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Dal Bosco di Sant'Antonio al Pizzalto

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Trail stats

Distance
20.7 mi
Elevation gain
3,665 ft
Technical difficulty
Difficult
Elevation loss
3,665 ft
Max elevation
6,470 ft
TrailRank 
37
Min elevation
6,470 ft
Trail type
Loop
Time
5 hours 53 minutes
Coordinates
1847
Uploaded
October 8, 2019
Recorded
September 2019
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near Villaggio Sant'Antonio, Abruzzo (Italia)

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Itinerary description

Il percorso parte dal Bosco di Sant’Antonio, a cui dedicheremo una descrizione a parte (1333 mslm). Dalla Strada Provinciale 55 si prosegue in direzione di Pescocostanzo. Dopo circa 3.20km si prende a destra continuando su strada asfaltata per circa 5.60km in direzione della Stazione invernale Vallefura. Arrivati presso lo spiazzo si sale sulla destra costeggiando l’Hotel Vallefura in direzione del Bivacco Campo Smith. Si lascia la strada asfaltata in direzione di Rivisondoli per percorrere circa 2.70km di carrareccia e single track a tratti esposti o coperti da pinete di Pino nero. Giunti a Rivisondoli avremo la possibilità di acquistare presso la Rosticceria di Imma Como in via Regina Elena, 77 delle buonissime focacce ripiene (3662164450). Si risale via Regina Elena, poi a destra in via Guglielmo Marconi che diventerà strada provinciale 53. Allo stop si prende a sinistra sulla SS 84 in direzione Palena. Dopo circa 2.36km si gira a sinistra prendendo la strada che costeggia il Fosso la Vera che funge da collettore verso l’inghiottitoio del Quarto di Santa Chiara e l’inizio del Monte Pizzalto sulla nostra destra. Con l’aumento della massa d’acqua dovuto alle precipitazioni e allo scioglimento delle nevi durante l’inverno, si determina un temporaneo allagamento dell’area dei pascoli che genera un grande lago primaverile, le cui acque, canalizzandosi nell’inghiottitoio, alimentano la sorgente del fiume Aventino nell’area di Capodifiume. Dopo circa 2.13km si inizia a salire sulla destra su una strada asfaltata che porta presso una masseria. Arrivati presso l’ingresso ci si tiene a sinistra rispetto alla recinzione, seguendo una mulattiera (sigla sentiero 03 Parco Nazionale della Majella). Da questo momento si inizia a salire in direzione nord ovest per circa 1.81km seguendo la mulattiera. La pendenza in questo tratto supera anche il 24%, dunque difficile pedalare. Finito questo primo traverso ne inizia un secondo meno duro e più pedalabile in direzione est di soli 861mt. Il terzo ed ultimo traverso, direzione nord ovest punta verso la parte terminale del Monte Pizzalto. Sul percorso s'incrociano diverse mulattiere secondarie che vanno tralasciate; si prosegue sempre in direzione N fino ad entrare nel bosco che si attraversa per un breve tratto. Usciti dalla faggeta la vista si apre sulla magnifica parete SO del Monte Porrara. Si sale ancora (4.35km) fino all'anticima (1948 m.) e, dopo aver superato una sella a quota 1912, si giunge in vetta al Monte Pizzalto (1966 m.). Adesso inizia la discesa verso il Bosco di Sant’Antonio. Appena sotto la cima, lungo la carrareccia appena attraversata, si prosegue per circa 3.79km via via sempre più sconnessi. Il fondo risulta molto smosso con profondi canaloni scavati dall’acqua e/o da mezzi fuori strada. In questo caso è d’obbligo una buona capacità di conduzione del mezzo e l’utilizzo del fuori sella. Attraversato un ultimo tratto di bosco in località Macchiaduni si giunge ad una stretta curva verso sinistra. In questo punto passa il sentiero (sigla sentiero 01 Parco Nazionale della Majella) da percorrere in direzione del Bosco di Sant’Antonio, punto di arrivo (1km circa).

