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Trail stats

Distance
9.27 mi
Elevation gain
3 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
3 ft
Max elevation
267 ft
TrailRank 
61
Min elevation
-208 ft
Trail type
Loop
Moving time
4 hours 51 minutes
Time
7 hours 19 minutes
Coordinates
2068
Uploaded
November 24, 2023
Recorded
November 2023
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near Santa Croce, Veneto (Italia)

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Itinerary description

Il ponte degli Scalzi è, assieme al Ponte di Rialto, al Ponte dell'Accademia e al Ponte della Costituzione, uno dei quattro ponti che attraversano il Canal Grande a Venezia. Il ponte prende il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria di Nazareth, meglio nota come chiesa degli Scalzi.

L'opera è chiamata ponte della stazione o della ferrovia a causa della vicinanza della stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia
Un primo ponte fu realizzato nel 1858 dall'ingegnere inglese Alfred Neville sotto la dominazione asburgica, per migliorare l'accesso alla stazione ferroviaria recentemente costruita. Si trattava di un ponte in ghisa a struttura rettilinea, molto simile a quello eretto pochi anni prima dallo stesso Neville all'Accademia.

L'altezza limitata (4 metri) impediva il passaggio di imbarcazioni alberate e lo stile dichiaratamente "industriale" mal si conciliava esteticamente con le strutture circostanti. La ghisa inoltre cominciò dopo pochi anni a dare segni di cedimento strutturale in alcuni punti, per cui il Comune di Venezia fu costretto nei primi anni trenta del novecento a prendere una rapida decisione riguardo alla sua sostituzione.

Il ponte di pietra

Particolare del ponte
La realizzazione del ponte di pietra davanti alla stazione ferroviaria di Venezia è strettamente legata a quelle della stazione stessa e di piazzale Roma. L'ipotesi di un nuovo ponte che, scavalcando il Canal Grande nel luogo dove sorge oggi il ponte della Costituzione, mettesse in comunicazione il terminal ferroviario con quello automobilistico tramontò però velocemente davanti all'intricata situazione del progetto per la stazione, per la quale si prospettarono tempi molto lunghi e quindi un altrettanto prolungato periodo di inutilizzazione del ponte stesso. Senza modificare la situazione esistente, Eugenio Miozzi propose allora un progetto da realizzare al posto del ponte in ferro ottocentesco che sorgeva davanti alla chiesa degli Scalzi.[1]

Il ponte in metallo venne pertanto sostituito da un nuovo ponte a singola arcata interamente in pietra d'Istria, su progetto dell'ingegnere Eugenio Miozzi (1889-1979). I lavori di costruzione iniziarono il 4 maggio 1932 e il ponte fu inaugurato appena due anni dopo, il 28 ottobre 1934.

Edificato in conci di pietra d'Istria senza impiego di armature, cemento armato o parti in ferro, il ponte venne messo in opera con l'utilizzo di una speciale centina metallica e applicando il metodo delle cosiddette "lesioni sistematiche". Il parapetto, internamente cavo e apribile, contiene le tubazioni.[1]

L'attenzione di Miozzi per l'inserimento del nuovo ponte nel contesto urbano di Venezia è testimoniata dall'incisione commissionata dallo stesso architetto nel 1952, nella quale il ponte è inserito in una veduta di chiaro stile settecentesco.[1]
Fonte : Wikipedia

La chiesa dei Santi Simeone e Giuda, vulgo San Simeon Piccolo[1], è un edificio religioso della città di Venezia, situato nel sestiere di Santa Croce, sul Canal Grande, a destra di palazzo Adoldo e di fronte alla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia.

Non va confusa con la vicina chiesa di San Simeone Grande; gli aggettivi si riferivano alle dimensioni degli edifici prima che nel Settecento San Simeon Piccolo assumesse l'imponente aspetto attuale[2].
La chiesa sarebbe stata fondata nel IX secolo dalle famiglie Adoldi[3] e Briosi. All'XI secolo, periodo in cui venne definita una prima strutturazione amministrativa della città, dovrebbe risalire l'istituzione della parrocchia, mentre la consacrazione risale certamente al 21 giugno 1271.[4] La chiesa originaria era probabilmente ad impianto basilicale (con tre navate) e costruita parallelamente al Canal Grande. Tale struttura iniziò a dare segni di cedimento nel XVI secolo, tanto da portare alla decisione di riedificarla completamente.[5]

Nel 1718, su iniziativa del parroco Giambattista Molin detto "Manera", la ricostruzione della Chiesa venne affidata all'architetto Giovanni Scalfarotto, come ricorda anche una scritta sul pronao. Per procurare i fondi necessari, il Molin sarebbe ricorso ad una sorta di lotto con tanto di estrazioni.

