Lodi
near Lodi, Lombardia (Italia)
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Itinerary description
L' altimetro è impazzito, il percorso è pressoché totalmente pianeggiante.Nel tratto lungo il fiume il sentiero è quasi sparito, si procede a fatica tra erbe ed arbusti, c è poi un punto da evitare, ho attraversato un campo di mais e guadato una roggia con rovi sulle rive, meglio organizzare il giro in un altro modo
Lo conobbero il bronzo di Argo e i premî
in Arcadia e a Tebe e le cadenze festive
dei Beoti,
e Pellene: in Egina vinse
sei volte né altro conto ha in Megara
la stele di pietra. E dunque,
Zeus padre che regni sui gioghi
dell’Atabýrion, accresci il canto di rito al trionfo
olimpico e l’uomo che pugilando
incontrò il successo. Dagli favore
e rispetto fra cittadini e stranieri.
Perché una via nemica d’arroganza
percorre sicuro, ben sa cosa l’animo fermo
gli insegna da nobili
padri. Non oscurare il seme
comune di Kalliánax:
con le gioie degli Eratídai ha
anche la città una festa. In un unico istante
ondeggiano venti diversi veloci di qua e di là.
VIII. Per Alkimedon di Egina, lottatore ragazzo
Madre dei giochi incoronati d’oro, Olimpia
sovrana di verità: dove i profeti interpretando
vittime in fiamme chiedono
a Zeus dal fulmine abbagliante
se ha un disegno propizio per uomini
ansiosi nel cuore
di cogliere il grande successo,
sollievo agli affanni!
E si compiono grazie a pietà le suppliche.
Tu ora, bosco frondoso di Pisa all’Alpheiós,
accogli questo corteo, processione
di serti. Grande è la gloria, sempre,
di quanti il tuo splendido premio raggiunge.all’altro; e con gli dèi
sono molte le strade della felicità.
Voi, Timosthénes, il fato assegnò
a Zeus genitore: che te fece illustre a Nemea,
vincitore Alkimédon a Olimpia,
al colle di Krónos.
Era bello alla vista, e la bellezza confermò
sul campo quando vincendo nella lotta
fece bandire la patria Egina dai lunghi remi:
dove compagna di Zeus ospitale la salvifica
Thémis è in pregio più che in ogni altro
luogo. Un giudizio corretto di ciò che abbonda
e in molti modi inclina la bilancia
è dura lotta per l’animo giusto: ma un ordine
degli immortali anche questo paese abbracciato
dal mare drizzò colonna divina
per ospiti d’ogni città -
il tempo che sorge
non cessi di reggerla! -
e lo governa un popolo dorico fin da Aiakós.
Lui il figlio di Letó e Poseidôn dall’ampio regno,
intesi a coronare Ilio
di mura, associarono
all’opera, essendo fatale che essa
al destarsi di guerre
in battaglie devastatrici
esalasse un fumo vorace.
Glauchi serpenti - era appena compiuto il baluardo -
vi balzarono sopra: tre, ma due caddero
e súbito attoniti spirarono la vita,
uno lo sormontò strepitando.
Tosto intendendo il prodigio avverso Apollo disse:
“Pergamo è presa, eroe,
dall’opera della tua mano.
Così a me parla la visione giunta
da Zeus Kronídes dal cupo tuono.
E non senza i tuoi figli: coi primi e coi terzi
Lo conobbero il bronzo di Argo e i premî
in Arcadia e a Tebe e le cadenze festive
dei Beoti,
e Pellene: in Egina vinse
sei volte né altro conto ha in Megara
la stele di pietra. E dunque,
Zeus padre che regni sui gioghi
dell’Atabýrion, accresci il canto di rito al trionfo
olimpico e l’uomo che pugilando
incontrò il successo. Dagli favore
e rispetto fra cittadini e stranieri.
Perché una via nemica d’arroganza
percorre sicuro, ben sa cosa l’animo fermo
gli insegna da nobili
padri. Non oscurare il seme
comune di Kalliánax:
con le gioie degli Eratídai ha
anche la città una festa. In un unico istante
ondeggiano venti diversi veloci di qua e di là.
VIII. Per Alkimedon di Egina, lottatore ragazzo
Madre dei giochi incoronati d’oro, Olimpia
sovrana di verità: dove i profeti interpretando
vittime in fiamme chiedono
a Zeus dal fulmine abbagliante
se ha un disegno propizio per uomini
ansiosi nel cuore
di cogliere il grande successo,
sollievo agli affanni!
E si compiono grazie a pietà le suppliche.
Tu ora, bosco frondoso di Pisa all’Alpheiós,
accogli questo corteo, processione
di serti. Grande è la gloria, sempre,
di quanti il tuo splendido premio raggiunge.all’altro; e con gli dèi
sono molte le strade della felicità.
Voi, Timosthénes, il fato assegnò
a Zeus genitore: che te fece illustre a Nemea,
vincitore Alkimédon a Olimpia,
al colle di Krónos.
Era bello alla vista, e la bellezza confermò
sul campo quando vincendo nella lotta
fece bandire la patria Egina dai lunghi remi:
dove compagna di Zeus ospitale la salvifica
Thémis è in pregio più che in ogni altro
luogo. Un giudizio corretto di ciò che abbonda
e in molti modi inclina la bilancia
è dura lotta per l’animo giusto: ma un ordine
degli immortali anche questo paese abbracciato
dal mare drizzò colonna divina
per ospiti d’ogni città -
il tempo che sorge
non cessi di reggerla! -
e lo governa un popolo dorico fin da Aiakós.
Lui il figlio di Letó e Poseidôn dall’ampio regno,
intesi a coronare Ilio
di mura, associarono
all’opera, essendo fatale che essa
al destarsi di guerre
in battaglie devastatrici
esalasse un fumo vorace.
Glauchi serpenti - era appena compiuto il baluardo -
vi balzarono sopra: tre, ma due caddero
e súbito attoniti spirarono la vita,
uno lo sormontò strepitando.
Tosto intendendo il prodigio avverso Apollo disse:
“Pergamo è presa, eroe,
dall’opera della tua mano.
Così a me parla la visione giunta
da Zeus Kronídes dal cupo tuono.
E non senza i tuoi figli: coi primi e coi terzi
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