Verdego'
near Bevera, Lombardia (Italia)
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Itinerary description
XCIX
A meza notte, quasi in sulla nona,
el re Bravieri e ’l Pozo Toscanegli
presono una nidiata di baccegli
fra il corso degli Strozi e Pampalona; 4
di che, sentendo questo, la Gorgona
si misse nelle man de’ pipistregli,
perché da san Godenzo furon quegli
che portaron Querceto a Barzalona. 8
E tutti e tre e centurïon da Siena
diventorno per arte un mulin guasto
che macina arcolai avendo piena. 11
Monte Morel s’avea già cinto il basto
mostrando di volere ire a Bibbiena
a far trarre i collegi del catasto. 14
Questo vi sia di basto,
intanto ch’io vendemio le lattughe,
poi darò ceste rotte per acciughe. 17
Donne malmaritate e mercatanti,
perugini e fiaminghi di Sorìa
hanno in sul badalon philosophia,
ché l’hanno sicurato gli acquattanti. 4
Però i cappon mattugi e ’ liofanti
tengon serrato Statio in sagrestia,
ché come dice Cato ’n Geremia
non si vorrebbe aver se non contanti. 8
E chi avessi mal dell’alfabeto,
trangugi del giulebbo de’ doccioni
e guarrà della tossa da Meleto. 11
Ma e’ vi tremerrà l’uova e ’ pippioni
se Arno fa consiglio di segreto
chome s’è bucinato fra gli arpioni. 14
Per coteste cagioni
voglion far gl’introibi grande armata,
sich’io v’annuntio ch’ella fie cazata. 17
Gaine di scambietti e cappucciai
e bariglion da far panziere rotte
a fonte Branda medican le gotte
con seme di scalogni e fior di stai. 4
Che colpa è del mar Rosso se ’ cucchiai
vanno di giugno armati fra le botte
o se di verde veston le ricotte
che son rimaste rede de’ vaiai? 8
E quando le rubiglie seppon pure
che Pulicreto fu degli Adimari,
arson per festa tutte le misure. 11
E però sono e gru cotanto cari
pel corso della patta e le sciagure
che ha ’vuto il Giubbileo tra gli alari. 14
Vorrebbonsi far chiari
tucti gli specchi che han la testa calva
però che in Siena è troppa ortica e malva. 17
asseguitor del podestà degli Otto
ha dato per consiglio alle tabelle
che gli starnuti portin le rotelle
perch’egli è rovinato un muro rotto. 4
Udendo questo, papa Ciambellotto
[i]stillar fece trespoli e predelle
e fece riconciar molte frittelle
per acquistar la torre di Nebrotto. 8
Le stelle ragionavan cogli orciuoli
e facean[o] fra loro un gran consiglio
di far dar bando a’ nasi castagnuoli: 11
e’ non si vinse e fu grande scompiglio
fra le ribeche fresche e gli orïuoli
perché a Milan si mangia pan di miglio. 14
Sich’io mi meraviglio
che le farfalle sieno uguanno care,
tante statute ci vego portare. 17
Chi guarir presto delle gotte vuole
facci questa mia nuova medicina:
un fiele d’una lumaca mattutina
e polvere di zacchere marzaiuole, 4
e tre spiragli d’ombre e tre di sole
cotti nel sugo di spugna marina
con midollo di canna e di saggina,
con questi t’ugnerai dove ti duole. 8
Dopo questa unctïon ti fo l’unguento,
vuolsi compor di cose più sottili
che risolvi di fuor le cose drento: 11
grasso di grilli e gromma di barili
e sospiri d’amoroso struggimento
e rastiatura di ragion civili. 14
E se al bere t’aumili
un bicchier d’acqua santa di Bephana,
non suderai di quella settimana. 17
Cimice e pulce con molti pidocchi
ebbi nel letto et al viso zanzale:
in buona fe’, ch’i’ mi condussi a tale
che in tutta notte non chiusi mai occhi. 4
Pugnevan le lenzuola come brocchi:
i’ chiamai l’oste, ma poco mi vale,
e dissi «Vien[i] qua, se te ne cale,
col lume in mano e fa’ ch’apra du’ occhi». 8
Un topo mi stava sotto l’orecchio,
forte rodea la paglia del saccone,
dal lato manco mi tossiva un vecchio, 11
e giù da piè piange[v]a un garzone,
qual animal m’appuza, qual morsecchio,
dal lato ritto russava un montone. 14
Onde per tal cagione
perdetti il sonno e tutto sbalordito