I lavori si poterono dire conclusi con la consacrazione del 27 aprile 1738, officiata da mons. Gaspare Negri, vescovo di Cittanova (Istria), già sacerdote alunno di questa chiesa.

Sino al 1807 la chiesa era collegiata, quindi vi era insediato un piccolo capitolo, composto da due preti titolati che affiancavano il pievano nella gestione della parrocchia. Con il tempo, tuttavia, lo spirito comunitario e di condivisione venne meno e fu il solo parroco ad occuparsi della cura delle anime e dell'amministrazione dei sacramenti.

Inoltre, in quanto filiale della cattedrale di San Pietro, i suoi sacerdoti avevano l'obbligo di assistere alla benedizione del Sabato Santo nella matrice, ricevendo l'acqua benedetta per il proprio battistero.

Nel 1807, sotto il Regno d'Italia di Napoleone, fu soppresso il capitolo, ma la chiesa mantenne il suo ruolo di parrocchiale e inglobò la circoscrizione di San Simeon Grande. Nel 1810, tuttavia, la situazione si invertì e fu San Simeon Piccolo ad essere retrocessa a succursale dell'altra[6].

Chiusa per un periodo al culto, la chiesa è stata successivamente affidata alla Fraternità Sacerdotale San Pietro.

Descrizione
È una delle chiese più note della città, almeno per quanto riguarda il suo aspetto esteriore, poiché si staglia evidentemente rispetto agli altri edifici ed è praticamente di fronte a chi esce dalla stazione dei treni, al di là del Canal Grande.

Giovanni Scalfarotto, nominato proto del cantiere nel 1721 dal capitolo della chiesa, fu un architetto poco brillante, con una carriera caratterizzata da piccoli interventi sparsi per Venezia. Per questo motivo, la critica moderna (per esempio Elena Bassi) ha avanzato dubbi attorno alla paternità dell'opera e ritiene che progetto e direzione dei lavori fossero stati eseguiti basandosi sui suggerimenti della committenza. In ogni caso, il suo nome è riportato sull'architrave interna del pronao[7].

L'edificio viene spesso indicato come una riedizione veneziana del Pantheon di Roma[8], tanto da essere visto come un'anticipazione dell'architettura neoclassica. In realtà, un esame più approfondito rivela come in esso compaiano richiami ad altre opere più tarde[7].

Il presbiterio, rettangolare e biabsidato, si rifà a quelli della basilica del Redentore di Andrea Palladio e della basilica della Salute di Baldassarre Longhena. La grande cupola, più che un rimando all'architettura romana, affonda le sue radici nello stile veneto-bizantino. Il pronao addossato a una pianta circolare è una soluzione già adottata nelle chiese gemelle di piazza del Popolo a Roma, mentre la cripta racchiusa nell'alto basamento è organizzata sul modello delle catacombe paleocristiane (come già aveva fatto Pietro da Cortona nelle chiese di Santa Maria in via Lata e dei Santi Luca e Martina)
L'edificio si presenta come un corpo cilindrico e stretto con una cupola (del diametro di 20 m[9]) rivestita in rame ed un pronao corinzio con timpano triangolare dove trova posto un bassorilievo marmoreo Il martirio dei Santi titolari di Francesco Cabianca del XVIII secolo.

Da notare che la cupola si presenta come a calotta ovale in altezza che dà al complesso una leggera spinta verticale accentuata dalla lanterna in forma di tempietto.

Interno
L'interno non ospita grandi capolavori, tuttavia sono da ricordare, al primo altare a destra la tela San Francesco di Paola sorretto da un angelo e san Gaetano da Thiene di Antonio Marinetti detto "il Chiozzotto"; al secondo altare i Santi Simeone e Giuda, pala di Mattia Bortoloni del XVIII secolo, attribuita a Francesco Polazzo; al primo altare a sinistra la Sacra famiglia di Tomaso Bugoni e al secondo altare a sinistra un Martirio di Santa Dorotea di Angelo Venturini. Nella sacrestia, sull'altare c'è un Crocifisso marmoreo attribuito a Giovanni Marchiori. Nell'attigua antisacrestia, una costruzione giovanile di Tommaso Temanza, sopra il lavabo, c'è un piccolo rilievo, La probatica piscina del Marchiori, con in basso il ritratto dell'autore.
Cripta
Sotto la chiesa si trova un interessante sotterraneo affrescato con scene della Via Crucis e dell'Antico Testamento, in cui due lunghi corridoi si incrociano in un ambiente ottagonale, che ha in mezzo un altare. Comprende ventuno cappelle, otto delle quali murate e inesplorate. Esso contiene soprattutto sepolcri di parrocchiani dei quali, però, non è possibile conoscere l'identità.

