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Pizzo del Diavolo di Tenda con discesa dal Diavolino, anello da Carona

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Author

Trail stats

Distance
15.88 mi
Elevation gain
6,781 ft
Technical difficulty
Very difficult
Elevation loss
6,781 ft
Max elevation
9,546 ft
TrailRank 
32
Min elevation
3,940 ft
Trail type
Loop
Moving time
6 hours 14 minutes
Time
10 hours 41 minutes
Coordinates
4424
Uploaded
August 7, 2023
Recorded
August 2023

near Pagliari, Lombardia (Italia)

Viewed 270 times, downloaded 2 times

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Itinerary description

Esistono escursioni che lasciano qualcosa di speciale, una sensazione di benessere che inonda ogni particella del tuo corpo. Ecco cosa ho provato oggi al Pizzo del Diavolo di Tenda insieme all'amico alpinista Giancarlo. Ma andiamo per ordine.... confrontandoci su una possibile via alpinistica nelle Orobie il buon Giancarlo mi propone l'idea del Pizzo del Diavolo di Tenda. Penso non esista escursionista nel nostro terrirorio che non sia rimasto affascinato dall'accoppiata delle due vette conosciute appunto come il Diavolo di Tenda e la sua anticima ovvero il Diavolino. Unite da una stretta sella difesa da tre 'gendarmi' granitici formano due perfette piramidi rocciose da cui l'occhio e il cuore di ogni alpinista non venga affascinato. Solitamente l'itinerario per concatenare le due cime parte dallo spigolo meridionale del Diavolino per poi scendere alla sella e attaccare nuovamente la parete sud del Diavolo. Tutto questo dopo un estenuante e lungo avvicinamento dal rifugio Calvi. Ora vi chiederete il perché di questa introduzione, il motivo è molto semplice... Giancarlo mi propone di effettuare un anello "inverso" alla solita traccia tradizionale. Quindi eccoci insieme nell'abitato di Carona, nella Val Brembana, alle 5:30 del mattino nel comodo spiazzo adibito a parcheggio prima della carrareccia che porta ai rifugi Calvi e Longo. Il tempo di prepararsi e ci incamminiamo, con una fresca temperatura, sul ripido asfalto della strada con segnavia 210 CAI che in 10 minuti ci porta allo splendido borgo di Pagliari dove il tempo sembra essersi fermato. Da notare poco prima del caseggiato la deviazione sulla destra a mezzacosta per il sentiero estivo n.247 per il rifugio Calvi. Io e Giancarlo rimaniamo sulla carrareccia che dopo pochi tornanti ci regala una splendida cascata da immortalare in una fotografia. Proseguiamo godendoci la frescura e il silenzio della valle fino ad incrociare sulla sinistra la deviazione per il rifugio Longo, ovvero il CAI 208. Entriamo nel bosco fino a sbucare su un ampia mulattiera a mezzacosta che ci conduce al rifugio Longo all'altezza di 2006 mt. È passata meno di un'ora e mezza dalla nostra partenza, le gambe girano bene, brevissima pausa barretta e acqua e ripartiamo notando che un fortissimo vento sta sferragliando per tutta la valle al di sotto della diga del Lago del Diavolo. Vengono i brividi e in effetti scopriamo che la temperatura è di 3 gradi, acceleriamo il passo tagliando per il sentiero prativo che taglia sotto la murata della diga, giunti sopra di essa ci ripariamo dietro la casupola che da accesso agli impianti e finalmente possiamo coprirci con guanti e guscio. Pensare che siamo al 7 di agosto fa venire il sorriso. Adeguatamente rimboccati attraversiamo la diga e saliamo il sentiero a mezzacosta che conduce al Passo Selletta dove un gruppo di camosci ci spia curiosamente. Scavallato il passo eccoci al tanto agognato sole che finalmente ci scalda con i suoi raggi! Alla nostra sinistra il Monte Aga ci protegge dalle raffiche impetuose e possiamo goderci il sole in pace mentre proseguiamo su un sentiero mal segnato e invaso dalla vegetazione. La traccia però è molto intuitiva, in più oramai siamo al cospetto delle nostre due cime da scalare. Giunti su una pietraia scura troviamo