PNALM. Mainarde. La Meta - La Metuccia - Grotta del Brigante - Le Forme - M. a Mare - Coste dell'Altare - M. Campiglione
near Pizzone, Molise (Italia)
Viewed 239 times, downloaded 11 times
Trail photos
Itinerary description
Si torna sulle Mainarde dopo qualche anno per rivedere panorami e faggete e soprattutto per ascoltare il bramito dei cervi che in questa stagione vede i maschi adulti competere per dominare sul branco.
L'escursione nel complesso impegnativa è adatta ai soli escursionisti esperti che sanno muoversi su terreni accidentati e fuori sentiero. Il regolamento del Parco non consente la presenza di cani al seguito, neanche con guinzaglio.
Si parte dall'ampio parcheggio delle Forme, nella Valle Fiorita. Questa zona è interdetta dal mese di Luglio fino al 10 Settembre per tutela dei camosci nel periodo della riproduzione.
Si sale sul sentiero M1 immersi in una faggeta meravigliosa e manutenuta dai boscaioli che alle 7:30 di oggi erano in azione.
Durante la salita si incontra il Bivacco Le Forme e seguendo la recinzione alla destra o alla sinistra del bivacco si continua sull'M1 costeggiando sulla sinistra tutta la cresta che conduce al Monte Miele che domina con i suoi 1942 m. Uscendo dal bosco in corrispondenza della Fonte degli Alpini, si intravede la parete calcarea del Gendarme della Meta e tutta la costa brulla del Monte Miele dove tranquilli camosci gironzolano in cerca di cibo e branchi di decine di cervi si spostano seguendo il maschio dominante. Tutto intorno riecheggiano come provenienti da un mondo lontano e misterioso i bramiti dei cervi.
Dopo una breve sosta sotto la conca glaciale tra La Meta e La Metuccia ad osservare le verticali pareti franose si prosegue salendo al Passo dei Monaci 1967 m.
La salita alla Meta è ripida ma non lunga, giunti in vetta lo spettacolo è ripagato dall'ampio panorama che spazia su tutto il Parco, sul Corno Grande e la catena del Centenario, La Majella, il Monte Miletto, i Monti Casertani, il Monte Cairo, gli Aurunci e i Lepini per chiudere tornando al Velino Sirente. I tre simboli posti sulla Meta come tutti sanno rappresentano ognuno una cima in base alla regione su cui è posta, quella molisana, quella laziale e quella abruzzese.
Si scende al Passo dei Monaci per proseguire in cresta fino alla deviazione per la Grotta del Brigante posta in una depressione carsica contornata da blocchi compatti di calcare.
Passando sulla Metuccia 2105 m abbiamo incontrato un gregge di pecore e capre con il loro pastore, segno che l'antica attività umana su queste montagne è ancora presente.
Dopo La Metuccia è la volta della panoramica cresta per il Monte Le Forme 2161 m che permette di vedere la conca glaciale chiusa dalla Metuccia. Un colpo d'occhio viene gettato anche sulle due ripide discese che dovranno essere affrontate prossimamente per raggiungere la Cima Campiglione prima e la Valle Fiorita poi.
Sul Monte a Mare 2160 m è possibile vedere il turchese Lago di San Vincenzo, una sezione di quello della Montagna Spaccata e Barrea che anticipa l'omonimo lago. Ad Est spiccano ancor meglio le vette del Forcellone e del Cavallo mentre a Sud il protagonista è il Monte Ferruccia. L'area inserita sulla direttrice di sbarramento della Linea Gustav porta ancora i segni dei crateri sulla sella che accompagna alla ripida salita al Ferruccia.
Ultima tappa la Cima dell'Altare 2075m dalla quale come concordato in partenza saremmo tornati indietro per raggiungere il punto di discesa per la Cima Campiglione.
Alla base del Monte a Mare si intravede un tracciolino che passa a mezza costa tra il ghiaione franoso e superato un grande masso si rimette poi in piano per raggiungere la vetta. Questa discesa è tecnica e faticosa, soprattutto per le articolazioni, la pendenza non permette errori, se si incontrassero tratti erbosi bagnati potrebbe divenire estremamente complicato proseguire mentre poco oltre il tratto erboso qualche salto tra le rocce necessita l'utilizzo delle mani in fase di disarrampicata.
Una volta raggiunta la Cima Campiglione 2014 m è giunto il momento di scendere per iniziare la lunga e complicata via di ritorno.
Si scende fuori sentiero su un tracciolino di animali, raggiunto il vallone sottostante il mio consiglio è quello di prenderlo fino a individuare il sentiero segnato su Open Street Map, noi abbiamo proseguito sulla parte franosa saltando di masso in masso per molti minuti, questo tratto è il più complesso perché il rischio di farsi male è alto, una volta terminata la parte rocciosa è stato necessario nel nostro caso immergersi tra i bassi faggi e su terreno ripido e scivoloso per raggiungere il tracciolino segnato su Open Street Map che ha mostrato i suoi bolli sbiaditi solo qualche decina di metri dopo averlo imboccato.
Tutta la discesa è ora sotto gli alti fusti dei faggi in compagnia dei bramiti dei cervi, questo angolo di bosco potrebbe risultare in ombra nel tardo pomeriggio ed eventuali ritardi potrebbero causare problemi essendo la luce molto scarsa. Il fondo del tracciolino è sconnesso e ricoperto di tronchi e legname, non si tratta di sentiero ufficiale e battuto, quindi sarà necessario impegno fisico ed orientamento per rintracciare i segni rossi sui massi, e nel caso, l'aiuto del GPS sarà necessario. Questo tratto è lungo e in alcuni casi la pendenza sostenuta rischia di far perdere l'equilibrio. Dopo molto tempo si intravede il bosco lavorato dai taglialegna e di li a poco il pianoro delle Forme che chiude finalmente questa lunga e bella escursione.