La Fraternità Sacerdotale San Pietro

Messa bassa presso l'Altar Maggiore di San Simeon Piccolo
L'edificio è stato parrocchiale e poi chiesa dipendente da San Simeon Grando.

Il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, nel 2006 ha affidato la chiesa alla Fraternità Sacerdotale San Pietro, nominando padre Konrad zu Löwenstein, FSSP, cappellano per i fedeli che seguono la liturgia secondo la forma extraordinaria del Rito Romano. Il cappellano a San Simon celebra la Santa Messa quotidiana e festiva, confessa e tiene lezioni di dottrina cattolica.

Dal 2014, padre Konrad zu Löwenstein è stato sostituito come cappellano da padre Jean-Cyrille Sow, FSSP. Egli ha a sua volta terminato il suo incarico ad agosto 2017, essendo stato trasferito a Roma, ed è stato sostituito da padre Joseph Kramer, FSSP, già parroco a Roma per nove anni.
Fonte : Wikipedia

La chiesa di San Nicola da Tolentino detta dei Tolentini è un luogo di culto cattolico del XVI-XVII secolo della città di Venezia, nel sestiere di Santa Croce, non lontano da Piazzale Roma. L'annesso convento dei Teatini è oggi sede dell'Università IUAV di Venezia.
La chiesa di San Nicola da Tolentino fu progettata e realizzata da Vincenzo Scamozzi tra il 1591 ed il 1602 su commissione dei Teatini, che fino alla soppressione napoleonica dimorarono nell'annesso convento, perciò venivano chiamati Tolentini.[1] Successivamente, Andrea Tirali, aggiunse alla facciata incompiuta un pronao con timpano e sei colonne corinzie (1706-1714). Come nel caso della chiesa di San Salvador, anche questa chiesa fu colpita durante i bombardamenti austriaci del 1849.

Dal 2010, unita alla parrocchia di San Pantalon, è sede della pastorale universitaria di Venezia. È sede ufficiale dell'Orchestra Mosaico Barocco e del "Quintetto Reale", cui direttore e organista titolare nella chiesa è, dal 2002, il maestro Marco Basso.[1]

Progetto della chiesa
Il progetto della chiesa dei chierici regolari teatini, avrebbe dovuto rappresentare uno dei più importanti di Scamozzi, un manifesto dell'architettura religiosa.[2]

I chierici regolari, stabilitisi a Venezia nel 1528, trovano una sistemazione definitiva presso la sede dell'antica confraternita di San Nicolò da Tolentino, situata in parrocchia di San Pantalon, che aveva concesso loro il piccolo oratorio di San Nicola da Tolentino e alcuni locali come abitazioni, attorno alle quali poi si sarebbe venuto formando il monastero. Risale al 1567 l'emancipazione da ogni rapporto con la parrocchia di San Pantalon, e al 1570 il primo acquisto di 119 passi quadri di terreno per la realizzazione di una nuova chiesa.[2]

Progetto palladiano
Si sono fatte numerose ipotesi sull'esistenza di un progetto palladiano precedente l'intervento di Scamozzi. Tali ipotesi però non prendevano in considerazione il dato cronologico del 1570 e alla luce di ciò l'affermazione che la chiesa sarebbe stata "Nel principio fondata sul modello di A. Palladio" risulterebbe fuorviante ma non completamente sbagliata. Una prova indiretta sull'esistenza di questi lavori sembrerebbe trovare spazio in un documento del 1617, pubblicato da De Battisti, in cui un tal Andrea di Belli, che era stato fin dall'inizio il capomastro del cantiere. De Battisti sostiene che la chiesa, già nel 1590, "era de una parte brazza doi in circa sopra terra". Parrebbe dunque che alla decisione del 1570 di costruire la nuova chiesa fosse realmente seguito un inizio lavori che comunque non sarebbe proseguito oltrela realizzazione delle fondazioni.[2] Troverebbe così conferma, l'esistenza di un progetto sulla base del quale sarebbero iniziati i lavori, un progetto che però, doveva essere stato pensato per una porzione di terreno diversa e più piccola di quella sulla quale avrebbe iniziato a operare Scamozzi circa vent'anni dopo. Non è possibile pensare che il progetto scamozziano fosse in realtà la prosecuzione di un progetto precedente a pianta centrale fondato sul modello di Palladio.

