Faggio secolare, Colle Grufoleta e Monte Pennino da Bagnara - Nocera Umbra (PG)
near Bagnara, Umbria (Italia)
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Itinerary description
Escursione di stampo naturalistico compiuta nell'areale del cosiddetto "gigante" dell'Appennino umbro-marchigiano in una giornata immediatamente successiva a nevicate e piogge che non saranno mancate neanche nelle prime ore del mattino, rendendo il terreno umido e sicuramente meno stabile rispetto ai periodi maggiormente caldi.
I passaggi sono stati compiuti su CAI 314, 280 D (la traccia parallela al medesimo, nel bosco, completamente priva di segni CAI) e tanti passaggi improvvisati dettati dall'esigenza e da limiti legati all'orientamento o alla semplice esigenza di abbreviare il cammino.
Pertanto, alle motivazioni di sopra si aggiunge anche l'inaspettato e prepotente ritorno della "dama bianca" che ha presentato accumuli disomogenei, a partire dai 1100 m circa, rendendo necessario l'uso dei ramponcini associati ai bastoncini telescopici per vincere pendenza e scivolosità legata ad un sentiero a tutti gli effetti invernale, anche per vento e temperatura percepita in cresta che si aggirava sui -6°C: nei prossimi giorni continuerà il deposito di neve, con relativa trasformazione in ghiaccio, quindi consiglio il sentiero solo ad escursionisti avvezzi ai movimenti su neve e ghiaccio, all'uso ed al possesso di attrezzature per fronteggiare le insidie legate a sentieri che mutano in aspetto, percorrenza e fondo. Segnalo anche l'errore compiuto al km 0,8, difatti, invece di proseguire diritto, come da segno CAI, imbocco una salita afinalistica a dx, suggerendo di non farla in virtù di valloni e strapiombi che caratterizzano il primo passaggio nel bosco di quercete e ciclamini.
Il punto di partenza è da Bagnara, frazione di Nocerà Umbra votata più alle produzioni industriali, il cui campo sportivo rappresenta un comodo punto di sosta per l'auto. Si segue la strada asfaltata, imboccando la dx secondo istruzione del segnavia del CAI 314, iniziando la salita sulla larga pietraia che origina nella curva che volge a dx. Come già anticipato, al km 0,8 è stato commesso un errore di prosieguo, infatti è sufficiente individuare il segno CAI su un fusto a dx e proseguire diritto verso la carrareccia che decorre verso il basso e si mantiene molto larga con fondo prevalentemente fatto da pietre fino al km 2,4 km, cui compare un appariscente segno CAI che indica di salire a dx (L rovesciata in bianco e rosso) su una roccia che precede una piccola formazione sulla sx, con il fondo che inizia ad essere popolato da un ingente numero di ciclamini in tutto il suo decorso sia in querceta che poi in faggeta.
Il sentiero inizia a restringersi e presentarsi maggiormente infido non solo per la presenza di terreno misto a fogliame caduto e pietre e sassi più grossi, ma anche per la progressiva riduzione della larghezza di sentiero che avrà passaggi anche occultamente esposti sul vallone che si distribuisce fra Colle Grugnoleta e Monte Finiglia, del quale appare in panoramica, alle spalle ed alla via di ritorno in paese, una balza di roccia inverdita dalla macchia che si mostra a mo' di promontorio.
E' evidente che il sentiero sia poco frequentato in quanto appaiono frequentemente tronchi di alberi caduti e soprattutto arbusti e giovani alberi che invadono il sentiero che si presenta poco pulito in tutti i suoi passaggi e maggiormente insidioso quando umido, soprattutto nei punti più ripidi. Tale condizione si ripete sino al km 2,9, incamminandosi ormai in faggeta con la pendenza che impenna al di sopra di un canalone ed i segni CAI che scompaiono come anche il sentiero, quindi decido di risalire sul crinale, cercando maggiore visibilità rispetto alla mezza costa boschiva, compiendo movimenti con ausilio di tronchi e bastoncini telescopici per vincere pendenza e scivolosità senza prendere rischi eccessivi per rovinose cadute. Istintivamente, in un prato con fioriture di gigli di Provenza, Veronica glauca ed un pero corvino, tramite GPS si cerca di individuare nuovamente una traccia di sentiero per proseguire, in saliscendi (non sempre molto comodi, con qualche punto di frana e invasione di radici del terreno) porta sino alla piana (punto di Passo) fra Colle Grugnoleta e Monte Pennino, il cui versante settentrionale appare imbiancato, così come altri punti dei crinali che si stagliano in questo ambiente.
