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Caccia ai particolari di Pesaro

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Trail stats

Distance
2.38 mi
Elevation gain
49 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
49 ft
Max elevation
53 ft
TrailRank 
31
Min elevation
5 ft
Trail type
Loop
Coordinates
100
Uploaded
October 12, 2022
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near Pesaro, Marche (Italia)

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Itinerary description

Ho voluto realizzare questa mappa, con l'intento di raccogliere tutti le particolarità storiche, di Pesaro, di cui sono venuto a conoscenza. Come una caccia al tesoro, ciascuno ha la posizione sulla mappa. Lo scopo di questa passeggiata è pensato per chiunque, sia pesarese che turista, voglia passare mezza giornata passeggiando alla scoperta delle particolarità storiche.
Guardando la mappa: il percorso che ho realizzato, ritrae fedelmente la cinta muraria pentagonale, oggi quasi completamente scomparsa; mentre i punti di interesse indicano la posizione delle porte cittadine e dei bastioni difensivi. Inoltre le bandierine, sparse soprattutto per il centro, indicano la posizione di particolari, nascosti in bella mostra, taluni sugli edifici altri nel selciato stradale, ogni nota presenta una breve spiegazione storica.

Waypoints

PictographWaypoint Altitude 3 ft
Photo offortino napoleonico Photo offortino napoleonico Photo offortino napoleonico

fortino napoleonico

Costruito nel 1808, al culmine del potere politico napoleonico, dalle truppe francesi a difesa del porto. Subì un breve ed inefficace cannoneggiamento nel 1809, da parte di una nave inglese, durante il blocco continentale. Era una torre cilindrica bassa, con il piano terra, dotato di Santa Barbara e cannoniere, mentre nel tetto calpestabile, si avvicendava la guardia. Verrà abbattuta nel 1905 perché gravemente lesionata dalle mareggiate, probabilmente dovute al prolungamento del molo a protezione del porto, il quale ha deviato la spinta del mare proprio verso il basamento della costruzione militare.

PictographWaypoint Altitude 25 ft
Photo ofbarriera Rossini poi Vittorio Emanuele II

barriera Rossini poi Vittorio Emanuele II

Dopo il 1860, quando Pesaro, città del regno d'Italia, vide un balzo economico e sociale dovuto alla fine del dominio papale, comparve il primo stabilimento balneare al termine del prolungamento della via Rossini verso il mare. Proprio all'intercessione con le mura roveresche, venne aperta la breccia, poi regolamentata dalla barriera daziaria Rossini, costruita nel 1884. Rinominata poi Vittorio Emanuele II, come tutte le barriere daziarie, era composta da due edifici bassi agli estremi dell'apertura, uniti da una cancellata che veniva chiusa nelle ore notturne. Si trovavano gli uffici doganali e le stanze di casermaggio per le guardie.

PictographWaypoint Altitude 38 ft
Photo ofporta Salara poi Sale Photo ofporta Salara poi Sale Photo ofporta Salara poi Sale

porta Salara poi Sale

Porta Sale, chiamata anche porta del Mare, costruita nel 1566 su disegno di Francesco da Viterbo con sovrintendente Girolamo Genga, apparteneva al nuovo recinto difensivo pentagonale dei Della Rovere (1512-1630). La parte superiore fungeva da abitazione per la residenza dei gabellieri. Sostituì la porta del Gattolo, che era l'entrata dal mare della precedente cinta muraria dei Malatesta, che governarono Pesaro dal 1285 al 1445. Il Gattolo era l'adiacente fortezza malatestiana che insisteva nell'angolo delle precedenti mura romane, il nome deriva dal latino catabolum, cioè approdo delle navi. Il piazzale antistante la porta era usato per le esecuzioni capitali, tra cui il 25 ottobre 1864, Sante Frontini, esponente di spicco della Banda Grossi, molto conosciuta nella provincia. Tale Sante, dietro un'accordo di 2000 lire dell'epoca, con il prefetto di Pesaro, tradì e uccise il capobanda Terenzio Grossi, ma quando si presentò per ricevere il pagamento, venne incarcerato, processato per omicidio e quindi ghigliottinato. Nel 1914 anche questa porta verrà demolita.

PictographWaypoint Altitude 9 ft
Photo ofporta del Porto poi barriera Cavour Photo ofporta del Porto poi barriera Cavour

porta del Porto poi barriera Cavour

La funzione della barriera era solamente amministrativa, per l controllo e tassazione delle merci di passaggio. Anch'essa, come tutte le barriere daziarie, era composta da due edifici bassi, dal disegno neoclassico, agli estremi dell'apertura, uniti da una cancellata che veniva chiusa nelle ore notturne. Si trovavano gli uffici doganali e le stanze di casermaggio per le guardie. Verrà abbattuta nei primi anni del 20° secolo.

PictographRuins Altitude 38 ft
Photo ofporta Rimini o del Ponte Photo ofporta Rimini o del Ponte Photo ofporta Rimini o del Ponte

porta Rimini o del Ponte

Completata nel 1564 da Guidobaldo della Rovere, assieme al tratto di mura, che dal bastione Mirafiore arriva a quello del Carmine, si completò il terzo lato del pentagono roveresco. Il duca, al completamento della porta, fece murare una lapide per spiegare come la nuova cinta muraria cittadina fosse per: "...il terrore dei nemici, la salvezza dei cittadini e degli alleati, l'ornamento di Pesaro...". Da qui entrarono le truppe piemontesi comandate da Cialdini, che costrinsero alla ritirata nella rocca, della piccola guarnigione papale. L'11 settembre 1860, dopo il cannoneggiamento della rocca dal colle Ardizio, il delegato apostolico della città si arrese. Questa è l'unica delle cinque porte cittadine salvatesi, anche grazie alla famiglia Benelli, proprietari dell'omonima fabbrica motociclistica in via Mameli, che abitarono il piano superiore, quando ormai non era più utile alla residenza delle guardie daziarie.

