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Full Track Cansiglio 01

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Trail stats

Distance
40.03 mi
Elevation gain
6,230 ft
Technical difficulty
Difficult
Elevation loss
6,230 ft
Max elevation
5,095 ft
TrailRank 
54
Min elevation
2,987 ft
Trail type
Loop
Time
6 hours 26 minutes
Coordinates
3075
Uploaded
November 11, 2014
Recorded
July 2010
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near Le Rotte, Veneto (Italia)

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Itinerary description

FULL TRACK CANSIGLIO 01

Un’escursione spettacolare, un full immersion totale nell’ambiente naturale e turistico del Pian Cansiglio e dell’omonima foresta all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Escursione lunga con importante dislivello altimetrico globale. Minima capacità tecnica.

La piana del Cansiglio con i quasi 6000 ettari rappresenta un ecosistema importante e protetto delle prealpi Pordenonesi, Trevigiane e Bellunesi. La Foresta del Cansiglio, appartenente al Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, la seconda per estensione e importanza italiana fu per secoli il “bosco da reme di San Marco”, la riserva di legname per la flotta Veneziana e per i manufatti. Un luogo lussureggiante, immerso in un ambiente naturalistico protetto, ospitale, confortevole e sportivo. Ospitale con le sue malghe e le sua comunità cimbra e con tutti i suoi prodotti gastronomici e ricette locali che trovano qui i loro migliori sapori. Confortevole dato che rappresenta un’oasi naturale a pochi chilometri dalla frenesia della vita cittadina, dove è possibile stendersi e oziare a prendere la tintarella di montagna, oppure decidere di visitare il Giardino Botanico Alpino, il Centro di Ecologia, il museo etnografico che raccoglie molte testimonianze di vita e di lavoro nella foresta con attenzione alla comunità Cimbra. Popolazione di origine tedesca che nel 18° secolo si stanzio in questa zona. Lo sportivo ha l’imbarazzo della scelta: trekking, nordic walking, mountain bike, golf, equitazione per tutti i livelli. Un’offerta ambientalistica difficile da raccogliere sulle parole scritte, un incrocio di sentieri, stradine che portano il turista dal lago di Santa Croce a Piancavallo fino al lago di Barcis e Val Cimoliana. D’inverno patria di lunghe sciate con gli sci da fondo e divertimento dei bimbi nei numerosi pendii ben gestiti. Mentre i nostri accompagnatori godono delle offerte turistiche della Piana i bikers si cimentano su un percorso full immersion nella scoperta del Cansiglio, la sua foresta secolare, la brulla e arsa Candaglia, la cima del M.te Pizzoc ed i pascoli. Un’escursione e un percorso sempre premiato con soddisfazione dai partecipanti. Il punto di partenza e arrivo è la Malga Le Rotte che si trova su un’altura in posizione privilegiata per ammirare l’interezza della piana, sulla sinistra appena entrati nella radura. Tutta l’escursione si snoda nel dedalo di stradine forestali e carrarecce, alcuni tratti asfalti e altri dissestati. Scendiamo dalla malga e ci dirigiamo a destra sulla Statale verso il passo Crosetta, prima di raggiungerlo svolteremo a sinistra (Wp02) su strada forestale chiusa al traffico. Immediatamente ci troviamo nella foresta che varia moltissimo dalla posizione cardinale. Non è difficile, con occhio attento e proseguendo in silenzio, senza alcuna paura, scorgere caprioli, tassi, cervi. Un abitat molto adatto per le volpi, faine donnole e molte altre specie di animali. (circa 150 tipi diversi). Incontri comunque rari se non in silenzioso appostamento. Il Gallo Cedrone, rappresentato anche nel logo di molte documentazioni del luogo, è l’animale più appariscente. Fra un’infinità di curve e controcurve, dove ogni volta appare uno scenario diverso e di incontrastabile bellezza naturale, dai colori che cambiano in base alla luce, arriviamo sino alla Casera Forestale della Candaglia. La zona esposta a Sud a ridosso della pianura dove manca l’acqua e batte il cocente sole; la roccia carsica e le sue gole scavate dalle pioggie nei secoli aiutano non poco a rendere la zona brulla, arida. Una tundra ricca di spigolature contrastanti con un clima totalmente diverso rispetto al Cansiglio che dista solamente poche centinaia di metri. (la scoperta e l’esplorazione di questa zona è argomento di altra escursione).Gli accompagnatori camminatori potrebbero raggiungere questo punto panoramico in una camminata tranquilla di circa 40min. dalla piana, l’incontro potrebbe essere momento conviviale di partecipazione globale. Si riprende l’avventura; scendiamo per la strada asfaltata (wp04) facendo attenzione a dosare la velocità nei tornati.
