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09/09/1980 Bondo - Spigolo Nord Badile - Bagni di Masino

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Photo of09/09/1980 Bondo - Spigolo Nord Badile - Bagni di Masino

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Trail stats

Distance
10.63 mi
Elevation gain
4,711 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
7,090 ft
Max elevation
10,783 ft
TrailRank 
24
Min elevation
2,696 ft
Trail type
One Way
Coordinates
933
Uploaded
May 26, 2023
Recorded
May 2023
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near Bondo, Chantun Grischun (Switzerland)

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Photo of09/09/1980 Bondo - Spigolo Nord Badile - Bagni di Masino

Itinerary description

Bellissima via in granito, senza varianti via di IV classico, per la lunghezza, difficoltà effettiva III+ con qualche passaggio di IV/IV+.

Segue racconto
Partiamo dall'inizio.
Settembre 1979, quater amis decidono di andare a fare lo spigolo nord del Badile.
Ci documentiamo bene, copiamo la relazione, si decide, lo facciamo di sabato.
Venerdì sera dopo il lavoro si parte, andiamo con la macchina fino al parcheggio in alto dove inizia il sentiero che porta a Sacs Furà, saliamo lungo il bosco di larici, e con le prime ombre della sera arriviamo al rifugio.

La mattina il tempo è incerto, decidiamo comunque di andare all'attacco.
“Aspettiamo un attimo e vediamo come si mette”, poi con le prime luci dell'alba ci incamminiamo.
Dopo circa un'ora e mezza di salita il tempo non migliora, rimane imbronciato, e lo spigolo è in parte coperto dalle nubi.
“Aspettiamo un attimo, forse migliora”.
Mentre stiamo ponderando il da farsi, si scatena un temporale che ci costringe a riparaci sotto dei grandi massi.
È migliorato, il temporale mattutino è breve durata e pulisce la valle.
Usciti dal masso sotto cui ci siamo riparati, finalmente lo spigolo si vede in tutto il suo splendore.
“Mamma mia, è impressionante!”

“È tardi, ma andiamo lo stesso, tanto la roccia asciuga subito e al limite dormiamo al bivacco in cima”, è la proposta del più caricato emotivamente, gli altri nicchiano!
Riguardo lo spigolo, “uhm... no, non mi sento pronto, io torno l'anno prossimo, se voi volete andare, vi porto la macchina in Masino!” proferisco con decisione.
“Cordate da tre sono lente, ci costringi a rinunciare!”
“Sarà, ma io non me la sento!”

Scendiamo al rifugio e appena arrivati si scatena un altro temporale, fiùùù ci è andata bene.
Nel pomeriggio il tempo migliora, frotte di alpinisti salgono al rifugio.
Chissà che traffico ci sarà domani e poi lunedì devo lavorare, torniamo a casa e andiamo da qualche altra parte.
Così finì il primo approccio allo spigolo nord!

L'anno successivo, appena tornato da 15 giorni di allenamento intensivo arrampicatorio in Gran Sasso, il martedì sono al Cai, mentre scartabello qualcosa in biblioteca, arriva Andrea.
“Ho saputo che ti sei allenato in questi 15 giorni, tra un temporale e l'altro, che ne pensi dello Spigolo!”
“Sì, mi piacerebbe, ma lo sai che io da primo non tiro!”
“Non c'è problema, tiro tutto io!” disse Andrea.
“Ah, va beh, allora si può fare!”

I Badile è posto a cavallo tra la Val Bregaglia (Svizzera) e la Val Masino (Italia).
I versanti svizzeri da Nord-Est a Nord-Ovest sono interessati da pareti impressionanti, dove si sviluppano vie molto impegnative.
Lo spigolo Nord è l'unica via diciamo di una certa facilità, è considerata una grande classica di IV grado.
Lo sviluppo complessivo della via è di circa 1.000 metri, con una pendenza media di 45 gradi.
“Naturalmente lo facciamo di sabato per evitare il traffico”.
“Va bene, allora finito il lavoro, venerdì pomeriggio passo a prenderti e andiamo, ok?”
“va bene!”

Caricato già lo zaino e tutto l'occorrente in macchina, così non perdo tempo, recuperato Andrea, ci avviamo verso Chiavenna, sulla statale del lago un po' di traffico rallentato, alla fin fine si arriva a Bondo che ormai è sera.
Si decide il da farsi.
“Il biglietto per il parcheggio non si può fare, è già chiuso e la multa non mi sembra il caso, e poi saremo anche un po' stanchi, risalire a prendere l'auto non mi sembra il massimo”, quindi si decide, lasciamo la macchina qui e andiamo su a piedi.

Partiamo di buona lena, ormai è buio, e percorriamo i 5 km di strada in circa 1 ora.
Attraversiamo il ponte e accendo la pila per vederci un po'.
“Andrea, la pila!'
“oh, l'ho dimenticata!”
“Fai luce te, io ti seguo”.
In alcuni tratti dove il bosco è rado e un po' di luce della luna, evitiamo di accenderla, risparmiamo.
Dopo un ora e mezzo di buon passo si arriva al rifugio, erano quasi le dieci di sera.
Fortunatamente al rifugio avevano ancora un minestrone in caldo e così abbiamo potuto mangiare qualcosa.