PictographWaypoint Altitude 41 ft
Photo ofporta Collina o Curina poi barriera Garibaldi Photo ofporta Collina o Curina poi barriera Garibaldi Photo ofporta Collina o Curina poi barriera Garibaldi

porta Collina o Curina poi barriera Garibaldi

La porta e il tratto di mura che dal bastione di Santa Chiara arriva a quello di Mirafiore, vennero realizzati tra il 1532 e il 1535, per sostituire la precedente cortina malatestiana, ormai obsoleta viste le nuove armi da fuoco. Il termine Collina deriva dalla visuale che aveva dei colli, mentre Curina, dal nome dialettale pesarese dato al vento proveniente da quella parte. La barriera daziaria Garibaldi, sostituì la porta nel 1871, però per poco tempo, in quanto abbattuta nel 1891, unendo piazzale Lazzarini, all'interno delle mura, con il p. Garibaldi all'esterno. Anch'essa, come le altre barriere daziarie di Pesaro (Rossini e Cavour), era composta da due edifici bassi, dal disegno neoclassico, agli estremi dell'apertura, uniti da una cancellata che veniva chiusa nelle ore notturne. Si trovavano gli uffici doganali e le stanze di casermaggio per le guardie.

PictographWaypoint Altitude 40 ft
Photo ofcavaliere o bastioncino

cavaliere o bastioncino

Il cavaliere è una piattaforma ricalzata da terrapieno, sporgente rispetto la linea delle mura, a formare un bastione ridotto rispetto agli altri. Era realizzato per proteggere i punti centrali delle mura, quando i bastioni erano troppo distanti, come nel caso delle mura tra la Rocchetta e rocca Costanza. Era organizzato con funzione di piazzaforte per l'artiglieria, che batteva la spianata fino alla costa e proteggeva anche porta Sale. Al tempo della realizzazione (1620), insisteva ancora nell'Adriatico il pericolo di scorribande della flotta turca. Verrà abbattuto nel 1911, anticipando di poco la porta (1914).

PictographWaypoint Altitude 12 ft
Photo ofRocchetta Photo ofRocchetta Photo ofRocchetta

Rocchetta

Venne edificata tra il 1481 e 1483 assieme al sistema difensivo d'epoca, progettata secondo alcuni dal milanese Cherubino di Giovanni, collaboratore di Luciano Laurana, per altri da Filippo Brunelleschi. Nel XVI secolo, quando venne demolito l'obsoleta cortina muraria per sostituirla con la pentade roveresca, si adattò la linea difensiva per inglobare la torre nel bastione della Rocchetta. Perse utilità difensiva nel 1613, quando il porto venne ulteriormente spostato verso nord, nell'attuale porto-canale. Dopo il primo dopoguerra venne adibita a magazzino comunale e deposito, per poi demolirla nel 1926.

PictographWaypoint Altitude 14 ft
Photo ofbastione della Rocchetta Photo ofbastione della Rocchetta

bastione della Rocchetta

Voluto dalla famiglia Della Rovere per adattare la nuova cortina pentagonale alla Rocchetta esistente, aveva funzione di proteggere il porto dagli attacchi della flotta turca che imperversava nell'Adriatico. Venne atterrato nel primo dopoguerra, liberando lo spazio dove ora v'è l'incrocio tra via Partigiani e via Fiume (SS16).

PictographRuins Altitude 36 ft
Photo ofbastione del Porto poi del Carmine

bastione del Porto poi del Carmine

Realizzato assieme a porta Rimini e completato verso il 1564, da Guidobaldo della Rovere, rinsalda il tratto di mura, che lo congiunge al bastione Mirafiore. Sul lato della porta, si nota una grande apertura: questa, seppur allargata nel tempo, era voluta per posizionare l'artiglieria che avrebbe battuto qualunque assediante avesse attaccato la porta, rimanendo però protetta dal bastione. Nel 1827, in pieno regime ecclesiastico, il bastione divenne giardino pubblico, su progetto di Francesco Cassi, che volle preservare la memoria del cugino letterato Giulio Perticari, morto nel 1822. Dai primi del '900 si pensò di realizzare un locale, che non ha mai avuto vita certa e tutt'ora resta perlopiù chiuso. All'opposto, sulle mura del bastione, venne costruito nel 1861 l'osservatorio meteorologico Valerio, grazie al sussidio di 20000 lire d'epoca, concesso a Pesaro, su istanza del professor Luigi Guidi, da Lorenzo Valerio, primo rappresentante nelle Marche dell’Italia unita. L’edificio, costruito per ospitare gli strumenti scientifici raccolti dal Guidi (primo direttore dell'osservatorio), oltre all'archivio dei dati raccolti, si caratterizza per la torretta sormontata dalla cupola mobile della specola. I bombardamenti del 1944 distruggono parte del fabbricato compresa la cupola, poi ricostruita nel 1947. Attualmente l’osservatorio fa parte della rete sismica nazionale e continua nell’attività di meteorologia e sismologia. E' stato inserito nel 2018, dall'Agenzia ONU, nella rete World Meteorological Organization, con la qualifica di “Centennial Observation Station”, riconoscimento riservato a stazioni con più di 100 anni di dati meteorologici, con interruzioni minime e nessun cambiamento significativo del sito. Il parcheggio sottostante occupa il fossato di difesa roveresca esistente.

