Cammino del Salento, Via del Mare- seconda tappa: San Foca -Otranto
near San Foca, Puglia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
L'itinerario ,che parte da Lecce e giunge fino a Santa Maria di Leuca è suddiviso in due percorsi in parte diversi, la Via dei Borghi e la Via del Mare, che si ricongiungono a Otranto dove procedono poi con le medesime tappe.
Si è scelto di effettuare la Via del Mare: è un cammino in buona parte costiero che si svolge in cinque tappe e che attraversa tratti di costa selvaggi e dalla straordinaria bellezza, dove si accendono i colori mediterranei.
Maggior ragguagli si possono trovare sul sito del cammino: www.camminodelsalento.it.
NB : In fondo alla pagina i link per le altre tappe
DIFFICOLTÀ
Questa seconda tappa non presenta particolari difficoltà tecniche : ci si muove prevalentemente su stradelli forestali o sentieri nei pressi della costa. Si percorrono anche brevi tratti in ambito urbano.
L'aspetto più problematico è una certa carenza di segnaletica ai bivi, specie dove si attraversano pinete percorse da numerosi sentieri.
DESCRIZIONE DELLA TAPPA
Dal posto tappa si raggiunge rapidamente il lungomare in corrispondenza della torre di San Foca. Qui si prosegue verso sud, per poco meno di 500 metri ,in parte su ciclopedonale,per proseguire poi sulla bella spiaggia. La si percorre per qualche centinaio di metri ,continuando successivamente per breve tratto su strada. Oltre si continua più vicini alla costa , ora frastagliata e rocciosa con belle vedute di piccole baie ed insenature.
Si giunge così al nucleo abitativo di Roca, che si attraversa, in parte sul ciclopedonale, giungendo, dopo qualche centinaio di metri ,all'area archeologica di Roca Vecchia, dove tra l'altro è possibile osservare le antiche Mura messapiche.
Ci si dirige poi verso la strada litoranea raggiungendo dopo un centinaio di metri l'ingresso dell'area archeologica di Roca Vecchia (attenzione apertura stagionale). Proseguendo per circa 200 metri sul sentierino che costeggia la recinzione dell'Area si raggiunge l'area archeologica delle Grotte della Poesia. Siamo su un promontorio di libero accesso che si percorre stando in prossimità della costa. Dopo circa 600 metri, seguendo le indicazioni, si raggiunge un muro a secco. Qui il cancellino sul varco transitabile da indicazioni della traccia ufficiale è chiuso da lucchetto: il muro è però facilmente aggirabile tornando verso la strada SP 366 ,distante qualche decina di metri. Oltre il muro l'accesso è libero.
Il percorso continua ora a ridosso dell' alta costa, restando nei pressi della litoranea SP366: siamo ormai a lato dell'area urbanizzata di Torre dell'Orso. Verso il mare belle vedute dell'alta falesia e della spiaggia. Dopo poco meno di un chilometro, dopo essere ritornati su strada, raggiungiamo la Torre dell'Orso che dà il nome al paese.
Poco oltre il percorso prosegue più all'interno del paese per rischio geomorfologico sulla strada costiera. Dopo circa 200 metri si ritorna comunque sulla litoranea che si percorre per 800 metri, al lato di una pineta. In corrispondenza di una rotonda si entra nella pineta stessa, proseguendo poi su sentiero forestale.
Si continua ora passando tra le altre conifere per circa un chilometro, prima stando all'interno e puntando poi verso la costa che si raggiunge in corrispondenza di un affaccio su un punto iconico della costa salentina :due bianchi faraglioni molto simili tra di loro che si ergono dal mare azzurro, le Due Sorelle.
Senza nulla togliere alle "Sorelle ", tutto il tratto di costa che andremo ora a percorrere, i dintorni di Sant'Andrea, è veramente mozzafiato. Si procede su un tavolato dove corre un comodo sentiero che resta quasi a filo dell'alta falesia. La sottostante costa offre, per circa 2,2 km un alternarsi di archi nella roccia, numerosi faraglioni e una tavolozza incredibile di colori mediterranei. Si giunge così ad un parcheggio dove vi è una delle poche fontanelle funzionanti del percorso. Poco oltre un piccolo nucleo di edifici si ritorna nei pressi della costa, proseguendo ancora su un pianoro che resta alto sulla falesia.
Da qui in poi è da notare una certa carenza di segnalazioni, carenza che ha portato a divergere per breve dalla traccia ufficiale. Dopo circa 1,4 km dalla fontanella si è proseguito infatti su facile è invitante sentiero, stando sempre vicini alla costa, in luogo di procedere più all'interno ,nel bosco. Si è riguadagnata comunque la traccia ufficiale dopo circa 1,2 km con una percorrenza addizionale di circa 600 metri che però ha reso possibile godere ulteriormente dei bei paesaggi costieri.
