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Trail stats

Distance
6.94 mi
Elevation gain
69 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
69 ft
Max elevation
639 ft
TrailRank 
64
Min elevation
501 ft
Trail type
Loop
Moving time
one hour 16 minutes
Time
one hour 29 minutes
Coordinates
1839
Uploaded
January 1, 2023
Recorded
January 2023
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near Villasanta, Lombardia (Italia)

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Rime (Berni)/LVI. Capitolo di Gradasso

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< Rime (Berni)

Questo testo è completo.

Francesco Berni - Rime (XVI secolo)

LVI. Capitolo di Gradasso [Al Cardinale Ippolito de' Medici]

Informazioni sulla fonte del testo

◄LV. Capitolo del debitoLVII. Capitolo al Cardinale de' Medici►


Voi m’avete, signor, mandato a dire
che del vostro Gradasso un’opra faccia:
3io son contento, io ve voglio ubedire.
  
Ma s’ella vi riesce una cosaccia,
la vostra signoria non se ne rida
6e pensi ch’a me anco ella dispiaccia.
  
Egli è nella Poetica del Vida
un verso, il qual voi forse anco sapete,
9che così a gli autor moderni grida:
  
"O tutti quanti voi che componete,
non fate cosa mai che vi sia detta,
12se poco onor aver non ne volete;
  
non lavorate a posta mai né in fretta,
se già non sète sforzati e constretti
15da gran maestri e signori a bacchetta.
  
Non sono i versi a guisa de farsetti,
che si fanno a misura, né la prosa,
18secondo le persone, or larghi or stretti.
  
La poesia è come quella cosa
bizzarra, che bisogna star con lei,
21che si rizza a sua posta e leva e posa".
  
Dunque negarvi versi io non potrei,
sendo chi sète; e chi li negarebbe
24anco a Gradasso mio, re de’ pigmei?
  
Che giustamente non s’anteporrebbe
a quel gran serican che venne in Francia
27per la spada d’Orlando e poi non l’ebbe?
  
Costui porta altrimenti la sua lancia:
non pesarebbe solo el suo pennacchio
30la stadera dell’Elba e la Bilancia.
  
Con esso serve per ispaventacchio,
anzi ha servito adesso in Alamagna,
33a turchi, ad altri: io so quel ch’io mi gracchio.
  
È destro, snello, adatto di calcagna
a far moresche e salti; non è tale
36un grillo, un gatto, un cane et una cagna:
  
in prima il periglioso e poi il mortale;
non ha tante virtù ne’ prati l’erba
39betonica quante ha questo animale.
  
La ciera verde sua brusca et acerba
pare un viso di sotto, quando stilla
42quel che nel ventre smaltito si serba.
  
La sua genealogia chi potria dilla?
Io trovo ch’egli uscì d’un di quei buchi
45dove abitava a Norcia la Sibilla.
  
Suo padre già faceva i porci eunuchi
e lui fé dottorar nel berrettaio
48per non tenerlo in frasca come i bruchi.
  
Nacque nel duo di qua dal centinaio,
et è sì grande ch’io credo che manchi
51poca cosa d’un braccio a farli un saio.
  
Se si trovava con la spada a i fianchi
quando i topi assaltaron li ranocchi,
54egli era fatto condottier de i granchi.
  
E certo li somiglia assai ne gli occhi
e nella tenerezza della testa,
57che va incontro alle punte de li stocchi.
  
M’è stato detto di non so che festa
che voi gli fate quando egli è a cavallo,
60se così tosto a seder non s’appresta:
  
fate dall’altra banda traboccallo
a capo chino; e par che vadi a nozze,
63sì dolce in quella parte ha fatto il callo.
  
Così le bestie non diventon rozze,
ché ve le mena meglio assai ch’a mano,
66e parte il gioco fa delle camozze;
  
un certo gioco, ch’i’ ho inteso, strano,
che si lascion le matte a corna innanzi
69cader da gli alti scogli in terra al piano.
  