Dirigendosi in direzione E-NE, dal prato di asfodeli, sfioriti a causa delle basse temperature e dalla caduta della neve che non ha minimamente scalfito le fioriture dei gialli ranuncoli, si individua un "laccio" azzurro legato al ramo di un faggio, suggerendo l'imbocco del sentiero riportato sulle app come 280 D che procede nel punto di mezza costa boschivo rispetto al 280 D che decorre ad altitudine minore nella cosiddetta Macchia di Lori.
I primi passaggi sono lievemente difficoltosi per umidità, qualche deposito di neve, assenza di segni CAI (praticamente permanente nel decorso di questo sentiero, probabilmente improvvisato o comunque andato perduto dal disuso) e qualche lieve franetta che restringe il sentiero rende tali passaggi più difficoltosi, anche a causa dell'inclinazione del crinale verso sx (a salire, in direzione S). I movimenti in questa parte di rigogliosa faggeta, sono intuitivi, superati 1100 m i depositi di neve sono disomogenei, ma costanti, tuttavia si raggiunge il magnifico faggio secolare del km 4,2 agevolmente. Superato tale tratto iniziano le maggiori difficoltà di orientamento per un inasprimento della pendenza laterale, oltre che quella di ascesa, con alcuni punti che a salire sulla destra quasi sembrerebbero verticalizzare. Ogni passaggio va ponderato e diviene necessario l'uso di ramponcini nella mistura di terreno, neve il cui spessore tende ad aumentare e fogliame verde caduto: un temporale minaccia sonoramente l'incombenza, data la nota instabilità di giornata, decido di ritornare indietro per evitare possibili difficoltà legate ad un terreno che tende a divenire sempre più ostico all'avanzamento verso sud. Ritornato alla piana nei pressi di Colle Grugnoleta, osservato lo strapiombo del bosco ed una piccola falesia del Colle, decido di salire, attraversando il brevissimo canalino fra due pareti che tendono a scendere quasi in verticale, su fondo roccioso (km 5,6) per arrivare sul Colle ed osservare panorama e cielo: si nota subito la cresta che prosegue quasi totalmente verde che porta a NO a Monte Finiglia, mentre spostando lo sguardo ad E, salendo sempre più a N, si nota il progressivo aumento di neve da Monte Rangora, al Linguaro, riconoscibile dalle balzette sul suo crinale O-NO, al Vermenone, tutti dal capo imbiancato. A S si impone la sagoma di Monte Pennino, di cui si osserva la sagoma del suo crinale settentrionale con accumuli di neve progressivamente più consistenti, la parte occidentale ove è situata una miniera ed una boscaglia di faggi che si dirada, concludendosi in un punto occultamente esposto.
Osservando il cielo decido di fare un tentativo di raggiungere la cima del Pennino attraversando la lunga strada bianca del CAI 314, risalendo istintivamente il crinale dato che i segni del sentiero non sono visibili, cercando di scansare per quanto possibile i punti di accumulo di neve nel prato, il cui terreno umido può affossare il movimento solo nel punto cui si tocca da vicino la carreggiata, notando prima qualche segno CAI su massi e fusti.
