Anello Monte Faito e Monte Pizzone da Piano Alvanella - Monteforte (AV) Parco del Partenio

Allenamento nel Parco del Partenio, sulle sue vette più meridionali, con partenza da Piano Alvanella, zona periferica di Monteforte: le possibilità di parcheggio possono essere 2: dal ristorante Quagliarella a via Garibaldi con quest'ultima che permetterebbe anche di percorrere il CAI 212 che conduce sino a Capo Castello di Mercogliano, passando per Monte Carafone, partendo da Piazza del Borgo, luogo ove è presente una fontana, una prima serie di maioliche che ritraggono il mondo agreste e delle scale che permettono di salire a via Pendino.
Questa andrà percorsa sino in fondo, superando altre maioliche agresti per svoltare prima a sx, poi a dx per percorrere via Borgo ove si apprezzano subito i ruderi del Castello di Monteforte , probabilmente un antico castrum romano, su cui fu edificato un castello vero e proprio probabilmente dai Longobardi nel VII-VIII secolo. La storia del Castello di San Martino è antichissima: si trovano tracce della sua esistenza già durante la seconda guerra punica, (combattuta tra Roma e Cartagine dal 218 a.C al 202 a.C), quando Annibale Barca vi passa tornando da Capua in direzione di Canne, dove preparerà la storica trappola ai Romani. La prima notizia sicura che si ha del borgo è contenuta in un documento del 1102 conservato nell'Archivio di Montevergine.
Nel periodo angioino, passò ai Principi di Montfort e vi dimorò il conte Guido de Monfort che uccise nel 1271 nella cattedrale di Viterbo il Principe Enrico d'Inghilterra. Macchiatosi del delitto, venne privato dei possedimenti che passarono alla famiglia Orsini, alla cui casata rimasero fino al 1806.
Il Castello venne fatto ristrutturare e trasformato in residenza estiva da Carlo d'Angiò che vi dimorò più volte dal 1271 al 1280.
Fu abbandonato a se stesso dal XVI secolo; la leggenda vuole che in esso vi fossero sepolti chissà quali tesori, purtroppo questa diede modo a mani avide di completarne la distruzione. Poco più avanti, svoltando leggermente a sx, inizia il vero e proprio CAI 216 che inizialmente si sviluppa in un'area picnic e giochi su un basolato che inizia ad inerpicarsi in un bosco mesofilo che consta prevalentemente di castagni, faggi ed aceri accompagnati da un sottobosco di felci, ginestre (non attualmente in fiore) e qualche rovo: questo areale, nel periodo estivo, gode di una florida vegetazione che impedisce nettamente passaggi fuori sentiero, sconsigliabili per evitare contatti con zecche in considerazione della presenza di zone attive di pascolo ovino. Il bosco è un buon riparo dal sole ed al km 1,53 circa si svolta a sx, compiendo quasi una U, andando a scavalcare un primo canalone che interessa il versante NE di Monte Pizzone, la cui parte più bassa sembra quasi fatto a scaloni. Si continua su una sterrata fatta prevalentemente di terreno, allo stato attuale polveroso e comunque tipico del castagneto (ossia che nelle prime situazioni di pioggia diviene vero e proprio fango, sicuramente ostico da attraversare). I segni CAI accompagnano costantemente i passaggi, fatti da tornantini più stretti che offrono nella faggeta qualche feritoia che permette scorci di panorama, oggi non nitido per la foschia correlata alla commistione della sabbia del Sahara con altre particelle aeree. Al km 2,1 si perde un po' il sentiero (si dovrebbe seguire un sentiero molto più largo), pertanto occorre rimediare al km 2,26 una salita improvvisata su un terreno fragile che non è affrontabile in corsa, ma con un movimento più controllato coadiuvato dai bastoncini. Si riprende un grosso sentiero che si inerpica nuovamente in un bosco più fitto, accompagnato da segni CAI, ma poi