PictographRuins Altitude 47 ft
Photo ofbastione di Mirafiore poi Cappuccini

bastione di Mirafiore poi Cappuccini

Realizzato dalla famiglia Della Rovere (1512-1630), venne terminato verso metà del 16° secolo. Completava il secondo lato, della cinta pentagonale roveresca. Il primo lato fu tra rocca Costanza e il bastione di Santa Chiara, terminato nel 1532. Seguirà il terzo lato, completato nel 1564, con il bastione del Carmine. Nel 19° secolo, al suo interno, verrà trasferito l'ospedale, dal precedente sito su corso XI Settembre, dove ora sorge la scuola Mengaroni. Nonostante l'espansione del polo ospedaliero pesarese, si riuscì a preservare il bastione e il fossato esterno, oggi giardino pubblico. Il nome Cappuccini, deriva dal convento dei frati minori, che insisteva lì precedentemente all'ospedale, mentre oggi si trovano in via Cardinal Massaia nella chiesa di San Francesco d'Assisi. Mirafiore è un'identificazione ancora più vecchia, precedente all'arrivo della rete ferroviaria, che separerà il centro storico dalla vicina villa Mirafiore oggi Miralfiore, nel centro dell'omonimo parco pubblico.

PictographWaypoint Altitude 32 ft
Photo ofbastione di Santa Chiara

bastione di Santa Chiara

Realizzato sul baluardo omonimo delle mura malatestiane, venne eretto assieme alle mura che lo collegano con rocca Costanza, per dotare la città di un sistema difensivo più saldo contro le nuove armi da fuoco. Questo primo lato del pentagono roveresco venne realizzato tra il 1528 e il 1532. Fu anche il primo a venire atterrato, nella seconda decade del 20° secolo, sulla spinta di una campagna igienista, che reclamava aria e luce per la città ancora chiusa dalle mura. Ora sorge la scuola elementare Carducci.

PictographWaypoint Altitude 41 ft
Photo ofPorta Fanestra poi Fano Photo ofPorta Fanestra poi Fano Photo ofPorta Fanestra poi Fano

Porta Fanestra poi Fano

Venne costruita nel XVI secolo dai Della Rovere, nel progetto delle mura pentagonali, a sostituzione delle precedenti malatestiane, ormai obsolete con l'espansione delle armi da fuoco. A metà del 19° secolo, per opera dell'ingegnere Pietro Togni, la porta venne decorata come un arco di trionfo romano, ad imitazione dell'arco di Tito a Roma. Le mura vennero atterrate a partire dal 1909, la porta le sopravvisse per poco tempo, visto che nel 1914 era in pieno smantellamento.

PictographCastle Altitude 28 ft
Photo ofRocca Costanza Photo ofRocca Costanza Photo ofRocca Costanza

Rocca Costanza

Venne realizzata tra il 1454 e il 1483 dagli Sforza, su una fortezza esistente, chiamata del Tentamento. La rocca, progetto dell'architetto dalmata Luciano Laurana, ha un disegno militarmente valido, vista la resistenza delle mura e delle torri circolari alle bombarde dell'epoca, era una novità che andava a soppiantare le precedenti difese alte e fragili alle ormai consolidate armi da fuoco. Perfino l'evoluzione delle torri, da quadrate (come a Gradara) divennero poligonali e poi circolari come nella rocca, per sopportare meglio i colpi. A dimostrazione si possono notare, sulle mura del lato di viale Piave, molti incavi dovuti al bombardamento dell'artiglieria reale, durante l'unificazione d'Italia. Tale bombardamento costrinse la piccola guarnigione, asserragliatasi all'entrata in città delle truppe piemontesi, ad arrendersi l'11 settembre 1860. La rocca, fino al 1657, presentava anche un mastio (turris magistra), sul lato posteriore all'ingresso, di cui si può vedere un lieve accenno di sporgenza dal muro posteriore. Uno schizzo planimetrico di Leonardo da Vinci, ritrae proprio la rocca, essendo confermato che l'artista aveva soggiornato a Pesaro dal maggio 1502 al marzo 1503, in carica di ispettore generale delle opera di fortificazione, nominato dal duca Valentino. Fermandosi a bordo del fossato, lato viale Piave e guardando nel muro di controscarpa (sarebbe la parete esterna del fossato e si contrappone alla scarpa della fortezza), nella semicurva posteriore della rocca, si può notare un piccolo arco murato: era lo scarico verso il mare della roggia (fosso pieno d'acqua scavato nel centro del fossato, per tutto il perimetro della rocca). L'acqua arrivava da una deviazione del vicino rio Genica, che al tempo aveva molta più portata dell'attuale.