State cheti, poeti di romanzi;
non mi rompa la testa Rodomonte,
72né quel Gradasso ch’io dicevo dianzi;
  
Buovo d’Antona e Buovo d’Agrismonte
e tutti i paladin farebbon meglio,
75poi che sono scartati, andare a monte.
  
Questo è della Montagna el vero Veglio,
questo solo infra tutti pel più grasso
78e per la meglio robba eleggo e sceglio.
  
Più non si dica il serican Gradasso:
questo cognome omai si spegne e scorcia,
81come la sera il sol, quando gli è basso:
  
viva Gradasso Berrettai da Norcia.

◄LV. Capitolo del debito▲LVII. Capitolo al Cardinale de' Medici►

Edizione: "Rime" di Francesco Berni
a cura di Danilo Romei
Collezione GUM. N. S
Mursia editore S.p.A.
Milano, 1985

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' quattro Elementi . Cap. V.
opinione di>
ON ueggo anchora , che niuno dubiti , che gli clementi non fien quattro .
Queldel fuoco il primo , ilpiu alto , onde ueggiamo gliocchi di tante luci=
dißime stelle . Vicino a questo è lo spirito , ilquale e i Greci , ei noftri con un
medefimo uocabolo chiamano aere . Questo è quello elemento , che ci da la uita ,
&paffa per tutte le cofe , & è inferto nel tutto ; & la terra fofpefa dalla forza
d'effo,fi stabilanciata nello fpatio di mezo , col quarto elemento dell'acqua . Et Quefta fu
cofi abbracciandofi infiemegli elementi , fi uiene a fare un nodo di diuerfità ; onde poflidonio
le cofe leggieri fono ritenute dalle graui , perch'elle non uolino ; &all'incontro chel'aria ap
accioche le graui non rouinino in giu , fono fofpefe dalle leggieri , che uanno al te alla mate
Pinfu . Cofi con pari sforzo , tirando cia?cuna in diuerfa parte , per la lorforza parte alla
uengono a fermarsi , effendo ristrette infieme dal continuo circuito d'effo mondo: elele . La
ilquale correndo fempre in fe medefimo , la terra uiene a e??ere la più baffa e in
mezo , & staßi fofpefa ful perno dell'uniuerfo , & tienefofpefi quegli elementi,
per liquali effa pende . Et cofi ellafola sta immobile , girandofigli altri intorno a
lei; la medefima è collegata da tutti gli altri,&tutti glialtri s'appoggiano a lei,
De' fette Pianeti . Cap . VI.
ria terrena,
&
fottile, doue
FR
Orientali fu
' R ?la terra , e'l cielo , per lo medefimo fpirito , pendonofette stelle , ?epa=
rate fraloro con certi?pacij,lequali per il moto loro chiamiamo stelle erran=
ti, doue non ce n'è niuna, ch'erri meno d'effe . Per mezo di quefte ua il Sole d'in=
finitagrandezza , & poffanza , ilquale non folo è rettore de' tempi , & della
terra , maanchora delle stelle ifteffe del cielo . Et chi confidera bene l'opere di Et per elo
effo , deurà credere , ch'egli ?ia l'anima di tutto'l mondo, anzi piu tofto lamente, da tutti gli
e'l principalreggimento , & diuinità della natura . Questo è quel che miniftra adorato per
la luce , & leua le tenebre dalle cofe : quefto nafconde l'altre stelle : queftofecondo
l'u?o della natura tempera le ?cambieuoli mutationi de' tempi , & l'anno, chefem=
prerinafce : quefto difcaccia la meftitia del Cielo , rafferena anchora inugoli
dell'animo humano : quefto prefta il fuo lume anchora all'altre stelle ; & come
chiarißimo , & grandißimo ch'egli è , tutte le co?e ri?guarda , & tutte le ode ,ft
comelo ueggo efferpiaciuto a Homero principe delle lettere .
Cap . VII.
Dio .
Di Dio .
T però logiudico debolezza humana il uoler cercare la figura , & forma
E è Dio , u'è altro )e in
non poffono i uenti , alla
celefte '; &
quefta per
gli uccelli
doue
?alla terrena.