Poco oltre una nuova marginale divergenza per gli stessi motivi
Successivamente il percorso ha seguito una larga e dritta strada forestale che corre a lato del camping Frassanito, stando staccata dalla costa.
Percorsi circa 1,4 km si è abbandonata la strada forestale per seguire sulla destra una strada asfaltata che punta decisa verso l'interno al fine di aggirare un nucleo di urbanizzazione privato.
Dopo circa 1,5 km si è lasciata la strada asfaltata per imboccare sulla sinistra un sentiero che entra in una zona boschiva dove si possono osservare installazioni per l'esercizio fisico in desolante stato di abbandono. Dopo poco più di 2 km il sentiero riguadagna nuovamente la linea di costa , qui sabbiosa. Si è proseguito dunque verso sud sulla bella spiaggia per poco meno di un chilometro quando si è tornati sulla SP366 per attraversare con ponte lo sbocco al mare del largo specchio d'acqua Alimini Grande.
Al di là del ponte si incontra uno spiazzo con parcheggio ed edifici funzionali alla lunga spiaggia che qui inizia. Si segue uno stradello che entra nel bosco giungendo dopo circa 600 m ad un ulteriore spiazzo con altri edifici per l'attività balneare. È questo un punto critico: la mancanza di segnalazioni unitamente alla convergenza in questo spiazzo di numerosi sentieri e stradelli rende non facile individuare il giusto percorso . Sommariamente: seguire lo stradello più vicino alla spiaggia ignorando quello che punta decisamente verso essa. Superata questa area il sentiero prosegue nel bosco per circa 1,1 km, quando riguadagna di nuovo la linea di costa al termine della spiaggia.
Per breve tratto si prosegue su un facile sentierino che resta un poco alto sugli scogli, giungendo dopo circa 800 m ad un parcheggio dove inizia una dritta strada asfaltata.
La si segue per 1,2 km quando, utilizzando un tratturo sulla sinistra che passa vicino a vecchie canalizzazioni per l'irrigazione, si giunge dopo un paio di centinaia di metri ad un ulteriore strada asfaltata, via Santo Stefano.
La si segue sulla destra e dopo circa 3 km si giunge nei sobborghi di Otranto e da qui in breve a ridosso delle mura, dove ha termine questa tappa.
LINK PER LE ALTRE TAPPE
Prima tappa: Lecce-San Foca https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cammino-del-salento-prima-tappa-via-del-mare-lecce-castello-di-acaia-san-foca-164512909
Terza tappa: Otranto-Santa Cesarea Terme https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cammino-del-salento-terza-tappa-via-del-mare-otranto-cava-di-bauxite-grotta-del-pastore-santa-cesar-164688717
Quarta tappa: Santa Cesarea Terme- Marina Serra https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cammino-del-salento-quarta-quarta-tappa-via-del-mare-cesarea-terme-castro-marina-serra-164820586
Quinta tappa: Marina Serra- Santa Maria di Leuca https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/cammino-del-salento-quinta-tappa-via-del-mare-marina-serra-sentiero-delle-cipolliane-santa-maria-di-164989657
Waypoints
Posto tappa
L'hotel Morini, uno dei posti tappa convenzionati e muniti di timbro per credenziali Cammino.Ottima soluzione per pernottamento. Proprietario molto disponibile
Torre di San Foca
La torre di San Foca, conosciuta anche come Torre di San Fucà o di Capo di Sapone fu costruita nel 1568 dal maestro Antonio Saponaro di Lecce, con funzione di avvistamento contro le frequenti invasioni turche. Essa ha una base quadrata e un corpo troncopiramidale, con due vani sovrapposti non divisi da un toro marcapiano. La muratura esterna è del cosiddetto tipo "a scarpa", ovvero con muro inclinato posto alla base della fortificazione con funzione di rinforzo. Nel 1576 il sindaco di Lecce Gaspare Maremonte donò alla torre un falconetto di 3 libbre, come corredo all'armamento della torre che, come punto d'avvistamento, comunica a nord con Torre Specchia Ruggeri e a sud con Torre Roca Vecchia. La torre è stata restaurata ed ospita gli uffici della Capitaneria di porto. (da https://it.wikipedia.org/wiki/San_Foca_(Melendugno))
a sin-sentiero spiaggia
lasciare la strada asfaltata e proseguire a sinistra sul sentierino che costeggia la spiaggia
Aspetto costa
Aspetto costa: notare i tagli squadrati nella roccia , resti dell'attività di cava
procedere sul lungomare
Dopo aver percorso breve tratto di ciclopedonale su asfalto si procede sul lungomare
A sin- sentierino
Proseguire a sinistra sul sentierino, lasciando la strada asfaltata : stiamo entrando nell'area archeologica di Roca Vecchia
Mura messapiche
Le mura messapiche di Roca Vecchia cingono un'area di circa 30 ettari con spessore superiore di poco a 3 m e un'altezza massima di 1,5 metri. Sono databili al quarto-iii secolo a.C. L'opera è realizzata con grandi blocchi di calcarenite, estratti in cave vicine e posati a secco su tre file. Presentavano due imponenti accessi: la porta Nord parzialmente danneggiata dall'impianto di una Chiesa medievale e la porta ovest intaccata da una struttura di età Imperiale. I due fossati esterni, probabilmente coevi, debbono ancora essere esplorati.
