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San Felice sul Panaro le Valli Mirandolesi le Meleghine i Barchessoni di San Martino in Spino

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Trail stats

Distance
32.61 mi
Elevation gain
23 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
23 ft
Max elevation
77 ft
TrailRank 
61
Min elevation
27 ft
Trail type
Loop
Moving time
2 hours 57 minutes
Time
3 hours 53 minutes
Coordinates
7717
Uploaded
April 5, 2024
Recorded
April 2024
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near San Felice sul Panaro, Emilia-Romagna (Italia)

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Itinerary description

SINTESI PERCORSO MTB
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-GRADO DI DIFFICOLTÀ:
Medio/Facile difficoltà.
-NOTE PERCORSO:
Itinerario di pianura attraverso Oasi Naturalistiche.
PERIODO CONSIGLIATO:
Ideale per le mezze stagioni: Primavera/Autunno. Evitare in periodi eccessivamente caldi e dopo lunghe piogge.
-FONDO PERCORSO:
50% strade secondarie poco trafficate 50% strade bianche e strade sterrate.
-REPERIBILITÀ ACQUA:
Ci sono fontane al chilometro 9 al chilometro 22. Poi si può reperire acqua nei locali publici delle località di San Martino in Spino e a Mortizzuolo.
-STRUTTURE SUL PERCORSO:
Per interventi alla MTB a San Felice sul Panaro c’è Alessi Bici in Via Lavacchi, 1592, 41038 San Felice Sul Panaro MO
Tel. 0535 85338
-TIPO DI BICI
Percorribile in Mountainbike o Gravel.
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DESCRIZIONE

Luogo di partenza di questo percorso in MTB è il parcheggio del cimitero di San Felice sul Panaro in Provincia di Modena, dove lasciamo la nostra macchina.

SAN FELICE SUL PANARO
San Felice sul Panaro fa parte dell'Unione dei Comuni Modenesi Area Nord e malgrado il nome il territorio comunale non è attraversato dal fiume Panaro, che bagna invece i comuni limitrofi di Camposanto e Finale Emilia.
I primi insediamenti nella zona, che anticamente fu paludosa e boscosa, risalgono alla cultura delle terramare.

In epoca romana, iniziarono i primi lavori di bonifica e di trasformazione del territorio, proseguiti poi successivamente ed in particolare nell'VIII secolo in modo sistematico ad opera dei monaci dell'Abbazia di Nonantola.

Un documento dell'anno 927 cita il villaggio fortificato di San Felice ("Castellum Sancti Felicis"): questa viene ad essere la prima menzione del toponimo, che solo dopo l'Unità d'Italia ha assunto l'appellativo di "sul Panaro" per essere distinto da altri omonimi comuni dello Stato italiano.

Il comune è stato danneggiato dai terremoti dell'Emilia del 2012, che nel paese hanno causato tre vittime e gravissimi danni, fra cui la chiesa arcipretale andata quasi completamente distrutta, la Rocca Estense gravemente danneggiata e la torre dell'orologio crollata.

Iniziamo a pedalare sulla ciclabile che passa proprio dalla parte opposta della strada in direzione Nord/Ovest, per andare a svoltare dopo poco alla nostra destra su Via Tassi. Percorsi circa due chilometri svoltiamo a destra su Via Villa Gardè, per poi svoltare nuovamente a sinistra su Via Pioppe. Raggiunta Via Imperiale svoltiamo a destra proseguendo a pedalare ora verso Est per circa cinque chilometri.

Ora svoltiamo alla nostra destra su Via Albero e dopo circa due chilometri prendiamo Via Valle Acquosa alla nostra sinistra. Cominciamo a pedalare su questa strada sterrata che ci conduce verso lo zuccherificio, in un contesto di aperta campagna. Dopo quasi un chilometro svoltiamo a sinistra su di un altro stradello sterrato in prossimità di un gruppo di case, dirigendoci verso Nord/Est e verso la Zona Protetta Speciale delle Meleghine.

