Col Nudo via cresta del col Mat
near Curago, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Erano anni che il Col Nudo era in agenda.
D'altronde, come si fa a non avere questa perla nel curriculum, considerando che è la più alta vetta delle Prealpi Venete? Però, francamente, la via normale, partendo da casera Venal, non mi ha mai attratto, perchè piuttosto monotona. Un dislivello di 1400mt è sempre un'impresa di tutto rispetto, quindi vale la pena di dargli, se possibile, un tocco di carattere in più.
Ecco la soluzione: raggiungere la vetta attraverso il tratto di alta via n° 7 che percorre la cresta del col Mat. Ho cercato informazioni a destra e a manca, ma un amico runner mi ha garantito che il tutto era perfettamente fattibile ed era il miglior modo per raggiungere quell'agognata croce.
Quindi, all'alba (non si sa mai, le vette dell'Alpago si sa che sono famose per i rapidi addensamenti) si parte dal parcheggio del rif. Dolada. Subito su per il 961 per fare, un centinaio di metri più sopra, una deviazione a dx e per, in quota, raggiungere il 905 che, invece, parte subito dal rifugio in direzione della cresta. Lo avevo fatto una ventina d'anni fa... ma ora il traverso è quasi inesistente e, soprattutto, quella zona è infestata da zecche. Vabbè, si fa comunque e si prende il 905 più in alto, proprio alla biforcazione che, a dx, ci incanala sulla variante che, attraversando in salita i ripidissimi pendii, ci porterà alla forcella del col Mat.
Visto la situazione, vi consiglio di prendere subito il 905 al rifugio.
La variante è stata scelta per non percorrere la cresta dalla forcella Dolada. La strada che dobbiamo fare è lunga e la meta è il col Nudo, non la cresta. Quindi si sale per traccia sempre evidente, fino alla forcella del col Mat, indi in cima del medesimo.
Col senno di poi, in una giornata certa dal punto di vista atmosferico, e partendo di buonora, potrei suggerire di salire alla forcella Dolada e fare il percorso integrale.
Comunque, dal col Mat si scende, sempre sul filo di questa bellissima cresta (sicuramente una delle più belle mai percorse) per arrivare a forcella della Lastra.
Da qui, sempre sul sentiero dell'alta via n°7 si sale a lungo per cresta, sempre stupenda, fino al catino che ci porta sotto cima Secca.
Contrariamente a quanto avevo letto e sentito, il percorso è ben bollinato e pulito. probabilmente opera assai recente, credo del Cai di Vittorio Veneto. Un plauso.
Da sotto cima Secca si abbandona il 937 (alta via) e si inizia a salire a sx per evidente traccia su ghiaioni. Nessun bollino fino in cima. Nessun ometto. Ma percorso evidente. Dura la salita su ghiaione, ma non durissima, non è un ghiaione dolomitico, ma una secie di pietraia, pur con pezzi piccoli.
Si sale fin sotto la cresta, dove si sale un camino di I° con un passaggio di II°, ma non esposto. Si arriva così in cresta e quindi in vetta. Impresa compiuta.
Ora si scende. E la discesa sarà per la normale di salita. Quindi, appena sotto la vetta, ci aspetta il mitico passaggio in cresta di cui tanto si legge.
Probabilmente dipende dalla preparazione e dalla tecnica, ma, francamente, non ho individuato particolari criticità. La cresta è si esposta, ma perfettamente percorribile in piedi, senza problemi (ovvio che e il terreno dovesse essere innevato o, peggio, ghiacciato, le cose sarebbero da valutare con altri parametri, ma questo vale per tutti i passaggi alpinistici.
Quindi giù dritti per lastroni e erba ben scalinata, fino alla forcella di Valbona.
Da qui è una continua estenuante discesa fino alla casera Venal e al punto in cui abbiamo lasciato l'auto che ci riporterà al Dolada (volendo si può evitare la doppia auto e salire a piedi, ma sarebbe un altro tratto piuttosto monotono di ben 470mt D+...).
Giro strepitoso davvero, forse il più bello della conca alpagota.
Purtroppo, inutile negarlo, il primo tratto è veramente infestato da zecche, per cui, repellenti e ispezione continua.
Grazie agli amici Daria, Carlo, Daniele, Magdalena e alla mitica Sonia per aver condiviso questa bella escursione.
D'altronde, come si fa a non avere questa perla nel curriculum, considerando che è la più alta vetta delle Prealpi Venete? Però, francamente, la via normale, partendo da casera Venal, non mi ha mai attratto, perchè piuttosto monotona. Un dislivello di 1400mt è sempre un'impresa di tutto rispetto, quindi vale la pena di dargli, se possibile, un tocco di carattere in più.
Ecco la soluzione: raggiungere la vetta attraverso il tratto di alta via n° 7 che percorre la cresta del col Mat. Ho cercato informazioni a destra e a manca, ma un amico runner mi ha garantito che il tutto era perfettamente fattibile ed era il miglior modo per raggiungere quell'agognata croce.
