oggi conservati nel museo di Zoologia del Campus.
Grotta di Cala Settanni
Così come Cala Colombo, anche Cala Settanni.
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