Sistemati in cuccetta andiamo a dormire.
Verso le quattro, un gran casino, ferraglia, gente che si alza, tutti vanno a fare lo spigolo!
“E noi che pensavamo di evitare il traffico!” è il nostro pensiero.
Passa una buona mezz'ora e di nuovo un gran casino, tornano a dormire, piove!
Verso le sei ci alziamo, “non fate casino” dicono i casinari, “dobbiamo dormire e cosa andate a fare?, chiedono
“Andiamo allo spigolo!”
“Ora? Ma è tardi e piove!”
”Beh, noi intanto scendiamo a far colazione, poi si vedrà!”

Colazione, guardo fuori, piove.
Facendo finta di risistemare lo zaino, esco a guardare, ha smesso di piovere e tra le nubi appare un piccolo puntino di azzurro.
“Viene bello! Andiamo!” dico baldanzoso ad Andrea
Così verso le sette e mezza abbandoniamo il rifugio e c'incamminiamo verso l'attacco dello spigolo.
Man mano che saliamo il tempo migliora, lungo le rigole si vedevano strisce nere dell'acqua che percolava, fortunatamente lo spigolo è uno spigolo e dovrebbe essere asciutto.
Arrivati alla base dello spigolo si deve risalire un piccolo ghiacciaio, che ora non c'è più, lungo l'avancorpo, ho il martello picozza che mi aiuta sulla salita, la neve non è mai stata il mio forte, Andrea sale sicuro nelle mia profonde ormaie.

Sono le nove e trenta.
“Cerchiamo l'attacco, cosa dice la relazione?”
“Mah, dovrebbe essere qui nei dintorni! Penso che qui vada bene!”
“Salgo, vieni!”
“Alt, un momento, sono freddo e non me la sento di salire in libera!”
“Leghiamoci, fai il tuo bel tiro e io seguo, come da accordi!”.
Superato l'avancorpo piuttosto tondeggiante finalmente si arriva sulla cresta ed inizia lo spigolo vero e proprio.

Il lato che guarda la Trubinasca è di impressionante verticalità, mentre il versante verso il Cengalo è, si può dire … , meno impressionante.
Lo spigolo in alcuni tratti è affilato mentre in altri è tondeggiante, si alternano tratti verticali a tratti più … pianeggianti, l'ambiente è impressionante.
Ogni tanto uno sguardo verso la Nord-Ovest del Cengalo che precipita verticalmente verso il ghiacciaio sottostante.

Arriviamo ad un punto un po' ostico, si tratta di un gradone da risalire con un primo tratto verticale, poi si adagia e finiscono le difficoltà.
Veniamo superati in velocità da due ragazzi che lo stanno facendo in libera, mentre un terzo, arranca leggermente sotto.
Andrea sale, fa il tiro, quando sto per partire io, quello ci raggiunge e chiede gentilmente un passaggio in sicurezza.
“Non c'è problema, agganciati alla nostra corda così saliamo in due!”
Finito il passaggio duro, si sgancia, ringrazia e sparisce velocemente, mentre noi continuiamo con il nostro passo.
Superato con un bel volteggio un piccolo tetto sulla destra, ben chiodato, risaliti altri tiri di corda arriviamo finalmente alla frana.
È un bel terrazzo, ci si può comodamente sistemare, e ci si rifocilla

“Allora, Renzo come va?”
“Bene direi, lo danno quarto per la lunghezza ma direi che è un bel terzo più complessivo!”
Si risale la frana, poi la relazione indica un leggero traverso in parete per poi riprendere lo spigolo.
Andrea, quel sornione, mi sta preparando uno scherzetto, è lui che ha la relazione ed io lo seguo ciecamente.
Così proseguiamo lungo una cengia che attraversa la parete Nord-Est per tre tiri.
Mi disse poi che voleva fare l'uscita originale Cassin sulla vetta
Siamo in sosta, e vedo della gente sotto di noi.
“Ehi Andrea, ma chi sono quelli?”
“Stanno facendo la Cassin!”
“No, la Cassin no!”
“Non penso di essere in grado di farla, la danno sesto!”.
Alzo gli occhi e vedo un bel diedro fessurato con tanti chiodi, “perché non saliamo di lì? È ben chiodata”.

Andrea sale, lento ma inesorabile, un bel diedro di quasi quaranta metri, con una parete leggermente strapiombante.
“Sosta!”
“Va bene vieni!”
Inizio la salita e quello che mi sembrava fattibile si trasforma in un tiro ostico.
“Sempre le mie idee balzane!” penso tra me e me.
Dal basso sembra tutto fattibile, poi vai su e ti senti stringere le chiappe!
Una faccia strapiombante verso la parete, una piccola fessura per le mani, i diedri non sono mai stati il mio … forte!
Beh visto che Andrea mi tiene bene in tensione, decido di arrampicare direttamente sulla parete verticale utilizzando i cristalli di ortoclasio che spuntavano, appoggio per i piedi, pinza per le mani.
Uscito semidistrutto!
Il tiro successivo era molto bello, si risaliva una canna d'organo, belle fessure per i piedi mentre le mani le utilizzavi come per strozzare!
Alla fin fine rispuntiamo sullo spigolo.

