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Pedalata FIAB - Modena - Solara - Nonantola - La Bassa Modenese - Tra natura e storia.

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Trail stats

Distance
38.63 mi
Elevation gain
95 ft
Technical difficulty
Easy
Elevation loss
95 ft
Max elevation
182 ft
TrailRank 
61
Min elevation
55 ft
Trail type
Loop
Time
3 hours 55 minutes
Coordinates
2677
Uploaded
October 10, 2023
Recorded
October 2023
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near Modena, Emilia-Romagna (Italia)

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Photo ofPedalata FIAB - Modena - Solara - Nonantola - La Bassa Modenese - Tra natura e storia. Photo ofPedalata FIAB - Modena - Solara - Nonantola - La Bassa Modenese - Tra natura e storia. Photo ofPedalata FIAB - Modena - Solara - Nonantola - La Bassa Modenese - Tra natura e storia.

Itinerary description

Questa pedalata rappresenta l'ultima tappa di una serie di tre emozionanti percorsi ciclistici dedicati a Nonantola e ai suoi dintorni, realizzati nel corso del 2023. Come probabilmente già sapete, questi affascinanti itinerari sono il risultato di una preziosa collaborazione tra la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta), il Museo di Nonantola e la Partecipanza Agraria di Nonantola.

Quest'ultimo percorso dell'anno 2023 è focalizzato principalmente sulla bellezza del paesaggio rurale che caratterizza il nostro territorio e sulla sua natura. La pedalata si svolge prevalentemente su strade sterrate, piste ciclabili e tranquille strade secondarie, offrendo così un'esperienza ciclistica rilassante e immersa nella natura.

Il percorso ad anello attraversa diversi luoghi di importanza storica e tocca località come Bomporto, Stuffione, Ravarino e naturalmente Nonantola. Di particolare interesse lungo il tragitto troviamo il bosco e il punto di osservazione del Torrazzuolo.

In tutti i paesi attraversati da questo percorso c'è un punto acqua o un bar dove possiamo trovare acqua o qualcosa da mangiare.

Il punto di partenza è il centro commerciale Torrenova, situato in Via Nonantolana 685 a Modena. Per affrontare al meglio questo percorso, è consigliato di utilizzare una mountain bike (MTB) o una bicicletta da trekking, in quanto le strade sterrate e i sentieri richiedono una bicicletta adatta a terreni variabili. Le biciclette da corsa non sono raccomandate.
Inoltre, si consiglia di portare con sé attrezzi e camere d'aria. A volte sugli argini dei fiumi si verificano forature a causa delle spine delle piante presenti in questi terreni.

Preparatevi a godere di una splendida giornata all'aria aperta, esplorando la bellezza della campagna e della natura che circonda Nonantola in sella alla vostra bicicletta. Buona pedalata!

E poi una descrizione di ciò che vedremo lungo il percorso:

Il Naviglio
Il Naviglio collega Modena a Bomporto, dove entra nel fiume Panaro da cui successivamente si raggiunge il fiume Po e quindi il Mare Adriatico.
In questo tratto erano presenti tre conche di navigazione: ad Albareto (ancora esistente anche se privata delle porte vinciane, detta "la conca del Cortese"), a Bastiglia, nell'attuale sede di Piazza Repubblica ed infine la conca esagonale a Bomporto, ancora esistente e dotata di porte vinciane.

Bomporto
Il territorio di Bomporto dal 1423 è attraversato dal Naviglio Modenese, canale navigabile ricavato da una deviazione del fiume Panaro, affluente del Po. Storicamente questi corsi d’acqua erano le vie di commercio maggiormente utilizzate per gli scambi di merce, essendo tutti fiumi navigabili di collegamento tra Modena e l’Adriatico. Il Naviglio Modenese lasciava la città alle spalle del Palazzo Ducale e, attraverso l’attuale Corso Vittorio Emanuele, proseguiva fuori le mura toccando la località dei Mulini Nuovi. Attraversata Bastiglia e raggiunta Bomporto si congiungeva quindi al fiume Panaro. La navigazione fu attiva fino ai primi anni del novecento, quando i barconi carichi di merce giungevano nella Darsena di Bomporto trainati dai cavalli.
La Darsena rappresenta l’eccellenza architettonica più significativa della zona e fu costruita nella seconda metà del XVIII sec. su richiesta di Francesco II d’Este. E’ un’opera idraulica di grande importanza e ancora oggi si possono ammirare le Porte Vinciane costruite per consentire il blocco dell’afflusso dal Naviglio al Panaro, quando quest’ultimo supera un determinato livello. L’azionamento delle Porte è completamente automatico e si basa su un principio idraulico studiato da Leonardo da Vinci.