La pianta originale appare improbabile potesse ancora trovare in favore dei teatini, e non solo per aspetti funzionali. È possibile che l'autore di quel primo edificio a pianta circolare fosse proprio Palladio, dando così un motivo di giustificazione all'ambigua informazione fornita da Stringa. Ulteriori ricerche potrebbero portare nuovi elementi per valutare meglio l'attribuzione dei disegni palladiani.[2]

Progetto scamozziano
Nel 1590 vennero acquistati altri 131 passi quadri così da ottenere la porzione di terreno necessaria a contenere la chiesa ideata da Scamozzi. La prima pietra fu posta nel novembre 1591, alla presenza del patriarca Lorenzo Priuli, del doge Pasquale Cicogna e di tutto il Collegio, ma l'effettivo inizio dei lavori va collegato all'arrivo in cantiere di una grande quantità di pietre a metà del 1592.[2]

Le condizioni di lavoro in cui venne quasi subito a trovarsi Scamozzi non furono delle migliori, sia a causa dello stato di incertezza sul terreno a disposizione che condizionava la definizione del progetto, sia nell'organizzazione del cantiere e nei rapporti con le maestranze e i committenti. Nel settembre del 1953 a Scamozzi viene saldato il salario di 20 ducati e 4 lire per aver disegnato il modello della fabbrica fino a quest'ora presente, confermando l'anomalo modo di procedere del cantiere. Fu proprio questo uno degli aspetti di recriminazione da parte di Scamozzi durante la lite con i teatini, che scoppia ufficialmente nel maggio del 1995. La rottura dei rapporti tra Scamozzi e i teatini coincide con la morte del grande promotore e sostenitore di Scamozzi, il cardinale Cornaro. Dalle scritture prodotte dalle due parti durante la lite abbiamo uno spaccato realistico di ciò che era stato messo in gioco dai contendenti.[2]

Del progetto scamozziano abbiamo i disegni del 1608 pubblicati da Timofiewitsch e raffiguranti la pianta, il prospetto e una sezione sulla croce, impaginati come menabò da utilizzare quasi sicuramente per le tavole del trattato. Tali disegni si riferiscono allo stato del progetto del 1593 perché nel verso della pianta vi appare una variante con il transetto più profondo, che potrebbe corrispondere agli acquisti di terreno effettuati in quell'anno.[2]

Dopo l'esautorazione di Scamozzi, i lavori riprendono sotto la guida di proti ingaggiati di volta in volta molto probabilmente utilizzando ancora in parte le sagome e i disegni che Scamozzi aveva fornito precedentemente ma utilizzandone anche delle nuove fornite da altri. Nel contempo proseguono anche gli acquisti di terreno in quanto si pone la necessità di creare un campo libero davanti alla chiesa. Nel 1596, ala ripresa dei lavori, si eseguono opere di consolidamento delle fondazioni, e si procede in questo modo fino alla consacrazione della chiesa alla presenza del doge Marino Grimani e del patriarca Matteo Zane il 12 novembre 1602. Da alcuni documenti emersi presso l'archivio generale dei teatini di Sant' Andrea della Valle a Roma, sembrerebbero attribuibili a Scamozzi alcune piante schematiche relative a una prima idea di sistemazione delle sistemazioni d'uso del convento, in funzione anche degli spazi nuovi che via via si rendevano disponibili.[2]

Venezia contro gli austriaci

Palla di cannone che distrusse la cupola nel 1849
Nel 1849, in risposta ai rivoltosi veneziani che si erano proclamati repubblica indipendente sotto la guida di Daniele Manin, gli austriaci spararono una tempesta di palle da cannone su Venezia. Nonostante la distanza, riuscirono a colpire una vasta zona della città. Il 6 agosto una palla da cannone sfondò la cupola della chiesa e cadde difronte all'altare maggiore senza fare vittime. A ricordo dell'episodio, la palla fu incastonata nella facciata e fu posta una targa di marmo in memoria del 6 agosto 1849.[3]

Descrizione
La planimetria
La planimetria interna è a croce latina a una navata, alternata alle paraste corinzie che scandiscono ritmicamente lo spazio e lo rendono visivamente uniforme. Si entra attraverso un vestibolo; sopra il centro della croce latina si alza la maestosa cupola, nel resto dell'intera navata vi sono ai lati le tre cappelle minori e due stanzini sugli estremi situati tra due tribune.[1] L'elevazione interna consiste in un ordine corinzio sopra uno zoccolo su cui si trova un’ampia volta che ricopre tutta la chiesa. La lunghezza della chiesa è triplice della larghezza, mentre l'altezza dal pavimento fino alla parte inferiore della volta corrisponde all'altezza proporzionale armonica della lunghezza e della larghezza.