Per 2,3 km si percorrono i larghi tornanti dalla lieve salita, ammirando il verde ed il giallo dei prati che chiazzati dal bianco e con guadagnare quota divenire pezzature della dama bianca che mostra segni di galaverna vera e propria solo sui 1400 m. Si compie un taglio del CAI 314 nel momento in cui si individua una sella che ha variabili accumuli di neve, nella parte più bassa persino sino a 80-90 cm per l'affondamento delle gambe: salendo la cresta si rende nuovamente necessario l'uso dei ramponcini che coadiuvano la discesa su un'altra selletta, quella terminale nel raggiungere la cima, con raffiche di vento che soffiano in maniera sempre più costante, mentre il cielo mostra un'enorme distesa color ardesia che va ad occultare il sole.
Quella che fu la gran croce di monte Pennino non è più presente, spazzata via dall'impeto dei refoli, resta un segno geodetico su una base cubica e soprattutto il bel panorama che si può ammirare a quasi 1600 m: il ravvicinato Colle della Croce, a SO, si nota molto imbiancato e con la caratteristica doppia croce, ma è a SE che lo sguardo è catturato dalla catena dei Sibillini che emerge con bianco su tutte le cime minori, la valli ed i colli che restano verdi (in particolare si notano Monte Bove, Pizzo Tre Vescovi, Monte Priora, Monte Rotondo, Monte Cacamillo e Pietralata); a N-NE si notano i vicini Monte Linguaro, Vermenone e riconoscibile Monte Vicino con il suo profilo simile a vulcano con la sommità imbiancata; a N-NO si notano invece le altre cime del gruppo dell'Appennino Umbro-Marchigiano, arrivando a Monte Cucco e Catria che svettano sugli altri.
Nel punto panoramico è possibile osservare l'intera Valle Scurosa ed i suoi profili, sino ad estendere la vista su Monte Igno.
Si ripete a ritroso la parte già percorsa (con qualche lieve differenza sul CAI 314 sui prati, poiché i segni CAI sono maggiormente visibili e permettono persino di passare nel boschetto che precede la sella con Colle Grufoleta, per ritornare sui saliscendi che conducono prima alla faggeta posta fra il suddetto colle e Monte Finiglia, compiendo stavolta la curva a sx guidata dai segni CAI che agevolano un passaggio fra bosco e sottobosco in assenza di un vero e proprio sentiero anche per la presenza di rami spezzata, massi e deformità del fondo. Non resta che chiudere l'escursione sino al punto di partenza, nella consapevolezza che i periodi di deposito di neve e ghiaccio rendono più impegnativi i passaggi di bosco a mezza costa anche per orientamento ed inclinazione sul versante: in questi periodi, oltre che l'uso indispensabile da calzature in goretex a stivaletto e bastoncini, sono consigliabili le ghette ed i ramponi/ramponcini a seconda della consistenza del ghiaccio. Nel periodo estivo, in assenza totale di fonti è opportuno anzitutto avere un'adeguata scorta di acqua e adoperare gli accorgimenti del periodo, prendendo in considerazione soprattutto i passaggi in faggeta che riparano molto bene dalla radiazione solare.
Il panorama apprezzabile dal gigante dell'Appennino umbro-marchigiano donerà prospettive inaspettate ed idee in una rete sentieristica abbondante, spesso non frequentata e per tal ragione suscettibile alla perdita di segnali e semplicemente di tracce evidenti che si confondono con tratturi disegnati dal passaggio di grossi animali da reddito.
I passaggi sono stati compiuti su CAI 314, 280 D (la traccia parallela al medesimo, nel bosco, completamente priva di segni CAI) e tanti passaggi improvvisati dettati dall'esigenza e da limiti legati all'orientamento o alla semplice esigenza di abbreviare il cammino.