Riviera del Panaro.
Lungo le sponde del fiume Panaro, tra Bomporto e Camposanto, si trova un insieme di ville un tempo appartenenti all'aristocrazia e all'alta borghesia del ducato estense, che veniva ambiziosamente paragonata alla splendida riviera veneta del Brenta. Luoghi di svago e riposo nella quiete della campagna, le dimore estive consentivano di dedicarsi agli studi, ai passatempi, alla conversazione, in una cornice spesso fastosa e di mondanità; ma soprattutto erano il fulcro delle attività produttive legate alle possessioni agricole, sulle quali si fondavano la sostanza patrimoniale e il prestigio sociale delle grandi famiglie del ducato.

Santuario della Beata Vergine delle Grazie a Stuffione
Il Santuario è dedicato alla Madonna di Monserrat col Bambino, di cui quest'anno ricorre il 400° anniversario della traslazione.
La chiesa, che aveva riportato gravi danni a causa del sisma del 2012, è tornata accessibile alla comunità dopo un accurato restauro a Settembre 2023. Sono stati realizzati interventi di ripristino e di consolidamento dell’intero complesso seicentesco, che comprende anche la casa canonica e il campanile.
L’originaria chiesa secentesca fu rinnovata all'inizio del XVIII secolo. L’intervento attuale ha riguardato lavori di restauro con miglioramento sismico dopo che il terremoto del 2012 aveva reso inagibile l’intero complesso, con danni diffusi su tutta la struttura e crolli parziali: dalla facciata alle volte, comprese le murature d’ambito, la copertura, il campanile e la canonica.
Molto importante è stato anche il restauro e il recupero delle finiture e delle decorazioni. Si è anche provveduto a riqualificare il sagrato della chiesa e alla messa a norma degli impianti.

La Partecipanza Agraria di Nonantola
L’origine della Partecipanza Agraria di Nonantola risale al 1058 quando l’abate Gotescalco del monastero di S. Silvestro, signore del luogo, concesse una serie di privilegi e terreni al popolo in cambio della protezione del castrum. L’abbazia di Nonantola, una delle più importanti istituzioni religiose dell’Italia settentrionale, nell’XI secolo possedeva un ingente patrimonio che la esponeva alle mire espansionistiche di potenti famiglie signorili e dei vescovi delle vicine città di Modena e Bologna. Per difendere il monastero e la sua chiesa l’abate Gotescalco fece redigere una Charta in cui concesse alla comunità il diritto allo sfruttamento di selve, paludi e pascoli compresi entro certi confini su cui stabilì il diritto di eredità (in linea maschile) e l’obbligo dell’incolato (obbligo di residenza). Il signore territoriale, a Nonantola rappresentato dal monastero, in questo modo legava a sé la comunità mediante la concessione di spazi incolti fondamentali per un’economia silvo-pastorale e, con la clausola dell’ereditarietà dei terreni, creava un forte vincolo di dipendenza tra uomini, terra e monastero, accentuato dall’obbligo di residenza. Il popolo in cambio di questa concessione entro 6 anni doveva costruire tre parti delle mura e del fossato e difendere il territorio dai nemici; la quarta parte delle mura con le due torri sarebbe spettata all’abbazia.
(Fonte: Visit Nonantola)

Casa della Guardia
Alla Casa della Guardia, edificio così denominato in quanto costruito nei pressi di un torrione in cui risiedevano i guardiani del bosco dal XV secolo, ci sono alcuni tavoli da picnic. Nei pressi dell’area picnic è presente un "Campo Catalogo", un giardino nato con finalità didattiche per valorizzare l’importanza della biodiversità agraria, in cui si possono osservare aiuole di piante officinali affiancato da un frutteto misto con antiche varietà.

