Da contrada Accio al fiume Basento
near Caporotondo, Basilicata (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
In latino sedano si traduce con 'apium' che nel dialetto locale si è poi trasformato in 'Accio' . Ecco da dove con tutta probabilità ha preso il nome la contrada che abbiamo avuto l'onore di attraversare. Sembra infatti che in passato le terre vicino al fiume ospitassero grandi coltivazioni di sedano, ingrediente essenziale nella cucina meridionale e pianta ricca di proprietà medicinali. Il nostro percorso inizia nella parte alta della contrada, da dove, imboccato un sentiero sterrato, scendiamo dritti dritti verso valle. Grano verde, ciliegi in fiore, scalere, asparagi (che non esistiamo a raccogliere e mangiare crudi) e cipolla canina punteggiano di colore il nostro cammino. Sorpresa assai gradita è stata incontrare sul cammino dei cugini che trascorrevano, con le famiglie, la domenica nella loro bella casa in campagna. Scambiate due chiacchiere molto piacevoli, riprendiamo velocemente il cammino, sapendo che, per dirla alla Quasimodo, "viene subito sera".
Percorso l'impervio sentiero, non sempre ben definito, giungiamo a valle, dove si innalza, imperiosa, l'antica torre di avvistamento (Torre Accio) , costruita con tutta probabilità in epoca normanna e ridotta ormai ad un rudere non curato. Di qui, dopo le fotografie di rito, decidiamo di apportare una variante (di ben 4 km! ) al percorso progettato, grazie a cui apprezziamo meglio la bellezza del fiume da un piccolo ponticello chiuso al traffico ed osserviamo da vicino la fertile ricchezza dei campi coltivati (non senza proteste da parte di Angela, nelle cui categorie mentali non sono contemplate variazioni ai piani iniziali). Ripresa la strada, ritorniamo, via asfalto, al punto di partenza, attraversando Contrada San Vito, dalla cui sommità si scorgono bene Pisticci, Tinchi, Marconia e più in là, oltre i fiumi lucani, Taranto ed il suo instancabile faro. Gli ultimi chilometri li percorriamo praticamente al buio. Questa volta Angela è felice: erano mesi che desiderava provare l'ebrezza di una notturna.
Percorso l'impervio sentiero, non sempre ben definito, giungiamo a valle, dove si innalza, imperiosa, l'antica torre di avvistamento (Torre Accio) , costruita con tutta probabilità in epoca normanna e ridotta ormai ad un rudere non curato. Di qui, dopo le fotografie di rito, decidiamo di apportare una variante (di ben 4 km! ) al percorso progettato, grazie a cui apprezziamo meglio la bellezza del fiume da un piccolo ponticello chiuso al traffico ed osserviamo da vicino la fertile ricchezza dei campi coltivati (non senza proteste da parte di Angela, nelle cui categorie mentali non sono contemplate variazioni ai piani iniziali). Ripresa la strada, ritorniamo, via asfalto, al punto di partenza, attraversando Contrada San Vito, dalla cui sommità si scorgono bene Pisticci, Tinchi, Marconia e più in là, oltre i fiumi lucani, Taranto ed il suo instancabile faro. Gli ultimi chilometri li percorriamo praticamente al buio. Questa volta Angela è felice: erano mesi che desiderava provare l'ebrezza di una notturna.
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