Le decorazioni e le pitture
Le sontuose decorazioni, aggiunte nel corso del Sei-Settecento, di stucchi e di pitture rivestono completamente le pareti interne. All’interno vi è una galleria della pittura del Seicento a Venezia.
Ai lati dell'altare troviamo due figure rappresentanti Santa Caterina e Sant'Agata, il martirio dei santi Tiburzio e Valeriano ed infine un angelo che corona di rose Santa Cecilia. I quadri laterali sono di Camillo Boccaccino: in uno San Carlo Borromeo sta liberando una ragazza dalle acque e nell'altro il santo è in atto di benedire alcune donne. Nell'altare della cappella Cornara è presente una tavola di Jacopo Palma con la Vergine in gloria e i Santi Giovanni, Nicola da Tolentino, Teodoro, Francesco d'Assisi e Chiara. Ai lati della presente cappella ci sono due depositi commissionati dal doge Giovanni Corne nel 1720. Troviamo all'interno di quest'ultimi, dodici busti raffiguranti i soggetti più cari della sua famiglia, uno in basso rilievo rappresentante l'offerta del regno di Cipro al Doge Agostino Barbarigo e alla moglie.[4]

L'altare alla romana in commessi di marmi policromi, con il grande tabernacolo a forma di tempietto come allegoria del Santo Sepolcro, fu disegnato da Baldassarre Longhena. I due angeli adoranti e sei angeli cariatidi sono di Giusto Le Court. Il soffitto, di Gaetano Zompini, con la gloria di San Gaetano, fa prova della perizia di Mattia Bortoloni. Molto importante è il quadro del Prete Genovese esprimente San Lorenzo che dispensa ai poverelli i beni della chiesa.

Gli ultimi lavori
Nel 1712 venne completato il pronao, con una spesa aggiuntiva di 2.400 ducati. La gradinata sul bordo del campo dei Tolentini venne finita nel 1714; mentre la scalinata, che dalla riva scende nell’acqua del rio dei Tolentini, risale al 1723. Il pronao con un prospetto esastilo rialzato, di ordine corinzio e con un’unica scalinata d’ingresso, costituì una novità a Venezia per il fatto di essere accostato a una chiesa che aveva accolto al suo interno lo stile barocco, esso riportò in auge l’architettura classica (greca), anticipando quella neoclassica.

Le tre cappelle minori[mancano le capelle dall'altro lato]
Prima cappella
La prima cappella o Cappella Larese, venne acquistata nel 1726 da Ventura Larese per 1.500 ducati ottenendo il patronato. Sante Peranda dipinse nella sommità della cappella la rappresentazione del momento in cui Sant'Andrea da Avellino svenne. Il Padovanino invece, dipinse i due quadri laterali: l'uno con il santo trasportato dagli angeli oltre un fiume e l'altro con Sant'Andrea da Avellino soccorso dagli angeli.[4]

Seconda cappella
La seconda cappella o cappella Pisani, venne acquistata nel 1603 da Vincenzo Pisani e la moglie Elisabetta Badoer, che poi vi fu sepolta nel 1614. La severità dell’ambiente, scandito dalle piatte cornici alle pareti, costituisce la documentazione superstite dell’originario assetto delle cappelle. La seconda cappella è tutta dipinta da Jacopo Palma il Giovane.[4]

Terza cappella
La terza cappella o Cappella Soranzo, venne commissionata nel 1605 da Elisabetta Soranzo (del ramo di Rio Marin). Per la sua costruzione versò 400 ducati.
Dello stesso Palma sono le pitture di questa cappella: la tavola dell'altare con Cristo in croce, le Sante Apollonia e Barbara, i due quadri alle pareti rappresentanti la vestizione di Santa Elisabetta nell'uno e l’Annunziata nell'altro. Sante Peranda dipinse la tavola con l'adorazione dei magi.[4]