mi levai con gran se’ quasi finito. 17
A meza notte, quasi in sulla nona,
el re Bravieri e ’l Pozo Toscanegli
presono una nidiata di baccegli
fra il corso degli Strozi e Pampalona; 4
di che, sentendo questo, la Gorgona
si misse nelle man de’ pipistregli,
perché da san Godenzo furon quegli
che portaron Querceto a Barzalona. 8
E tutti e tre e centurïon da Siena
diventorno per arte un mulin guasto
che macina arcolai avendo piena. 11
Monte Morel s’avea già cinto il basto
mostrando di volere ire a Bibbiena
a far trarre i collegi del catasto. 14
Questo vi sia di basto,
intanto ch’io vendemio le lattughe,
poi darò ceste rotte per acciughe. 17
Donne malmaritate e mercatanti,
perugini e fiaminghi di Sorìa
hanno in sul badalon philosophia,
ché l’hanno sicurato gli acquattanti. 4
Però i cappon mattugi e ’ liofanti
tengon serrato Statio in sagrestia,
ché come dice Cato ’n Geremia
non si vorrebbe aver se non contanti. 8
E chi avessi mal dell’alfabeto,
trangugi del giulebbo de’ doccioni
e guarrà della tossa da Meleto. 11
Ma e’ vi tremerrà l’uova e ’ pippioni
se Arno fa consiglio di segreto
chome s’è bucinato fra gli arpioni. 14
Per coteste cagioni
voglion far gl’introibi grande armata,
sich’io v’annuntio ch’ella fie cazata. 17
Gaine di scambietti e cappucciai
e bariglion da far panziere rotte
a fonte Branda medican le gotte
con seme di scalogni e fior di stai. 4
Che colpa è del mar Rosso se ’ cucchiai
vanno di giugno armati fra le botte
o se di verde veston le ricotte
che son rimaste rede de’ vaiai? 8
E quando le rubiglie seppon pure
che Pulicreto fu degli Adimari,
arson per festa tutte le misure. 11
E però sono e gru cotanto cari
pel corso della patta e le sciagure
che ha ’vuto il Giubbileo tra gli alari. 14
Vorrebbonsi far chiari
tucti gli specchi che han la testa calva
però che in Siena è troppa ortica e malva. 17
asseguitor del podestà degli Otto
ha dato per consiglio alle tabelle
che gli starnuti portin le rotelle
perch’egli è rovinato un muro rotto. 4
Udendo questo, papa Ciambellotto
[i]stillar fece trespoli e predelle
e fece riconciar molte frittelle
per acquistar la torre di Nebrotto. 8
Le stelle ragionavan cogli orciuoli
e facean[o] fra loro un gran consiglio
di far dar bando a’ nasi castagnuoli: 11
e’ non si vinse e fu grande scompiglio
fra le ribeche fresche e gli orïuoli
perché a Milan si mangia pan di miglio. 14
Sich’io mi meraviglio
che le farfalle sieno uguanno care,
tante statute ci vego portare. 17
Chi guarir presto delle gotte vuole
facci questa mia nuova medicina:
un fiele d’una lumaca mattutina
e polvere di zacchere marzaiuole, 4
e tre spiragli d’ombre e tre di sole
cotti nel sugo di spugna marina
con midollo di canna e di saggina,
con questi t’ugnerai dove ti duole. 8
Dopo questa unctïon ti fo l’unguento,
vuolsi compor di cose più sottili
che risolvi di fuor le cose drento: 11
grasso di grilli e gromma di barili
e sospiri d’amoroso struggimento
e rastiatura di ragion civili. 14
E se al bere t’aumili
un bicchier d’acqua santa di Bephana,
non suderai di quella settimana. 17
Cimice e pulce con molti pidocchi
ebbi nel letto et al viso zanzale:
in buona fe’, ch’i’ mi condussi a tale
che in tutta notte non chiusi mai occhi. 4
Pugnevan le lenzuola come brocchi:
i’ chiamai l’oste, ma poco mi vale,
e dissi «Vien[i] qua, se te ne cale,
col lume in mano e fa’ ch’apra du’ occhi». 8
Un topo mi stava sotto l’orecchio,
forte rodea la paglia del saccone,
dal lato manco mi tossiva un vecchio, 11
e giù da piè piange[v]a un garzone,
qual animal m’appuza, qual morsecchio,
dal lato ritto russava un montone. 14
Onde per tal cagione
perdetti il sonno e tutto sbalordito
mi levai con gran se’ quasi finito. 17
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