Anello di Castellarano sui percorsi CAI 602m e CAI 602 ( Nuovi tracciati)
near Castellarano, Emilia-Romagna (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
DIFFICOLTÀ
Fatta eccezione per la visita al borgo di Castellarano, ci si muove costantemente su itinerari CAI, segnatamente il CAI 602 m (conosciuto anche come il Sentiero del Rosario ) ed il CAI 602. Per entrambi è stata predisposta recentemente una segnaletica adeguata, fatta eccezione per una deviazione che si trova subito dopo il casale in località "Il Rosario" indicata come "critica "nel relativo Way Point (WP).
È inoltre da tener presente che i tracciati GPS presenti nei siti istituzionali Rete Escursionistica Emilia Romagna (REER) e Waymarked trails (WMT, dove dovrebbe confluire tutta la sentieristica CAI e non solo come catasto nazionale dei sentieri), sono in parte difformi dai tracciati attuali.
Detto questo l'itinerario si svolge su facili sentieri, tratturi o stradelli, anche asfaltati, a traffico veicolare scarso o nullo. In un tratto di circa 6-700 metri dopo la località "il Rosario", il sentiero passa in una zona boschiva, ambientalmente integra, dove è possibile trovare del fango anche sdrucciolevole. Fortemente consigliabile l'uso di bacchette da trekking dal momento che si incontrano alcuni modestissimi saliscendi.
DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO
Lasciata l'auto nel grande parcheggio del cimitero di Castellarano, si imbocca l'adiacente via della Pace (siamo già sul percorso CAI 602 m) che punta verso la collina e diviene dopo breve , procedendo in leggera salita,via dei Barcaroli. Percorsi circa 600 m si giunge ad un bivio.Qui avrà termine il nostro anello propriamente detto: si abbandona via dei Barcaroli per seguire un tranquillo stradello sulla destra. Dopo dopo poco meno di un chilometro si giunge ad un casale disabitato: siamo in località Rosario. Aggirato Il casale, circa 80 metri oltre un rustico tavolo da picnic, parte sulla sinistra del tratturo che si sta percorrendo una traccia di calpestio tra l'erba del campo. Seguendo questo sentierino non segnalato ,dopo poco meno di un centinaio di metri oltre, si incontra nuovamente il segnavia CAI. Da qui in poi la segnaletica è eccellente. Il vecchio tracciato 602 m proseguiva sul tratturo in discesa e dopo una curva a destra se ne staccava sulla sinistra. Attualmente questo percorso è invalicabilmente sbarrato da vegetazione e rovi.
Dopo il segnavia di cui si è detto si entra nella zona con presenza di fango sul sentiero. Percorsi poco meno di 500 m si giunge ad un bivio: il CAI 602 m prosegue sulla destra attraversando un fosso mediante ponticello. Si procede per ulteriori 200 metri circa, in un tratto dove è presente ancora fango sdrucciolevole, fino ad uscire dalla zona boschiva. Circa 250 m oltre .dopo una breve salitina, si giunge ad un tratturo dove confluisce sulla destra il vecchio tracciato CAI 602 m. Noi si prosegue sulla sinistra per circa 700 m fino a giungere ad una strada asfaltata dove ha termine il percorso CAI 602 m.
L'ultimissimo tratto , dove è comunque ancora presente il segnavia CAI, passa attraverso un'area dove vi sono apparenti fondamenta per edilizia. L'area sembrerebbe in stato di abbandono e nessun segnale ne preclude l'accesso nel nostro senso di percorrenza. Una bassa rete in plastica (vedi foto) facilmente superabile in taluni punti dal lato strada ne delimita i confini.
Giunti sul tratto asfaltato si imbocca subito sulla sinistra via Gavardo , una strada a traffico veicolare praticamente nullo. Qui iniziamo a percorrere il tratto sul percorso CAI 602.Dopo circa 2,2 km si abbandona via Gavardo per imboccare sulla sinistra un tratturo che sale in direzione del Monte Maestà Bianca. Dopo più di un chilometro si giunge alla sommità (459 m) da dove si ha una notevole vista a 360• della collina circostante.