PictographPhoto Altitude 20 ft
Photo ofcorso XI Settembre n. 267

corso XI Settembre n. 267

LA PORTA DEL MATTO In fondo al corso XI Settembre, sulla sinistra troverai l'ingresso principale dell'ex ospedale psichiatrico decorato da 5 archi, nell'immediata sinistra, prima del civico 265, sotto la finestra, puoi vedere due ante in legno sagomate a continuità della decorazione muraria caratteristica dell'edificio. Ormai scolorite, in quanto l'ospedale è chiuso e recintato da molti anni, in passato presentavano lo stesso colore dell'intonaco, così da essere invisibili ai passanti. Il suo scopo si palesava quando una famiglia decideva di far ricoverare un proprio parente: dopo la richiesta di internamento, al parroco e al dottore, dai due ai quattro famigliari portavano la vittima fino all'ingresso principale per avviare il ricovero; chiaramente la persona in oggetto voleva in tutti i modi tornare indietro, perché una volta ricoverata, sapeva che difficilmente sarebbe poi potuta tornare libera, quindi dalle ingiurie alle preghiere, dalla violenza al completo abbandono a corpo morto, cercava di ostacolare l'operazione. Davanti l'ingresso i famigliari passavano al secondo piano: quello di calmare il soggetto, tranquillizzandolo, scherzandoci e facendolo riposare appoggiandolo alla finta parete, sotto la finestra, quindi da dentro, gli operatori aprivano violentemente la porta, facendo cadere la vittima all'interno e immobilizzandola con legature. Va aggiunto che, oltre ai matti violenti o furbi, spesso i famigliari cercavano di forzare un ricovero di una persona pur non essendo necessitata: perché erano poveri e non potevano permettersi di sostentare un famigliare inabile al lavoro o con un ritardo mentale, mariti che rinchiudevano le mogli perché si rifiutavano di svolgere i lavori di casa, oppure un famigliare ritenuto scomodo senza particolari problemi mentali.

PictographPhoto Altitude 44 ft
Photo ofcorso XI Settembre n. 57

corso XI Settembre n. 57

STEMMA FAMIGLIARE SU ARCHITRAVE

PictographPhoto Altitude 50 ft
Photo ofcorso XI Settembre n. 50

corso XI Settembre n. 50

PIETRA D'ANGOLO Elemento con scritta recuperato da un edificio distrutto e diventata pietra d'angolo.

PictographPhoto Altitude 27 ft
Photo ofvia Varese n. 13 Photo ofvia Varese n. 13 Photo ofvia Varese n. 13

via Varese n. 13

DECORI PALAZZO BONAMINI Queste bugnature a rifinitura del portone principale e delle due finestre con inferriate, si trovavano su corso XI Settembre, nel precedente palazzo cinquecentesco, demolito per realizzare questo condominio (palazzo Dolci). Ogni singola pietra è stata recuperata e segnata con vernice rossa, di cui rimangono ancora segni visibili, per poi ricostruire parte della facciata in via Varese. Nella foto storica, fatta sul corso, all'altezza della chiesa di Sant'Agostino, si può notare il palazzo Bonamini, con l'ingresso e le due finestre.

PictographRuins Altitude 46 ft
Photo ofvia del Seminario n. 13

via del Seminario n. 13

BECCATELLI MALATESTIANI Le mura con beccatelli a sostegno dello sbalzo, probabilmente appartenevano ad un palazzo di rappresentanza, si escludono le mura cittadine, in quanto si trova ben dentro l'allora recinto murario della città.

PictographPhoto Altitude 56 ft
Photo ofvia San Francesco n. 34

via San Francesco n. 34

UN DECORO IN PIU' La pietra, trovata e recuperata, venne utilizzata ad ulteriore decoro del già elegante portale. E' posta orizzontalmente al piede dello stesso, della chiesa Madonna delle Grazie.

PictographPhoto Altitude 39 ft
Photo ofvia Rossini n. 53

via Rossini n. 53

PIETRA DECORATIVA Guardando frontalmente la Cattedrale di Pesaro, risaltano i quattro contrafforti che irrobustiscono la facciata. In quello sulla destra, avvicinandosi, si può trovare questa pietra, che probabilmente era affissa in qualche fortificazione della città, perché la parola "Tentamento" che si legge, era il nome della fortezza malatestiana che si trovava dove ora insiste rocca Costanza, opera degli Sforza.

PictographPhoto Altitude 29 ft
Photo ofvia Rossini n. 53

via Rossini n. 53

ROCCHI MILLENARI COME SPARTITRAFFICO I rocchi sono blocchi di pietra cilindrica, che appoggiati l'uno sull'altro compongono la colonna. Questi, riutilizzati a protezione del sagrato della Cattedrale di Pesaro, appartenevano a vecchie colonne, probabilmente le stesse colonne della cripta sottostante la chiesa di San Decenzio, ubicata nel cimitero della città. Entrambi i rocchi, sia qui disposti sia nella cripta, sono di granito grigio egiziano, provenienti da Mons Claudianus, una cava romana situata nel deserto orientale egiziano, circa a metà strada fra il Mar Rosso e Qena. Appartenevano molto probabilmente a un qualche tempio nella Pisaurum romana che, con l'avvento del cristianesimo, fu demolito recuperando ogni elemento. Alcuni vennero riutilizzati nei nuovi edifici religiosi, come la cripta della chiesa cimiteriale, invertendo l'alto con il basso, pratica comune a quel tempo, o come nel presente caso, diventando protezione del sagrato.

PictographPhoto Altitude 28 ft
Photo ofvia Porta Rimini n. 12

via Porta Rimini n. 12

TARGA COMMEMORATIVA 11 SETTEMBRE 1860 Sopra le 13 palle di cannone, la lapide ricorda la liberazione di Pesaro dal dominio papato: da porta Rimini entrarono in città le truppe piemontesi, costringendo la piccola guarnigione a ritirarsi dentro rocca Costanza, la quale venne poi bersagliata dall'artiglieria reale posizionata sul monte Ardizio, tutt'ora si possono notare sul muro della rocca, da via Piave, gli incavi dove colpirono i proiettili sparati.