Pertanto, alle motivazioni di sopra si aggiunge anche l'inaspettato e prepotente ritorno della "dama bianca" che ha presentato accumuli disomogenei, a partire dai 1100 m circa, rendendo necessario l'uso dei ramponcini associati ai bastoncini telescopici per vincere pendenza e scivolosità legata ad un sentiero a tutti gli effetti invernale, anche per vento e temperatura percepita in cresta che si aggirava sui -6°C: nei prossimi giorni continuerà il deposito di neve, con relativa trasformazione in ghiaccio, quindi consiglio il sentiero solo ad escursionisti avvezzi ai movimenti su neve e ghiaccio, all'uso ed al possesso di attrezzature per fronteggiare le insidie legate a sentieri che mutano in aspetto, percorrenza e fondo. Segnalo anche l'errore compiuto al km 0,8, difatti, invece di proseguire diritto, come da segno CAI, imbocco una salita afinalistica a dx, suggerendo di non farla in virtù di valloni e strapiombi che caratterizzano il primo passaggio nel bosco di quercete e ciclamini.
Il punto di partenza è da Bagnara, frazione di Nocerà Umbra votata più alle produzioni industriali, il cui campo sportivo rappresenta un comodo punto di sosta per l'auto. Si segue la strada asfaltata, imboccando la dx secondo istruzione del segnavia del CAI 314, iniziando la salita sulla larga pietraia che origina nella curva che volge a dx. Come già anticipato, al km 0,8 è stato commesso un errore di prosieguo, infatti è sufficiente individuare il segno CAI su un fusto a dx e proseguire diritto verso la carrareccia che decorre verso il basso e si mantiene molto larga con fondo prevalentemente fatto da pietre fino al km 2,4 km, cui compare un appariscente segno CAI che indica di salire a dx (L rovesciata in bianco e rosso) su una roccia che precede una piccola formazione sulla sx, con il fondo che inizia ad essere popolato da un ingente numero di ciclamini in tutto il suo decorso sia in querceta che poi in faggeta.
Il sentiero inizia a restringersi e presentarsi maggiormente infido non solo per la presenza di terreno misto a fogliame caduto e pietre e sassi più grossi, ma anche per la progressiva riduzione della larghezza di sentiero che avrà passaggi anche occultamente esposti sul vallone che si distribuisce fra Colle Grugnoleta e Monte Finiglia, del quale appare in panoramica, alle spalle ed alla via di ritorno in paese, una balza di roccia inverdita dalla macchia che si mostra a mo' di promontorio.
E' evidente che il sentiero sia poco frequentato in quanto appaiono frequentemente tronchi di alberi caduti e soprattutto arbusti e giovani alberi che invadono il sentiero che si presenta poco pulito in tutti i suoi passaggi e maggiormente insidioso quando umido, soprattutto nei punti più ripidi. Tale condizione si ripete sino al km 2,9, incamminandosi ormai in faggeta con la pendenza che impenna al di sopra di un canalone ed i segni CAI che scompaiono come anche il sentiero, quindi decido di risalire sul crinale, cercando maggiore visibilità rispetto alla mezza costa boschiva, compiendo movimenti con ausilio di tronchi e bastoncini telescopici per vincere pendenza e scivolosità senza prendere rischi eccessivi per rovinose cadute. Istintivamente, in un prato con fioriture di gigli di Provenza, Veronica glauca ed un pero corvino, tramite GPS si cerca di individuare nuovamente una traccia di sentiero per proseguire, in saliscendi (non sempre molto comodi, con qualche punto di frana e invasione di radici del terreno) porta sino alla piana (punto di Passo) fra Colle Grugnoleta e Monte Pennino, il cui versante settentrionale appare imbiancato, così come altri punti dei crinali che si stagliano in questo ambiente.
Dirigendosi in direzione E-NE, dal prato di asfodeli, sfioriti a causa delle basse temperature e dalla caduta della neve che non ha minimamente scalfito le fioriture dei gialli ranuncoli, si individua un "laccio" azzurro legato al ramo di un faggio, suggerendo l'imbocco del sentiero riportato sulle app come 280 D che procede nel punto di mezza costa boschivo rispetto al 280 D che decorre ad altitudine minore nella cosiddetta Macchia di Lori.
