Anello Colle Corno, Monte Vermenone e Monte Linguaro da Sefro

Anello naturalistico che include tre cime della catena montuosa che interessa Sefro, premettendo che la scelta di indicarlo come sentiero invernale è legato ad una percorrenza accompagnata da neve che supera la metà dell'intero anello, seppur nella giornata di oggi siano state sufficienti calzature in goretex ed in alcuni passaggi anche l'uso di bastoncini (telescopici e non).
Riepilogando brevemente, il percorso ad anello ha inizio da Sefro passando rispettivamente per:
- Colle Corno (5.6 km)
- Monte Vermenone (7.2 km)
- Monte Linguaro (10.4 km).
Per ognuno di essi si vivono emozioni e panorami differenti, così come il contesto che conduce sino alla vetta.
L'intero anello, indeciso fra le chiazze e le raccolte di neve e il mantenimento di un paesaggio autunnale, è costruito sui sentieri CAI (evidenti nelle fasi iniziali, accennati nella conclusione) 219, 219, B, 245, 219 A, 219 C, 202 e 255 i quali latitano di dati disponibili in letteratura ed altrettanto di segnavia e segni CAI.
La disponibilità di parcheggio all'interno del borgo è adeguata ed una posizione vantaggiosa può essere accanto al decorso del torrente Scarsito che si apprezzerà solo in questo punto, così come la presenza di una fontana che consente il procacciamento di acqua che sarà possibile solo in un altro punto abbastanza iniziale dell'intero percorso che per il 90% della sua estensione sarà completamente esposto al sole, condizione da ricordare nei periodi più caldi e quelli estivi. Sino al km 1,7, sul CAI 219, si avanza rapidamente su un fondo pressoché asfaltato, poi si impegna una carrareccia con fondo da pietraia, a dx, ripido sentiero non ufficiale che permette di tagliare in un ambiente di ginestre, roverelle e sottobosco ben 3,5 km di comoda salita del CAI stesso: in 1,6 km si guadagnano quasi 350 m di quota con il tratto che si chiude con una fontana a vasche multiple ed il segnavia che indica la sx per il CAI 219 B (che indica La Forcatura/Monte Vermenone/Monte Pennino) su un fondo di piena pietraia ed un bosco diradato.
Da questa svolta, anche qualche scorcio panoramico inizia altrettanto ad adeguarsi, con la comparsa delle faggete già poco prima di quota 1000 m e gli spunti sulla catena che decorre ad ovest da nord a sud con Monte Primo (riconoscibile dalla sua forma a tronco di cono), Mistrano, Torroncello e Campalto.
Si svolta a dx, dopo pochi metri di cammino sul 219 B per intraprendere la carrareccia dal fondo terroso ricoperto da un letto di foglie di faggio, larga, ma accompagnata in questo periodo da neve già a poco meno di 1000 m, creandosi uno spettacolo di colori suggestivo: si giunge in 1,7 km sulla sella che divide la cresta del Monte Vermenone da Collo Corno (indicato da un cartello verso la destra, in direzione Est), prima tappa di destinazione, con poco sforzo da questa posizione cui predomina totalmente un fondo nevoso abbastanza compatto. Ci si ferma nei pressi di una scultura in ferro che ricorda una torre in miniatura, identificando la vetta di Colle Corno, per ammirare il panorama a 360°: ad E si apprezza la già decantata catena di Monte Primo, spostando lo sguardo verso sud appaiono in lontananza i Sibillini innevati preceduti dai verdi Monte Cimara, Castellaro, Sardigliano e Costa Cerreto; a N appaiono il Serrarossa ed il Monte Ferro Rotondo.
Goduto del panorama in una ventosa giornata, si sale la cresta che conduce sino a Monte Vermenone, su un fondo completamente innevato, prima fra una schiera di faggi che decorrono in entrambi i versanti, quasi a formare un corridoio che meglio si apprezza allontanandosi, poi qualche faggio solitario completamente spoglio cui si combinano i giochi luce offerti dal sole.