L'Oasi il Torrazzuolo
Il Torrazzuolo è una zona di protezione speciale e sito di importanza comunitaria della Rete Natura 2000 e un'area di riequilibrio ecologico situata nel comune di Nonantola, nella parte settentrionale della provincia di Modena.
L'area costituisce un importante esempio di ricostituzione boschiva di oltre 50 ettari. Attualmente vi si trova il bosco più esteso della pianura modenese, ubicato dove fino alla fine del XIX secolo esisteva lo storico bosco di Nonantola, con presenza di latifoglie quali farnia, frassino ossifillo, pioppo bianco, acero campestre, carpino bianco, ontano nero, salice bianco. All'interno dell'area sono presenti zone umide che creano un luogo di grande interesse per la conservazione della biodiversità in pianura. La zona è dotata di sentieri e capanni per l'osservazione dell'avifauna.

Barchessa
Dopo una breve pedalata nel Torrazzuolo, si arriva ad un punto di osservazione presso la
Barchessa in località Pantera. Le barchesse sono delle caratteristiche tettoie in muratura
munite di pozzo costruite all’inizio del ‘900 in Partecipanza. Erano utilizzate dai contadini per
fare rifornimento d’acqua e ripararsi dal sole o dalla pioggia

Macero
Lasciando il bosco del Torrazzuolo passiamo al lato di un macero.
I maceri sono l'ultima testimonianza visibile di una fiorente attività agricola delle province dell'Emilia ormai in disuso: la lavorazione della canapa (Cannabis sativa). Tutto il territorio delle province di Bologna, Modena e Ferrara ne è punteggiato, una diversificazione del paesaggio rurale molto interessante perché offre un ambiente naturale utile come rifugio a piante e animali legati all'acqua. (fonte: il giardino delle Naiadi)

Nonantola Storica

La Pieve di San Michele Arcangelo
Non lontano dall’abbazia, tra l’870 e l’887, l’abate Teodorico fece erigere una chiesa dedicata all’Arcangelo Michele, fuori dalle mura di Nonantola, ad uso della popolazione rurale. La prima menzione dell’edificio come pieve risale all’XI secolo (si definisce pieve la chiesa dotata di battistero e con diritto di sepoltura che esercita la giurisdizione ecclesiastica su un territorio). In un lasso di tempo che va dal 1011, data in cui nei documenti si accenna ad una pieve o ad un edificio con funzioni plebane, al 1101, data in cui è attestato un Sinodo tenutosi nella Pieve, si può collocare il periodo di costruzione dell’edificio romanico. (Fonte: Visit Nonantola)

L'Abbazia e La Chiesa di Santa Maria fuori le mura
L’Abbazia di Nonantola è un luogo straordinario dove le vicende storiche, l’architettura, la musica gregoriana e le espressioni artistiche in genere si sono coniugate con la fede cristiana per servire e formare l’uomo attraverso una storia lunga 1300 anni. Un complesso dove si può toccare in modo mirabile il Medioevo europeo, ancora vivente nelle pergamene dell’Archivio Abbaziale e nelle opere del Tesoro Abbaziale, oggi esposte nel Museo Benedettino e Diocesano... La basilica abbaziale è oggi la chiesa concattedrale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, che è l’erede materiale e spirituale dell’antico complesso monastico. L’edificio della chiesa di Santa Maria fuori le mura fu fondato nel 1325 dalla Compagnia dei Battuti o dei Flagellanti che ottenne dall’abate di Nonantola di poter costruire una casa fuori dalle mura dove poter accogliere poveri, infermi e pellegrini. La chiesa, tra il 1589 e il 1597, venne ricostruita su quella preesistente ma con dimensioni maggiori e sul lato nord venne aggiunto il coro poligonale. Nel 1798 la Repubblica Cisalpina incamerò i beni della Compagnia e li mise in vendita. L’avv. Giovanni Battista Veratti, all’epoca sindaco di Nonantola, li acquistò e cedette la chiesa all’Abbazia mentre dall’ospedale ricavò degli appartamenti da affittare. Durante la Prima Guerra Mondiale la chiesa venne adibita a ricovero per i militari e fu poi utilizzata come magazzino. Oggi l’edificio, dopo i restauri e la ricostruzione del 2004, presenta un portico a tre arcate in stile rinascimentale e abside a forma pentagonale sormontata da un campanile a torre che rievoca le fattezze romaniche dell’Abbazia. L’interno è costituito da un’ampia aula rettangolare che termina in un presbiterio con altare e affreschi settecenteschi. (Fonte: Visit Nonantola)

