Cresta NE Alto di Sella
near Vagli Sopra, Toscana (Italia)
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Itinerary description
La partenza è da Arnetola, si percorre prima il CAI 31-35, poi brevemente su marmifera fino a raggiungere una costruzione forse di servizio per le cave (Casa Colubraia), da qui parte il sentiero CAI 146, non segnato, solo un segno rosso su un sasso, salendo a sx della costruzione. Il CAI 146 sarebbe ufficialmente chiuso per un cavo di protezione non manutenuto nei pressi della focetta dell'acqua fredda.
Il seguente tratto si svolge prevalentemente nel bosco ed è gradinato, i segnavia sono sbiaditi e a momenti il sentiero è poco evidente. Usciti dal bosco, raggiungiamo un bivio, a dx si raggiungerebbe la focetta mentre il ramo a sx rappresenta l'uscita della vecchia e dismessa ferrata Vecchiacchi, noi dobbiamo compiere un semicerchio verso sx, degli ometti suggeriscono di raggiungere la cresta tramite una rampa di I grado.
Raggiunto il filo si nota il cavo d'acciaio ancora presente e anche un cartello che diffida ad avventurarsi verso la ferrata, qui la nostra cavalcata su cresta ha inizio.
Il primo tratto è abbastanza facile, fino a raggiungere un piccolo risalto molto esposto che può essere superato grazie all'ausilio di un chiodo/staffa piantato nella roccia.
Troviamo adesso la prima vera difficoltà, un torrione abbastanza verticale con buoni appigli (difficoltà massima II+/III grado). E' possibile proteggere, presente una sosta alla base, 2 vecchi chiodi in corrispondenza del passo più ostico e poi un'altra sosta poco oltre la sommità, ma noi decidiamo di salire in libera.
Superato il torrione siamo su una placconata in discesa (lame di roccia friabile), e si nota poco più avanti il secondo passaggio chiave: una placca di circa una decina di metri molto esposta ed inclinata, fessurata nella parte superiore (II+ grado). Si raggiunge scendendo prima con una cengetta a sx. Anche qui è presente un chiodo quasi alla base, possibilità di integrare con friend a metà e in alto una sosta (catena). Noi decidiamo di nuovo di procedere in libera.
Oltre la placca la cresta torna ad essere facile e camminabile fino ad un canalino che ci porterà all'anticima.
Raggiunta l'anticima si devono percorrere gli ultimi metri di cresta molto affilati ed esposti ma su ottima roccia e aggirando per un breve ultimo tratto a sx si raggiunge finalmente la vetta.
Dalla cima si torna indietro, bisogna infatti riaffrontare l'infida crestina, e arrivare nei pressi dell'anticima, da qui parte, versante Valle dell'Arnetola un canale ripidissimo tra paleo e sfasciumi. Il percorso di discesa non è obbligato, noi abbiamo percorso il canalone mantenendoci sulla parte sx costeggiando inizialmente la cresta, fino a raggiungere una cengetta appena accennata che abbiamo percorso sempre spostandoci gradualmente verso sx. Abbiamo poi intercettato la cresta, all'altezza della base del primo torrione con sosta e da lì verso il versante opposto, fino a rientrare nel CAI 146. A questo punto si ripercorre lo stesso tragitto fatto all'andata fino alla macchina.
Il seguente tratto si svolge prevalentemente nel bosco ed è gradinato, i segnavia sono sbiaditi e a momenti il sentiero è poco evidente. Usciti dal bosco, raggiungiamo un bivio, a dx si raggiungerebbe la focetta mentre il ramo a sx rappresenta l'uscita della vecchia e dismessa ferrata Vecchiacchi, noi dobbiamo compiere un semicerchio verso sx, degli ometti suggeriscono di raggiungere la cresta tramite una rampa di I grado.
Raggiunto il filo si nota il cavo d'acciaio ancora presente e anche un cartello che diffida ad avventurarsi verso la ferrata, qui la nostra cavalcata su cresta ha inizio.
Il primo tratto è abbastanza facile, fino a raggiungere un piccolo risalto molto esposto che può essere superato grazie all'ausilio di un chiodo/staffa piantato nella roccia.
Troviamo adesso la prima vera difficoltà, un torrione abbastanza verticale con buoni appigli (difficoltà massima II+/III grado). E' possibile proteggere, presente una sosta alla base, 2 vecchi chiodi in corrispondenza del passo più ostico e poi un'altra sosta poco oltre la sommità, ma noi decidiamo di salire in libera.
Superato il torrione siamo su una placconata in discesa (lame di roccia friabile), e si nota poco più avanti il secondo passaggio chiave: una placca di circa una decina di metri molto esposta ed inclinata, fessurata nella parte superiore (II+ grado). Si raggiunge scendendo prima con una cengetta a sx. Anche qui è presente un chiodo quasi alla base, possibilità di integrare con friend a metà e in alto una sosta (catena). Noi decidiamo di nuovo di procedere in libera.
Oltre la placca la cresta torna ad essere facile e camminabile fino ad un canalino che ci porterà all'anticima.
Raggiunta l'anticima si devono percorrere gli ultimi metri di cresta molto affilati ed esposti ma su ottima roccia e aggirando per un breve ultimo tratto a sx si raggiunge finalmente la vetta.
Dalla cima si torna indietro, bisogna infatti riaffrontare l'infida crestina, e arrivare nei pressi dell'anticima, da qui parte, versante Valle dell'Arnetola un canale ripidissimo tra paleo e sfasciumi. Il percorso di discesa non è obbligato, noi abbiamo percorso il canalone mantenendoci sulla parte sx costeggiando inizialmente la cresta, fino a raggiungere una cengetta appena accennata che abbiamo percorso sempre spostandoci gradualmente verso sx. Abbiamo poi intercettato la cresta, all'altezza della base del primo torrione con sosta e da lì verso il versante opposto, fino a rientrare nel CAI 146. A questo punto si ripercorre lo stesso tragitto fatto all'andata fino alla macchina.
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