Da qui il CAI 602 inizia a scendere giungendo dopo poco più di 700 metri in località Melino, dove il nuovo tracciato prosegue su un sentiero che si stacca dalla carrareccia sulla sinistra. Il vecchio tracciato, non più praticabile per divieto di accesso (proprietà privata), passava attraverso il piccolo insediamento abitativo. Si procede dunque sul nuovo tracciato, che corre su facile sentiero e giunge dopo circa 800 metri in località Rontano, dove ci si ricongiunge al vecchio tracciato. Qui, superato l'ampio ristorante, si prosegue sulla tranquilla strada asfaltata via Rontano per poco più di 500 metri quando si incontra un tratturo che se ne stacca sulla destra. Lo si imbocca, giungendo dopo circa 800 metri alla sommità del Monte Maleè dove trova posto una grande panchina(Big Bench) che dà su un belvedere. Attualmente (Maggio 2024) la panchina non è presente poichè in riparazione, come da avvisi in loco, ma dovrebbe tornare a breve.
Poco oltre si imbocca via dei Barcaroli, una tranquilla strada asfaltata che in circa 1,8 km scende all'inizio dell'anello di cui si è detto . Da qui si torna in breve al parcheggio del cimitero. Successivamente si raccomanda la visita al borgo di Castellarano. Di seguito qualche informazione sullo stesso.
CASTELLARANO ( tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Castellarano)
Storia
I primi insediamenti umani si fanno risalire al 2000 a.C.. I popoli che si stabilirono in successione furono: le Terramare, i Liguri Friniati, i Galli e i Romani. Si avvicendarono anche numerose popolazioni di barbari, con insediamenti importanti come quello dei Longobardi, i quali diedero il nome di Castrum Lariani (Castello degli Ariani) al precedente Castrum Gabellus, ovvero Castello sul Gabellus, antico nome del fiume Secchia.
Numerosi reperti archeologici sono stati ritrovati fin dagli anni cinquanta ad oggi e quindi custoditi nei musei di Modena e Reggio Emilia, come i resti di cinque tombe longobarde con i relativi arredi funebri, che, insieme a molti altri, hanno fornito le prove per poter dare un quadro storico attendibile della preistoria e della storia antica del territorio di Castellarano.
Nel 1167 giurò fedeltà al comune di Reggio.
Altre informazione sui relativi Way Point
Waypoints
Stradello e panorama
si prosegue su comodo stradello bianco con vista sulla collina e sui calanchi
04 Il Rosario
Località il Rosario, dove vi è un casale con annesso tavolo utile per una sosta
NON PROSEGUIRE
Qui correva su un tratturo agricolo il vecchio tracciato CAI 602 m come da tracce su Waymarked trail e sul sito RERE. NON Proseguire: poco oltre sbarramento invalicabile di rovi.
A sin- traccia tra l'erba
punto critico: nessuna segnalazione. Proseguire a sinistra seguendo la traccia da calpestio tra l'erba. Segnavia CAI meno di 100m più avanti .
Inizio tratto fangoso
Ora ci si muove in ambiente più integro , in una area attraversata da numerosi fossetti e ruscelli,. In numerosi punti presenza di fango sul sentiero.Consigliabile l'uso di bacchette da trekking
sentiero
si continua su sentiero con tratti moderatamente fangosi, evitabili stando a lato
a dx-CAI 602m
Proseguire a destra sul CAI 602m che attraversa il fosso su ponticello . A sinistra prosegue il percorso naturalistico M.Bagni ( dedicato a Massimo Bagni, storico presidente di La Lumaca" una cooperativa che promuove la sostenibilità ambientale)
a sin- CAI 602m
Proseguire a sinistra sullo stradello.Qui confluisce il vecchio tracciato CAI 602m
Area cantiere ?