è tutto del fenfo, tutto della uifta , tutto dell'udita , tutto dell'animo , tutto del
l'anima ,&finalmente tutto di fe steffo . Et ueramente è pazzia grandißima
A ijcredere , che uifiano infiniti dei , fecondo le uirtù, e i uitij de glihuomini , fi come
la caftità , la concordia , la mente , la fperanza , l'honore , la clementia , la fede,
o , come uolle Democrito , due in tutto , la Pena , e il Benificio . Ma la debole ,
Seriffe Hefio
faticofa naturade gli huomini diuife queste cofe in parti , ricordandofi della
infermità fua , accioche cia?cuno adora??e in parti , quelle di che piu hauea bi?o
gno . Noiritrouiamo dunque uari nomi in diuer?e nationi , e in e??e anchora in
numerabili deità , effendo de?critti fino a gli dei dell'Inferno in generi , e infermi»
tà, moltepefti anchora , mentreche fouraprefi da fpauentofa paura defide
riamo placarle . Et perciò fu dedicato un tempio alla Febre in palazzo , nel
tempio d'Orbona l'altare degli dei familiari ; & nel monte Efquilino alla mala
do, che nel Fortuna . Onde fi puo stimare , che molto maggiore fia il popolo de gli Dei ,
mondo se che de gli huomini , poi che tutti da ?e medefimi fi fanno altrettanti Dei , adota
rau r?ta mi tandofi le Giunoni , e i Genij . Et ancho alcuni popoli hanno per Dei certi ani
mali, & pur de gli ?porchi, & molte co?e anchora piu dishone?te a dir?i, giuran=
do per cibi stomacofi , &fimili altre cofe . Il creder anchora , che fragli dei ci
fiano mariti mogli , &che per tanto tempo di loro non nafca ueruno , ch'al=
cuni d'eßi fiano uecchi , & fempre canuti , altrigiouani , & fanciulli , di color
nero , alati , zoppi, nati d'uno ouo , & di quegli , che partendo le uolte fra lo
ro, mentre che l'un uiue , l'altro fi muoia , è fcioccheria quafi che fanciullefca .
Ma uince ogni sfacciatezza , che tra loro fi fingano adulterij , uillanie , &odij,
rano adora
la Dei.
Di qui vene il prouerbio
greco a'r ????????a
homini au men.
che ai fiano anchora gli Dei de'furti , e delle ?celeratezze . Dio è , che
l'huomo aiuti l'altro huomo , &questa è la uiaall'eterna gloria . Per que?ta uia
caminarono i principi Romani : per quefta hora ne ua con celefte paffo infieme co
VION. Homo fuoi figliuoli Vefpefiano Augufto il maggior principe , c'hoggi uiua, foccorrendo
a' trauagli delmondo . Questo è l'antichißimo coftume, cheper rimeritare coloro
chehanno fatto benificio , eßi fieno pofti nel numero de gli dei . Et certo che i
Dei,&delle nomi di tutti glialtri dei , & delle stelle , ch'io ho raccontato di?opra , fono nati¸
Belle, onde: da' meriti de gli huomini . Et chi è , che non confeßi Gioue , & Mercurio , &
altrialtrimenti e??er chiamati fra loro , &effere la denomination cele?te per la
interpretatione della natura ? Ma egli è bene ancho da ridere , che quel grande ,
Nomi degli
fupremo , qualunque e' fi fia , habbia la cura delle cofe di questo mondo . Or
non crederemo Noi fenza dubbio alcuno , cheper cofi trifto & diuerfo maneggio
egli uenga a macchiar?i ? Et certo che con difficultà fi puogiudicare, qual de' due
mettapiu conto alla generatione humana , poi che alcuni fono, che non hanno riz
fpetto alcuno a glidei , & altri l'hanno tale , ch'è da uergognarfene . Percioche
feruono a'facrificij stranieri , portano gli dei con le mani , &ancho adorano i
moftri : dannano alcuni cibi , & fe ne uanno fanta?ticando de nuoui : impongono
crudeli imperij a?e steßi , nepo??on pure hauer fonno quieto . Non fanno mas
ritaggi,ritaggi, non hanno cura de' figliuoli, & finalmente alcuna altra cofa non trattas