PictographPhoto Altitude 42 ft
Photo ofvia dell'Ombra n. 11

via dell'Ombra n. 11

MOTIVO FLOREALE Vicino al civico 11, al centro della stretta via dell'Ombra, puoi vedere una pietra decorata con un fiore, sicuramente appartenuta a qualche edificio scomparso tanto tempo fa.

PictographPhoto Altitude 44 ft
Photo ofvia dell'Ombra n. 8

via dell'Ombra n. 8

EDICOLA RELIGIOSA A fianco del civico 8, si trova questa piccola edicola religiosa incavata nel muro, con una preghiera in dialetto pesarese: O bsares che te ne pas machè arcordte che me so mort par te. Di na preghira, fa del ben ma chi è amaled e soferent e me a pensarò a fel ma te eternament.

PictographPhoto Altitude 46 ft
Photo ofvia Morselli n. 35

via Morselli n. 35

STEMMA FAMIGLIARE

PictographRuins Altitude 52 ft
Photo ofvia Morselli n. 12 Photo ofvia Morselli n. 12 Photo ofvia Morselli n. 12

via Morselli n. 12

CINTA MURARIA Costruita sopra i ruderi delle mura di epoca romana, quest'unica testimonianza della cinta muraria sforzesca è datata 1460. In via del Seminario, se ne trova un'altra parte, ma non appartiene alle mura difensive, probabilmente a un palazzo di rappresentanza. Nella foto storica e nell'acquerello, si nota l'arco sopra la via al posto dell'attuale portale, questo arco o vòlto, chiamato di S. Antonio, apparteneva al palazzo Fronzi, costruito tra il 1523 e il 1525, in parte distrutto dai bombardamenti del 1944, sapientemente ricostruito e rinominato ora Mancini-Michetti, sfortunatamente l'arco è stato sostituito da un soffitto in cemento armato. Si possono ancora vedere i residui degli attacchi dell'arco ai due muri. L'edificio moderno a fianco, facente angolo tra via Branca e Cattaneo, si trova dove insisteva la chiesa di S. Antonio, costruita nel 1468 e distrutta completamente nel 1944, da cui il nome della volta muraria.

PictographPhoto Altitude 46 ft
Photo ofvia Mazzolari n. 22 Photo ofvia Mazzolari n. 22

via Mazzolari n. 22

TRIGRAMMA Simbolo dei Gesuiti e usato anche da altre confraternite di aiuto ai bisognosi, venne creato da San Bernardino da Siena. E' un bassorilievo giallo, a simbolizzare l'amore, su sfondo blu, fede; ritrae un sole composto da 12 raggi, come gli apostoli, circondato da un cerchio che rappresenta la felicità dei beati. Nel centro, tre lettere, sono l'acronimo di Jesus Hominum Salvator (Gesù salvatore di uomini). Inoltre i 12 raggi significano: rifugio dei peccatori; vessillo dei combattenti; medicina degli infermi; sollievo dei sofferenti; onore dei credenti; splendore degli evangelizzanti; mercede degli operanti; soccorso dei deboli; sospiro dei meditanti; aiuto dei supplicanti; debolezza dei contemplanti; gloria dei trionfanti. Sull'architrave sottostante, difficilmente leggibile, c'è scritto Pax huic domui (pace a questa casa).

PictographRuins Altitude 44 ft
Photo ofvia Mazza

via Mazza

RUDERE DI COLONNA Nel passaggio pedonale che collega via Mazza, tramite una scalinata, con l'incrocio di via Barignani con via Zongo, ai piedi selle scale puoi scorgere i resti di una colonna storica, incastonata tra i due edifici.

PictographPhoto Altitude 60 ft
Photo oflargo Mamiani n. 9 Photo oflargo Mamiani n. 9 Photo oflargo Mamiani n. 9

largo Mamiani n. 9

RESIDUO DEL PORTICATO COMUNALE Prima dell'attuale palazzo comunale, disegnato negli anni '30 e realizzato negli anni '60, il Comune di Pesaro era un palazzo in mattoni, leggermente arretrato rispetto alla chiesa di Sant'Ubaldo, con un porticato prospicente la piazzetta Mamiani, mentre il retro, su via Rossini, insisteva dove ora c'è il marciapiede. Questa è l'unica rimanenza del vecchio edificio, lesionato dal terremoto del 1930 e demolito nel 1932.

PictographPhoto Altitude -4 ft
Photo ofponte di viale Mameli

ponte di viale Mameli

UNA STELLA SUL PONTE Questo bassorilievo che spicca in entrambe le fiancate del ponte, precisamente nella chiave di volta dell'arco centrale, appartiene alla 1st Camouflage Coy Royal Engineers, in forze nell'VIII armata britannica, durante la liberazione d'Italia. Questa compagnia ebraica, formata da ingegneri e artisti, aveva il compito principale di preparare costruzioni militari fittizie, per ingannare il nemico. Nel settore adriatico, operarono per far presumere ai tedeschi, una preparazione per l'invasione della Jugoslavia. Tra le opere di risanamento e ricostruzione, ebbero l'incarico di ricostruire il ponte della statale di Pesaro, insieme alla 2° sezione sotto supervisione dell'ingegnere Oldak. Lo stemma, disegnato da Schlomo Löb, rappresenta la stella di David con sovrimpresso un lupo in veste di agnello. La ricostruzione, avvenne probabilmente nell'immediata liberazione dal nazi-fascismo di Pesaro, dichiarata tale il 2 settembre 1944.