La Torre dei Bolognesi (sec. XIV) – Museo di Nonantola
La torre, sede del Museo di Nonantola, fu costruita nel 1307 dai Bolognesi che avevano conquistato Nonantola dopo una lunga serie di battaglie con i Modenesi per il controllo del territorio.
La torre è un edificio in mattoni a pianta quadrata di 11,7X12,76 metri alta 38,13 metri, presenta una merlatura guelfa ricoperta da un tetto a capriate già attestato nel 1500 (rifatto negli anni ’70).
Esaurita la sua funzione militare fu utilizzata dalla metà del XV secolo al XVII secolo come carcere, in seguito come magazzino ed infine, dagli anni ‘50 agli anni ‘70 del secolo scorso ospitò il deposito sopraelevato dell’acquedotto, a causa del quale furono tagliate le travi trecentesche in rovere per permettere l’inserimento di una cisterna.
Dopo la demolizione del serbatoio dell’acquedotto, ormai in disuso, è stato possibile affrontare il restauro storico conservativo della Torre dei Bolognesi.

Torre dei Modenesi o dell'Orologio (sec. XI-XIII)
La torre dei Modenesi, così chiamata perché costruita dai Modenesi nel XIII secolo, era parte integrante del sistema difensivo del borgo medievale e oggi si erge isolata ad ovest del centro storico, all’inizio di via Roma. La Torre fu costruita nel 1261, anno in cui il Comune di Modena stipulò un lodo con il monastero nonantolano in cui si sanciva la perdita della giurisdizione temporale dell’abate di Nonantola a favore della comunità modenese, ed ebbe la funzione di ospitare un presidio di soldati modenesi a controllo del borgo di Nonantola. Gli anni che precedettero il lodo e la costruzione della torre si inseriscono nell’ambito di fenomeni storici ben più ampi quali la nascita e l’affermazione dei comuni in Italia e le lotte tra Guelfi e Ghibellini; questo periodo fu caratterizzato da una serie di tentativi di ingerenza da parte dei Modenesi nei confronti del monastero nonantolano e dalle guerre tra Modena ghibellina e Bologna guelfa. La torre dei Modenesi era un elemento fondamentale del sistema difensivo medievale di Nonantola; questo apparato di difesa si era modificato nel corso dei secoli: partendo da un sistema di fossati a ridosso del complesso abbaziale si arrivò, a metà dell’XI secolo, all’innalzamento della cinta muraria voluta dell’abate Gotescalco, che racchiudeva uno spazio che comprendeva il monastero e le abitazioni della comunità rurale. A questo periodo storico sono riferibili le tracce di una porta fortificata che conduceva al monastero, visibile sul lato ovest. Nel XVII secolo la torre fu adibita a prigione e 2 edifici si impostarono su precedenti strutture bassomedievali: a est, fin dal 1623, era presente la casa del custode del carcere e ad ovest era attestato un altro edificio dal 1620 (nel 1833 documentato come negozio Allegretti). (Fonte: Visit Nonantola)

Waypoints

Photo ofConca Cortese Photo ofConca Cortese Photo ofConca Cortese

Conca Cortese

Il Naviglio collega Modena a Bomporto, dove entra nel fiume Panaro da cui successivamente si raggiunge il fiume Po e quindi il Mare Adriatico. In questo tratto erano presenti tre conche di navigazione: ad Albareto (ancora esistente anche se privata delle porte vinciane, detta "la conca del Cortese"), a Bastiglia, nell'attuale sede di Piazza Repubblica ed infine la conca esagonale a Bomporto, ancora esistente e dotata di porte vinciane.