no,fenon in quanto ne fono configliati dafacrificij . Alcuni nel Capitolo ifteffo
ingannano altri , & giurano il falfo per Giouefolgorante : & quefti nelle ribal
derie fono fauoriti , quegli altri con tutti i lor facrificij fon puniti . Haperò la
generatione humana trouatafi una deità di mezofra l'una & l'altra di queste due
openioni , per laquale uerrebbe ancho men chiara la congiettura di Dio . Per
cioche intutto'l mondo , in tutti i luoghi , da tutte l'hore , con le uoci di tutti è
inuocata la Fortuna fola : ella é nominata , ella è accufata , ella è incolpata , ella è Nei Chriftia
penfata , ella lodata , ella riprefa , & con uillanie adorata , ma da molti anchora pi, comeche fempre hab
è stimata & uolubile , & cieca , e incoftante , e incerta , & uaria, & fautrice biamo la For
degli huomini indegni . Cofteigouerna ogni cofá , & da lei fi riconofce il tutto; ea, nondime
ein tuttoquanto il maneggio di que?to mondo e??a empie l'una & l'altra carta . no non l'am
Et fiamo tantofuggetti alla forte, che la forte ifteffa fi tien per Dio, per laqua che n'è tefti
le fi pruoua Dio effere incerto . Sonci alcuni altri , che la rifiutano , attribuendo no neli
i fucceßi delle cofe agl'influßi delle stelle , & alle conditioni del nafcere : & quefti brodelle Re
tali uogliono , che Dio habbia deliberato una uolta quel che ha a effere di tutti, & pentendofi
che del rimanente poi non tenga conto alcuno . Et quefta openione è gia comin- d'hauer,
ciata apiacere , & non pure al uolgo ignorante , ma anchora a gli huomini dotti. un Nobile
Et diqui uiene , che Noi ci fiamo dati a credere , che i folgori ci facciano au- ti di fortuna
uertiti delle cofe auuenire , che gli oracoli fappiano le cofe innanzi , & glindoui alicio che
ni le predicano , tanto che fino a piccoli starnuti , e ipercotimenti di piedi fi di prouiden
mettono fra gliaugurij . L'Imperadore Augu?to hebbe a dire , come egli s'ha=
uea me??a la calza manca in cambio della ritta , quelgiorno che fu quafi morto da
foldatiammutinati . Ettutte queste cofe aggirano gli huomini poco accorti , tan=
to che la piucerta cofa , che fia fra effe , è il non efferui nulla di certo , & che
non ui ?ia co?a alcunapiu infelice , ne piufuperba dell'huomo . Percioche glialtri
animali non hanno cura d'altro ?e non del uitto , nelquale la benignità della natura
fupplifce loro a ba?tanza . Oltra di ciò hanno anchora una cofa , laqual merita
d'efferpo?ta innanzi a tutti i beni , ch'eßi non pen?ano punto ne alla gloria , ne a'
denari , ne all'ambitione , ne alla morte . Maperò in quefte openioni torna bene
a credere , chegli dei habbiano cura delle cofe del mondo ; e che fe ben talhorai Di qui uene
maleficij tardi fonpuniti , ciò auuenga per effer Dio occupato in tanta macchina, il prouerbio
non gia che mai ne uadano efenti . Ne perciò l'huomo fu generato proßimo a Dio, Deorum mo
accioche per utilità foffe preffo alle bestie . Bene è uero , che'l principal confor the feriue
to della imperfetta natura dell'huomo è questo , che neancho Dio puo ogni cofa . Val . Mafs.
Percioch'Egli non fi puo uccider dafe steffo , quando ancho e' uoleffe : laqual co- Dionifio di
fa fu dataper ottimo conforto all'huomo in tanti trauagli di quefta uita: ne puo
anchora faregli huomini immortali , o ritornare i morti in uita , ne fare che chi
attribuendo ch'è
tia di Dio.
læ , & quel
nel primo di
Corintho.
A iÿèuiffuto , nonfia uiffo ; chi ha hauuto degli honori , non gli habbia hauuti : e in