IT4040018 - ZPS - LE MELEGHINE

Descrizione e caratteristiche:
Il sito è collocato nella bassa pianura modenese in prossimità del confine provinciale con Ferrara, in un’area scarsamente abitata ma soggetta attualmente ad agricoltura intensiva in cui le conche geomorfologiche con terreni alluvionali erano occupati fino alla fine dell’800 e ai primi del ‘900 da paludi e praterie umide utilizzate per secoli per l’allevamento degli equini. In particolare, il sito è delimitato a Nord dalla strada Fruttarola, a Est dai canali Bagnoli e Canalazzo, a Sud dal cavo Pecora e dalla strada Dogarolo e comprende i bacini per la fitodepurazione di Massa Finalese "Le Meleghine" e dei bacini per l’itticoltura. La vicinanza alle zone umide della ZPS IT4040014 "Biotopi e ripristini ambientali di Mirandola" e i numerosi bacini di itticoltura sparsi attorno al sito hanno determinato l’uso dei bacini di fitodepurazione come zona di rifugio e sosta per numerose specie, soprattutto di Ardeidi. All’interno del sito ricade l’Oasi per la protezione della fauna "Le Meleghine" che comprende i bacini per la fitodepurazione la cui gestione è affidata all’Istituto Tecnico Agrario di Finale Emilia.

Habitat e specie di maggiore interesse
Habitat Natura 2000. Due habitat d'interesse comunitario, salici-pioppeti e vegetazione galleggiante su acque mesotrofiche, più canneti d'interesse regionale (e nazionale, suggerito come habitat potenziale per l’inserimento nell’allegato I della Direttiva Habitat dal 2014) occupano poco meno del 10% della superficie del sito. I margini elofitici in particolare rappresentano un habitat in rapida espansione. Nymphoides peltata è la presenza floristica più preziosa di questi ambienti. Un paio di curiosità botaniche sono la grossa labiata non comune Erba sega (Lycopus exaltatus) e la presenza di esemplari rinselvatichiti di girasole (Helianthus annuus). Uccelli. Sono state segnalate almeno 32 specie di interesse comunitario, 6 delle quali nidificanti: Tarabusino, Nitticora, Garzetta, Sgarza ciuffetto (queste ultime tre specie sono localizzate in una garzaia all’interno dei bacini di fitodepurazione), Falco di palude, Cavaliere d’Italia. Tra le specie nidificanti rare e/o minacciate a livello regionale figurano Marzaiola, Gheppio, Strillozzo. E’, inoltre, un’importante area di sosta e di alimentazione al di fuori del periodo riproduttivo per numerose specie, soprattutto acquatiche, tra le quali le più significative sono Airone bianco maggiore, Tarabuso, Garzetta, Falco di palude, Mignattino piombato.

Giunti su Via Fruttarola svoltiamo a destra, percorrendone solo alcune decine di metri prima di svoltare nuovamente su Via Fienil del Vento alla nostra sinistra. Pedaliamo ancora in aperta campagna su di uno stradello sterrato abbastanza scorrevole, ogni tanto compaiono casolari abbandonati o ruderi, che sono quello che resta di una vita passata.

Raggiungiamo il piccolo abitato di Redena imboccando Via Comunale alla nostra sinistra, e in circa 3,2 km arriviamo a San Martino Spino.

Dal centro del paese imbocchiamo alla nostra sinistra Via Zanzur con la quale iniziamo a dirigerci verso Sud. Percorsi circa due chilometri troviamo un bivio grazie al quale svoltiamo a destra ed in qualche centinaio di metri arriviamo al Barchessone vecchio.

IL BARCHESSONE VECCHIO
Nel cuore delle Valli Mirandolesi, esattamente nell'area compresa tra San Martino Spino e Gavello, sorge il "Barchessone Vecchio", storico edificio agricolo che racchiude una parte importantissima della storia e delle tradizioni socio-culturali del territorio mirandolese.

Il Barchessone Vecchio fu edificato nel 1824 ed utilizzato come scuderia dall’Esercito Italiano sino alla metà del Novecento. Assieme al vicino Barchessone Barbiere, era considerato tra i più belli del territorio, tanto da essere definito “la Basilica delle Valli”.