PictographProvisioning Altitude 0 ft

Bastiglia Piazza Repubblica

PictographRiver Altitude 0 ft
Photo ofCanale Naviglio

Canale Naviglio

Il Naviglio collega Modena a Bomporto, dove entra nel fiume Panaro da cui successivamente si raggiunge il fiume Po e quindi il Mare Adriatico. In questo tratto erano presenti tre conche di navigazione: ad Albareto (ancora esistente anche se privata delle porte vinciane, detta "la conca del Cortese"), a Bastiglia, nell'attuale sede di Piazza Repubblica ed infine la conca esagonale a Bomporto, ancora esistente e dotata di porte vinciane.

Photo ofBomporto - Canale Naviglio Photo ofBomporto - Canale Naviglio

Bomporto - Canale Naviglio

Il territorio di Bomporto dal 1423 è attraversato dal Naviglio Modenese, canale navigabile ricavato da una deviazione del fiume Panaro, affluente del Po. Storicamente questi corsi d’acqua erano le vie di commercio maggiormente utilizzate per gli scambi di merce, essendo tutti fiumi navigabili di collegamento tra Modena e l’Adriatico. Il Naviglio Modenese lasciava la città alle spalle del Palazzo Ducale e, attraverso l’attuale Corso Vittorio Emanuele, proseguiva fuori le mura toccando la località dei Mulini Nuovi. Attraversata Bastiglia e raggiunta Bomporto si congiungeva quindi al fiume Panaro. La navigazione fu attiva fino ai primi anni del novecento, quando i barconi carichi di merce giungevano nella Darsena di Bomporto trainati dai cavalli. La Darsena rappresenta l’eccellenza architettonica più significativa della zona e fu costruita nella seconda metà del XVIII sec. su richiesta di Francesco II d’Este. E’ un’opera idraulica di grande importanza e ancora oggi si possono ammirare le Porte Vinciane costruite per consentire il blocco dell’afflusso dal Naviglio al Panaro, quando quest’ultimo supera un determinato livello. L’azionamento delle Porte è completamente automatico e si basa su un principio idraulico studiato da Leonardo da Vinci.

PictographFountain Altitude 0 ft
Photo ofFontanella centro storico Bomporto - solo estate. Photo ofFontanella centro storico Bomporto - solo estate.

Fontanella centro storico Bomporto - solo estate.

PictographMonument Altitude 0 ft
Photo ofRiviera del Panaro - Manetta ora Villa Bruini

Riviera del Panaro - Manetta ora Villa Bruini

Riviera del Panaro. Lungo le sponde del fiume Panaro, tra Bomporto e Camposanto, si trova un insieme di ville un tempo appartenenti all'aristocrazia e all'alta borghesia del ducato estense, che veniva ambiziosamente paragonata alla splendida riviera veneta del Brenta. Luoghi di svago e riposo nella quiete della campagna, le dimore estive consentivano di dedicarsi agli studi, ai passatempi, alla conversazione, in una cornice spesso fastosa e di mondanità; ma soprattutto erano il fulcro delle attività produttive legate alle possessioni agricole, sulle quali si fondavano la sostanza patrimoniale e il prestigio sociale delle grandi famiglie del ducato.

