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Valle del carbone - sorgente del Rovigo

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Trail stats

Distance
4.24 mi
Elevation gain
1,122 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,122 ft
Max elevation
3,716 ft
TrailRank 
36
Min elevation
3,004 ft
Trail type
Loop
Coordinates
684
Uploaded
July 18, 2021
Recorded
July 2021
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near Aghezzola, Toscana (Italia)

Viewed 606 times, downloaded 28 times

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Itinerary description

Partendo dal parcheggio sulla strada provinciale in prossimità del bivio per il ristorante le Spiagge, si scende e tenendo la sinistra si costeggia il corso del torrente Rovigo. Oltrepassato il ponte, si sale a destra per l'ex strada per Firenze. Dopo un paio di curve, a sinistra non molto visibile, parte un sentiero stretto che sale entrando nella gola della valle del carbone, così chiamata proprio perché ricca di vecchie carbonaie ancora visibili. Si raggiunge il rifugio capanna Sicuteri e proseguendo a sinistra in salita, si raggiunge la sorgente del torrente Rovigo, ben visibile e circondata da una stecconata in legno. Proseguendo per la strada forestale si arriva ad un incrocio tra cai505 e 547. Prendiamo a destra direzione 547 e dopo poche centinaia di metri, svoltiamo a destra. Il sentiero, non molto tracciato, ci porta sul sentiero Cai 505. Proseguiamo a sinistra, e dopo poco attenzione, svoltare a destra scendendo verso la strada forestale (ben visibile). Qui a destra torniamo al rifugio capanna Sicuteri e a sinistra torniamo nella direzione da dve siamo arrivati. Oltrepassato il prato, teniamo il sentiero di destra, segnalato con molti pallini di vernice rossa.,e si arriva nuovamente al torrente Rovigo. Lo guadiamo, e a sinistra ripercorrere o il primo tratto fatto alla partenza.


LA CARBONAIA
Tra i lavori della montagna che testimoniano una secolare esistenza di duro lavoro c’era quello dei carbonai. Per numerosi secoli fino ai primi del ‘900, i boschi furono luogo di lavoro per molti di questi “artisti del fuoco”.
Era una tecnica molto usata in passato in gran parte del territorio appenninico, per trasformare la legna, preferibilmente di faggio.
La carbonaia ha sempre mantenuto una forma di montagnola conica, formata da un camino centrale e altri cunicoli di sfogo laterali, usati con lo scopo di regolare il tiraggio dell’aria. Il procedimento di produzione del carbone sfrutta una combustione imperfetta del legno, che avviene in condizioni di scarsa ossigenazione.
Preparazione del legname
I carbonai tagliavano gli alberi, generalmente nel periodo di luna calante, in una parte di bosco loro assegnato

La piazza da carbone
Queste piccole aie erano disseminate nei boschi a distanze abbastanza regolari e collegate da fitte reti di sentieri. Dovevano trovarsi lontane da correnti d’aria ed essere costituite da un terreno sabbioso e permeabile.

La cottura del carbone
Nella fase di cottura servivano due pali, uno più sottile per aprire dei fori di respiro, ed uno più grosso, usato quando si imboccava (ovvero riempire) la carbonaia. Acceso un fuoco per preparare le braci, si poteva aprire la bocca della carbonaia, che veniva imboccata con dei piccoli pezzi di legna e poi avveniva l’accensione mettendo nella bocca numerose braci.
Ai piedi della carbonaia si aprivano dei fori di respiro ad un metro di distanza l’uno dall’altro, che dovevano rimanere aperti per tutti i 13-14 giorni di cottura. Dopo qualche ora dall’accensione, quando il fumo usciva copioso, si alimentava il fuoco con nuova legna che doveva essere ben pressata con il palo più grande. Si chiudeva quindi la bocca ed il fumo a questo punto doveva uscire, dai fori in basso.
Per 4-5 giorni la carbonaia veniva alimentata in questo modo giorno e notte, finché una consistente fiammata alla sommità annunciava l’avvio definitivo del processo di carbonizzazione. La cottura iniziava nella parte in alto della carbonaia, per questo i carbonai aprivano dei fori con il bastone sottile, fori che venivano poi chiusi ed aperti via via più in basso per spostare la zona di cottura.
Costruzione della Carbonaia
Stabilito quale doveva essere il centro della carbonaia, la legna veniva disposta in cerchio. Per favorire la carbonizzazione, il legname più grosso doveva essere spezzato. Tre pali di legno, alti circa 2-3 metri, venivano piantati saldamente nel terreno. Questi pali erano tenuti insieme da due cerchi formati con dei rametti. È proprio da questo centro che iniziava la cottura della legna.
Solo dopo aver piantato e legato i pali, i carbonai iniziavano a costruire la carbonaia, sistemando intorno ai 3 pali prima la legna più grossa (in quanto richiedeva più cottura), poi quella più sottile, in modo da lasciare il foro centrale libero per sistemare poi le braci. La legna veniva ben stipata, per evitare interstizi aerati che potevano compromettere la riuscita della cottura. Tale sistemazione richiedeva 2 giorni di lavoro, svolto con una metodica affinata sempre più dall’esperienza e da una tradizione secolare.
Una volta conclusa la posa, la carbonaia assumeva la tipica forma conica arrotondata con un raggio di base di 2-3 metri.
Seguivano altri due giorni di lavoro per la copertura. Nella parte in basso, si collocavano a mo’ di cintura rami di abete rosso. La parte più in alto veniva invece ricoperta da un alto strato di foglie secche ripulite dai rametti. Questo strato di foglie doveva essere di 8–10 cm. Il rivestimento di foglie veniva a sua volta ricoperto di terriccio ripulito dai sassi, allo scopo di isolare la legna dall’aria.
Dopo una decina di giorni la carbonaia assumeva un aspetto diverso: il terriccio di copertura diventava nero e le dimensioni si riducevano notevolmente; anche i fumi che uscivano dai fori assumevano un colore diverso. In questa ultima fase di cottura l’alimentazione della carbonaia avveniva ai lati dove si creavano degli affossamenti e non più dalla bocca, perché oramai inesistente. Per alimentare una carbonaia di 100 quintali ci volevano 8 quintali di legna.
Nel corso della carbonizzazione la legna diminuiva il suo volume del 40% e il suo peso dell’80%. Proprio per que- sto il carbonaio negli ultimi giorni doveva prestare molta attenzione affinché non si creassero dei vuoti d’aria all’in- terno che avrebbero potuto provocare l’incenerimento della carbonaia. Per evitare ciò doveva batterlo con il grosso bastone. In base al colore del fumo che fuoriusciva dai fori laterali, il carbonaio poteva vedere l’andamento della combustione: solo quando il fumo era turchino e trasparente il carbone era pronto.

Lo stoccaggio
A cottura ultimata si iniziava la fase della scarbonizzazione che richiedeva 1-2 giorni di lavoro. Per prima cosa si doveva raffreddare il carbone con numerose palate di terra. Si procedeva quindi all’estrazione spegnendo con l’acqua eventuali braci rimaste accese. Il carbone di ottima qualità doveva cantare bene, cioè fare un bel rumore.

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