Tra il 1997 e il 1999 l’edificio fu quindi oggetto di un indispensabile restauro che trasformò l’edificio storico di proprietà della Coop «O. Focherini» in luogo ad uso pubblico per attività di tipo educativo, culturale e sociale. L’edificio restaurato venne inaugurato il 2 maggio 1999.

Con il sisma del 2012 (in particolare l’evento sismico di magnitudo 5.9 del 20 maggio ebbe epicentro ad appena 6,5 km di distanza) l'edificio fu gravemente lesionato e reso inagibile dal disastroso.

Ma il Barchessone non si è arreso! L’edificio, dopo nuovi lavori di ristrutturazione, è stato riaperto il 31 marzo 2019 ed è tornato a proporre attività, spettacoli, laboratori ed iniziative di conoscenza e promozione delle Valli Mirandolesi che ogni anno si svolgono da aprile a ottobre nei giorni di apertura (sabato e domenica dalle 15.30 alle 19.30).

Dal 2021 il Barchessone accoglie anche l’Archivio dei lavori dell’Architetto Fabio Reggiani, prematuramente scomparso il 3 dicembre 2016 quando era impegnato nel secondo progetto di recupero del Barchessone Vecchio.

Fabio Reggiani ha sempre avuto a cuore le «sue» Valli e l’archivio vuole onorarne la memoria e l’impegno per il territorio, concretizzatosi con studi e ricerche già durante gli anni universitari e, soprattutto, con specifici progetti durante la sua attività professionale (il "Progetto Valli", i progetti di restauro e ristrutturazione del Barchessone Vecchio, del Barchessone Barbiere, della Casa Arginone).

Nel Barchessone è ospitato il Centro di Educazione alla Sostenibilità (CEAS) Intercomunale “La Raganella”, un servizio dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord accreditato dalla Regione Emilia-Romagna nella rete regionale CEAS.

Con progetti educativi e iniziative di sensibilizzazione ambientale, “La Raganella” intende stimolare una più forte sensibilità verso il territorio sia nella popolazione residente sia nei visitatori. Conoscere infatti le Valli Mirandolesi è il primo passo per impare ad amarle e a salvaguardarle, favorendo il giusto rapporto tra l'uomo e il suo ambiente.

“La Raganella” si è attivata innanzitutto come supporto educativo per docenti e classi organizzando attività nel territorio della Bassa Modenese, laboratori didattici e mettendo a disposizione una ricca biblioteca di settore.

UN PO' DI STORIA

L'edificio venne realizzato nel XIX secolo per l'allevamento dei cavalli, attività tipica della zona fin dal XV secolo ad opera dei Pico, allora signori di Mirandola. Chiamato anche "Basilica delle Valli Mirandolesi", per la sua somiglianza con le chiese paleocristiane, il Barchessone Vecchio si distacca completamente dai rustici della cultura locale per la sua inconsueta e originale pianta poligonale. È caratterizzato infatti da una pianta di 16 lati e un diametro di circa 28 metri.

Il piano superiore ottagonale, adibito ad alloggio del fattore, è sorretto dalla serie più interna dei pilastri della stalla e da una grande colonna centrale, al cui interno è collocata una scala a chiocciola comunicante con la scuderia sottostante, che originariamente era l'unico collegamento fra la stalla e l'abitazione. In seguito venne realizzata una scala in legno esterna, per accedere al piano superiore direttamente dall'esterno. Il tetto dell'abitazione culmina con una lanterna in mattoni.

Nello stesso territorio, presso i terreni di Portovecchio di San Martino Spino di Mirandola, nel 1883 a seguito dell'istituzione del "Quinto Deposito Allevamento Cavalli" affidato al Ministero della Guerra, sorsero altri sei Barchessoni che utilizzavano la stessa struttura architettonica, sia pure semplificata in un unico piano per il ricovero dei cavalli, del Barchessone Vecchio. Di questi barchessoni, rimane testimonianza solo del Barchessone Portovecchio, Barbiere e Fieniletto, tutti da scoprire attraverso una bella biciclettata nelle Valli tra i colori e gli spazi immensi delle Valli, usufruendo del servizio DI noleggio gratuito biciclette, attivo presso il Barchessone Vecchio, in occasione delle sue aperture.

