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Seriate

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Trail stats

Distance
16.12 mi
Elevation gain
259 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
259 ft
Max elevation
841 ft
TrailRank 
64
Min elevation
500 ft
Trail type
Loop
Moving time
3 hours 31 minutes
Time
4 hours 3 minutes
Coordinates
4362
Uploaded
March 17, 2023
Recorded
March 2023
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near Seriate, Lombardia (Italia)

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Itinerary description

B. al Grasso di ser Tino.
Se Dio ti guardi, Andrea, un’altra volta
dalle mani del bastardo che ti prese
col tuo cognato là in Valentinese
per settecento senza la rivolta. 4
Iscrivimi se Luc[c]a ha dato volta
o se vi tengon pur le tende tese,
e se costà nel nostro bel paese
Antropos ha ancor fatto la ricolta. 8
Questo fa’ per tue lettere, ch’i’ ’l sappi
et cetera di piombo, ch’io dilibero
non mi trovare nel traspallare a Cappi. 11
I’ cerco da Baruccio farmi libero,
e non truovo cappuccio che mi cappi,
non mi volendo cancellare el libero. 14
Et io pur lo dilibero,
et e’ mi fa arar Mugnone scalzo,
siché non mi aspettare al primo balzo. 17

I sonetti del Burchiello
LXVIII
B. essendo a Champi.
Qua è dì chiaro alle sei ore e mezo
e vannoci a crepare in sulle dieci;
cuoconci ventri e per minestra ceci
e tutte le lor carni san di lezo. 4
Gappi si è in padule e posto al rezo,
e per non m’infangare vo a schimbeci,
siché se ’l friere ci vuole stare stieci,
che certo i’ me ne voglio uscir di mezo. 8
Portando a battezare un lor fanciullo,
gli suonon lo stento colla ribeca
e colla cornamusa il tullurullo. 11
E quasi lo battezono alla greca,
tuffandolo in un fonte, nudo e brullo,
vie meno ornato che la fossa cieca. 14
Quel che in chiesa lo reca
ha in capo una grillanda di viticci
e gli altri ragghian tutti come micci. 17


B. essendo a Champi.
Qua si manuca quando l’uomo ha fame,
sanza aspettare Toiano o le tre ore:
bene a me insin qua vien grande olore
quando di purgatoro esce il tegame. 4
Qua si cucina in pentola di rame,
ch’a mangiar la minestra è un dolore;
non vi dico la carne d’un colore
proprio di mane ch’usin filare stame. 8
E se nulla ci manca abbiamo un cuoco
che tien la conca sotto la grondaia
e quella neve strutta mette a fuoco. 11
Siché io temo di non far gozaia,
che e’ mi parrebbe poi un nuovo giuoco
âver a star rinchiuso in colombaia. 14
Tornando alla callaia,
non mangio cosa che niun pro mi faccia
e già la quarantina mi minaccia. 17


sonetti del Burchiello
LXX
B. andando a Parma.
I’ vidi presso a Parma in sun un uscio
villani scalzi cinti di vincastri
e ritti in sun un piè come pilastri,
mangiando fave sanza pan col guscio. 4
E’ ne facevan dispietato sguscio
col mento al petto et unghie pien d’impiastri;
quivi era una chiassata di pollastri
che ciascun s’aspettava averne un guscio. 8
Noi ci fermamo e lor feciono schiera,
dicendo tutti: «Vistù mo vistù,
che trarremo a san Marco la matiera. 11
In fe’ de Die, lo imperaor vien zu!
Fraschin, no’ farem nu una bandiera:
questo è mo l’altra, e’ ne vorrò mi du». 14
Diss’io «Dè vien za tu!
Scortami esta staffa, compagnone!»,
e sbalestra’gli un peto nel boccone 17
Allora quel babbione
si dolse et disse: «Fuoco madia rosso,
frangiglion, che cacà avestù un osso!» 20