fomma Egli non haragione alcuna nelle co?e pa??ate, fuor che l'obliuione; & ( per
unire anchora confaceti argomenti questa compagnia con Dio ) e' non puo fare¸
che due uolte dieci non fian uenti , &molte altre fimili cofe : per lequai ragioni
fi uiene a conofcere la possanza della natura , effer quello , che Noi chiamiamo
Dio. Neperò farà stato fuor dipropofito , hauerfatto questa digreßione, per
la continua inucftigatione , che fi fa di Dio .
Della natura de' Pianeti , e del lor giro. Cap. VIII.
" "
ORA torniamo all'altre cofe della natura . Le stelle , che Noi diciamo efz
Here appiccate al cielo, non comefi crede il uulgo, atribuite a
no attribui
di-poi
di Noi , le chiare a ricchi , le minori a' poueri , le fcure a gli storpiati , & cofi
Stelleno fo fecondo la forte di cia?cuno a chi piu , e a chi meno rilucenti : ne alcuna d'effe nas
tea ciafcum ta col fuo huomo muore infieme con effo ; ne ancho quando elle cafcano , fignifica
no , che alcun muoia . Nonha il cielo tanta compagnia con effonoi , che per no
stro fatoquiui fiamortale anchora lo fplendore delle stelle . Elle abondanti per
lo troppo alimento dell'humor tratto a fe , rigettano quel uapor di fuoco , quan
dopare altrui , che cafchino , come fi uede anchora appreffo di Noi auuenire a
lumi accefi nell'olio . Ma la natura de' corpi celefti è eterna, percioch'eßi inte??o=
Natura deno il mondo , & fono in effo teffuti : & la poffanza loro è molto grandefopra la
corpi aelefti terra, perche per la chiarità e grandezza dell'effetto fi fono potuti conofcere in
tanta fottigliezza ,come moftreremo alfuo luogo . Parleremo anchopiu aproz
pofito de circuli del cielo nella mentione , che fi farà della terra , poi che tutta
la compofitura del Zodiaco appartiene a cffa . Truouafi , come Ana?imandro
Milefio nell'olimpia cinquant'ottefima fu il primo , che inte?e la obliquità di que
sto Zodiaco , & ciò fuuno aprir le porte delle cose . Cleoftrato poi conobbe i fe=
gni in effo , & primal'Ariete , e il Sagittario . Mamolto tempo innanzi Atlan=
tehebbe cognitione della sfera . Hora lafciando il corpo d'effo mondo , trattiamo
dell'altre cofe , che fono fra ilcielo , & la terra . Chiara cosa è , che'l piu alto
di tutti è il pianeta di Saturno , & perciò poco fi uede , & fa un grandißimo
Saturno , & cerchio , tanto che in ifpatio di trenta anni ritorna a' breuißimi principij dallafua
fua altez::2, stanza . Et che il uiaggio di tutte le stelle erranti , & fra l'altre delfole & del
la luna,fanno il corfo contrario al mondo , cioè uanno a man manca, doue il mona
do precipitofamente ua fempre a man ritta . Etbencheperla continua riuolutio=
ned'unagranprestezza fieno inalzati da effo , & tirati a Ponente , nondimeno
eßi con motooppofito, uanno co' paßi loro uerfo Leuante . Et ciò fi fa , perche
taereriuolto nella medefimaparte , per la eterna riuolutione del mondo non ri=
manga immobile, & pigro , ma fiuenga a fendere dall'oppofito ripercotimento
delle stelle , diuenendo feparabile, & digefto . Ora la stella di Saturno è di natu
?ragelata e fredda e il circulo di Gioue è molto inferiore a effo , e perciò con ordine, gire
piu ueloce moto finifce il fuo corfo in dodici anni . Il terzo è il pianeta di Mar- pianeti .
te, chiamato da alcuni d'Hercole , igneo e ardente per la aicinità del Sole , ilquale
quafi in due annicompie il fuo corfo . Et perciò Gioue effendo pofto in mezofra
il troppo ardor diquesto , e il freddo di Saturno , fi uiene atemperare per l'uno