Progetto di Scamozzi per il convento
Nel 1591, in concomitanza con l’avvio dei lavori per la nuova chiesa, i Teatini affidarono all’architetto Scamozzi anche l’edificazione di un più grande e dignitoso convento. Unendosi alla chiesa lungo il lato sinistro del presbiterio, il convento si sviluppa su un edificio a due piani con piano terra aperto su robuste arcate in laterizio attorno ad un bel chiostro seicentesco. Il lato nord prospetta su calle de Ca’ Amai mentre il lato est corre a filo del rio de le Muneghete. L’ingresso, a fianco della chiesa, è rivolto sul campasso dei Tolentini. Il convento è oggi sede dello IUAV, l'Istituto universitario di Architettura, che venne completamente restaurato nel 1961-63 da Daniele Calabi. Nell'aula magna sono ordinate, con allestimento di Carlo Scarpa, opere di vari artisti moderni tra cui Emilio Vedova, Armando Pizzinato e Mario De Luigi.[4]

Il campanile
La costruzione del campanile risale agli inizi del Settecento. Affiancato alla chiesa sul lato sinistro, all’angolo fra il coro e il transetto, ha la canna in mattoni. La cella campanaria è sostenuta da un marcapiano in pietra d’Istria, con aperture a bifora ad arco rialzato su cui poggia un secondo marcapiano più evidenziato. Un parapetto a colonnine in pietra d’Istria protegge il piano che sostiene il tiburio ottagonale sormontato da una cupola a cipolla ricoperta di lastre di piombo.
Un luogo di sepoltura
Nella chiesa sono sepolti quattro Dogi: Giovanni I Corner, Francesco Corner, Giovanni II Corner e Paolo Renier. Vi ebbe sepoltura anche il Patriarca Francesco Morosini, il cui monumento fu eseguito dallo scultore genovese Filippo Parodi.[4]

Organo a canne

L'organo a canne
La chiesa ospita l'organo costruito da Pietro Nachini nel 1754 quasi totalmente intatto, sito in cantoria lignea in catino absidale ornata da due putti alati in legno dorato ai lati. La cassa dello strumento presenta decori in legno cesellato raffiguranti due teloni discendenti dal centro del timpano che sovrasta la cassa andando a terminare nelle ali laterali dello strumento; a questa decorazione finemente dipinta color oro sono appese sculture lignee di strumenti a fiato e originali antichi strumenti a corda di pregiata fattura artigianale, anche questi dipinti in oro.

Caratteristiche dell'organo
Consolle a finestra con registri a pomello e ritorno manuale, disposti su due file al lato destro con "TIRATUTTI" manuale.
Solo il registro dei Contrabbassi 16' e Ottave di C. 8' al pedale son ad incastro con ritorno a molla.
Trasmissione interamente meccanica.
Canne in facciata disposte a cuspide con ali, bocche allineate con labbro superiore "a scudo" canne interne con labbro superiore "a mitria".
Tastiera di 45 note con prima ottava corta, tasti in bosso, cromatici ricoperti in ebano intarsiato.
Tasti diatonici con lavorazione "a lunetta".
Pedaliera a leggio di 17 note con prima ottava corta.
18° pedale, Rullante a 6 note nel Contrabbasso 16'.
Somieri a tiro con stecche "entranti" per il manuale, a valvola per il pedale.
Il registro di Tromba Reale 8' al Pedale ha il somiere a tiro, subordinato all'aria concessa dalla valvola a farfalla generale
Unico mantice a lanterna (non originale) alimentato da elettroventilatore, regolato da valvola a tendina ed anticipatore di portata, con valvola di massimo gonfiaggio a perdita.
Temperamento complessivo

Waypoints

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Sito religioso

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Ponte degli Scalzi e chiesa di Santa Maria di Nazareth

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Ponte degli Scalzi

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Sito religioso

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Chiesa di San Nicola da Tolentino

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Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari

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Santa Maria Gloriosa dei Frari

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Chiesa di Santa Apollinare

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Chiesa di San Giacomo di Rialto

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Ponte

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Ponte di Rialto

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Fondaacua dri tedesco

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Vecchio carcere

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Ponte

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Palazzo Anandi

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Monumento

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Monumento

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Ponte dei Sospiri

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Ponte

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Ponte

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Piazza San Marco

PictographMonument Altitude 15 ft
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Monumento

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Sito religioso

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Torre

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Monumento

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Panorama Nord

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Panorama est

PictographPanorama Altitude 146 ft
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Panorama est

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Panorama sud

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Panorama ovest

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Panorama Nord

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Monumento

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Monumento

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Monumento

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