Il tratturo termina in un area cantiere dove paiono in corso lavori di edilizia forse sospesi (*). Segnavia CAI ancora lì presente ( foto). Nessun segnale di divieto di accesso nel nostro senso di percorrenza che segue i tracciati GPS WMT e RERE. Il divieto compare all'entrata ,visibile solo una volta usciti. L'area è delimitata da una bassa rete in plastica facilmente superabile in taluni punti. (*) percorso effettuato di domenica
a sin-Via Gavardo, CAI 602
Proseguire a sinistra su Via Gavardo dove si inizia a percorrere il CAI 602
Statua lignea
bella statua lignea raffigurante un viandante con zaino e macchina fotografica
a sin-CAI 602
Lasciare via Gavardo e proseguire sul tratturo che si stacca sulla sinistra, continuando sul CAI 602
Monte Maestà Bianca (459 m)
varie vedute dalla sommità del Monte Maestà Bianca (459 m) , un balcone dal quale si ha una vista a 360°
a sin-CAI 602
località Ca' Melino -Abbandonare la carrareccia e proseguire a sinistra sul sentiero in discesa. A destra ( vecchio tracciato CAI 602) divieto d'accesso: proprietà privata
A sin- strada asfaltata, CAI 602
Località Rontano- Proseguire a sinistra su strada asfaltata. Qui confluisce il vecchio tracciato CAI 602
a dx- CAI 602
Lasciare la strada asfaltata e proseguire sulla carrareccia in discesa sulla destra- CAI 602
Vetta Monte Malee'
Vetta Monte Malee'. Qui su una piattaforma in cemento trova posto la " Big Bench" , una grande panchina attualmente ( maggio 2024) in riparazione. Da cartelli in loco previsto ritorno a breve. Per informazioni https://www.proloco-castellarano.org/big-bench
A sin-via Barcaroli, CAI 602
A sinistra, via Barcaroli, di nuovo su strada asfaltata
Acquedotto romanico (XVIII sec)
in corso di restauro. L’acquedotto romanico venne fatto costruire dal Marchese Carlo Filiberto II d’Este (1732-1752) per portare l’acqua da una sorgente di prima collina posta in località “La Valle” alle fontane del giardino del Castello. In origine era sorretto da tredici archi per superare un rio, poi proseguiva fino all’Aia del Mandorlo. Per la costruzione vennero usati materiali di recupero e sassi del fiume Secchia, perciò l’opera risultò poco resistente all’erosione del tempo e furono necessari costosi e continui lavori di restauro. Questo fattore, assieme alla fine dell’epoca feudale e la conseguente scomparsa della famiglia Este San Martino, portarono all’abbandono dell’opera ed ebbe inizio il suo rapido e progressivo degrado. Agli inizi del 1900 la costruzione di nuova viabilità determinò la distruzione di alcune arcate; altre finirono in parte interrate a causa delle opere di sostegno della nuova strada. Dell’antico originario manufatto restano oggi alcune arcate e qualche basamento visibili in Via San Francesco, all’ingresso sud-ovest del Centro Storico. ( Tratto da https://www.comune.castellarano.re.it/vivi-castellarano/mappa-della-citta-2/arte-e-cultura-edifici-storici/castellarano/acquedotto-romano/) Poiché la struttura riprendeva quella degli antichi acquedotti romani, venne confusa con un’opera di quell’epoca e per anni fu erroneamente definito “acquedotto romano” ed ancora oggi, nonostante i documenti d’archivio abbiano definitivamente chiarito che venne costruito in epoca molto più recente, è rimasto questo titolo.