Ora dovrebbe essere più semplice!
Per arrivare sino alla cima, ci sono ancora sei lunghezze di corda in piano, spigolo affilato, impressionante, pareti verticali che piombano verso l'inferno, aggiriamo grossi massi incastrati, non sai se aggirarli in massima esposizione o salirli e scendere, ti meravigli quanto siano rimasti lì!
Arriviamo alla cima che erano le sei del pomeriggio.
Foto di rito, per me, Andrea no grazie.
Cosa facciamo, dormiamo qui o scendiamo?
A scendere ci vorranno un paio d'ore, scendiamo così andiamo in Giannetti che è meglio.
Discesa in arrampicata lungo il canale, qualche doppia e siamo alla base.
È fatta!
Uno pensa è fatta, ma non sempre le cose vanno così bene.

Apri lo zaino, metti via le scarpette, tira fuori gli scarponi e … sdleng … le chiavi della macchina s'infilano tra i sassi!
“Hai le chiavi di scorta?”
“No!”
“Le ho viste, aspetta, cerco di prenderle!”
Persa una buona mezzora alla fine riesco a recuperale!
Ormai è buio, partiamo accendo la pila e... fieommmm … la pila è scarica.
Notte senza luna, ci voleva solo questa.
Fortunatamente alcune chiazze di neve erano rimaste e nell'oscurità si intravvedevano, le calchiamo, si evita di camminare tra i sassoni con pericolo per caviglie e gambe.
Saltando tra una chiazza e l'altra scendiamo, poi la neve finisce.
“Cosa facciamo ora?” chiede Andrea
“Quando ero venuto a fare il Sentiero Roma, io e Eugenio avevamo tentato la normale, e nella discesa, mi ricordo che dove scorre l'acqua ci sono le placche e i sassi piccoli”.
Così, siamo scesi dove scorre l'acqua, poi abbiamo visto una flebile luce, con le scarpe fradice siamo arrivati al miraggio, la Giannetti!

Verso le undici di sera entravamo nel rifugio, ci accolse Giulio “il Malvagio”, “da dove arrivate ragazzi?”
“Dallo spigolo nord!”
“Volete una minestra?”
“Sì grazie!”
“Riscaldo subito!”
“Il rifugio è pieno, ma voi dovete dormire in un letto!”
E andò via a svegliare degli escursionisti per farli dormire sulla panca, agli alpinisti spetta il letto!

Alla mattina, colazione, pagato il conto, con attenzione, perché era solito aggiungere anche l'altezza del Badile, 3.300 lire!
ora come torniamo alla macchina?
Due sono le alternative, si sale sino al colle del Badiletto, si scende per il ghiacciaio della Trubinasca, si risale a Sasc Furà e si scende alla macchina, ci vorranno sette o otto ore!
“No, scartata a priori!” da parte mia
Scendiamo a San Martino e un po' con i mezzi pubblici, e un po' con l'autostop vediamo di tornare alla macchina.
Giù in valle era coperto, da noi invece splendeva un bel sole!

Dai 2.530 m del Rifugio iniziamo la discesa per tracce di sentiero e placconate fino ai 1.900 m della piana di Porcellizzo, dove gli scarponi fanno scif sciaf sui prati acquitrinosi.
Ci aspetta ora il tratto spaccagambe per scendere con la mulattiera in parte scalinata e che con buona pendenza, naturalmente, nonostante gli zaini, fatta a passo sostenuto, quasi di corsa con qualche sosta per riprendere fiato sino a che non ritorna in piano.
Siamo alle Termopili, 1.420 m, due enormi massi attraversati dal sentiero.
Ancora un 200 m di discesa e siamo a Bagni di Masino.

E' domenica, macchine parcheggiate ovunque, un trumone di gente, macchine dei villeggianti strapiene solo in salita, così scendiamo con le scorciatoie a S. Martino a piedi.
Oh, c'è il pullman fino a Morbegno!
Morbegno stazione, c'è tanto da aspettare per andare sino a Chiavenna, beh proviamo con l'autostop!
Con quattro passaggi riusciamo al tardo pomeriggio ad arrivare a Bondo a recuperare l'auto.
5 ore per fare 70 km!
Riprendiamo la macchina per tornare a casa, la nostra bella coda sul lago ce la siamo fatta anche al ritorno.
Lasciato Andrea a casa, ciao, andrò a dormire, domani devi andà a laurà!
Video tratto da diapositive

Waypoints

PictographSports facility Altitude 3,843 ft

Bagni Del Masino 1171 m

PictographInformation point Altitude 2,682 ft

Bondo 817 m

PictographWilderness hut Altitude 6,245 ft

Capanna Sasc Furä 1903 m

PictographSummit Altitude 10,736 ft

Pizzo Badile 3308 m

PictographWilderness hut Altitude 8,324 ft

Rifugio Luigi Gianetti 2537 m

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