FERRATA SANT'ANTONE DI BUTI
near Buti, Toscana (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Bellissima ferrata quella di Buti. Non la classica ferrata che ti porta in cima ad una vetta o che aiuta a superare tratti altrimenti molto pericolosi tipo come avviene su quelle delle Apuane o Dolomiti ma una ferrata concepita come palestra di allenamento.
Pur non essendo lunghissima in questa ferrata è presente infatti tutto quello che si può trovare sulle ferrate in generale, un mix concentrato di salite, discese, traversi, tetti, camini e pure un piccolo ponte tibetano.
La via percorre un gruppo di rocce molto particolari e dalle forme bizzarre affioranti dalle pendici del Monte Serra in ambiente a mio avviso meno affascinante rispetto alle Apuane o Dolomiti ma comunque molto bello senza dimenticare che ci si trova in area protetta e con molte specie di piante anche rare. Il percorso si sviluppa in senso longitudinale da Sud - Est a Nord - Ovest ad un altezza abbastanza bassa e con un dislivello totale di soli 126 metri infatti all'attacco della ferrata siamo a 410 metri circa mentre all'uscita siamo a 536 metri.
Però, numeri a parte, è un itinerario da non sottovalutare e da considerarsi impegnativo per la presenza di passaggi tecnici a tratti esposti e diversi tratti da percorre in aderenza tanto da mettere a dura prova....specie le braccia perchè anche se ci si mette di impegno a cercare gli appigli sulla roccia per le mani non si può fare a meno dell'utilizzo del cavo specie nei tratti verticali.
Particolare di questa ferrata è che ogni piolo è numerato e questo aiuta a capire a che punto ci troviamo sapendo che in tutto i pioli numerati sono 178 ma anche per segnalare il punto esatto dove fare un eventuale intervento di manutenzione (CAI Pontedera).
Per arrivare a questa ferrata da Buti si sale in direzione Monte Serra per circa 4
Km lasciando l' auto in un parcheggio sulla destra della strada dove dall'altra parte è presente anche una casa cantoniera.
Invece all’uscita della ferrata ci troveremo in un piazzale panoramico adiacente alla solita strada provinciale del Monte Serra chiamato "Il Ghiaccetto“.
Il ritorno al punto di partenza avviene facendo un sentiero abbastanza ripido e segnalato che inizia sulla sinistra del piazzale (schiena a monte). In alternativa si può percorrere circa 2 Km la Provinciale in discesa.
Dal punto di sosta dell'auto si percorrono a piedi circa 200 metri di strada in salita e sulla destra troveremo un cartello indicatore con scritto "Ferrata". Il sentiero si inerpica per un breve tratto ed è segnalato con targhette rosso/bianche e in 5 minuti siamo all’attacco.
Dopo un breve tratto orizzontale si deve affrontare la prima difficoltà e cioè un tratto verticale, tecnicamente impegnativo, aiutato da alcune staffe infisse nella roccia....è il benvenuto alla ferrata. L’attacco alla scaletta non è dei più semplici e dà il senso della ferrata che risulterà particolarmente impegnativa.
Per questo punto consiglio di portarsi un rinvio cosi appena siamo sulla scaletta possiamo attaccarsi con esso alla stessa e riposarsi un pò. A dire il vero non ci avevo pensato ma è stato un consiglio provvidenziale di Emanuele che questa ferrata l'aveva già fatta. Finita la scaletta troviamo un passaggio orizzontale ben esposto e poco appoggiato su una roccia che però fornisce buona aderenza. Però attenzione perchè ci sono tanti spigoli e sporgenze che potrebbero creare qualche problema. Il casco, vista la caratteristica della roccia è più che obbligatorio!! .
Questo è il punto in cui ad Emanuele casca il telefono per cui si spiega in questo modo che le foto alla fine le ho fatte quasi tutte io.
Alla fine l'importante è che il telefono sia riuscito a recuperarlo e pur avendo rotto il vetro funzionava lo stesso!. Forse la madonnina della ferrata da lassù ha fatto il miracolo!.