sbarrato da una serie di alberi caduti al km 2,57 che rendono necessario ricercare una via meno pulita per aggirarli: tocca salire su un crinale vittima di un'importante opera di disboscamento dei faggi per sbucare su una carrareccia che segue i prati di ambretta, graminacee e trifoglio; si può decidere di lasciare l'asfaltata per raggiungere le antenne di Monte Faito (l'erba è davvero molto alta) che offre veduta sul trio Monte Calvarine, Toppa Spino e le 2 cime di Monte Vergine, guardando a N-NE, spostando i propri occhi a NO si nota la cresta di Monte Faggeto, Cappello del Vavero e Monte Il Castello; a S, l'abitato di Quindici con Pizzo D'Alvano e Monte Torrenone. L'asfaltata è l'unica via di collegamento con la cima più alta, Monte Pizzone che si raggiunge attraverso un sentiero che a partire dal km 4,1 solca letteralmente i prati sommitali e culmina in una croce, una panchina ed una scultura della Madonna, offrendo un panorama a 360° che arriva sino al Golfo di Napoli nelle giornate più nitide, con la barriera a SO del Vesuvio, a S con Pizzo D'Alvano e Monte Torrenone, spostando gli occhi a SE si apprezzano i Monti Picentini più settentrionali (Monte dell'Uovo. Monte Mai, Pizzo San Michele, Tuppo dell'Uovo); a N emerge il trio Monte Calvarine, Toppa Spino e Monte Vergine che più ad O sono seguiti da Toppola Grande, mentre Monte Faito con le sue Antenne offre la sua sella screziata dal giallo della fioritura dei castagni e qualche ginestra con il verde offerto soprattutto dai castagni che dominano numericamente anche rispetto ai faggi; tuttavia, le felci offrono il muro arboreo più consistente in questo periodo. E' possibile proseguire sulla cresta, in direzione SO per ammirare altri crinali e vertici di minore quota, meno osservabili dal culmine di monte Pizzone, come Monte Sole e Monte Carafone e ad E Monte Esca e Faliesi.
I prati sommitali restano lussureggianti e non è possibile individuare punti di discesa da poter improvvisare, pertanto si ritorna indietro e prima della svolta sull'asfaltata, al km 5,5, emerge un sentierino che coinciderebbe con il CAI 216 che riporta nuovamente nel bosco, accompagnato da segni vetusti sempre abbastanza evidenti, soprattutto sui fusti, sino a discendere un'enorme carrareccia dal fondo terroso (probabilmente scavata per vincere le pendenze di Vallone dell'Olmo, cui si "disprezza" sulla dx il disastro legato al disboscamento) che in un certo qual modo interrompe il prosieguo sul CAI 216 (di fatto interrotto) e comporta un giro più lungo che a circoscrivere Monte Faggeto, ricavato presumibilmente nel corso di qualche manifestazione ciclistica, come dimostrano anche delle fasce azzurre appese sui rami per indicare il prosieguo di sentiero, che lascia adito a pochi dubbi sul suo decorso, inizialmente ripido.
Ai piedi di Monte Faggeto è presente un grosso recinto con tanti ovini ed almeno 5 cani latranti, per cui è necessario farsi notare dal pastore presente per evitare spiacevoli conseguenze. Il sentiero diviene a mano a mano sempre più dolce per ripresentare pendenze più marcate una volta percorsa l'asfaltata, con i castagni che presentano la loro bellezza con il panorama, dei rifiuti ingombranti lasciati da incivili.
Gli ultimi punti di interesse sono il piazzale con la Chiesa di San Martino, la cui scalinata ripercorre la via crucis, sino a riportare al punto di partenza.
L'intero itinerario vale sia come allenamento di trail running che di escursionismo ed è abbastanza coperto dal bosco e privo di punti intermedi per procacciare acqua: indispensabili adeguate calzature dalla suola sagomata e pantaloni lunghi in un periodo interessato a vegetazione fitta e talora invasiva e coprente anche dei sentieri.