Traversata del Corno Grande: vetta Orientale, Centrale, Torrione Cambi e Occidentale, da Campo Imperatore
near Fonte Cerreto-(Base Funivia), Abruzzo (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Percorso di spettacolare bellezza e notevole impegno tecnico, che congiunge le tre vette del Corno Grande (il torrione Cambi è un "gendarme" aggiuntivo), circumnavigando dall'alto il ghiacciaio del Calderone.
Da compiere insieme a una guida alpina o, al limite, con amici con consolidata esperienza alpinistica: il tratto che concatena le varie cime si svolge sempre su tratti molto esposti e pericolosi, che comportano frequenti soste in assicurazione, passaggi di II e III grado (l'ultimo dei quali è da molti definito di IV), calate in corda doppia e via discorrendo. Può capitare di incrociare sul percorso persone che procedono senza corda, ma al di là dell'esperienza e della competenza di ciascuno, il rischio in queste condizioni si fa davvero molto alto.
L'avvicinamento è di tipo escursionistico: da Campo Imperatore si raggiunge la Sella del monte Aquila (2.335), poi la Sella del Brecciaio (2.506 mt) e di qui, seguendo la via normale per la vetta occidentale, si arriva a un evidente bivio (2.690 mt). Si prende la via di sinistra verso il Passo del Cannone e, scavallato quest'ultimo con un breve percorso attrezzato rifatto ed ampliato di recente, ci si abbassa nel fondo del Calderone, in questa stagione quasi completamente privo di copertura nevosa.
Giunti ai piedi della parete rocciosa, la si risale grazie al tratto attrezzato (anche questo di recente installazione) che fa parte della celebre ferrata Ricci. Salendo lungo un sentiero ripido e tortuoso si raggiunge la vetta orientale del Corno Grande (2.903 mt). Superfluo elencare le meravigliose visuali sulle cime circostanti, sul lago di Campotosto e sulla vallata che si stende 1.300 metri più in basso.
Da qui le altre cime del massiccio appaiono vicinissime (si può comunicare, urlando con forza sufficiente, con chi sta sulla vetta occidentale, a poche centinaia di metri in linea d'aria), ma per coprire quegli 800 metri di distanza occorreranno diverse ore, soprattutto se il gruppo è composto di più cordate.
La descrizione tecnica del percorso è ben illustrata da relazioni alpinistiche e da video. Qui basterà dire che il percorso fino alla vetta centrale (2.893), passando per la forchetta Sivitilli, è in buona parte in disarrampicata e risalita su terremo detritico e roccia non buona: oltre a prestare la massima attenzione, occorre anche avere calzature con un ottimo grip.
Dalla vetta centrale si scende con una lunga, duplice calata in corda doppia alla forchetta Gualerzi (2.840 mt), stretta fra severe pareti di roccia e con vista unica sul rifugio Franchetti (a destra) e sul bivacco Bafile (a sinistra). L'arrampicata al torrione Cambi (2.875 mt) è verticale ma con ottimi appigli.
Dal torrione ci si cala ancora in doppia per raggiungere la Forchetta del Calderone (2.790 mt): ora ci si trova sopra la conca del Calderone, sul versante esposto a nord, e mantenere le prese con le mani sulla roccia gelida diventa più impegnativo.
Dopo non molto si giunge al famigerato "corridoio" formato da due lastroni di roccia e ostruito da un masso, che richiede un passaggio di III in opposizione, possibilmente dopo essersi liberati dello zaino.
Seguono passaggi su cenge molto esposte, risalite per diedri non facilissimi ma su ottima roccia, e infine si raggiunge la sottilissima cresta, dove si procede con massima attenzione ma sempre ben assicurati (frequenti gli spit a cui agganciarsi con rinvii), fino all'altro passaggio che gode di grande notorietà: la cosiddetta "pancia", sostanzialmente un grosso masso lievemente strapiombante, la cui difficoltà è rappresentata dalla carenza di buone prese per le mani. Con le proprie forze oppure facendosi aiutare dalla corda lo si supera comunque, e dopo qualche altra decina di metri su cengia molto esposta si raggiunge infine la gloriosa vetta occidentale (2.912 mt), massima elevazione degli Appennini.
Arrivati fin quassù in questo modo rocambolesco, non si potrà evitare di guardare dall'alto in basso le torme di escursionisti giunti in vetta attraverso la via normale, magari calzando degli sneakers...
Il percorso di discesa è a piacimento: la direttissima, per chi ha ancora forza nelle gambe, la via delle creste per chi non ne ha avuto abbastanza di rocce, la via normale...per la gente normale.