Quando e fanciugli giucavano a ferri.
«Fanciullo, vuo’ tu fare a ficca ficca?»
«Oltre alle birbe, va’, lassami stare»,
«Buon buo’ i’ dico, se tu vuo’ giucare…»,
quel disse ‘no’, e l’altro «Va’ t’impicca». 4
Poi disse «La mia chiave non s’appicca,
però me la vorresti tu becciare?
Or su, or oltre, or vienne, andiamo a fare
qua dalla porta ove si dà la micca». 8
Quand’egli ebbon giucato un poco poco,
disse quel caprestuzo «Apri la mano»,
e quel mocceca fè «Te sì ho giuoco!» 11
Disse colui da sé a sé pian piano
«I’ ti debbo sbusare a poco a poco,
e non giuoco più oggi con cristiano». 14
E non lo disse invano,
poi corse in ver la piaza di Madonna
baciando que’ ferruzi e quella cionna. 17

quando si giostrava.
Io ero in sun uno asino arrestato
che facevo palchetto della sella,
perch’io non ebbi arnesi né pianella
che mi mettessi drento allo steccato. 4
Stavo nell’antiporto svemorato
non veggendo né occhi né cervella,
poi mi pensai ch’eglin chiudien in quella
che ’l colpo dovesse esser incartato. 8
Phebo era già fuor de’ confin d’Egitto,
che fuggiva di là perché i pupilli
l’avean dato a Fallalbacchio scritto; 11
e già fuor delle porte erano e trilli,
quando i’ vidi un giostrante molto aflitto
che faceva col capo billi billi: 14
tutto pien di zampilli
di sangue e poi a’ mia occhi veggenti
[i]sputò fuor dell’elmo quattro denti. 17