La strada nel fitto sottobosco nasconde nella rugosità dell’asfalto il muschio insieme all’umidità dell’ambiente che con agli aghi di pino e le pigne cadute, può rilevarsi alquanto infimo se non guidiamo le nostre mountain bike con accortezza. Giunti alla Statale prendiamo a sinistra (Wp05) e subito dopo il grande parcheggio alla nostra destra ci dirigiamo sulla sterrata a sinistra che confina con il bellissimo campo da golf. Prima della curva sotto il pendio montano,all’inizio della foresta, tramite un cancelletto in legno passiamo nella zona protetta. Ricordiamo che è ammessa solo la circolazione di pedoni, quindi se non desideriamo lasciare le nostre bike è necessario portarle a spinta o in spalla lungo il ripido sentiero che sale sul fianco della montagna, immerso nella fitta foresta. Dopo circa 5-10 minuti arriviamo ad un luogo denso di folklore e di storia. Il “Bus De La Lum”. Una forra naturale con profondità conosciuta di circa 180 metri, al momento ancora inesplorato per le enormi difficoltà che gli speleologi incontrano. La tradizione popolare racconta che sia abitato dalle Anduane, streghe feroci e malvagie, senza denti, con lunghe zanne affilate e con lunghi chiodi arrugginiti al posto dei cappelli. Le terribili creature uscivano dalla grotta per raccogliere legna, bacche e funghi velenosi e per lavare i panni al vicino Lago di Santa Croce; durante le loro uscite rapivano e mangiavano i bambini trovati da soli nella foresta. Erano solite poi accendere un fuoco in fondo al pozzo; i pastori locali vedendo la luce in lontananza e spaventati gli affibbiarono proprio il nome de Il Bus De La Lum (“Buco della Luce”). Quest’ultima diceria comunque prende verità perché gli stessi pastori avevano la consuetudine di gettare nella forra le carcasse del bestiame morto per malattia; la loro decomposizione poteva effettivamente formare dei fuochi fatui quindi. Il Bus De la Lume è da sempre considerato, comunque una porta di accesso alle profondità della terra sin dai tempi remoti. In zona esistono fra le rocce delle cavità (maggiormente visibili in inverno con la neve) da dove scaturisce dell’aria, più o meno forte, sempre alla stessa temperatura. Purtroppo la sua aria cupa è anche tristemente ricordata per i tragici eventi avvenuti durante la seconda Guerra Mondiale. La forra fu infatti utilizzata come “inghiottitoio”, dai partigiani durante la resistenza che nel Cansiglio fu molto attiva, come fossa comune dove gettare i soldati della Repubblica Sociale italiana, tedeschi e molti civili. A questi venivano legati i polsi con il filo spinato richiuso con le pinze. Le stime, confermate tristemente anche da ricerche di intrepidi speleologi degli anni settanta, parlano di circa 500 persone. In seguito il Bus De La Lum e la zona circostante è stata dichiarata Monumento Nazionale. Dopo questa trista ma dovuta parentesi, riprendiamo l’avventura a ritroso proseguendo sulla Statale a destra in direzione Pian Osteria (Wp06). Qui si trova il Museo Etnico sulla vita del boscaiolo e sulla comunità cimbra. Una piccola congregazione tutt’ora presente e attiva che vive ancora in tradizioni nel sua isola linguistica, all’interno della piana nei villaggi Vallorch e Le Rotte (da dove siamo partiti) Prendendo a destra scendiamo verso la valle Valmenera lasciando sulla nostra sinistra l’omonima malga. Attraversato un cancello in legno che racchiude la zona di pascolo, in strada sterrata e poi carrareccia, tenendoci sempre sulla sinistra (Wp07), il punto più basso del tragitto, circa 920 mslm. ci accingiamo ad affrontare le salite della giornata. Una via che come un coltello taglia in due le pendici della foresta, siamo circondati da altissimi abeti, pini e larici secolari, arrivati al tornante in prossimità de Casoni Mastellani con attenzione cerchiamo la carrareccia nascosta alle nostre spalle. Da qui ci si inoltra in salita all’interno della fitta foresta dove è più facile incontrare i caprioli, faine e volpi. Ultimamente la via è stata ristrutturata e resa più accessibile ai turisti senza perdere il suo fascino. La luce del sole non riesce a filtrare attraverso le fronde degli alberi e spesso anche il segnale satellitare è debole o assente. All’improvviso sbuchiamo in una delle tante radure del bosco, in zona picnic lungo una stretta via asfaltata in Pian Canaie nel Pian Rosada in prossimità all’omonimo abisso accanto alla grotta Dei Burangoli. Ci teniamo sulla sinistra lungo la via bitumata e dopo una entusiasmante discesa (fare attenzione che la strada non è chiusa al traffico) usciamo in zona Campon (Wp10) dove a sinistra, in curva prendiamo la strada Del Taffarel presente alle nostre spalle. Lasciata alla