I primi passaggi sono lievemente difficoltosi per umidità, qualche deposito di neve, assenza di segni CAI (praticamente permanente nel decorso di questo sentiero, probabilmente improvvisato o comunque andato perduto dal disuso) e qualche lieve franetta che restringe il sentiero rende tali passaggi più difficoltosi, anche a causa dell'inclinazione del crinale verso sx (a salire, in direzione S). I movimenti in questa parte di rigogliosa faggeta, sono intuitivi, superati 1100 m i depositi di neve sono disomogenei, ma costanti, tuttavia si raggiunge il magnifico faggio secolare del km 4,2 agevolmente. Superato tale tratto iniziano le maggiori difficoltà di orientamento per un inasprimento della pendenza laterale, oltre che quella di ascesa, con alcuni punti che a salire sulla destra quasi sembrerebbero verticalizzare. Ogni passaggio va ponderato e diviene necessario l'uso di ramponcini nella mistura di terreno, neve il cui spessore tende ad aumentare e fogliame verde caduto: un temporale minaccia sonoramente l'incombenza, data la nota instabilità di giornata, decido di ritornare indietro per evitare possibili difficoltà legate ad un terreno che tende a divenire sempre più ostico all'avanzamento verso sud. Ritornato alla piana nei pressi di Colle Grugnoleta, osservato lo strapiombo del bosco ed una piccola falesia del Colle, decido di salire, attraversando il brevissimo canalino fra due pareti che tendono a scendere quasi in verticale, su fondo roccioso (km 5,6) per arrivare sul Colle ed osservare panorama e cielo: si nota subito la cresta che prosegue quasi totalmente verde che porta a NO a Monte Finiglia, mentre spostando lo sguardo ad E, salendo sempre più a N, si nota il progressivo aumento di neve da Monte Rangora, al Linguaro, riconoscibile dalle balzette sul suo crinale O-NO, al Vermenone, tutti dal capo imbiancato. A S si impone la sagoma di Monte Pennino, di cui si osserva la sagoma del suo crinale settentrionale con accumuli di neve progressivamente più consistenti, la parte occidentale ove è situata una miniera ed una boscaglia di faggi che si dirada, concludendosi in un punto occultamente esposto.
Osservando il cielo decido di fare un tentativo di raggiungere la cima del Pennino attraversando la lunga strada bianca del CAI 314, risalendo istintivamente il crinale dato che i segni del sentiero non sono visibili, cercando di scansare per quanto possibile i punti di accumulo di neve nel prato, il cui terreno umido può affossare il movimento solo nel punto cui si tocca da vicino la carreggiata, notando prima qualche segno CAI su massi e fusti.
Per 2,3 km si percorrono i larghi tornanti dalla lieve salita, ammirando il verde ed il giallo dei prati che chiazzati dal bianco e con guadagnare quota divenire pezzature della dama bianca che mostra segni di galaverna vera e propria solo sui 1400 m. Si compie un taglio del CAI 314 nel momento in cui si individua una sella che ha variabili accumuli di neve, nella parte più bassa persino sino a 80-90 cm per l'affondamento delle gambe: salendo la cresta si rende nuovamente necessario l'uso dei ramponcini che coadiuvano la discesa su un'altra selletta, quella terminale nel raggiungere la cima, con raffiche di vento che soffiano in maniera sempre più costante, mentre il cielo mostra un'enorme distesa color ardesia che va ad occultare il sole.
Quella che fu la gran croce di monte Pennino non è più presente, spazzata via dall'impeto dei refoli, resta un segno geodetico su una base cubica e soprattutto il bel panorama che si può ammirare a quasi 1600 m: il ravvicinato Colle della Croce, a SO, si nota molto imbiancato e con la caratteristica doppia croce, ma è a SE che lo sguardo è catturato dalla catena dei Sibillini che emerge con bianco su tutte le cime minori, la valli ed i colli che restano verdi (in particolare si notano Monte Bove, Pizzo Tre Vescovi, Monte Priora, Monte Rotondo, Monte Cacamillo e Pietralata); a N-NE si notano i vicini Monte Linguaro, Vermenone e riconoscibile Monte Vicino con il suo profilo simile a vulcano con la sommità imbiancata; a N-NO si notano invece le altre cime del gruppo dell'Appennino Umbro-Marchigiano, arrivando a Monte Cucco e Catria che svettano sugli altri.