PictographMonument Altitude 0 ft
Photo ofVilla Reggiani Photo ofVilla Reggiani

Villa Reggiani

PictographMonument Altitude 0 ft
Photo ofVilla Cavazza Corte della Quadra Photo ofVilla Cavazza Corte della Quadra Photo ofVilla Cavazza Corte della Quadra

Villa Cavazza Corte della Quadra

Photo ofMacero Photo ofMacero Photo ofMacero

Macero

I maceri sono l'ultima testimonianza visibile di una fiorente attività agricola delle province dell'Emilia ormai in disuso: la lavorazione della canapa (Cannabis sativa). Tutto il territorio delle province di Bologna, Modena e Ferrara ne è punteggiato, una diversificazione del paesaggio rurale molto interessante perché offre un ambiente naturale utile come rifugio a piante e animali legati all'acqua. (fonte: il giardino delle Naiadi)

Photo ofStuffione - Chiesa e Bar Photo ofStuffione - Chiesa e Bar Photo ofStuffione - Chiesa e Bar

Stuffione - Chiesa e Bar

Santuario della Beata Vergine delle Grazie a Stuffione. Il Santuario è dedicato alla Madonna di Monserrat col Bambino, di cui quest'anno ricorre il 400° anniversario della traslazione. La chiesa, che aveva riportato gravi danni a causa del sisma del 2012, è tornata accessibile alla comunità dopo un accurato restauro a Settembre 2023. Sono stati realizzati interventi di ripristino e di consolidamento dell’intero complesso seicentesco, che comprende anche la casa canonica e il campanile. L’originaria chiesa secentesca fu rinnovata all'inizio del XVIII secolo. L’intervento attuale ha riguardato lavori di restauro con miglioramento sismico dopo che il terremoto del 2012 aveva reso inagibile l’intero complesso, con danni diffusi su tutta la struttura e crolli parziali: dalla facciata alle volte, comprese le murature d’ambito, la copertura, il campanile e la canonica. Molto importante è stato anche il restauro e il recupero delle finiture e delle decorazioni. Si è anche provveduto a riqualificare il sagrato della chiesa e alla messa a norma degli impianti.

PictographMonument Altitude 182 ft
Photo ofBarchessa - Partecipanza Nonantola Photo ofBarchessa - Partecipanza Nonantola

Barchessa - Partecipanza Nonantola

Le barchesse sono delle caratteristiche tettoie in muratura munite di pozzo costruite all’inizio del ‘900 in Partecipanza. Erano utilizzate dai contadini per fare rifornimento d’acqua e ripararsi dal sole o dalla pioggia. La Partecipanza Agraria di Nonantola. L’origine della Partecipanza Agraria di Nonantola risale al 1058 quando l’abate Gotescalco del monastero di S. Silvestro, signore del luogo, concesse una serie di privilegi e terreni al popolo in cambio della protezione del castrum. L’abbazia di Nonantola, una delle più importanti istituzioni religiose dell’Italia settentrionale, nell’XI secolo possedeva un ingente patrimonio che la esponeva alle mire espansionistiche di potenti famiglie signorili e dei vescovi delle vicine città di Modena e Bologna. Per difendere il monastero e la sua chiesa l’abate Gotescalco fece redigere una Charta in cui concesse alla comunità il diritto allo sfruttamento di selve, paludi e pascoli compresi entro certi confini su cui stabilì il diritto di eredità (in linea maschile) e l’obbligo dell’incolato (obbligo di residenza). Il signore territoriale, a Nonantola rappresentato dal monastero, in questo modo legava a sé la comunità mediante la concessione di spazi incolti fondamentali per un’economia silvo-pastorale e, con la clausola dell’ereditarietà dei terreni, creava un forte vincolo di dipendenza tra uomini, terra e monastero, accentuato dall’obbligo di residenza. Il popolo in cambio di questa concessione entro 6 anni doveva costruire tre parti delle mura e del fossato e difendere il territorio dai nemici; la quarta parte delle mura con le due torri sarebbe spettata all’abbazia. (Fonte: Visit Nonantola)

PictographPicnic Altitude 204 ft
Photo ofCasa della guardia Photo ofCasa della guardia Photo ofCasa della guardia

Casa della guardia

Casa della Guardia. Alla Casa della Guardia, edificio così denominato in quanto costruito nei pressi di un torrione in cui risiedevano i guardiani del bosco dal XV secolo, ci sono alcuni tavoli da picnic. Nei pressi dell’area picnic è presente un "Campo Catalogo", un giardino nato con finalità didattiche per valorizzare l’importanza della biodiversità agraria, in cui si possono osservare aiuole di piante officinali affiancato da un frutteto misto con antiche varietà.