nostra destra la Colonia Alpina e superata la sbarra rientriamo in un sottobosco forestale di immaginabile bellezza su salita tortuosa, che ci ammalierà di natura e ambiente. Ultimamente quasi tutta asfaltata ahimè sino in quota (circa 1.300 mslm) per poi divenire uno sterrato forestale con alcuni saliscendi. Il tratto che ci accingiamo a percorrere fa parte dell’itinerario Sentiero Alpago Natura e corre in una infinità di curve e controcurve infinite che seguono il fianco dei monti in tutta la lunghezza della piana. Sicuramente lungo ma per nulla noioso, dove si incontrano moltissimi sentieri numerati, percorsi dei boscaioli e si incrocia turisti a piedi e altri biker, dove un saluto, e se chiesto, anche una precisa indicazione rende la giornata e l’attraversata migliore. Alla fine, lungo una salita sbuchiamo (Wp11) sulla strada asfaltata che conduce alla cima Pizzoc. Teniamo la destra e sempre su salita, alcune punte del 15% si sale per circa 3Km sino ad arrivare al Rifugio Citta di Vittorio Veneto. Situato quasi a strapiombo sull’omonima città artistica e turistica. Nella parte più alta si possono vedere i resti della base militare missilistica dove si sono fatti anche i lanci di collaudo dei missili MIM-14 Nike hercules. Una base strategica, corazzata e ben difesa che ora ha perso la sua importanza ma che comunque non ci è dato permesso di conoscere il suo sviluppo all’interno del monte. Siamo nel punto più alto di tutto il percorso, 1.590 mslm. Dopo una sosta ristoratrice e una meritata birra ci possiamo permettere di fare l’ultima fatica e seguire i diversi sentieri che conducono sul costone a picco verso il Lago di Santa Croce che con cielo terzo poter ammirare la vastità delle Alpi, delle Dolomiti e cercano di individuarle dime più famose perennemente innevate. (Wp13) Una buona fotocamera digitale è d’obbligo. La zona si presta a cambiamenti repentini e burrascosi del tempo, anche nelle belle giornate è facile trovare forte vento. Il più è fatto. Si riprende a ritroso la strada asfaltata sino a quota 1.290 mlsl facendo attenzione, in un breve rettilineo ampio, di scorgere una stradina in discesa (sempre asfaltata) tutta sulla destra con indicazione Malga Coro. Dopo una rapida discesa incontriamo una abitazione turistica sulla dx (Wp15) e prendiamo la sterrata di fronte la costruzione in leggera salita. Al primo tornate attraversiamo dal cancelletto il recinto spinato di pascolo e proseguiamo sul sentiero con attenzione senza spaventare gli animali al pascolo (cavalli, mucche, capre) Si costeggia il bosco Mezzomiglio per poi in legger discesa incontrare una sterrata (Wp16), si prosegue diritti e tendendosi sulla sinistra per Pian Dell’Erba arriviamo di fronte a Cima Boscars e orientandoci in Nord Nord Est si ritorna sulla asfalta del Pizzoc (Wp18), lasciata precedentemente per la caratteristica deviazione. Rapida discesa per immettersi nella Statale in direzione del Pian Cansiglio. Se ricordate è il primo tratto iniziale. A circa 150 metri prima di entrare nella piana, a sinistra, lungo la strada se siete attenti trovate un’insegna che indica l’ingresso alla grotta detta “Bus De la Genziana”. Scoperta nel 1966 durante i lavori di ampliamento stradale, ha sempre dato continue sorprese agli speleologi. Ad una profondità di circa 20 metri è stato realizzato un piccolo laboratorio di bio-speleologia dove vi vive anche il famoso proteo, ossia il cosiddetto drago delle grotte. Possibilità di visita guidata. Non richiede alcuna tecnica speleologa nel primo livello. Al momento la grotta è esplorata sino ad una profondità di 260 metri. Avrete notato le tante “buche” o avvallamenti esistenti nei pascoli della piana, rappresentano l’erosione della roccia calcarea che l’acqua nel tempo ha consumato scivolando all’interno delle cavità della montagna. Si pensa che le sorgenti del Gorgazzo e del Livenza prendano l’acqua da queste zone, ma ancora, dopo innumerevoli tentativi scientifici la cosa non è stata dimostrata. Si ritorna in breve tempo con solo 600 mt di percorso al punto di partenza, Malga Le Rotte. Alle Spalle il villaggio Cimbro.
N.B. Escursione priva di difficoltà tecniche ma lunga con importante dislivello altimetrico che richiede buona gamba e un allenamento adeguato. Si ripete ogni anno e molti biker ritornano volentieri rimanendo sempre entusiasti. Si sconsiglia di addentrarsi nella foresta se non guidati, l’ambiente ospitale può ingannare il turista sprovveduto perdendosi nel fitto sottobosco.
CONTATTI
Guida Istruttore Renzo Piccin
 rp.renzo@gmail.com
 renzo.p@mtbclub.eu
 0434 569299 334.3288400
Altre utili informazioni: www.mtbclub.eu



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