quando è detta Lucifero, comeferro rouente ; quando Vefpero risplene
dente: Mercurio radiante : la Luna bianchiccio : il Sole, quandofi leua è ardente,
dipoiradiante, per quefta medefima cagione congiunta la ui?ta è il color diquelle,
che fono fiffe al ciclo . Percioche hora ?e ne uede una moltitudine piu ?pe??a ,
quando la luna ha il mezo tondo , in una notte placida , che dolcemente le illuftra:
hora fi ueggon rade , in modo che ci marauigliamo , come s'elle fi fuffero fuggis
>
Luna quãdo te afcondendole il plenilunio , o quando i raggi del Sole , o de' pianeti ?opradetti
è meza , & abbagliano la nostra uifta . La luna anchora fenza dubbio fente le differentie
quando ton de' raggi del Sole , iquali per la conueßità del mondo , che gl'ingroffa fi fanno
piegati , & non diritti , infuorche doue gli anguli ?ono retti . Et però quando
la luna è in quadrato del Sole , fi uede meza ; quando è in trino , è circondata del
fuotondo : quando è in oppofitione , diuenta piena : &fimilmente nella diminu=
tionepiglia le medefime forme , con pari interuallo per fimil ragione , laquale
dimoftrammo ne tre pianeti po?ti ?opra il Sole .
Del moto del Sole , & la ragione , perche i giorni non fono
eguali . Cap . XIX .
LSole ha quattro differentie , perche due uolte pareggia la notte al giorno , la
Iprimauera & l'autunno, & cade nel centro della terra negli otto gradi d'Arie
te , &di Libra : & due uolte muta gli ?patij nell'accrescimento del giorno , il
uerno , ne gli otto gradi di Capricorno : &della notte nel folftitio, in altrettan
ti gradi di Cancro . La cagione di questa inequalità , è la obliquità del Zodiaco ;
percioche fempre a tutti i momenti fi fa la metà del mondo , & difopra & fotto
la terra . Ma i fegni , che nel lor na?cimento ?algono ?uretti , con piu lungo
fpacio tengono la luce : quei che nafcono obliqui , pa??anopiu tofto .
Perche fono attribuite le faette a Gioue .
X X.
Notte, quan
te uolte è pa reggiata al
giorno.
Cap.
M
OLTI non fanno , come con lunga offeruatione del cielo , huomini dota
tißimi auttori di que?ta dottrina , hanno trouato ,
che i fuochi checadena
the lancia factte .
do in terra pigliano il nome di faette , uengono da primi tre pianeti , & maßi
Gioue per mamente da Gioue , pofto nel mezo d'eßi : & ciò forfe , perche perquefto modo
purga la contagione del troppo humore , ilquale e' tira da Saturno , che gli è diz
fopra , & dell'ardore di Marte , chegli è difotto . Etperciò s'è detto , che Gio
ue lancia le faette . Si come dunque da legno ardente uiene con i?trepito il carbo=
ne , co?i dalla stella il fuoco celefte è mandato fuori ; ilquale apporta feco pre=
fagio dicofe auuenire ; &non ceffa di far diuine operationi in cielo , con quella
parteanchora , che da effo è fcacciata . Et ciò maßimamente fi fa , effendo l'aria
turbata ; perche l'humor raccolto stimula l'abondantia : o perche l'aria ?i turba ,
come fe ilpianetagrauido haue??e apartorire .
De gli Degli interualli de' Pianeti . Cap . XXI .
MON
OLTI anchora hanno tentato d'inueftigare le diftantie , che fono dalla
terra a'Pianeti : & hanno hauuto a dire , che il Sole è lontano dalla luna
dicianoue parti, piu che non è la luna da effa terra . Ma Pithagora huomo d'ani= Quanto è da
mo fagace , raccol?e , che dalla terra alla luna fono cento uenti?eimila stadi : la terra alla
da quella fino alfole due tanti e dal fole a dodicifegni tre uolte tanto . Delquale
parere fu ancho Gallo Sulpitionoftro .
Luna.
Della mufica delle Stelle . Cap . XXII .
T Pithagora dalla ragion musicale chiama tuono,lo fpatio , ch'è dalla terra Nega Arif.
alla luna . quella a Mercuriopone la quello patio ; er da cie lo cotra iPla
ftelle faccia e??o aVenere qua?i altrettanto . Et da effa al fole la metà meno. Dal fole a comisi,che le
Marteun tuono , cioè , quanto è dalla terra alla luna . DaMartea Gioue la me= no mulica,
tà, &da Gioue aSaturno la metà ; & da Saturno al Zodiaco la metàmeno . Et alcuna melo dia; peioche
cofi fi uengono afar fette tuoni ; laquale harmonia fi chiama diapafon , cioè , elle da feno
uniuerfità diconcento. In questaharmoniadice , che Saturno fi muouecon con= che&lepar
cento Dorio : Mercurio conftongo: Gioue con Frigio; & cofi ne gli altri ua ima= d'una na.
ginando cofe fimili, con uarietàpiu tofto diletteuole , che neceffaria.
fi muouono,
tiue mo??a n ?fannofuono oltra chenoi l'udiremo,fe Cap . XXIII.
Della geometria del mondo.O stadio fa cento venticinque de' noftri paßi , cioè , feicento uenticinque ben Pli.adio
ferine, che dalla terraa fifanno le i senti, ha rifpoffos
mente, l'udi le nugole , non u'è meno di quaranta stadi . Et fopra quefto fpatio efferui foffe ueche
taerepuro, chiaro , & di ferena luce . Ma dal torbido alla luna due mila stadi. to fi corrom
Dalla Luna al fole cinque mila stadi . Et per quefto fpatio auuiene , che la cofi perebbe .
fmifuratagrandezza di Lui non arde la terra . Et molti anchoradiffero , che le
nugole falgono in alto noue cento stadi . Queste fon cofe incognite , & ineftri=
cabili, maperò dadirfi , perche giafono state dette ; nelle quali non è da rifiutaz
re una ragione digeometria non mai fallace , fe alcuno uoleffe inueftigare que?te
cofe . Nonper moftrar la mifura ( che ciò farebbe cofa quafi da unoocioftolto)
mafolamenteper iftabilir nell'animo la eftimatione del congietturare , Percioche
ueggendofi , che'l circulo , per loquale ua il fole , è di trecento feffanta, &quas