area archeologica Roca
Gli scavi effettuati a Roca hanno evidenziato un imponente sistema di fortificazioni risalente all'età del bronzo (XV-XI secolo a.C.), oltre a numerosi reperti che per affinità ricordano modelli minoici ed egei. Si ritiene che, in un periodo databile intorno al XV secolo a.C., il sito sia stato assediato e incendiato. Anche le successive mura, ricostruite nell'XI secolo a.C., presentano tracce di incendio. Di questo luogo misterioso, che come la mitica Troia fu più volte distrutto e più volte ricostruito si ignora chi fossero i popoli fondatori e perfino se queste fortificazioni servissero a difendere una città oppure - come appare più probabile - un importante luogo di culto. Il sito fu comunque frequentato per tutta l'età del ferro, mentre decisamente più cospicue sono le tracce relative all'età messapica (IV-III secolo a.C.): una cinta muraria (che tuttavia non fu completata), un monumento funerario, diverse tombe e delle fornaci. Il nome della città messapica (o per meglio dire la sua latinizzazione) si pensa fosse Thuria Sallentin Il sito fu successivamente abbandonato (non sono state rinvenute tracce del periodo romano), mentre fu frequentato nell'alto medioevo da anacoreti, provenienti perlopiù dall'Impero Romano d'Oriente, che col tempo costituirono una comunità, abitando in una serie di grotte scavate nel calcare. Agli inizi del XIV secolo, Gualtieri di Brienne, conte di Lecce, ricostruì Roca facendone una città fortificata, ma nel 1480 la sua popolazione venne messa in fuga dalle incursioni turche. In quell'anno infatti il sultano Maometto II, dopo aver conquistato Costantinopoli (1453) e sottomesso tutta la Penisola Balcanica, inviò una spedizione che sbarcò sulla costa orientale del Salento. Roca Vecchia fu saccheggiata e usata dai Turchi come base operativa per sferrare attacchi alla città di Otranto e ad altri centri salentini. È in questo contesto che si colloca la figura, ricorrente nei racconti dei casali di discendenza Rocana, Calimera, Melendugno, Borgagne e Vernole, della mitica Donna Isabella sventurata[senza fonte], identificata forse come Maria d'Enghien[? era morta più di 30 anni prima!], castellana di Roca che perse il feudo, insieme al marito ed al figlio morti in battaglia. La città, liberata nel 1481, divenne successivamente covo di pirati, tanto che nel 1544 Ferrante Loffredo, governatore della provincia di Terra d'Otranto, dette l'ordine di raderla al suolo. (da https://it.wikipedia.org/wiki/Roca_Vecchia)
Area archeologica Grotte della Poesia
Le indagini archeologiche In questo luogo, hanno evidenziato per lo più un tessuto di strade ed ambienti quadrangolari dei quali spesso si conserva la porzione inferiore del perimetro scavata nella roccia. Si tratta di edifici che In molti casi hanno focolare e un grosso dolio ( vaso) all'interno. Presentavano una copertura con travi di legno e coppi. Si osservano anche diversi pozzi, oggi invasi del mare e numerose tombe. Queste si presentano quasi sempre come una fossa rettangolare scavata nella roccia e pareti accuratamente lisciate. Durante lo scavo all'interno sono stati rinvenuti resti scheletrici accompagnati da numerosi oggetti di corredo sia ceramici che metallici.( tratto da pannello esplicativo in loco)
Vista sulla Torre di Roca Vecchia
Sul piccolo isolotto antistante la penisola di Roca Vecchia si possono osservare i ruderi della torre di guardia realizzata nel 1568 per volere del vicerè spagnolo. L'opera era stata in uso per circa sei secoli e presenta una forma piramidale con lato interno di circa 5 metri. A terra ospita una grande cisterna per la raccolta dell'acqua. Il pavimento è costituito da un vano abitabile con camino e forno. L'ingresso, raggiungibile con scale a pioli mobili, è posto lungo il lato ovest. La volta di copertura risulta parzialmente crollata nell'angolo nord-est, insieme ai tratti delle murature perimetrali in blocchi di tufo. (tratto da pannello esplicativo in loco)
