Paderno Dugnano

Quefto Spedale porta il home, e Corona di Maggiore per tale riconosciuto da gli altri.! Spedali da efto lui prouifti, e mantenuti, à quali ricorrono gli miferabili per aiuto,e foccorfo delle loro miferie di ogni forte di malatie, ed infirmità, e tanto è il numero ze Poueri, che basta il dire che la fpefa annuale fempre arriuas a non meno de lire feicento millel oltre gli Spedali duor de Vecchi quello de Conualefcenti, de gli Orfapis de Mendicanti, della Pietà, e de' Pellegrini, che ftanzano nelle cafe co❜loro Deputati, Miniftri, ed Entrate feparate cli 9 ang nine ducul ge Còn quelta fontuofa fabbrica li puol annouerare quella del Lazaretto fuori della Porta Orientale fatta dal Duca Lodouico Sforza nel 1497. riguardeuole non meno per la fua capacità, che per ordine, poiched fpatiofa d'vn miglio di circuito, di forma quadrata, e contiere per ciascun lato fettantadue franze in volta, che in tutto rifful- » tano in ducento ottant'otto, attorniato al di fuori con folla di acqua, ed al di dentro accompagnato da vn continuo Portico fatto in volta, che ha per faftegno Colonne di pietra viua. Nel centro di effo è collocato l'Altare di aggiuttata,ed ornata inuentione per ogni parte aperto, accioche pofsino gli amalati dal proprio luogo commodamente vedere il Sacerdote, mentre offerisce il Santifsimo Sacrificio. Deuono entrare nel numero delle fabbriche riguardenòli il Semmario de Chierici, il Collegio Heluetico, e la Biblioteca Ambrofiana Tetora de Libri, e di molti manufcritti. cloung 4.2 t Vfcendo da quefte fabbriche fi puol entrare nel Palaggio dell' Eccellentifsimo Gouernatore detto la Corte; Refidenza già de' Duchise poi de Gouernatori di quefto Stato, riguardeuole per la fua grandezza, e per la moltiplicità de Tribunali, e delli Vfficij, che in efsa s'effercitano, de quali à fuo luogo fe ne darà contezza Quefto fabbricato fù da Azzo Vifconte, poi riceue grande accrefcimento da Galeazzo II. lvno e l'altro Signori di questa Città Metropolingom (gal Quindi

Quindi non molto diftante fcorgefi il Palaggio della Ragione (fabbricato nell'anno
1233, reggendo all'hora l'Vfficio di Podcfta Oldrado Treffeno Lodigiano foftenuto da grandi Pilaftri, & Archi corrispondenti, fotto à quafiliconuengono i Merca-
tanti a trattare i loro traffichi, che però dicefi la Piazza de'Mercatanti. A quefto è
contiguo il Palaggio nel quale fi ragunano a fare i loro Configli gli Illuftriffimi
Signori Perpetui Decurioni della Città, e doue rifiede anche il Tribunale della Pro-
uigione colla Congregatione del Patrimonio, ed il luogo appartato peril Banco di
S. Ambrogio. Vili aggiugne il Collegio de Signori Dottori Giudici di Legge, al
numero di cento noue. Quello de Signori Medici al numero di tredeci, oltre circa
altretanti aggregati, la refidenza de quali è vicina alla Chiefa di S. Sepolcro, fino à
tanto fi fabbrichino le honoreuoli ftanze per godere il vago, e belliffimo Portico
con il colonato tutto di viuo donatogli dalla magnificenza di quefta Città, lauorato
con ordine Dorico, qual dourà feguitare il recinto di effa It Collegio de Signori
Procuratori, e Notari al numero di trecento vno nella fola Città. Richiede il douc
re, che non fi tralafci l'Vfficio delli Statuti di Milano detto de Panigarola per efferfi
fempre conferuato nella famiglia Panigarola di cui fono Padroni gli Signori Carlo
Francefco del fù Regio Fifcale, e Gio.Francefco del fù Dottore Collegiato Ferran
te. In efsi ftatuti fi veggono registrati tutti gli Priuilegijs, ordini, ed altre conceffio
ni fatte da SS.Duchi anche di prefente fi regiftrano tutte le donationi,
Tutele, Teftamenti, Bandi, ed altre, tutte cofe appartenenti al publico giouamento.
Quiui ancora fi veggono le Scuole Palatine, oue pubblicamente s'infegnano Leggi,
Retorica, Lettere greche, ed altre fcienze da Lettori per tal effetto con Regio Duca
le ftipendio mantenuti. In effe, come fi accennò, tienfi, che S. Agostino leggetfe I
Rettorica, ed Alipio fuo Compagno Leggi Saluio Giuliano, Auo dell'Imperatore
Giuliano, Virginio Ruffo, che leffe Retorica, e di effa scienza compofe molti libri,
e fù tre volte Confole Romano Valerio Maffimo,che fe non deffe publicamente
ferui d'Hiftorico, ed infegnò l'Aftrologia, e fece altri rileuanti beneficij al publico,
Andrea Alciato, auanti che legeffe in Parigi, ed altri tutti Lettori Milanefi coronati
dalla fama gloriofa. AIO 14470210MERY
A
Tutto il fudetto bene nacque per opera della Città, del cui fplendore bramofo S. Carlo
Borroinco fondò il Collegio di Brera della Compagnia di Giesù, accioche foffe
Vniuerfità delle fcienze, a beneficio di quefto, ed altri Stati, siper gli Ecclefiaftici,
come Secolari, ed in fatti fono da effo vicitis etuttauia eldono perfonaggi di fegna-
lata dottrina, e virtù, che hanno dimóftrato al Mondo quanto eccellentemente fia
ftato impiegato il zelo del S.Paftore, à cui gratiòfamente corrisponde la Città colla
magnificenza per le spese nella fabbrica delle Scuole.