fifeiparti , dal circuito d'effo ; & che fempre mifura la terza parte del circuito,
raccoglie poco meno che la fettima della terza ; appare , che leuando la fua
metà(perche la terra come centro è in quel mezo ) che quafi la festa parte di
quefto grande fpatio fianello fpatio dell'altitudine del circulo folare intorno alla
terra , che con l'animo fi comprende . Madalla luna la duodecima , perche ella
correcon piubreue circulo , che'lfole: & cofi ella paffa in mezo delfole , e della
terra . Etè cofamarauigliofa , quanto proceda auanti la maligna natura del cuo
rehumano, inuitata da un picciolo fucceffo , che la ragione le dia , come nellefou
B. pradette cofe occafione d'impudentia . Talche hauendo hauuto gli huomini ardiz
re d'indouinare lo fpatio del fole alla terra , fanno che'l medefimo fia infino al
cielo , perche il Sole u'è in mezo ; di maniera chefubito hanno ancho la mifura del
mondo alle dita . Perche quante fettime ha il mifurante , tanti uentiduefimi dico
no hauere il circulo , come fe del tutto ci foffe nota la mifura del cielo a perpena
diculo . Laragione Egittiaca , laquale fu trouata da Peto?iri , &da Necepfo',
raccoglie , che cia?cun grado nel circulo lunare minimo , come s'è detto , s'allarga
poco piu ditrentatre stadi : nel maggior circulo di Saturno il doppio : in quel del
fole , che dicemmo effere in mezo , la metà dell'una & l'altra mifura . Ilquale
conto ha in femolto di sfacciatezza : perche aggiunto al circulo di Saturno lo
fpatio di effo Zodiaco , fi uiene a fare innumerabile multiplicatione .
Delle Stelle repentine . Cap . XXIIII .
Run
ESTANO alcune poche cofe del mondo , percioche in effo cielo nafcono
un tratto stelle , lequali ?ono dipiu forti .
Delle Comete , & prodigi celefti , natura , fito , & forte
loro . Cap.
XXV.
GRECI chiamano comete , e i noftri crinite , quelle stelle , che appaiono spaz
peril loro crine, e come la Cometa" &
fue specie.
fcriffe in ver
meta.
incima . Imedefimi Greci chiamano pogonie quelle , che hanno i crini di fotto a
guifa di barba . Alcune d'effe fono chiamate acontie , lequali fi lanciano a modo
di dardo , & to?to adempiono il ?ignificato loro . Questa fu quella , della quale
TiroImper. Tito Imperadore nel fuo quinto confolato fcriffe cofi bei uerfi , ultimamente ap
fi delia Co. parfa a quefti giorni . Lemedefimepiu breui , & con la cima appuntata , furo
no chiamate Xifie , &fono le piu pallide dell'altre , con quello fplendore , chefi
uede nel coltello , & ?enza alcuni raggi : iquali Difceo fimile al fuo nome , ma
delcolore dell'ambra , manda fuori rari dalla fua cftrema parte . Pitkete fiue=
de in figuradi doglio , nel concauo fuo di luce affumicata . Ceratia è un'altra
forte di Cometa fatta in foggia di corno , fi come fu quella , quando i popoli
della Grecia combatterono a Salamina . Altre fi chiamano Lampade ardenti , lez
quali fomigliano le fiaccole . Hippeo ha forma di crini di cauallo , di uelocißimo
moto , che girano intorno a fe steffo . Ecci ancho la cometa candida , col crin
d'argento , tanto rilucente , ch'a fatica fi puo guardare ; laquale fotto fpecie
bumana dimoftra in fe figura diuina . Nafcono anchora altre comete hirfute con
certi uelli , & circondate d'alcuna chioma . Vna fola uolta infino a noftri tempi
la forma della chioma s'è mutata in ha?ta , l'olimpia centefima ottaua , & trecen=
to noranta otto anni dopo l'edification di Roma . Il piu breue fpatio , che le co
?mete fi fon uedute , s'e offeruato effere stato fette giorni , il più lungo ottanta .
Mnouonfi

Waypoints

PictographPhoto Altitude 799 ft
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Seriate

PictographPhoto Altitude 806 ft
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Seriate

PictographPhoto Altitude 731 ft
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Oasi verde

PictographPhoto Altitude 753 ft
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PictographPhoto Altitude 700 ft
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PictographPhoto Altitude 672 ft
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Campo volo

PictographRiver Altitude 639 ft
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Serio

PictographPanorama Altitude 645 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 621 ft
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Parco del Serio

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Panorama

PictographPanorama Altitude 634 ft
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Panorama

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Spiaggia

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Panorama

PictographPanorama Altitude 597 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 571 ft
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Serio presso Basella

PictographPhoto Altitude 525 ft
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PictographPanorama Altitude 517 ft
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Panorama

PictographPanorama Altitude 519 ft
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Ponte di Ghisalba

PictographPhoto Altitude 525 ft
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PictographPanorama Altitude 572 ft
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PictographPanorama Altitude 628 ft
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Panorama

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