GUSPINI MONtEVECCHIO e singles 2021-12-19

Questa traccia è una sintesi di due differenti percorsi condivisi da Nino Vaccargiu (Ag. Vaccargiu sul sito).

Si parte da Guspini, intercettando il vecchio tracciato ferroviario che da Sciria conduceva alla Stazione di Sanluri fino a raggiungere i fabbricati minerari di servizio in località Piccalinna. Per 5 km circa le pendenze sono modeste e le difficoltà tecniche nulle. Svoltando a destra occorrerà attraversare due guadi sul Rio Struvongia (da carta IGM) il secondo dei quali scassato, quindi si affronterà una prima salita per guadagnare il bordo del terrapieno contenitivo. Dopo un altro breve strappo si giunge alla spianata dove sorgono i fabbricati.

Dal km 7 si procede in salita per raggiungere Montevecchio su stradelli ben segnati, con alcuni strappi che richiedono tecnica e una condizione sufficiente: da quota 220 si raggiunge quota 330 a "Case Zedda" dopo 1,3 km e infine Montevecchio (370 metri slm) dopo altri 600 metri di pedalata.

Dalla borgata si sale ancora e finalmente arriva un bellissimo single track in mezzo al bosco, dove occorrerà tecnica e padronanza della bici per percorrere il sentiero in sicurezza e godersi questa piacevole esperienza. Al 12esimo km si raggiiunge il piccolo invaso di Donegani dal quale si risale verso la SP 66 (e mica ce l'hanno solo gli americani) e nuovamente a Montevecchio (siamo al 16esimo km).

Si percorre l'asfalto in discesa svoltando sulla SP 68 verso Arbus per circa 3 km raggiungendo i ruderi del Villaggio Righi, una serie di palazzine in stato di abbandono e pericolanti, si abbandona l'asfalto e si procede a vista lungo un single track, inizialmente appena percettibile e, in alcuni casi, da percorrere a piedi. Il single track presenta delle contropendenze da affrontare con prudenza.

Raggiunte le palazzine in località Sciria (km 19), guidati anche dai segnavia blu del "cammino minerario", si percorrono gli ultimi 6 km di escursione, affrontando qualche breve strappo e alcuni punti tecnici tra rocce affioranti e piccoli gradini.

Le foto sono mie e di Sandro Pinna