L'escursione nel complesso impegnativa è adatta ai soli escursionisti esperti che sanno muoversi su terreni accidentati e fuori sentiero. Il regolamento del Parco non consente la presenza di cani al seguito, neanche con guinzaglio.
Si parte dall'ampio parcheggio delle Forme, nella Valle Fiorita. Questa zona è interdetta dal mese di Luglio fino al 10 Settembre per tutela dei camosci nel periodo della riproduzione.
Si sale sul sentiero M1 immersi in una faggeta meravigliosa e manutenuta dai boscaioli che alle 7:30 di oggi erano in azione.
Durante la salita si incontra il Bivacco Le Forme e seguendo la recinzione alla destra o alla sinistra del bivacco si continua sull'M1 costeggiando sulla sinistra tutta la cresta che conduce al Monte Miele che domina con i suoi 1942 m. Uscendo dal bosco in corrispondenza della Fonte degli Alpini, si intravede la parete calcarea del Gendarme della Meta e tutta la costa brulla del Monte Miele dove tranquilli camosci gironzolano in cerca di cibo e branchi di decine di cervi si spostano seguendo il maschio dominante. Tutto intorno riecheggiano come provenienti da un mondo lontano e misterioso i bramiti dei cervi.
Dopo una breve sosta sotto la conca glaciale tra La Meta e La Metuccia ad osservare le verticali pareti franose si prosegue salendo al Passo dei Monaci 1967 m.
La salita alla Meta è ripida ma non lunga, giunti in vetta lo spettacolo è ripagato dall'ampio panorama che spazia su tutto il Parco, sul Corno Grande e la catena del Centenario, La Majella, il Monte Miletto, i Monti Casertani, il Monte Cairo, gli Aurunci e i Lepini per chiudere tornando al Velino Sirente. I tre simboli posti sulla Meta come tutti sanno rappresentano ognuno una cima in base alla regione su cui è posta, quella molisana, quella laziale e quella abruzzese.
Si scende al Passo dei Monaci per proseguire in cresta fino alla deviazione per la Grotta del Brigante posta in una depressione carsica contornata da blocchi compatti di calcare.
Passando sulla Metuccia 2105 m abbiamo incontrato un gregge di pecore e capre con il loro pastore, segno che l'antica attività umana su queste montagne è ancora presente.
Dopo La Metuccia è la volta della panoramica cresta per il Monte Le Forme 2161 m che permette di vedere la conca glaciale chiusa dalla Metuccia. Un colpo d'occhio viene gettato anche sulle due ripide discese che dovranno essere affrontate prossimamente per raggiungere la Cima Campiglione prima e la Valle Fiorita poi.
Sul Monte a Mare 2160 m è possibile vedere il turchese Lago di San Vincenzo, una sezione di quello della Montagna Spaccata e Barrea che anticipa l'omonimo lago. Ad Est spiccano ancor meglio le vette del Forcellone e del Cavallo mentre a Sud il protagonista è il Monte Ferruccia. L'area inserita sulla direttrice di sbarramento della Linea Gustav porta ancora i segni dei crateri sulla sella che accompagna alla ripida salita al Ferruccia.
Ultima tappa la Cima dell'Altare 2075m dalla quale come concordato in partenza saremmo tornati indietro per raggiungere il punto di discesa per la Cima Campiglione.
Alla base del Monte a Mare si intravede un tracciolino che passa a mezza costa tra il ghiaione franoso e superato un grande masso si rimette poi in piano per raggiungere la vetta. Questa discesa è tecnica e faticosa, soprattutto per le articolazioni, la pendenza non permette errori, se si incontrassero tratti erbosi bagnati potrebbe divenire estremamente complicato proseguire mentre poco oltre il tratto erboso qualche salto tra le rocce necessita l'utilizzo delle mani in fase di disarrampicata.
Una volta raggiunta la Cima Campiglione 2014 m è giunto il momento di scendere per iniziare la lunga e complicata via di ritorno.
Si scende fuori sentiero su un tracciolino di animali, raggiunto il vallone sottostante il mio consiglio è quello di prenderlo fino a individuare il sentiero segnato su Open Street Map, noi abbiamo proseguito sulla parte franosa saltando di masso in masso per molti minuti, questo tratto è il più complesso perché il rischio di farsi male è alto, una volta terminata la parte rocciosa è stato necessario nel nostro caso immergersi tra i bassi faggi e su terreno ripido e scivoloso per raggiungere il tracciolino segnato su Open Street Map che ha mostrato i suoi bolli sbiaditi solo qualche decina di metri dopo averlo imboccato.
Tutta la discesa è ora sotto gli alti fusti dei faggi in compagnia dei bramiti dei cervi, questo angolo di bosco potrebbe risultare in ombra nel tardo pomeriggio ed eventuali ritardi potrebbero causare problemi essendo la luce molto scarsa. Il fondo del tracciolino è sconnesso e ricoperto di tronchi e legname, non si tratta di sentiero ufficiale e battuto, quindi sarà necessario impegno fisico ed orientamento per rintracciare i segni rossi sui massi, e nel caso, l'aiuto del GPS sarà necessario. Questo tratto è lungo e in alcuni casi la pendenza sostenuta rischia di far perdere l'equilibrio. Dopo molto tempo si intravede il bosco lavorato dai taglialegna e di li a poco il pianoro delle Forme che chiude finalmente questa lunga e bella escursione.
Waypoints
Comments (1)
You can add a comment or review this trail
La zona di massi sotto Monte a Mare, prima di entrare nel bosco, è molto frequentata da orsi.