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Vetta ed un ramo di anello del Monte Cucco (innevato)

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Trail stats

Distance
5.09 mi
Elevation gain
1,811 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,811 ft
Max elevation
5,285 ft
TrailRank 
34
Min elevation
5,285 ft
Trail type
Loop
Time
2 hours 56 minutes
Coordinates
9304
Uploaded
July 22, 2022
Recorded
February 2022
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near Val di Ranco, Umbria (Italia)

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Itinerary description

Escursione invernale, in un periodo in cui la caduta di precipitazioni ha avuto tregua. Il cammino programmato sarebbe stato quello del giro dell'intero monte Cucco, da Sigillo, ma a causa della ripresa di nevischio ed un tratto irto, ghiacciato e scivoloso da ramponi, superato il bosco e raggiunta la grotta, ci si è accontentati di compiere solo metà giro, tralasciando il prosieguo sul sentiero CAI 226. La possibilità di parcheggio è ampia, in direzione di Val di Ranco, fino ad arrivare all’area di decollo sud dei deltaplani, dove si trovano sovente appassionati del genere, sfruttando le particolari correnti ascensionali, presenti anche in questa giornata, decisamente ventilata: all'attività è dedicata anche una statua metallica dalla fattezze femminili, dotata di ali che ricordano proprio un deltaplano.
Il sentiero 226 inizia già da qui e porta in piano, fra le praterie dalle quali si diparte una strada bianca nel costone del monte (ancora non invaso da neve) da cui sono visibili i paesi pedemontani, racchiusi in una cerchia di dolci colline, mentre nell’orizzonte lontano si intravedono i monti Subasio, Terminillo e
con cielo limpido anche l'Amiata, fino all'intersezione di segnavia della Valcella (ove vi è anche l'omonimo rifugio) fra 240, 239 ed il prosieguo del 226. Si sceglie di seguire il 239 che porta sino alla cima del monte Cucco, ammirando gli alberi spogli ingrigiti e spruzzati di bianco dal deposito di neve. Si sale di circa 270 m in 1 km, prima su un tratto di sbrecciato più ristretto ed interessato da neve, incrociando altri segnavia su cui sono attaccati spuntoni di ghiaccio, variabilmente aguzzi a causa dell'attività del vento, sino a raggiungere nella preponderante nebbia, l'inizio di nevischio e vento una prima grossa croce in crinale, con assenza di un vero e proprio sentiero ed i fili d'erba che hanno acquisito l'affascinante aspetto di rotondi funghetti di ghiaccio.
La nebbia è sempre più fitta ed altrettanto il vento soffia con forza, tuttavia i prati sommitali non sono esposti dal crinale che parte da sud, quindi si raggiunge la vetta aiutandosi anche con gli omini di pietra distribuiti in questo tratto; la cima è riconoscibile da una croce di ferro più piccola, anch'essa ricoperta di ghiaccio, purtroppo si perde il fantastico panorama normalmente apprezzabile:a sud i Sibillini, il Terminillo, i Monti della Laga, ad est il Conero e la costa adriatica, a nord le Serre di Burano, il Catria, il Nerone, il Casentino, il Falterona, a ovest le colline di Perugia e il Trasimeno, l’Argentario e l’Amiata.
Si riscende dallo stesso percorso di salita, in maniera più irregolare, aiutandosi un po' con il GPS, un po' con gli omini di pietra, non essendoci bosco od alberi, ma prati sommitali nati secondariamente, dall’attività di pastorizia che già dall’epoca romana era orientata al disboscamento delle cime dei rilievi per ricavare maggiori spazi di pascolo; il resto lo ha fatto la pressione del bestiame, superiore alla capacità di carico, soprattutto nei versanti molto acclivi dove un degradamento dei prati e l’affioramento del substrato roccioso
che mette in risalto l’orizzonte geologico del monte Cucco, costituito da calcare massiccio in banchi di notevole spessore. Tornati al primo incrocio, si segue il CAI 226 in direzione della grotta del Cucco, con un primo tratto nel bosco caratterizzato da faggi, sorbi ed aceri spogli in un fondo di fogliame rosso. Nel prosieguo, andando verso la parte NE inizia a prevalere il fondo bianco, ghiacciato, attraversando anche qualche tratto esposto e non protetto da staccionata, ove il fondo è particolarmente sdrucciolevole ed occorre muoversi con prudenza.
Arrivati alla grotta, si ritorna sino al punto di partenza, nell'area di decollo sud.
L'escursione completa avrebbe avuto sicuramente tratti impegnativi ed anche esposti 8è noto il fenomeno carsico di questo monte ed il deposito in profondità di acqua derivante da precipitazioni che ha generato inghiottitoi, oltre che a grotte.
Consigliata idonea attrezzatura da trekking, anche ramponcini in periodi come febbraio, valutando per la propria incolumità quali tratti possono essere effettuati o meno.

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