cancello chiuso- vedi sotto
Attenzione contrariamente a quanto indicato sulle tracce ed indicazioni questo varco non è utilizzabile : porta chiusa con lucchetto. Per proseguire costeggiare il muro per tornare alla strada: subito oltre il muro parte un sentiero
torre costiera di Torre dell’Orso
La torre costiera di Torre dell’Orso sovrasta il promontorio settentrionale della baia. Venne costruita, come quelle vicine a metà cinquecento. Era armata con pezzi d’artiglieria. La torre aveva compito di avvistamento e segnalazione del pericolo alle vicine torri di Sant’Andrea e Roca Vecchia e ai paesi dell’immediato entroterra. La torre ha dato il nome che ancora noi oggi conosciamo e che si può leggere anche in una mappa del 1693. Prima della sua costruzione, il luogo era conosciuto come L’urso o Urso (e ancora oggi in dialetto si dice l’Ursu). Nella seconda metà dell’Ottocento, benché abbandonata, era ancora in buono stato (vedi disegno nella gallery), come evidenziato da una rilevazione topografica del periodo, nella quale si specifica che “vede benissimo tutte le isole greche e l’Albania”. Oggi l’immobile versa in cattivo stato a causa dell’erosione degli agenti atmosferici. Al di sotto della torre, nella tenera pietra del costone roccioso, si aprono diverse cavità, che costituiscono un sito rupestre frequentato fin dall’antichità. ( da https://www.visitmelendugno.com/dettaglio/punti-interesse/storia-e-cultura/la-torre-di-torre-dellorso/)
continuare su strada
Si procede ora in parte su strada asfaltata per il divieto di stare sul lungomare a ridosso della costa ( rischio geomorfologico)
proseguire nella pineta
Dopo averla costeggiata si entra ora nella pineta lasciando il tratto asfaltato. la segnaletica è buona e recente : si percorrono tranquilli stradelli forestali
Due Sorelle
Le c.d. Due Sorelle sono due faraglioni molto singolari e simili tra di loro staccati dal costone roccioso . Traggono il loro nome da una leggenda : due sorelle, contadine del luogo, un giorno si erano avvicinate al mare per rinfrescarsi. Giunte alla baia di Torre dell’Orso, una delle due entra in acqua per fare un bel bagno, ma l’acqua, vicino agli scogli, fattasi insidiosa e vorticosa la mette in pericolo. La ragazza annaspa e grida aiuto: la sorella non può che lanciarsi a soccorrerla. Nuotano e nuotano, e più nuotano più i loro sforzi sembrano vani. Quando riescono finalmente ad avvicinarsi l’una all’altra, sono esauste, senza forze. Si abbracciano per l’ultima volta, ormai incapaci di vincere la furia del mare, che le inghiotte e le annega. Tuttavia il dio del mare se ne dispiace, ha compassione delle due innocenti sorelle, morte l’una per incoscienza e l’altra per amore fraterno; così le trasforma in due faraglioni, vicini per l’eternità. ( tratto da https://www.visitmelendugno.com/dettaglio/punti-interesse/curiosita/le-due-sorelle/)
ambiente
Ci si muove su un tavolato, bello e selvaggio ,che resta alto sulla costa Lungo il percorso cubi in cemento a delimitare il punto di sicurezza
sentiero e costa
il sentiero corre alto vicina alla falesia. Sotto la costa offre una incredibile tavolozza di colori. in lontananza si intravede un grande arco naturale nella roccia
Faraglioni
Faraglioni nei pressi delle " Due Sorelle". Un altro arco naturale nella roccia della falesia
a sin-sentierino
lasciare la strada asfaltata e imboccare sulla sinistra il sentierino che entra nel bosco
a dx -sentiero
Lasciare la strada asfaltata e proseguire a destra sul sentiero che entra nuovamente nel bosco
a dx- spiaggia
Si ritorna nei pressi della costa proseguendo a destra lungo la spiaggia
Punto critico- a dx
Punto critico-mancanza di segnalazioni con numerosi sentieri che dipartono dal largo spiazzo: imboccare il largo stradello
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