Si superano alcuni passaggi verticali, la Madonnina della Ferrata appunto, un passaggio verticale in discesa che non consente di vedere l’appoggio ed un passaggio obliquo in aderenza...tutto un mix di cose che in breve fanno accusare fatica fisica e mentale. Si arriva quindi al chiodo 64 che rappresenta la fine del primo tratto. Qui è possibile, per chi non vuole proseguire oltre, raggiungere la sommità dell’intero percorso o tornare all'auto seguendo quel sentiero segnato che come scritto prima sarebbe la via di ritorno. Si fa un passaggio nel bosco facendo attenzione alle foglie di Leccio che sono scivolose. Al chiodo 105 finisce il secondo tratto.
Ora arriva il bello! . Dopo il secondo tratto ci attende un pezzo in verticale. Il terzo tratto (con alcune brevi interruzioni) è quello finale ma più tosto perchè presenta un paio di
passaggi impegnativi in verticale prima del ponte tibetano. Al chiodo 165 la ferrata presenta un bivio: andando a sinistra si affronta un mini ponte tibetano che ci porta da un lato all’altro di un “camino” dal quale usciremo in verticale e con difficoltà dalla ferrata. Se invece, al bivio prima detto, saliremo in verticale verso destra usciremo dalla ferrata senza grandi difficoltà.
Ho dovuto ridisegnare fedelmente il percorso fatto perchè il segnale gps, essendo un percorso fra le roccie, prendeva male e la traccia si spostava da se. Si spiega cosi del perchè un paio di waypoint non sono allineati alla traccia e soprattutto perchè il tempo di percorrenza risulta essere di poco più di 1 ora.
In verità dalla partenza all'arrivo (auto) ci vogliono fra le 2 e le 3 ore pause incluse.
Il percorso può essere fatto tutto l'anno ma possibilmente con terreno asciutto.
Ci vuole il kit da ferrata, guanti, il casco, un rinvio e tanta forza di braccia.
Per ulteriori info, commenti e foto vi consiglio di visitare il sito www.vieferrate.it .
Pur non essendo lunghissima in questa ferrata è presente infatti tutto quello che si può trovare sulle ferrate in generale, un mix concentrato di salite, discese, traversi, tetti, camini e pure un piccolo ponte tibetano.
La via percorre un gruppo di rocce molto particolari e dalle forme bizzarre affioranti dalle pendici del Monte Serra in ambiente a mio avviso meno affascinante rispetto alle Apuane o Dolomiti ma comunque molto bello senza dimenticare che ci si trova in area protetta e con molte specie di piante anche rare. Il percorso si sviluppa in senso longitudinale da Sud - Est a Nord - Ovest ad un altezza abbastanza bassa e con un dislivello totale di soli 126 metri infatti all'attacco della ferrata siamo a 410 metri circa mentre all'uscita siamo a 536 metri.
Però, numeri a parte, è un itinerario da non sottovalutare e da considerarsi impegnativo per la presenza di passaggi tecnici a tratti esposti e diversi tratti da percorre in aderenza tanto da mettere a dura prova....specie le braccia perchè anche se ci si mette di impegno a cercare gli appigli sulla roccia per le mani non si può fare a meno dell'utilizzo del cavo specie nei tratti verticali.
Particolare di questa ferrata è che ogni piolo è numerato e questo aiuta a capire a che punto ci troviamo sapendo che in tutto i pioli numerati sono 178 ma anche per segnalare il punto esatto dove fare un eventuale intervento di manutenzione (CAI Pontedera).
Per arrivare a questa ferrata da Buti si sale in direzione Monte Serra per circa 4
Km lasciando l' auto in un parcheggio sulla destra della strada dove dall'altra parte è presente anche una casa cantoniera.
Invece all’uscita della ferrata ci troveremo in un piazzale panoramico adiacente alla solita strada provinciale del Monte Serra chiamato "Il Ghiaccetto“.
Il ritorno al punto di partenza avviene facendo un sentiero abbastanza ripido e segnalato che inizia sulla sinistra del piazzale (schiena a monte). In alternativa si può percorrere circa 2 Km la Provinciale in discesa.
Dal punto di sosta dell'auto si percorrono a piedi circa 200 metri di strada in salita e sulla destra troveremo un cartello indicatore con scritto "Ferrata". Il sentiero si inerpica per un breve tratto ed è segnalato con targhette rosso/bianche e in 5 minuti siamo all’attacco.
Dopo un breve tratto orizzontale si deve affrontare la prima difficoltà e cioè un tratto verticale, tecnicamente impegnativo, aiutato da alcune staffe infisse nella roccia....è il benvenuto alla ferrata. L’attacco alla scaletta non è dei più semplici e dà il senso della ferrata che risulterà particolarmente impegnativa.