PictographPhoto Altitude 53 ft
Photo ofvia Giangolini n. 16

via Giangolini n. 16

BASSORILIEVO SU PORTALE

PictographRuins Altitude 26 ft
Photo ofvia Galigarie n. 53 Photo ofvia Galigarie n. 53 Photo ofvia Galigarie n. 53

via Galigarie n. 53

RUDERI MURA ROMANE Muraglia spessa 40cm circa con torre d'angolo. L'antica colonia romana Pisaurum Julia Felix, fondata nel 184 a.C. su un preesistente nucleo abitato, venne cinta da mura a partire dal 176 a.C.. Cingevano la città lungo: via Galigarie, dove è rimasto un piccolo tratto, porta bifora su via Branca (Cardo), via Morselli, dove sopra furono edificate le mura malatestiane tuttora visibili, via Gramsci con porta su via Cialdini (Decumano) orientata verso Fanum Fortunae (Fano), via Arsenale e Abbondanza, senza alcuna porta perché a quel tempo la costa adriatica si trovava all'altezza dell'attuale strada nazionale SS16, ultimo lato con un incavo di via Castelfidardo e Mazza, con la porta sul Decumano direzione Ariminum (Rimini). Il perimetro delle fortificazioni era di circa 1700m.

PictographPhoto Altitude 46 ft
Photo ofvia Cattaneo n. 34

via Cattaneo n. 34

PASSAGGIO Nell'esedra Ciacchi, attorniata da quelle che erano le scuderie del conte Ciacchi, che risiedeva nel palazzo di fronte, ora Confindustria, si apre una volta per il passaggio in via Morselli, con una lapide in latino che si può tradurre: "Il passaggio è aperto agli amici, ai pochi non amici ed anche ai falsi. Conte Andrea Ciacchi 1775". Proprio nel centro un parapetto protegge una vetrata che illumina i cunicoli sotterranei, che comunicano le scuderie con il palazzo principale.

PictographPhoto Altitude 31 ft
Photo ofvia Bovio n. 7

via Bovio n. 7

GLIFO IDRANTE I glifi, durante la 2° guerra mondiale, erano pitture murali di lettere cerchiate a informazione dei civili o militari, rappresentavano: C cisterna - F fontana - Fp fontana potabile - I idrante - Im idrante con acqua marina - P pozzo - R rifugio - Rc rifugio in corte - US uscita di sicurezza - USc uscita di sicurezza in corte - V punto ventilazione rifugi. L'unico rimasto a Pesaro, in via Bovio, indicava l'idrante presente a fianco della chiesa dei Santi Cassiano ed Eracliano.

PictographPhoto Altitude 25 ft
Photo ofvia della Battaglia n. 7

via della Battaglia n. 7

MURA INGLOBATE Queste mura, dotate di scarpa, appartenevano al sistema difensivo malatestiano, che prolungava le mura romane sul lato mare fino al porto. Divenute obsolete, con l'avvento delle armi da fuoco, vennero sostituite della cinta pentagonale roveresca venendo inglobate e diventando ottimi appoggi per gli edifici civili. Il nome della via deriva da una battaglia tra pesaresi e urbinati.

PictographPhoto Altitude 46 ft
Photo ofvia dell'Annunziata n. 4

via dell'Annunziata n. 4

STEMMA SU PORTALE

PictographBridge Altitude 15 ft
Photo ofVia Ponte vecchio Photo ofVia Ponte vecchio Photo ofVia Ponte vecchio

Via Ponte vecchio

PARTICOLARI STORICI Il cosiddetto Ponte Vecchio venne costruito verso il XII secolo. Molto probabilmente a sostituzione del precedente ponte, voluto da Augusto o Traiano, in marmo, a quattro o cinque archi come tutti i ponti d'epoca romana. Distrutto da Vitige, re dei Goti, nel 537 d.C. quando saccheggiò la città e ne distrusse le mura, per ritardare l'avanzata verso nord del generale bizantino Belisario. Ricostruito, insieme alle mura della città, da quest'ultimo in fretta e furia, recuperando elementi murari anche da abitazioni, ne modificò il disegno, unendo le due arcate centrali in un unico arco, lasciando però verso la città un piccolo arco oggigiorno nascosto dagli arbusti. Nei rimaneggiamenti medievali, vennero aggiunti i beccatelli e fu realizzata sul culmine del parapetto lato monte, una piccola edicola religiosa in mattoni, contenente l'immagine sacra di Maria. Verrà minato e quasi distrutto dai tedeschi, il 17 agosto del 1944, in ritirata dietro la Linea Gotica, si salverà solo l'arco sottostante in marmo. Verrà poi ricostruito nel 1968, mantenendo le caratteristiche storiche sul fianco lato monte, come i beccatelli medievali, tutt'ora visibili e il pilastro romano sull'opposta riva, ormai coperto da vegetazione.