Ripercorriamo di nuovo l’ultimo tratto fino al bivio che ci ha condotto
qui al Barchessone Vecchio, per svoltare a destra e proseguire la strada che stavamo percorrendo. Pedaliamo verso Sud per poco meno di un chilometro, per trovarci sulla nostra destra il Barchessone Barbieri.

BARCHESSONE BARBIERI
Mirandola, San Martino Spino, Tenuta di Portovecchio
L’importanza storica di Portovecchio per l’allevamento equino semibrado voluto dai Pico e noto anche nei vicini stati padani, ven­ne confermata dalla disposizione del Mini­stro della Guerra che con il Regio Decreto del 19 Aprile 1883 decise di insediare in quel­la antica tenuta, ora proprietà militare, il V° Deposito allevamenti cavalli.

Si diede cosi avvio, dall’appaltatore Mario Zoboli di Mo­dena, alla costruzione di sei «barchessoni» ognuno contraddistinto da precisi toponimi locali: Barchessone Vecchio, Barbiere, Por­tovecchio, Fieniletto, Cappello e Pascolo.

La tenuta annessa al Deposito allevamenti si estendeva per una superficie di 671 ettari in buona parte occupata da prati stabili, erbai, coltivazioni ad avena e a veccia tali da con­sentire l’autosufficienza del centro. A segui­to della riforma generale dei centri militari di raccolta ed allevamento bestiame, nel 1954 il Deposito di Portovecchio venne chiuso e la quasi totalità dei terreni e dei fabbricati con­cessi in affitto alla Cassa per la Piccola Pro­prietà contadina e da questa alla Cooperati­va Agricola «Foscherini». Inizialmente ri­convertiti all’allevamento bovino, in parte poi distrutti da incendi, oggi vengono desti­nati a deposito per attrezzi e macchinari agricoli.

Caratteristici prodotti dell’ingegneria mili­tare di fine Ottocento essi rispondono a pre­cise esigenze funzionali con differenti solu­zioni tipologiche. I Barchessoni (a pianta po­ligonale di 75 metri di diametro) sono per lo più contraddistinti dalla presenza all’inter­no di una sola colonna centrale talvolta do­tata di scala interna. Gli elementi portanti del tetto disposti a raggiera poggianti su una serie di pilastri intermedi coprono un’u­nica ed ampia platea.

Proseguiamo sulla strada da dove siamo venuti, ed oltrepassato un canale lo costeggiamo svoltando a destra su di una strada bianca. Siamo nel bel mezzo delle Valli Mirandolesi, una zona di riequilibrio ambientale, dal punto di vista naturalistico, un autentica meraviglia.

VALLI MIRANDOLESI
Le Valli Mirandolesi occupano parte della bassa pianura modenese, ai confini con le province di Mantova a Nord e di Ferrara ad Est. Sono attraversate dal dosso di Gavello e dal paleoalveo dei "Barchessoni", tracce di due antichi corsi d'acqua - ora estinti - che hanno sempre esercitato forte attrazione insediativa per le tante popolazioni che si sono succedute nel territorio.

Questo ambiente tipico contraddistinto da equilibri idraulici piuttosto precari è stato di fatto cancellato dalle bonifiche agricole di fine Ottocento - prima metà del Novecento. La realizzazione di bacini artificiali per ripristini ambientali, caccia controllata e per allevamento ittico, accompagnata dall’applicazione di misure agro-ambientali (impianto di boschi, complessi macchia-radura, prati arbustati, siepi e filari alberati) hanno tuttavia riportato diversi settori delle Valli nelle condizioni ambientali di un tempo, ricreando, tra l’altro, ampi bacini con abbondanza di acque e vegetazione palustre, ambienti ideali per l’ornitofauna.

Grazie a questi nuovi valori ambientali e alla contemporanea presenza di numerose testimonianze della passata attività dell’uomo, le Valli Mirandolesi vengono oggi tutelate sia sotto il profilo naturalistico dalla Rete Natura 2000 dell’Unione Europea sia sotto quelli storico-archeologico ed architettonico.