i primi bolli che conducono in direzione della bocchetta di Podavitt che si trova sul versante Ovest del Diavolo. Superiamo un gruppo di escursionisti e giunti nei pressi della bocchetta indossiamo il caschetto e partiamo forte sulle facili rocce che danno inizio allo spigolo occidentale, stiamo percorrendo la via normale e saliamo agevolmente e senza difficoltà facili placche ben appigliate, siamo all'ombra e il vento si fa sentire nuovamente ma non ci infastidisce e proseguiamo facilmente, l'unica nota a margine è una bollatura scadente e fuorviante che non aiuta specialmente nella seconda parte della salita. In un paio di frangenti abbiamo dovuto aggiustare il tiro, il consiglio nel caso di scarsa visibilità o di perdita dei bolli è di mantenersi sulla sinistra e seguire la cresta, è abbastanza intuitivo soprattutto quando si è ormai sulla spalla del Diavolo, facili passaggi in cresta ed eccoci alla piramide di metallo che decreta la vetta del Diavolo a 2914 mt. Un abbraccio con Giancarlo e ci godiamo in silenzio la vista spaziale a 360 gradi. Il nostro lago d'Iseo è lì a un passo quasi, alla mia sinistra l'Adamello con il suo pian di neve, il pizzo Badile riconoscibile come pochi, di fronte a noi il Portis. Non cè una nuvola, il cielo è limpido e il sole ci scalda nuovamente. Ma il mio sguardo volge al Diavolino, da qui sopra la discesa fa davvero impressione(ecco perché la maggioranza predilige salire dal passo Valsecca) ma la roccia sembra ottima e ricca di appigli. Poco dopo il nostro arrivo giunge un simpatico escursionista di nome Diego, il quale ci chiede se abbiamo informazioni riguardo la traccia che porta al bivacco Frattini. Purtroppo gli spieghiamo che è fuori strada, infatti invece di salire al Diavolo doveva proseguire nel vallone e risalire al passo Valsecca, da lì sarebbe stata questione di pochi minuti. Ma sapete la cosa più bella è impressionante di questo personaggio? La serenità con la quale ha preso la notizia di avere sbagliato strada, e la gioia di essere salito su una cima come il Diavolo,davvero superbo! Attenzione parliamo di un ultra runner che ha percorso decine di Sky Race, in quelle gambe cè del tritolo probabilmente. Ma la pacatezza è la tranquillità con cui ha chiesto "ma è possibile scendere verso il Passo da qui?"mi rimarrà impressa in eterno. Rispondiamo che in effetti sì, noi scendiamo al Diavolino per poi giungere al passo Valsecca sottolineando che comunque sarà una discesa molto estenuante ed esposta e sapete cosa ci ha detto? "Ben, vengo con voi amici ", avrei voluto abbracciarlo giuro. Dopo le solite foto e uno snack siamo pronti per affrontare la parte più tecnica e insidiosa del tracciato, in pochi hanno scelto di percorrere il Diavolo al contrario. Davanti ovviamente Giancarlo, io seguo e Diego chiude l'orchestra. Scendiamo la breve cresta fino all'attacco dello spigolo sud e iniziamo dolcemente e cautamente a disarrampicare, l'esposizione è notevole ma la roccia è veramente ottima con diversi appigli e maniglie naturali che aiutano moltissimo a contenere lo sforzo fisico. Scendiamo rapidamente nonostante la scarsità di bolli (ve ne sono davvero pochi ma probabilmente alcuni non li abbiamo notati in quanto solitamente la via viene fatta scalando e non disarrampicando) ma opportuni anche se sporadici omini compiono il loro dovere. Anche qui però è abbastanza intuibile la discesa, verticale sulla cresta, senza preamboli o scuse, basta cercare l'appoggio giusto e viene tutto automatico. I passaggi sono prevalentemente di II° con forse qualche punta di III° dove la parete tende ad essere leggermente strapiombante, ma tutti e tre scendiamo agili e incredibilmente veloci.Giunti in prossimità della sella (molto affilata e stretta) cerchiamo un passaggio comodo magari sul lato, ma qui non cè verso, un omino sopra un un torrioncino parla chiaro, bisogna arrampicare e scavalcare i gendarmi sulla selletta, e