Arrivati all'apice (non riconoscibile attraverso alcun manufatto od un gruppo di sassi), i panorami precedenti sono catturati da una prospettiva nordoccidentale rispetto a Colle Corno: Monte Vermenone permette altrettanto una visione a 360°: a N i "piccoli" rilievi limitrofi come Monte Cafaggio, Ferro Rotondo, Pizzo La Croce, Bordaino e Serrarossa; a S-SO si apprezzano le curve di Passo la Forcatura, Monte Linguaro con le sue balzette e la cima più elevata del comprensorio, Monte Pennino con alle sue spalle Monte Camorlo e Stinco e le forme ed i colori del terreno che conducono sino a Passo La Forcatura; i profili dei Sibillini son maggiormente spigolosi fra gli sbuffi di nubi che li avvolgono. Non esiste una traccia che orienti la discesa da Monte Vermenone per la sella di passo la Forcatura, pertanto occorrerà valuterà il terreno (erba mista a pietre e neve) orientando i propri passi su un piano moderatamente declive utilizzando un po' di tecnica (un piede diritto ed uno posto in diagonale con la punta verso l'esterno). Si procede verso dx sul CAI 219 avendo come riferimento il profilo di Monte Linguaro, in un contesto che confligge fra le verdi conifere che si spingono su un rifugio adibito a ricovero per animali ed i crinali che appaiono in questo punto di piana: non esiste un vero e proprio sentiero che porti su monte Linguaro, tuttavia l'istinto di osservare da vicino le imbiancate balzette (che somigliano, in serie, alle piastre cornee di uno stegosauro) che conferiscono a questo rilievo un aspetto ancor più affascinante rispetto alle cime precedentemente visitate: da qui si può parlare di una salita "spacca gambe", anche questa su una traccia inesistente, sino ad individuare un punto di crinale che non evidenzi soltanto gli steli delle graminacee che emergono dalla neve, ma anche la galaverna che coinvolge i rami degli spogli faggi nel solo versante occidentale. Infatti, raggiunta la cima, il filo di crinale evidenzia la netta dicotomia fra un terreno e gli alberi imbiancati nel profilo nordoccidentale e quello completamente pulito in quello sudorientale: neanche a dirlo, le vette apprezzate nel comprensorio acquisiscono una nuova prospettiva dalla cima di Monte Linguaro, in particolar modo svetta il vicino Monte Pennino, credo che gli sguardi si posano con maggiore attrazione sulla cresta che decorre nel conflitto fra figure di pieno inverno ed altre che sembrano essere più vicine ad un autunno che ha appena seguito l'estate. La discesa sarà inizialmente dettata da una debole traccia che segue inizialmente la cresta, sino ritrovarsi in un crinale maggiormente ripido dove torneranno indubbiamente utili i bastoncini telescopici assieme al corretto movimento tecnico per incedere in condizioni di sicurezza: l'orientamento di giornata è dato dai punti più radi della piana ove dimora una mandria di cavalli e si diradano i tassi ed i più rari ginepri: non vi è traccia e secondo una possibile attinenza con la traccia di GPS ci si dovrebbe dirigere verso la sx per rientrare nel bosco, seppur appaiano numerose tracce evidenti, altre meno che scompaiono dopo un po', sino ad individuare un'ampia carrareccia con fondo petroso (preceduta da una fonte a più vasche), dopo essersi mossi compiendo un arco verso sx.
Prosegue la discesa sino al Bivio Littorino a poco più di 900 m di altitudine per seguire il CAI 255 sino al rientro a Sefro.

Il percorso è classificato come moderato (può essere considerato al massimo livello della categoria, categorizzandolo come insidioso, quindi come percorso sicuramente non adatto a famiglie con bambini o escursionisti neofiti e quelli che non sappiano utilizzare cartografia ed app [questi ultimi dovranno essere opportunamente accompagnati]) nonostante l'importante dislivello complessivo e 2 salite maggiormente impegnative (la pietraia di inizio percorso e la salita per Monte Linguaro), l'assenza di traccia in più punti, alcuni cruciali, poiché sono assenti peculiarità tecniche e condizioni di esposizione. Il sentiero si può definire "baciato" dal sole nell'85% della sua percorrenza, pertanto nei periodi più caldi occorrono tutte le precauzioni necessarie al periodo, così come in inverno causa la possibile presenza di neve: al solito, sono indispensabili idonee calzature da escursione (meglio se in goretex nei periodi invernali) e bastoncini telescopici.
Giacché manchino soprattutto sui crinali e a mezza costa riferimenti CAI e tracce ben evidenti, il panorama e lo spirito di avventura sapranno ricompensare lo sforzo profuso, anche per il solo orientamento.