PictographBirding spot Altitude 180 ft
Photo ofOsservatoio Torrazzuolo Photo ofOsservatoio Torrazzuolo Photo ofOsservatoio Torrazzuolo

Osservatoio Torrazzuolo

Il Torrazzuolo è una zona di protezione speciale e sito di importanza comunitaria della Rete Natura 2000 e un'area di riequilibrio ecologico situata nel comune di Nonantola, nella parte settentrionale della provincia di Modena. L'area costituisce un importante esempio di ricostituzione boschiva di oltre 50 ettari. Attualmente vi si trova il bosco più esteso della pianura modenese, ubicato dove fino alla fine del XIX secolo esisteva lo storico bosco di Nonantola, con presenza di latifoglie quali farnia, frassino ossifillo, pioppo bianco, acero campestre, carpino bianco, ontano nero, salice bianco. All'interno dell'area sono presenti zone umide che creano un luogo di grande interesse per la conservazione della biodiversità in pianura. La zona è dotata di sentieri e capanni per l'osservazione dell'avifauna.

Photo ofMacero e acqua potabile

Macero e acqua potabile

Lasciando il bosco del Torrazzuolo passiamo al lato di un macero. I maceri sono l'ultima testimonianza visibile di una fiorente attività agricola delle province dell'Emilia ormai in disuso: la lavorazione della canapa (Cannabis sativa). Tutto il territorio delle province di Bologna, Modena e Ferrara ne è punteggiato, una diversificazione del paesaggio rurale molto interessante perché offre un ambiente naturale utile come rifugio a piante e animali legati all'acqua. (fonte: il giardino delle Naiadi)

Photo ofLa Pieve di San Michele Arcangelo

La Pieve di San Michele Arcangelo

Non lontano dall’abbazia, tra l’870 e l’887, l’abate Teodorico fece erigere una chiesa dedicata all’Arcangelo Michele, fuori dalle mura di Nonantola, ad uso della popolazione rurale. La prima menzione dell’edificio come pieve risale all’XI secolo (si definisce pieve la chiesa dotata di battistero e con diritto di sepoltura che esercita la giurisdizione ecclesiastica su un territorio). In un lasso di tempo che va dal 1011, data in cui nei documenti si accenna ad una pieve o ad un edificio con funzioni plebane, al 1101, data in cui è attestato un Sinodo tenutosi nella Pieve, si può collocare il periodo di costruzione dell’edificio romanico. (Fonte: Visit Nonantola)

PictographReligious site Altitude 186 ft
Photo ofL'Abbazia e La Chiesa di Santa Maria fuori le mura Photo ofL'Abbazia e La Chiesa di Santa Maria fuori le mura Photo ofL'Abbazia e La Chiesa di Santa Maria fuori le mura

L'Abbazia e La Chiesa di Santa Maria fuori le mura

L’Abbazia di Nonantola è un luogo straordinario dove le vicende storiche, l’architettura, la musica gregoriana e le espressioni artistiche in genere si sono coniugate con la fede cristiana per servire e formare l’uomo attraverso una storia lunga 1300 anni. Un complesso dove si può toccare in modo mirabile il Medioevo europeo, ancora vivente nelle pergamene dell’Archivio Abbaziale e nelle opere del Tesoro Abbaziale, oggi esposte nel Museo Benedettino e Diocesano... La basilica abbaziale è oggi la chiesa concattedrale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, che è l’erede materiale e spirituale dell’antico complesso monastico. L’edificio della chiesa di Santa Maria fuori le mura fu fondato nel 1325 dalla Compagnia dei Battuti o dei Flagellanti che ottenne dall’abate di Nonantola di poter costruire una casa fuori dalle mura dove poter accogliere poveri, infermi e pellegrini. La chiesa, tra il 1589 e il 1597, venne ricostruita su quella preesistente ma con dimensioni maggiori e sul lato nord venne aggiunto il coro poligonale. Nel 1798 la Repubblica Cisalpina incamerò i beni della Compagnia e li mise in vendita. L’avv. Giovanni Battista Veratti, all’epoca sindaco di Nonantola, li acquistò e cedette la chiesa all’Abbazia mentre dall’ospedale ricavò degli appartamenti da affittare. Durante la Prima Guerra Mondiale la chiesa venne adibita a ricovero per i militari e fu poi utilizzata come magazzino. Oggi l’edificio, dopo i restauri e la ricostruzione del 2004, presenta un portico a tre arcate in stile rinascimentale e abside a forma pentagonale sormontata da un campanile a torre che rievoca le fattezze romaniche dell’Abbazia. L’interno è costituito da un’ampia aula rettangolare che termina in un presbiterio con altare e affreschi settecenteschi. (Fonte: Visit Nonantola)