come sempre succede in questi casi, ciò che sembra complicato o difficile si rivela semplice e divertente. Sull'ultimo torrione di circa 4 metri una freccia rossa spara verso l'alto indicando la via, oramai siamo sulla parete del Diavolino, . Questo punto in particolare non offre difficoltà tecniche ma lo sfasciume è veramente ampio ed è bene testare col piede ogni passo, specialmente per evitare di gettare pietrisco e sfasciumi sul compagno dietro. Qui la parete appoggiata non offre grande soddisfazione ma ci permette di rifiatare e salendo agevolmente eccoci alla piccola croce del Diavolino. Una meraviglia la parete che scende dal Pizzo del Diavolo, impressionante pensare che siamo scesi da lassù, però ora abbiamo ancora la discesa dal Diavolino, quindi concertazione sempre alta e ripartiamo. Onestamente le difficoltà qui si abbassano, chiaramente sempre piede e mano ferma, ma i rimanenti 300 mt (Dalla vetta del Diavolo il complessivo risulterà poco più di 400 mt) di dislivello al passo non ci creano impicci o difficoltà, bellissimo vedere degli stambecchi, tra cui un cucciolo scendere da queste pareti come se nulla fosse. Giunti sulla traccia prativa (molto verticale anche questa)superiamo una piastra in bronzo posta all'inizio della via di salita, ci rilassiamo del tutto e in pochi minuti eccoci al passo Valsecca. Qui purtroppo le strade con il nostro amico Diego di dividono, lui prenderà a sinistra per il bivaccoFrattini e noi a destra per il rifugio Calvi. Scambiamo le nostre sensazioni sulla discesa dal Diavolo e concordiamo che è stata splendida ed emozionante, un abbraccio e un sorriso e salutiamo il buon Diego. Io e Giancarlo (impressionante la naturalezza con cui è sceso dal Pizzo, davvero maestoso) partiamo a cannone sul comodo sentiero 225 che scende nella vallata dalla quale nasce il Brembo con le sue sorgenti, indescrivibile. Ogni tanto girandoci alle nostre spalle ammiriamo nuovamente le due cime appena scalate e una risata euforica esplode ogni volta! Transitando su un ponticello attraversiamo il neo nato Brembo e proseguiamo, quando ad un tratto uno splendido stambecco ci attende sul sentiero, quasi voglia accoglierci in questa splendida valle. Giunti a un bivio dove ignoriamo il sentiero per collegarci nuovamente al Passo della Selletta, proseguiamo dritti verso il Calvi che raggiungiamo prima di transitare sulle sponde dello splendido laghetto Rotondo. Giunti al rifugio, ci cambiamo e ci godiamo una birra fresca divorando un bel panino. La stanchezza ora comincia a bussare ma siamo ancora troppo euforici, dopo una breve pausa riprendiamo il cammino sulla carrareccia CAI 210, che transita a fianco del lago di Fregabolgia e della sua diga (ora vuota causa lavori alla murata), che ci porterà a Carona in un oretta abbondante chiudendo il nostro anello di 26 km con un dislivello oltre i 2000 mt. Inutile spiegare il perché considero questa traccia adatta solo ad escursionisti esperti, allenati e soprattutto capaci di muoversi in un ambiente prettamente alpinistico. Potete tranquillamente scegliere di percorrere il nostro anello nel modo più tradizionale (quindi con salita dal Calvi e dal passo Valsecca). Dopo averlo effettuato con Giancarlo mi trovo d'accordo con lui, trovo abbia più senso la salita dal Longo in quanto ti permette di affrontare la parte dura e tecnica del percorso ancora fresco e con una temperatura mite. Un esperienza unica, travolgente e sensazionale. Alla prossima gnari. El fùrner.

Comments  (4)

  • Gjk 63 Aug 8, 2023

    Ottima e particolareggiata descrizione,braö

  • Photo of El Fùrner
    El Fùrner Aug 8, 2023

    Grazie!!

  • Photo of Andrea Bartolomucci
    Andrea Bartolomucci Aug 17, 2023

    Come sempre ottima descrizione del percorso
    Bravissimi ad entranbi

  • Photo of El Fùrner
    El Fùrner Aug 17, 2023

    Troppo gentile Andrea! Grazie

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