Nel punto panoramico è possibile osservare l'intera Valle Scurosa ed i suoi profili, sino ad estendere la vista su Monte Igno.
Si ripete a ritroso la parte già percorsa (con qualche lieve differenza sul CAI 314 sui prati, poiché i segni CAI sono maggiormente visibili e permettono persino di passare nel boschetto che precede la sella con Colle Grufoleta, per ritornare sui saliscendi che conducono prima alla faggeta posta fra il suddetto colle e Monte Finiglia, compiendo stavolta la curva a sx guidata dai segni CAI che agevolano un passaggio fra bosco e sottobosco in assenza di un vero e proprio sentiero anche per la presenza di rami spezzata, massi e deformità del fondo. Non resta che chiudere l'escursione sino al punto di partenza, nella consapevolezza che i periodi di deposito di neve e ghiaccio rendono più impegnativi i passaggi di bosco a mezza costa anche per orientamento ed inclinazione sul versante: in questi periodi, oltre che l'uso indispensabile da calzature in goretex a stivaletto e bastoncini, sono consigliabili le ghette ed i ramponi/ramponcini a seconda della consistenza del ghiaccio. Nel periodo estivo, in assenza totale di fonti è opportuno anzitutto avere un'adeguata scorta di acqua e adoperare gli accorgimenti del periodo, prendendo in considerazione soprattutto i passaggi in faggeta che riparano molto bene dalla radiazione solare.
Il panorama apprezzabile dal gigante dell'Appennino umbro-marchigiano donerà prospettive inaspettate ed idee in una rete sentieristica abbondante, spesso non frequentata e per tal ragione suscettibile alla perdita di segnali e semplicemente di tracce evidenti che si confondono con tratturi disegnati dal passaggio di grossi animali da reddito.
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Comments (16)
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una estupenda ruta con preciosos senderos gracias por compartirla un abrazo 🤗
Stupendi panorami dell' Appennino umbro-marchigiano, la presenza dell' inaspettata dama bianca rende tutto ancor più speciale.
Grazie mille MPuet e Susy7, è stato un giro inaspettatamente più ostico di quel che immaginassi... Un abbraccio ad entrambi 🤗
Bem dura esta subida até ao Monte Pennino, mas com trilhos encantadores!
Obrigado pela partilha
Um abraço
Grazie mille per l'apprezzamento, Miguel, un abbraccio!
Una ruta exigente y bellas fotografías 👏👍
Muchas gracias por tu comentario, Sara
Increíble y fuerte ruta! Los escenarios están increíbles. Gracias por compartir!
Estupenda y dura ascensión al Monte Pennino da Bagnara.
Excelente reportaje fotográfico.
Felicidades amigo y gracias por compartir.
Grazie mille Alfredo e California, è stato inaspettatamente un'escursione complessa, soprattutto il tratto di mezza costa in faggeta. Un abbraccio
Bonita y exigente ruta con fuerte desnivel. Gracias por compartir. Un abrazo
Grazie mille per il pensiero, Emilio, un abbraccio
Ruta preciosa y dura!!! me encanta que las cimas esten nevadas, quedan unas fotos super bonitas!!!
BRAVISIMO!!!!
1Abrazo!!!
Se me olvidaba valorar. Un abrazo
Mi congratulo con te mio caro amico per aver registrato questo bellissimo percorso. Mi sono piaciute particolarmente le immagini panoramiche e le impronte sulla neve. Grazie per la condivisione. Saluti.
Grazie Tolly, Emilio e Mohammad per avermi dedicato un po' di tempo per valutarmi: la neve è inaspettatamente ritornata e ho approfittato. Un abbraccio a tutti!