Quindi, all'alba (non si sa mai, le vette dell'Alpago si sa che sono famose per i rapidi addensamenti) si parte dal parcheggio del rif. Dolada. Subito su per il 961 per fare, un centinaio di metri più sopra, una deviazione a dx e per, in quota, raggiungere il 905 che, invece, parte subito dal rifugio in direzione della cresta. Lo avevo fatto una ventina d'anni fa... ma ora il traverso è quasi inesistente e, soprattutto, quella zona è infestata da zecche. Vabbè, si fa comunque e si prende il 905 più in alto, proprio alla biforcazione che, a dx, ci incanala sulla variante che, attraversando in salita i ripidissimi pendii, ci porterà alla forcella del col Mat.
Visto la situazione, vi consiglio di prendere subito il 905 al rifugio.
La variante è stata scelta per non percorrere la cresta dalla forcella Dolada. La strada che dobbiamo fare è lunga e la meta è il col Nudo, non la cresta. Quindi si sale per traccia sempre evidente, fino alla forcella del col Mat, indi in cima del medesimo.
Col senno di poi, in una giornata certa dal punto di vista atmosferico, e partendo di buonora, potrei suggerire di salire alla forcella Dolada e fare il percorso integrale.
Comunque, dal col Mat si scende, sempre sul filo di questa bellissima cresta (sicuramente una delle più belle mai percorse) per arrivare a forcella della Lastra.
Da qui, sempre sul sentiero dell'alta via n°7 si sale a lungo per cresta, sempre stupenda, fino al catino che ci porta sotto cima Secca.
Contrariamente a quanto avevo letto e sentito, il percorso è ben bollinato e pulito. probabilmente opera assai recente, credo del Cai di Vittorio Veneto. Un plauso.
Da sotto cima Secca si abbandona il 937 (alta via) e si inizia a salire a sx per evidente traccia su ghiaioni. Nessun bollino fino in cima. Nessun ometto. Ma percorso evidente. Dura la salita su ghiaione, ma non durissima, non è un ghiaione dolomitico, ma una secie di pietraia, pur con pezzi piccoli.
Si sale fin sotto la cresta, dove si sale un camino di I° con un passaggio di II°, ma non esposto. Si arriva così in cresta e quindi in vetta. Impresa compiuta.
Ora si scende. E la discesa sarà per la normale di salita. Quindi, appena sotto la vetta, ci aspetta il mitico passaggio in cresta di cui tanto si legge.
Probabilmente dipende dalla preparazione e dalla tecnica, ma, francamente, non ho individuato particolari criticità. La cresta è si esposta, ma perfettamente percorribile in piedi, senza problemi (ovvio che e il terreno dovesse essere innevato o, peggio, ghiacciato, le cose sarebbero da valutare con altri parametri, ma questo vale per tutti i passaggi alpinistici.
Quindi giù dritti per lastroni e erba ben scalinata, fino alla forcella di Valbona.
Da qui è una continua estenuante discesa fino alla casera Venal e al punto in cui abbiamo lasciato l'auto che ci riporterà al Dolada (volendo si può evitare la doppia auto e salire a piedi, ma sarebbe un altro tratto piuttosto monotono di ben 470mt D+...).
Giro strepitoso davvero, forse il più bello della conca alpagota.
Purtroppo, inutile negarlo, il primo tratto è veramente infestato da zecche, per cui, repellenti e ispezione continua.
Grazie agli amici Daria, Carlo, Daniele, Magdalena e alla mitica Sonia per aver condiviso questa bella escursione.
Waypoints
Comments (5)
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Ciao, mi incuriosisce tanto questo percorso, e da come l'hai descritto sembra davvero appagante.
Volevo chiederti se secondo te è affrontabile anche in questa stagione, visto il dislivello e il sole cocente, o se consigli di attendere la stagione più mite.
Grazie dei tuoi sempre meravigliosi giri.
Demis
Grazie a te per l'apprezzamento.
Beh... proprio in questi torridi giorni eviterei, ma se le temperature calano di qualche grado, vai pure tranquillo. Occhio che non si trova acqua, quindi bisogna averne una buona scorta.
Bel percorso, ci vado sabato o domenica a seconda del meteo. Una curiosità, si può percorrere anche al contrario a parer tuo? Cioè facendo prima Cima Lastei, l'affilata cresta, Col Nudo, scendere per ghiaioni e fare le creste del col mat fino al Dolada. È fattibile?
Ciao Michel
Si, non vedo controindicazioni a farlo anche al contrario. Certamente devi farti tutto il dislivello in salita. Parti molto presto.
Bellissimo, vorrei farlo prima di questo inverno! Il mese scorso ho fatto la cresta del col mat ma non me la sono sentita di proseguire per il col nudo.
Occhio alle zecche sì, lassù sono tantissime