IL Bosco di Sant’Antonio è sicuramente uno dei boschi più importanti da un punto di vista storico, culturale, paesaggistico e naturalistico del Nostro Paese. Non è facile trovare condensate in un unico luogo tante valenze. L’area del bosco, che si estende per circa 550 ettari su un’altitudine compresa fra 1280 e 1420 metri è articolata storicamente in tre parti: “Primo Colle”, “Secondo Colle” e “Difesa”. Di qui passava un’antichissima strada, la “Via Minucia”, risistemata in epoca romana, che collegava centri urbani scomparsi, come Ocriticum-Pacile presso Cansano, fino a Sulmona e della quale, fino al secondo conflitto mondiale, erano ancora visibili tratti di lastricato (oggi sono presenti i resti del basolato, ossia della massicciata su cui era appoggiato l’acciottolato).
Il bosco, proprietà comune della popolazione di Pescocostanzo e assoggettato agli usi civici, era in passato gestito secondo gli ordinamenti comunali come bosco Difesa o “Defenza”.
Con il passare del tempo, mutate le condizioni di vita e di utilizzo del territorio, caduta in disuso questa forma di governo del bosco, attualmente l’area si trova costituita da una formazione forestale composta per lo più da Faggi, molti dei quali vetusti, di oltre 300 anni, dal caratteristico portamento a candelabro, testimonianza vivente del particolare trattamento selvicolturale ricevuto nel passato.
Nel 1952 il Comune fece redigere un progetto che prevedeva il taglio e la vendita di tutti gli alberi del bosco (3113 piante). Il progetto venne bloccato grazie all’iniziativa del professor Benedetto Rainaldi ed al sostegno degli abitanti di Pescocostanzo.
La campagna di sensibilizzazione compiuta sull’argomento dalla stampa nazionale e l’appoggio manifestato da Gaetano Salvemini con una lettera pubblicata nella rivista “Il mondo”, diretta da Mario Pannunzio, e a seguito dell’intervento risolutivo del Presidente della Repubblica dell’epoca, Luigi Einaudi, il bosco venne protetto con un “decreto di protezione delle bellezze” (D.M. del 27 gennaio 1953) e inserito fra le zone nazionali di rilevante interesse pubblico assoggettate alle prescrizioni della legge nazionale sulle bellezze naturali, L.n. 1947 del 29.06.1939.
Nel 1971 la Società Botanica italiana inserì il Bosco di Sant’Antonio nel primo elenco nazionale dei “biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia”, mentre la Regione Abruzzo vi istituì la prima “Riserva naturale guidata Regionale (L.R. n. 66/1985).
L’ultimo piano di assestamento dei beni silvo-pastorali del Comune di Pescocostanzo redatto dal Dr. Forestale Lastoria nel 1987, oltre a non prevedere interventi forestali di sorta nell’area del Bosco, riporta una serie di valutazioni sulle criticità dell’area e indicazioni colturali, già all’epoca individuate nel pascolo del bestiame del bosco e fare evolvere in maniera naturale questo particolare ecosistema forestale verso forme “primitive”.
Con l’istituzione del Parco Nazionale della Majella il Bosco è stato inserito prima nella zona di massima tutela e quindi, con l’approvazione del Piano del Parco, nella zona A di Riserva Integrale.
Nel 2012, al Bosco di Sant’Antonio è stato assegnato il XXIII° Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche.
Nel 2013 il Parco ha predisposto un piano della fruizione dell’area del Bosco, sottoposto e valutato favorevolmente dal comune di Pescocostanzo e dalla Fondazione Benetton.

Comments  (1)

  • Photo of Mayadhiisha
    Mayadhiisha Oct 8, 2019

    Grazie a Rinaldo69! Ho seguito la tua traccia ed è veramente Strong come dicevi tu. Bel giro!!!

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