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Via Mirabelli n. 13

CRIPTA ​L'attuale basilica di San Decenzio, oggi proprietà comunale e chiesa del Cimitero civile, poggia sul nucleo religioso più antico: la cripta; probabilmente la più antica delle Marche, è oggi interrata per i vari depositi alluvionali del rio Genica. Era posta poco fuori la cinta muraria dell'antica città romana di Pisaurum. Fu probabilmente costruita sul luogo dove furono martirizzati i fratelli Decenzio e Germano, l'uno vescovo e l'altro diacono​. Originari della Britannia e convertiti alla fede cristiana nel 296 d.C., vennero catturati vicino Roma e, dopo essersi liberati dal carcere, giunsero a Pesaro.​ Qui, ordinati ministri religiosi, fecero opera di evangelizzazione, scatenando l'odio dei pagani, che li uccisero a colpi di bastone nella notte del 28 ottobre 312. Nel luogo dove furono sepolti, ​v​e​n​ne costruito nel V o VI secolo, il luogo di culto a loro dedicato: una piccola costruzione con soffitto a cupola, sorretto da colonne recuperate da templi pagani. Otto colonne sono composte da granito grigio egiziano e, potrebbero provenire dal Mons Claudianus: una cava romana in Egitto, tra il Mar Rosso e Qena. Gli stessi rocchi (blocchi di pietra approssimativamente di forma cilindrica, facenti parte del fusto di una colonna), sono probabilmente quelli che delimitano il sagrato della Cattedrale di Pesaro. Particolarità presente anche qui: le colonne recuperate da templi romani e usate in quelli cristiani, vennero tutte invertite, il sopra con il sotto, così come il capitello ionico dell'unica colonna quadrata della cripta. Nel 1625 nella cripta della Basilica fu ritrovato il sarcofago di marmo, databile al VII secolo, che doveva contenere resti dei due Santi fratelli, oggi è conservato ed esposto al Museo Diocesano di Pesaro.

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Via dei Partigiani n. 43

MURA ROVERESCHE Costruite dai Della Rovere (1512-1630) nella seconda metà del 16° secolo, a sostituzione della precedente cinta difensiva malatestiana, ormai obsoleta, questo è tutto ciò che resta della cortina tra il bastione della Rocchetta e porta Sale. Eliminata la parte verticale superiore, ne è rimasta la scarpa: muro dal disegno inclinato alla base di una cinta muraria o di una torre. La scarpa porta molteplici vantaggi per la difesa: rafforza le fondamenta e la base del muro stesso, tiene il più distante possibile dal perimetro murario il nemico e le sue macchine d'assedio (come torri e scale) e conseguentemente migliora le possibilità di tiro contro il nemico stesso. Nel presente caso è diventato muro contro-terra per il parcheggio pubblico, dove una volta esisteva il fossato.

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Via Compagni n. 13

RUDERI ACQUEDOTTO ROMANO L'acquedotto di epoca romana, rimaneggiato e mantenuto in funzione nel tempo, fino ai nostri giorni, corre da Novilara fino al centro di Pesaro quasi interamente sotto terra, l'unico tratto scoperto era quello nel quartiere di Muraglia, da cui il nome. Fuoriusciva da via Compagni tra i civici 13 e 15, oltrepassava via Flaminia per poi rinterrarsi nel colle Ardizio. Gli archi (arcuationes), che sostenevano il canale coperto erano bassi, creando problemi al traffico della strada principale, addirittura costringendo i mercanti a scaricare parte del carico. Nel 1803, furono demoliti i due archi sopra la strada e vennero collegate le due estremità da una tubatura passante sotto la strada. Verrà definitivamente abbattuto nel 1887 e sostituito da una tubatura sottotraccia. Prosegue poi sottoterra lungo il fianco del monte Ardizio, raccogliendo altri rami, fino all'attuale via Tocci, dove è sita l'ultima cisterna interrata prima della città. Scende poi per la via tramite fistulae in piombo interrate, oltrepassa il rio Genica, via Raggi e poi Cialdini, per arrivare alla piazza maggiore.

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Via Zara moletto

NON SI BUTTA UN REDONDONE Il moletto, venne ristrutturato su una probabile sporgenza già esistente di un vecchio molo di origine settecentesca, nei primi del 20° secolo ed inaugurato da Filippo Tommaso Marinetti dopo una serata futurista al teatro Rossini. Proprio in quel periodo si stavano atterrando le mura urbiche pentagonali di origine roveresca, vennero quindi presi i redondoni ed utilizzati come parte decorativa nel moletto. Il redondone è un cordone lapideo orizzontale (detto anche cordolo), di forma torica leggermente sporgente, che serviva in genere a impedire o a complicare la scalata del muro di un castello, posto tra il tratto verticale della cortina e l'inizio della scarpa. Rifiniva l'intera cortina pentagonale roveresca, per ritrovarlo oggi nel suo posto originale, basta guardare rocca Costanza o i due bastioni rimasti (Carmine e Cappuccini).

