Il Sentiero fantasma della Baronessa - Parco delle Serre

Il filmato del sentiero: https://www.facebook.com/100001547350863/videos/a.6633156316745881/252885590873369
Il percorso inizia giungendo dalla strada provinciale SP43 al bivio con le seguenti coordinate 38.5929191 ed 16.3844793 dove è presente il cartello del parco con l’anello del percorso, poco più sopra è ben visibile un rifugio forestale detto “Scagguni”. Il casino o anche detto castello della baronessa Scoppa – Vizzichi. è ubicato nel territorio del comune di Cardinale in località Lacina, chiamata così perché si narra che nei pressi del castello vi era una piccola chiesetta costruita sui resti del tempio intitolato alla dea greca Hera Lacina.
Superato il rifugio, si segue la strada asfaltata che risalendo costeggia il monte Tramazza, scollinando e dopo la breve discesa si giunge in un piazzale con un primo incrocio dove sulla dx è presente una segnaletica “PARCO DELLE SERRE – SENTIERO DELLA BARONESSA” quest’ultimo ATTENZIONE! indica la strada del ritorno! Quindi bisogna proseguire ancora avanti raggiungendo un altro incrocio dove è presente una tabella del tracciato.
Svoltiamo ora sulla dx proseguendo sulla strada sterrata dove è presente una sbarra in ferro con un cancelletto pedonale, aperto quest’ultimo si prosegue mantenendo la sx al bivio ed ancora più avanti manteniamo la dx in una curva. La strada principale prosegue fino ad intercettare sulla sx un piccolo sentiero segnalato da un cartello del parco con l’indicazione per i ruderi.
La leggenda
Maria Enrichetta Scoppa, Baronessa di Badolato, nata nel 1831 a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio vissuta fino al 1912. Ad alimentare il fantasma della baronessa i resti, pochi, di un vecchio maniero circondato da zone paludose ed eretto nel bel mezzo di una delle foreste più inospitali della Calabria.
La Baronessa e i suoi ospiti risiedevano nella parte superiore del castello, mentre in quello inferiore vi erano gli alloggi di alcuni coloni e di una guarnigione che presidiava il luogo anche d’inverno, oltre a un locale di deposito per le provviste e a una piccola stalla per il ricovero dei cavalli della nobildonna.
Le rovine del Castello hanno un aspetto sinistro, quasi a voler confermare la storia di una donna narrata come pia e devota la cui leggenda, però, indica lasciva, lussuriosa e “malefica”.La Baronessa, è ricca e con molte proprietà; la sua vita pubblica appare lineare, rigorosa, una donna timorata di Dio e devota alla sua Chiesa. A tal punto che fa costruire una Chiesa, ne restaura un’altra, aiuta i giovani che scelgono di seguire Dio e diventare sacerdoti, fa opere di carità verso i poveri e lascia in eredità ad una congregazione di suore il palazzo di famiglia. La Baronessa in estate cerca riparo dalle calure della costa e sale in montagna, nel Castello della Lacina.
Nonostante il voto della verginità ed a dispetto delle sue opere pie, la baronessa cerca e vive esperienze erotiche e sessuali, lo fa attirando giovani uomini nel suo Castello e consumando amplessi riparata dal maniero e dai boschi. Il suo desiderio di apparire pia e devota è in conflitto con questa natura da ninfomane. Ed è cosi che la Baronessa faceva letteralmente sparire i suoi amanti nelle zone paludose che circondavano il Castello. E’ difficile tracciare una linea che separi verità e leggenda, storia documentata e racconto popolare. Sta di fatto che il luogo, il maniero, le paludi (oggi lago), la nebbia che avvolge gli alberi rendono questa narrazione se non vera di certo verosimile.
Paradossalmente aveva paura di finire all’inferno, perché i suoi avi si erano impossessati di beni appartenenti alla chiesa, precisamente ai monaci Certosini di Serra San Bruno. Così finì inizialmente per coprire gli affreschi della Cappella e in seguito a picconarli per eliminarli definitivamente.
Questa ossessione la portò a scrivere al Vaticano, si pensa che tutte le sue opere di bene siano avvenute solo per questa ragione e non per spirito di libertà.
Visitato il sito si ritorna indietro fino a raggiungere la strada asfaltata, dove più sotto, imbocchiamo il sentiero sulla nostra sx con la freccia ed l’indicazione della “ZONA UMIDA DELLA LACINA” che scende, con tratti molto sconnessi, fino a giungere a costeggiare i terreni confinanti con l’invaso della Lacina. Si segue il sentiero che raggiunge un’altra sbarra in ferro, superata quest’ultima siamo di nuovo sulla Strada Provinciale SP43, si scende mantenendo la dx per raggiungere il punto di partenza.