In oltre vi fono le honorate, è ben ordinate Scuole de Padri di S. Aleffandro, ed altre in
diuerfi Pofti della Città lafciate da perfone: Pie, e diuote à publico giouamento
maftime de Pouerelli og fram domati
ha je bɔrtɔko.
Doppo queste diligenze,che appartengono alla coltura de gli animi con la varietà delle
fcienze, piacerà fe non erro al Lettore la fedele contezza de Tribunaliban onrei
Nel meniouato Palaggio Ducale in appartamento Signorile à mano dritta al piano
fono li duoi Magiftrati, e di fopra è il macftofo luogo que fi vnifce l'Eccellentiffime
Senato qualconfifte nel Prefidente, e quattordeci Senatori, duoi de' quali in ogni
biennio vanno al gouerno delle due Città, Pauia, e Cremona. E perche al prefente
non è vacante ineflo alcuna fedia, piacemi di nominarli, e fono
Gli Signori Marchele Luigi Cufano Regente, e Prefidente Milanefe..
- Aluigi Belcredi Pauefe not bio:




Tuttavia contro le proposizioni e i corollari che sono stati
formulati nel capitolo precedente sorgono alcuni dubbi. In pri-
mo luogo contro la prima proposizione si dimostra che i corpi
celesti sono incompatibili con il moto di questi corpi inferiori.
Infatti, la luna resiste al fuoco affinché il fuoco stesso non salga
[21d] più in alto o, come dice Boezio nel III De consolatione,
259
a che non voli etereo il fuoco e non tragga a sé il peso
delle terre sommerse.
2. In secondo luogo contro la sesta proposizione, in cui si am-
mette la reazione rispetto alle medesime qualità, il dubbio è che
tali qualità o si eguagliano in potenza o sono disuguali. Se si am-
mette il primo caso sembra essere contro la natura delle qualità
uguali che l’una superi l’altra; se, infatti, sono uguali in che modo
saranno dominanti o dominate? E se saranno dominanti o domi-
nate, in che modo saranno uguali? Infatti, questo discorso non
è diverso da quello di chi dice che le cose uguali sono disuguali.
Non meno assurdo sembrerebbe se dicesse che il minore supera
il maggiore ed è come se dicessimo che il minore è maggiore del
maggiore; che è affermazione affatto ridicola.
3. Inoltre, ammessa quella reazione, la stessa cosa si corrompe
e simultaneamente intensifica la qualità a sé simile. E anche que-
sto sembra essere contro natura, perché, come dice Avicenna del
calore naturale nella prima fen del primo libro,260 in che modo
qualcosa può produrre un accrescimento se non è in grado di
conservare sé stesso? Così analogamente: in che modo un calore
può generare e intensificarne un altro se non può conservare sé
stesso? È più naturale desiderare la propria conservazione che la Anche contro il primo corollario si obietta che se a può
riscaldare b e b può raffreddare a anche a potrebbe muovere
localmente b verso una diversa posizione e lo stesso b potreb-
be muovere localmente a verso una direzione opposta. Ma ciò
è manifestamente impossibile perché in tal caso la stessa cosa
si muoverebbe localmente di moti contrari; infatti, se a muove
b a destra, lo stesso a si muove a destra poiché, per il VII Physi-
corum,
261 tutto ciò che muove ed è corporeo nel muovere è con-
temporaneamente mosso. Ma lo stesso a è mosso da b a sinistra,
pertanto a è mosso contemporaneamente a destra e a sinistra e
allo stesso modo b sarà mosso a destra e a sinistra; perciò entram-
bi si muoveranno di moti contrari.
5. Contro il quarto corollario, per il quale si è detto che sotto
qualunque misura modica una qualità contraria può resistere al
proprio contrario e patire da esso, ma ha bisogno di una poten-
za maggiore se, oltre a ciò, deve agire, e di una potenza ancora
maggiore se non deve patire; va detto che in tale corollario non
si è determinata quella misura, né si può aggiungere alcunché di
verisimile per stabilire quant’è la misura richiesta per l’una cosa
e quanta per l’altra; ciò tuttavia, se fosse vero, sarebbe ammissi-
bile, perché nulla è naturalmente sconosciuto al nostro intelletto,
come dice Averroè nel commento 1 del libro VII della Metaphysi-
ca e del commento 36 del III De anima.
262
6. Contro il sesto, il settimo e l’ottavo corollario si obietta
dicendo che ivi si ammette esplicitamente che non ogni agente,
comunicando nella materia con il paziente, nell’agire patisce a
sua volta. Tuttavia Aristotele in molti luoghi sembra esplicita-
mente sostenere l’opposto, e la ragione addotta non sembra es-
sere concludente: si diceva, infatti, che in tali reazioni ci sarebbe
un processo all’infinito e che tale processo non sembra assurdo,
essendo queste reazioni della medesima natura delle cose che
sono accidentalmente disposte; ora in tali cose non solo non è
assurdo il procedimento all’infinito, ma è altresì necessario,
come Averroè [22a] dimostra chiaramente nel commento 13 del
V Physicorum [33ra] nel commento 15 dell’VIII Physicorum, nel
commento 22 del I De caelo263 e in molti altri luoghi.
7. Inoltre non segue che quella reazione duri per un tempo
infinito, perché, per esempio, la prima durerà per un’ora, la se-
conda per mezz’ora, la terza per un quarto d’ora, e così via. Per-
ciò se ciò procede all’infinito, non ne consegue che non fini