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Via Collenuccio n. 10

PORTALE SOPRAVVISSUTO Al civico 10, in un anonimo palazzo moderno, resiste ancora il precedente portale d'ingresso, del palazzo quattrocentesco che fu residenza proprio di Pandolfo Collenuccio (1444-1504). Questi, originario di Coldellanoce (AN), frequentò la corte di Pesaro ricoprendo numerose cariche politiche, tra cui vicario generale di Costanzo I Sforza e svolgendo importanti missioni diplomatiche; guidò fra l'altro la delegazione presso Sisto IV che riuscì a ottenere la signoria di Pesaro per Giovanni Sforza, figlio illegittimo di Costanzo I. La sua carriera di cortigiano e diplomatico lo mise anche in contatto con Lorenzo de' Medici e Poliziano. Nel 1488, tuttavia, proprio per contrasti con Giovanni Sforza, in seguito a una diatriba col signore di Camerino, Giulio Cesare da Varano, Collenuccio fu imprigionato, subì la confisca dei beni, e fu infine costretto a lasciare la città natale per l'esilio (1489). Apprezzato come diplomatico da Lorenzo il Magnifico, dei Gonzaga, nel 1491 fu nominato podestà di Mantova, mentre Ercole I d'Este lo nominò dapprima consigliere e in seguito capitano di Giustizia (1500), e lo inviò come ambasciatore presso l'imperatore e il papa Alessandro VI. Sostenne la causa di Cesare Borgia nel corso della seconda spedizione romagnola; pertanto, quando Cesare Borgia conquistò Pesaro, Collenuccio ottenne la restituzione dei beni che gli erano stati confiscati da Giovanni Sforza. Morto Cesare Borgia e tornato a Pesaro lo Sforza, Collenuccio si rifugiò nuovamente a Ferrara da Ercole d'Este. La sua morte fu conseguenza di una trappola tesagli da Giovanni Sforza: il signore di Pesaro gli aveva fatto intendere, che avrebbe permesso il suo ritorno in patria; ma non appena Collenuccio mise piede a Pesaro, venne imprigionato, torturato e infine ucciso, senza processo.

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Piazza del Popolo n. 28

IL PERTICARI SENZA UNA I Il nome sotto la statua del Perticari, sulla facciata del palazzo delle poste, ex chiesa/convento San Domenico, guardandola bene, ha l'ultima lettera leggermente diversa rispetto alle altre, per forma e metallo. Successe nell'agosto 1944, quando i guastatori tedeschi, in piena ritirata dietro la Linea Gotica, distruggevano e danneggiavano quante più infrastrutture della zona per ritardare l'avanzata alleata. Ponti distrutti, rotaie divelte, campi minati, acquedotto danneggiato, precisamente il serbatoio sul monte Ardizio, infine la distruzione della fontana (Pupilla di Pesaro) in piazza Vittorio Emanuele II, oggi del Popolo. La distruzione di quest'opera era dovuta al fatto che, pur interrompendo l'approvvigionamento d'acqua al centro abitato, la fontana continuava la sua opera, in quanto collegata all'acquedotto romano ancora utilizzato, seppur con modifiche; questo, essendo interrato, non avevano idea dove passasse e non avevano più tempo di cercarlo, quindi decisero di farla esplodere. Fortunatamente molti pezzi vennero recuperati e preservati, per ricostruirla nel 1960 a forma e dimensioni originali, come la realizzò lo scultore romano Lorenzo Ottoni nel 1685. Tornando al Perticari, proprio uno dei pezzi della fontana scagliati per tutta la piazza, colpì e divelse la lettera, che andò persa. Nell'immediato dopoguerra ne venne realizzata un'altra, quanto possibile simile alle esistenti.

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via Cimarosa n. 69

I TRE ARCHI Di Villa Miralfiore si conosce il portale su via Solferino, del 1854, ma pochi sanno che esistevano due gemelli, uno sull'attuale viale della Liberazione e uno su via Cimarosa. L'attuale esistente, era ed è, l'ingresso principale alla villa, ingentilito da un lungo viale alberato, mentre quello sul viale della Liberazione, di fronte al piazzale Cinelli, demolito nel 1884 durante la costruzione della caserma Cialdini, era destinato alla visita del giardino. Questo, identico al principale, era composto da colonne in arenaria con soprastanti le mete roveresche (3 tronchi di cono di cui il centrale di maggior altezza). Il terzo portale è una particolarità, che si fatica a riscontrare sui documenti antichi, sono visibili le due colonne in laterizio, semicoperte da piante infestanti, facenti parte o di un terzo arco o di una cancellata, su via Cimarosa, proprio di fronte al civico 69. Tracciando una linea sulla mappa, che lo colleghi alla villa, si nota come fosse ortogonale al viale alberato principale.

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via Tebaldi n. 2

FALSA TARGA All'angolo tra via Tebaldi e Branca, una targa in cotto raffigura un'aquila monocipite (cioè con un'unica testa) e rivoltata (verso il fianco sinistro dello scudo, opposto a come solitamente vengono raffigurate). Nonostante supposizioni sulla storicità del pezzo relativamente al palazzo su cui è affisso, venne acquistato in un mercatino dell'usato nell'est Europa dal Piovaticci, proprietario dell'immobile.

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via Raggi n. 45

L'ALBERO MANGIA-FERRO In via Decio Raggi al termine della salita del sottoferrovia, sulla destra puoi vedere un albero che sta avvolgendo una grella abbandonata. La particolarità è che quella grella, cioè una piastra forata di acciaio e manganese, dovrebbe risultare dall'uso che ne fu fatto durante la 2^ guerra mondiale. Gli Stati Uniti, avevano bisogno di poter approntare, in poco tempo, di pavimentazioni stradali su suoli soffici (vicino a fiumi e coste) e di piste di atterraggio per aerei militari, in ogni luogo abbastanza ampio, senza i soliti lunghi lavori di pavimentazione. Vennero inventate da Gerald G. Greulich, da cui presero il nome grill, poi italianizzato in grella, queste lamiere di 66 libbre (circa 30 kg), larghe 15 pollici (0.381 m) per 10 piedi di lunghezza (3.048 m), facilmente agganciabili tra loro e fissabili al suolo con paletti a T. Resistenti a corrosione, impilabili per il trasporto, facilmente montabili, oltre che resistenti a pressione e spinte orizzontali dovute agli aerei in atterraggio o decollo; vennero largamente usate durante la 2^ guerra e pure durante la guerra di Corea e quella del Vietnam.

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