Per questo punto consiglio di portarsi un rinvio cosi appena siamo sulla scaletta possiamo attaccarsi con esso alla stessa e riposarsi un pò. A dire il vero non ci avevo pensato ma è stato un consiglio provvidenziale di Emanuele che questa ferrata l'aveva già fatta. Finita la scaletta troviamo un passaggio orizzontale ben esposto e poco appoggiato su una roccia che però fornisce buona aderenza. Però attenzione perchè ci sono tanti spigoli e sporgenze che potrebbero creare qualche problema. Il casco, vista la caratteristica della roccia è più che obbligatorio!! .
Questo è il punto in cui ad Emanuele casca il telefono per cui si spiega in questo modo che le foto alla fine le ho fatte quasi tutte io.
Alla fine l'importante è che il telefono sia riuscito a recuperarlo e pur avendo rotto il vetro funzionava lo stesso!. Forse la madonnina della ferrata da lassù ha fatto il miracolo!.
Si superano alcuni passaggi verticali, la Madonnina della Ferrata appunto, un passaggio verticale in discesa che non consente di vedere l’appoggio ed un passaggio obliquo in aderenza...tutto un mix di cose che in breve fanno accusare fatica fisica e mentale. Si arriva quindi al chiodo 64 che rappresenta la fine del primo tratto. Qui è possibile, per chi non vuole proseguire oltre, raggiungere la sommità dell’intero percorso o tornare all'auto seguendo quel sentiero segnato che come scritto prima sarebbe la via di ritorno. Si fa un passaggio nel bosco facendo attenzione alle foglie di Leccio che sono scivolose. Al chiodo 105 finisce il secondo tratto.
Ora arriva il bello! . Dopo il secondo tratto ci attende un pezzo in verticale. Il terzo tratto (con alcune brevi interruzioni) è quello finale ma più tosto perchè presenta un paio di
passaggi impegnativi in verticale prima del ponte tibetano. Al chiodo 165 la ferrata presenta un bivio: andando a sinistra si affronta un mini ponte tibetano che ci porta da un lato all’altro di un “camino” dal quale usciremo in verticale e con difficoltà dalla ferrata. Se invece, al bivio prima detto, saliremo in verticale verso destra usciremo dalla ferrata senza grandi difficoltà.
Ho dovuto ridisegnare fedelmente il percorso fatto perchè il segnale gps, essendo un percorso fra le roccie, prendeva male e la traccia si spostava da se. Si spiega cosi del perchè un paio di waypoint non sono allineati alla traccia e soprattutto perchè il tempo di percorrenza risulta essere di poco più di 1 ora.
In verità dalla partenza all'arrivo (auto) ci vogliono fra le 2 e le 3 ore pause incluse.
Il percorso può essere fatto tutto l'anno ma possibilmente con terreno asciutto.
Ci vuole il kit da ferrata, guanti, il casco, un rinvio e tanta forza di braccia.
Per ulteriori info, commenti e foto vi consiglio di visitare il sito www.vieferrate.it .
Waypoints
Comments (5)
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Ciao! Ti volevo chiedere un parere visto che sei molto esperto di ferrate e hai fatto un sacco di cose!
Stavo programmando di pensare di affrontare la ferrata Sant’antone a Buti! Però con queste classificazioni un po’ strane e contrastanti non riesco a capire se sia per adesso nelle mie corde..
ti dico che ho affrontato Bismantova, Tridentina al Pisciadù e Toblin (ti cito quelle più difficili che per adesso ho fatto).
Grazie!!
Ciao Alice. Per la Buti informati perche il primo dei tre settori era stato chiuso e credo non sia ancora agibile. E' una breve ferrata ma tecnicamente abbastanza impegnativa dove si deve fare quasi sempre forza sul cavo
okay! ma oltre all’impegno fisico (di cui credo disporne)considerando le ferrate che ti ho detto, pensi che come esperienza di ferrate possa essere sufficiente per affrontarla?
Sono tutte diverse. Io fra quelle che hai elencato ho fatto Toblin e Bismantova e la Buti forse e' poco piu impegnativa seppur breve. Ti consiglio di vedere anche su vieferrate.it
Ti ringrazio molto! 🤗