Il Castello ( Rocca)
Le prime notizie riferibili a questa rocca risalgono al 1481, anche se non è possibile datare l’origine con certezza. Il palatium, corpo principale, fu concepito come edificio fortificato e residenza signorile; collegato attraverso una passerella il mastio è la torre principale che controlla il resto del castello: provvisto di accesso autonomo sopraelevato aveva riserve di acqua e viveri. Il fossato di protezione era un ampio canale superabile attraverso un ponticello. Ancora visibili negli spessi muri le feritoie da cui i difensori scagliavano frecce o colpi di balestra. L’ultimo feudatario della linea degli Este San Martino, Marchese Carlo Filiberto II, intraprese nel 1741 lavori di trasformazione della rocca in palazzo signorile per gli ozi estivi della famiglia, con giardini, fontane, un teatro e una cappella. Per portare alla rocca l’acqua necessaria alle fontane fece costruire un acquedotto su 13 archi nella parte posteriore del paese. Il 20 luglio 1944 fu incendiato durante una rappresaglia tedesca e ridotto a rudere; fu poi ristrutturato negli anni ’70 dalla famiglia Casali, attuale proprietaria. ( da https://www.comune.castellarano.re.it/vivi-castellarano/mappa-della-citta-2/arte-e-cultura-edifici-storici/castellarano/castello-e-torre/)
Monte di pietà-La Rocchetta
Il Monte di Pietà fu fondato a Castellarano nel 1594 col sostegno del Cardinale Domenico Toschi, nella speranza di dare ai paesani un’alternativa all’ebreo che a quel tempo prestava denari a usura. Il Monte retribuiva inoltre medico e chirurgo del comune per le prestazioni agli indigenti. L’odierna scalinata fu costruita nella prima metà del XX secolo. All’interno dell’edificio che fu sede del Monte una suggestiva scala mette in comunicazione col livello degli antichi camminamenti di ronda della “Torre Rosa” della Rocchetta. Intorno al 1821 venne aggiunto il Monte dei Grani, che prestava grano ai contadini per consumo e sementi. Nel 1953 il Monte di Castellarano confluì nel Monte dei Pegni di Reggio Emilia. Una piccola comunità Ebraica è documentata a Castellarano nel XV-XVI secolo. Nelle Constitutioni”, promulgate nel 1618 dal Marchese Carlo Filiberto I d’Este, feudatario di Castellarano, si incontrano norme apposite dedicate ai sudditi Ebrei. (da https://www.comune.castellarano.re.it/vivi-castellarano/mappa-della-citta-2/arte-e-cultura-edifici-storici/castellarano/monte-di-pieta/)
San Prospero
La famiglia Toschi, trasferitasi a Castellarano nella seconda metà del 1400, diede i natali al personaggio più eminente della storia del paese, Domenico Toschi. Laureato in giurisprudenza divenne prete in età matura. Chiamato a Roma da Papa Clemente VIII, di lui disse: “Non abbiamo mai conosciuto un uomo più competente in giurisprudenza”. Nel 1595 il Papa lo nominò Vescovo di Tivoli e Governatore di Roma e nel 1599 Cardinale di San Pietro in Montorio. Partecipò ai due Conclavi che si tennero nel 1605. Nel primo ricevette un discreto numero di voti, ma nel secondo pareva proprio destinato ad essere eletto Papa. Quando ormai la sua elezione pareva certa, il Cardinale Baronio si appellò agli altri Cardinali, dichiarando che non si poteva far Papa uno che aveva modi di esprimersi così ( https://www.comune.castellarano.re.it/vivi-castellarano/mappa-della-citta-2/arte-e-cultura-edifici-storici/castellarano/san-prospero/) poco degni di un prelato. Nei primi anni del XVII secolo, il Cardinale Domenico Toschi fece costruire a Castellarano una cappella privata, che fungeva anche da cimitero di famiglia. Venne chiusa al culto all’epoca delle soppressioni Napoleoniche e riutilizzata a scopo residenziale. Oggi l'aspetto appare nettamente difforme rispetto alla struttura originaria. Morì nel 1620 ed è sepolto a Roma.
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