PictographMonument Altitude 194 ft
Photo ofLa Torre dei Bolognesi (sec. XIV) – Museo di Nonantola

La Torre dei Bolognesi (sec. XIV) – Museo di Nonantola

La torre, sede del Museo di Nonantola, fu costruita nel 1307 dai Bolognesi che avevano conquistato Nonantola dopo una lunga serie di battaglie con i Modenesi per il controllo del territorio. La torre è un edificio in mattoni a pianta quadrata di 11,7X12,76 metri alta 38,13 metri, presenta una merlatura guelfa ricoperta da un tetto a capriate già attestato nel 1500 (rifatto negli anni ’70). Esaurita la sua funzione militare fu utilizzata dalla metà del XV secolo al XVII secolo come carcere, in seguito come magazzino ed infine, dagli anni ‘50 agli anni ‘70 del secolo scorso ospitò il deposito sopraelevato dell’acquedotto, a causa del quale furono tagliate le travi trecentesche in rovere per permettere l’inserimento di una cisterna. Dopo la demolizione del serbatoio dell’acquedotto, ormai in disuso, è stato possibile affrontare il restauro storico conservativo della Torre dei Bolognesi.

Photo ofPiazza Liberazione Photo ofPiazza Liberazione

Piazza Liberazione

PictographMonument Altitude 0 ft
Photo ofTorre dei Modenesi o dell'Orologio (sec. XI-XIII)

Torre dei Modenesi o dell'Orologio (sec. XI-XIII)

La torre dei Modenesi, così chiamata perché costruita dai Modenesi nel XIII secolo, era parte integrante del sistema difensivo del borgo medievale e oggi si erge isolata ad ovest del centro storico, all’inizio di via Roma. La Torre fu costruita nel 1261, anno in cui il Comune di Modena stipulò un lodo con il monastero nonantolano in cui si sanciva la perdita della giurisdizione temporale dell’abate di Nonantola a favore della comunità modenese, ed ebbe la funzione di ospitare un presidio di soldati modenesi a controllo del borgo di Nonantola. Gli anni che precedettero il lodo e la costruzione della torre si inseriscono nell’ambito di fenomeni storici ben più ampi quali la nascita e l’affermazione dei comuni in Italia e le lotte tra Guelfi e Ghibellini; questo periodo fu caratterizzato da una serie di tentativi di ingerenza da parte dei Modenesi nei confronti del monastero nonantolano e dalle guerre tra Modena ghibellina e Bologna guelfa. La torre dei Modenesi era un elemento fondamentale del sistema difensivo medievale di Nonantola; questo apparato di difesa si era modificato nel corso dei secoli: partendo da un sistema di fossati a ridosso del complesso abbaziale si arrivò, a metà dell’XI secolo, all’innalzamento della cinta muraria voluta dell’abate Gotescalco, che racchiudeva uno spazio che comprendeva il monastero e le abitazioni della comunità rurale. A questo periodo storico sono riferibili le tracce di una porta fortificata che conduceva al monastero, visibile sul lato ovest. Nel XVII secolo la torre fu adibita a prigione e 2 edifici si impostarono su precedenti strutture bassomedievali: a est, fin dal 1623, era presente la casa del custode del carcere e ad ovest era attestato un altro edificio dal 1620 (nel 1833 documentato come negozio Allegretti). (Fonte: Visit Nonantola)

PictographProvisioning Altitude 0 ft
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Bar

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