grandezza ,
conofceffela
ftella di Ve
l'altro , farfi benigno . S'ha dipoi da fapere , come il corfo del Sole è di
trecentofeffantagradi ; ma accioche l'offeruatione dell'ombre fue ritorni a'fegni
notati , a cia?cuno anno s'aggiungono cinque giorni, e di piu la quarta parte d'un
giorno . Per questa cagione l'anno quinto ui s'aggiugne un dì dibifefto , accioche
la ragiondel tempo fi confaccia col uiaggio del Sole . Sotto il Sole gira la granz
de stella chiamata Venere , con ifcambieuole corfo uagabonda , e per li fuoi co- Stella di Ve
gnomiconcorrente del Sole & della Luna . Percioche preuenendo il Sole, & na- nere, & fua
fcendo innanzi il mattino , fi chiama Lucifero , come s'ella foffe un'altro Sole , & nomi
ch'affrettaffe ilgiorno ; & all'incontro rilucendo dopo il tramontar del Sole ,fi
chiama Vefpero , quafi che prolunghi la luce , & faccia l'ufficio della Luna . Il
primo , che conofceffe la natura d'e??a , fu Pithagora Samio , intorno alla quaran= Pithagora il
tefima feconda olimpia , che fu l'anno cento quaranta due dell'edificatione di Ro primo, che
ma. Ora di grandezza auanza ella tutte l'altre stelle ; &è di tanto fplendore , natura della
che i raggidi questa stella fannno ombra . &perciò è honorata di molti nomi . Dere.
Percioche chi l'ha chiamata Giunone , chi sfide , & chi madre de gli Dei . Dalla
natura di quefta ftella tutte le cofefi generano in terra.Percioche nell'uno et l'altro
fuonafcimento fpargendo humor genitale , non folamente empie i concetti della
terra ; ma incita anchoraquei di tuttigli animali . Et fa il fuo corfoper lo Zo
diaco intrecento quarant'otto giorni, non s'allontanando mai dal Solepiu che qua
rantafei gradi , come uuol Timeo . Difimil maniera , ma non gia di grandezza, o
forza è la stella di Mercurio a lei uicina , chiamata da alcuni Apolline , laquale
per hauere il circulo inferiore , fa il fuo corfo noue giorni prima , rilucendo hora
innanzi il nafcimento del Sole , & hora innanzi ch'e' tramonti : ne mai fi difcofta
da effo piu che uentitre gradi , fi come Ctefia , & Sofigene dimostrarono . Et
però la stanza di que?te stelle è peculiare , &non hapunto che fare con lefopra
dette . Percioch'elleno fi ueggono effer lontane dal Sole per laquarta , & terza
parte del cielo , & talhora ancho oppofte . Et tutte hanno maggioriglialtri cir=
cuiti della piena conuerfione , de' quali fi ragionerà nel trattato dell'anno grande.
Della natura della Luna. Cap. IX.
INCE poi la marauiglia di tutti la Luna ultima stella , & famigliarißima Lunaperche
per rimedio delle tenebre . pianeta trouata dal >
ha trauagliato molto gl'ingegni de' contemplatiui, iqualififdegnauano grandemen=
te di non conofcere quefta stella tanto uicina , laquale fempre crefce , ofcema . Et
A iiij

Waypoints

PictographPhoto Altitude 549 ft
Photo ofporta di Villasanta Photo ofporta di Villasanta Photo ofporta di Villasanta

porta di Villasanta

PictographPanorama Altitude 547 ft
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Panorama

PictographPhoto Altitude 586 ft
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Foto

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Autodromo

PictographPhoto Altitude 565 ft
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Villa Mirabello

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Panorama

PictographPanorama Altitude 574 ft
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Villasanta

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