Nelle Valli Mirandolesi l'abbondanza di acque e la presenza di zone depresse e caratterizzate da suoli prevalentemente argillosi sono fattori ottimali per la vita dell'avifauna legata alle zone umide, non solo sedentaria, ma anche nidificante, svernante o migratrice. La bassa pianura modenese è, infatti, collocata lungo le principali rotte di volo dei migratori, che qui trovano condizioni idonee non solo per la sosta durante il passo, ma anche per la riproduzione (specie meridionali o transahariane) o lo svernamento (specie nordiche).

Numerose sono le anatre (Marzaiola, Germano reale, Fischione, Mestolone, Codone, Alzavola), gli ardeidi (Airone cinerino, Garzetta, Nitticora, Airone bianco maggiore, Airone guardabuoi; più rari Airone rosso, Tarabuso e Tarabusino).

Dove le acque basse si alternano a piccole secche si osservano diversi limicoli (Pittima reale, Cavaliere d'Italia, Chiurlo, Beccaccino, Piro piro boschereccio). Nei prati umidi si possono ammirare Pavoncella, Combattente e Piviere dorato. Ricca è la presenza di rapaci notturni e diurni: Civetta, Gufo comune, Allocco, Barbagianni, Albanella minore, Falco di palude, Gheppio, Poiana.

Nel'area sono ormai presenti regolarmente numerosi uccelli di interesse comunitario e uccelli migratori di interesse conservazionistico, tutti tutelati dalla Direttiva 2009/147/CE (Direttiva "Uccelli"). Per questo la Regione Emilia-Romagna e il Ministero dell'Ambiente hanno candidato le Valli come Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) indicandole come IT4040014 "Valli Mirandolesi". L'Unione Europea ha quindi riconosciuto l'importanza del sito che ora fa parte della rete ecologica "Natura 2000":

La vegetazione è quella tipica degli ambienti umidi, con diffusa presenza di canneti a Cannuccia di palude e tife. Sui dossi, rimboschiti con specie autoctone (Farnia, Carpino bianco, Frassino, Acero campestre, Olmo, Ontano nero), ricompare il bosco planiziale, un tempo diffuso in tutta la media e bassa pianura. Lungo i fossi, dove è presente una certa risalita salmastra, si presentano le caratteristiche siepi di Tamerice minore, specie adattata a questi suoli particolari.

Sul territorio sono predisposti percorsi pedonali, piste ciclabili, torri di osservazione, punti per la sosta, pannelli informativi ed interpretativi che permettono ai visitatori di fruire dell'area nel rispetto delle specie animali e vegetali presenti e di conoscere le peculiarità degli ambienti naturalistici.

Proseguiamo a pedalare verso Ovest per circa due chilometri su Via Cavo, prima di lasciarla svoltando a sinistra verso Sud su Via Massara. In circa altri due chilometri raggiungiamo Mortizzolo, da dove poi proseguiremo per San Biagio ed in fine fare rientro a San Felice sul Panaro dal lato Occidentale.

Attraverseremo San Felice sul Panaro e la rete ferroviaria che lo taglia a metà: quindi grazie ad un sottopassaggio sbucheremo sulla Piazza del Mercato, e poi su Via Molino verso Est fino ad incrociare Via Canalino, da li in breve al parcheggio del Cimitero dove avevamo lasciato la nostra macchina.

Alcuni testi sono tratti da:
https://it.wikipedia.org/wiki/San_Felice_sul_Panaro
https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/rete-natura-2000/siti/it4040018
https://www.terredeipico.it/luoghi/il-barchessone-vecchio/
https://www.albarnardon.it/antichi-palazzi-barchessone-barbiere-mirandola-san-martino-spino-portovecchio-2/
https://www.terredeipico.it/luoghi/valli-mirandolesi/

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Waypoints

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Via Pioppe

Via Pioppe

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Oasi della Pace

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Svoltare a sx su strada bianca verso lo zuccherificio

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Strada bianca

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San Martino in Spino

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Barchessone Vecchio

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Barchessone Barbieri

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Via delle Partite

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Mortizzuolo

PictographWaypoint Altitude 59 ft
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San Felice sul Panaro

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