N.B. la mia traccia riporta circa 1,6 km di strada statale in discesa da Campo Imperatore. Si tratta di un errore dovuto alla mancata chiusura di Wikiloc, che va ovviamente ignorato.
Da compiere insieme a una guida alpina o, al limite, con amici con consolidata esperienza alpinistica: il tratto che concatena le varie cime si svolge sempre su tratti molto esposti e pericolosi, che comportano frequenti soste in assicurazione, passaggi di II e III grado (l'ultimo dei quali è da molti definito di IV), calate in corda doppia e via discorrendo. Può capitare di incrociare sul percorso persone che procedono senza corda, ma al di là dell'esperienza e della competenza di ciascuno, il rischio in queste condizioni si fa davvero molto alto.
L'avvicinamento è di tipo escursionistico: da Campo Imperatore si raggiunge la Sella del monte Aquila (2.335), poi la Sella del Brecciaio (2.506 mt) e di qui, seguendo la via normale per la vetta occidentale, si arriva a un evidente bivio (2.690 mt). Si prende la via di sinistra verso il Passo del Cannone e, scavallato quest'ultimo con un breve percorso attrezzato rifatto ed ampliato di recente, ci si abbassa nel fondo del Calderone, in questa stagione quasi completamente privo di copertura nevosa.
Giunti ai piedi della parete rocciosa, la si risale grazie al tratto attrezzato (anche questo di recente installazione) che fa parte della celebre ferrata Ricci. Salendo lungo un sentiero ripido e tortuoso si raggiunge la vetta orientale del Corno Grande (2.903 mt). Superfluo elencare le meravigliose visuali sulle cime circostanti, sul lago di Campotosto e sulla vallata che si stende 1.300 metri più in basso.
Da qui le altre cime del massiccio appaiono vicinissime (si può comunicare, urlando con forza sufficiente, con chi sta sulla vetta occidentale, a poche centinaia di metri in linea d'aria), ma per coprire quegli 800 metri di distanza occorreranno diverse ore, soprattutto se il gruppo è composto di più cordate.
La descrizione tecnica del percorso è ben illustrata da relazioni alpinistiche e da video. Qui basterà dire che il percorso fino alla vetta centrale (2.893), passando per la forchetta Sivitilli, è in buona parte in disarrampicata e risalita su terremo detritico e roccia non buona: oltre a prestare la massima attenzione, occorre anche avere calzature con un ottimo grip.
Dalla vetta centrale si scende con una lunga, duplice calata in corda doppia alla forchetta Gualerzi (2.840 mt), stretta fra severe pareti di roccia e con vista unica sul rifugio Franchetti (a destra) e sul bivacco Bafile (a sinistra). L'arrampicata al torrione Cambi (2.875 mt) è verticale ma con ottimi appigli.
Dal torrione ci si cala ancora in doppia per raggiungere la Forchetta del Calderone (2.790 mt): ora ci si trova sopra la conca del Calderone, sul versante esposto a nord, e mantenere le prese con le mani sulla roccia gelida diventa più impegnativo.
Dopo non molto si giunge al famigerato "corridoio" formato da due lastroni di roccia e ostruito da un masso, che richiede un passaggio di III in opposizione, possibilmente dopo essersi liberati dello zaino.
Seguono passaggi su cenge molto esposte, risalite per diedri non facilissimi ma su ottima roccia, e infine si raggiunge la sottilissima cresta, dove si procede con massima attenzione ma sempre ben assicurati (frequenti gli spit a cui agganciarsi con rinvii), fino all'altro passaggio che gode di grande notorietà: la cosiddetta "pancia", sostanzialmente un grosso masso lievemente strapiombante, la cui difficoltà è rappresentata dalla carenza di buone prese per le mani. Con le proprie forze oppure facendosi aiutare dalla corda lo si supera comunque, e dopo qualche altra decina di metri su cengia molto esposta si raggiunge infine la gloriosa vetta occidentale (2.912 mt), massima elevazione degli Appennini.
Arrivati fin quassù in questo modo rocambolesco, non si potrà evitare di guardare dall'alto in basso le torme di escursionisti giunti in vetta attraverso la via normale, magari calzando degli sneakers...
Il percorso di discesa è a piacimento: la direttissima, per chi ha ancora forza nelle gambe, la via delle creste per chi non ne ha avuto abbastanza di rocce, la via normale...per la gente normale.
N.B. la mia traccia riporta circa 1,6 km di strada statale in discesa da Campo Imperatore. Si tratta di un errore dovuto alla mancata chiusura di Wikiloc, che va ovviamente ignorato.
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