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Catinaccio D'Antermoia e Val Duron

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Trail stats

Distance
37.28 mi
Elevation gain
9,478 ft
Technical difficulty
Experts only
Elevation loss
9,478 ft
Max elevation
9,083 ft
TrailRank 
37
Min elevation
4,376 ft
Trail type
Loop
Time
6 hours 8 minutes
Coordinates
3021
Uploaded
December 12, 2022
Recorded
July 2022
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near Muncion, Trentino-Alto Adige (Italia)

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Itinerary description

CATINACCIO D’ANTERMOIA E VAL DURON

Zona: gruppo Catinaccio e Sassolungo (Trentino)
Lunghezza: 47km
Dislivello:2150m
Cartina: Tabacco n° 06 1:25000 (Val di Fassa e dolomiti Fassane)
Luogo di partenza e arrivo: Campitello di Fassa (TN)

Per la relazione di questo giro si ringrazia MATTEO GALEAZZI. Partecipanti al giro: Matteo Galeazzi, Gilberto Pagnini, Fabio Allegrucci, Matteo Gricinella


Il primo giro cicloalpinistico 2022 parte dalla Val di Fassa e precisamente da Campitello, dove lasciamo l’auto al parcheggio gratuito degli impianti del Col Rodella.

Per il giro pianificato, è possibile comunque trovare altri punti di partenza, tutti i paesi della valle sono comodamente collegati dalla ciclabile che corre lungo il torrente Avisio. Suddividendo il giro in 2gg con notte fuori, approfittiamo della bella giornata di sole per farci qualche discesa assistita dagli impianti del Fassa bike park fra il Col Rodella e l’area del Belvedere (Pecol) di Canazei prima di salire lungo i ripidi tornanti del Gardeccia e passare la notte in rifugio.

L’obiettivo del giro è quello di addentrarci nel gruppo del Catinaccio per poi tramite la val Duron raggiungere il Sassopiatto e ridiscendere infine a Campitello.

Dal parcheggio a valle della stazione funivia Col Rodella, in sella alle bici, ci muoviamo in direzione sud-ovest verso la frazione di Pera di Fassa, raggiungibile in discesa sia tramite comoda ciclabile sia tramite asfalto. Poco prima dell’ingresso in paese si svolta a destra alla rotatoria che si incontra con in bella vista il logo del giro d’Italia, per la strada che sale ripida verso il Giardino di Rose (Rosengarten-Catinaccio) ed il nostro obiettivo di serata, il rifugio Spitz Piaz, nella conca del Gardeccia.

La salita al Gardeccia è stata percorsa dal giro d’Italia nel 2011 ed è tutt’ora in condizioni buone con gli ultimi km interdetti al traffico (a parte per i veicoli che riforniscono i rifugi e le navette che portano i turisti). In circa 6 km si sale di 600m passando fra la panoramica frazione di Mucion, le abetaie ai piedi delle cime dolomitiche ed i ruscelli che con le loro acque rifrescano in parte la calda estate del 2022.

Dalla conca del Gardeccia, circondati dalle cime di Re Laurino e del suo Rosengarten, parte la tratta più dura di salita: a quota 2000 finisce l’asfalto e il fondo diventa la tipica carrareccia dolomitica di rocce e ghiaie. Il limitare del bosco è caratterizzato dalla presenza di larici, pini cembri e pini mughi e dai loro caratteristici profumi ma l’occhio è calamitato dalle alte cenge e dalle cime delle muraglie dolomitiche che ci circondano. Siamo ai piedi delle torri del Vajolet le cui guglie svettano altre sopra di noi. Con pazienza e fatica risaliamo in direzione nord ovest la sempre più stretta valle fino ad incontrare le terribili rampe che salgono ai rifugi Preuss e Vajolet. Il fondo non ci consente di proseguire a pedali e da qui inizia la nostra via crucis di bici spinta/spalla.

La vista dei rifugi e la bellezza del luogo ripaga delle fatiche, siamo a quota 2200 e la traccia inizia a salire su single track poco pedalabile. E’ possibile comunque spingere la bici senza caricarla in spalla. In circa 1 ora passiamo da quota rifugi Vajolet /Preuss 2200 ai 2600 del Rifugio Passo Principe, splendida struttura incastonata ai piedi del Catinaccio d’Antermoia, cima quest’ultima che con i suoi 3005m rappresenta la quota più alta del gruppo.

Una breve sosta ristoratrice ci carica prima del tratto più duro, forcella Antermoia che con i suoi 2772m rappresenta la quota più alta del giro. Il tratto in forcella è quasi tutto da salire bici in spalla con alcune frane che rendono il tragitto a volte tortuoso e difficile ma mai impossibile.
Una volta arrivati in forcella, si presenta un panorama spettacolare, in giornate limpide e soleggiate, vi sembrerà di toccare le vicine vette. Voltandosi indietro potrete ammirare la linea del percorso già fatto e sentire salire la soddisfazione dentro di voi.

Indossate le protezioni ed un adeguato abbigliamento, vista la quota raggiunta, abbiamo il via libera per iniziare la tecnica discesa verso la conca d’Antermoia al cui termine è adagiato l’omonimo lago e rifugio.
La prima parte è la più difficile con qualche tornate e qualche frana che può costringere alcuni al piede a terra. Poi una volta preso il ritmo, tutto diventa più adrenalinico anche se mai banale.
La conca si presenta lunare ed affascinante. Il tratto in piano che precede il lago si sviluppa in mezzo alla valle e con la bici ed il vento in faccia si ha la sensazione di essere in uno spazio tempo non terrestre. Il fascino del lago ed il rifugio sullo sfondo sono uno dei paesaggi da cartolina più gettonati delle intere dolomiti cosi che qualche tratto in salita fra le rocce passa quasi senza fastidio.

Una volta giunti al rifugio e dopo aver fotografato la conca appena discesa ed il lago da ogni angolazione, ci aspetta una meritata sosta con bevande e viveri.

Dal rifugio continuiamo in direzione nord est verso forcella Dona in leggera salita pedalabile e da qui ancora in discesa verso la verde val de Dona.
La nuova discesa che inizia intorno quota 2450m, ci riporta sotto i 2000m con un ST interamente pedalabile fra rocce e ghiaia, dove l’adrenalina ed il divertimento devono essere tenuti a bada per non rischiare troppo ed eventualmente rispettare i camminatori che salgono dalla valle per raggiungere il rifugio. Dinnanzi a noi si apre la bucolica Val de Dona, la dolomia lascia spazio alle praterie in fiore, il ST diventa una carrareccia in terra e le prime baite accompagnano la nostra discesa fino al Rifugio che prende il nome dalla valle. Decidiamo di scendere ancora per la carrareccia fino a quota 1800m per poi prendere a sinistra in salita nel bosco una traccia che aggira la montagna in direzione est a mezzacosta. Questo tratto è duro e costringe a tratti a spinta, la coda lunga di Vaia ha colpito anche questa zona ed ancora qualche pianta è a terra. Arrivati alla radura di Pra Molin, teniamo la sinistra in direzione nord verso la Val Duron ed il rifugio Micheluzzi (rifugio a quota 1960m). Questo si raggiunge in pochi minuti grazie ad un iniziale st nel bosco ed una comoda taglia boschi in discesa.

La fatica si fa sentieri e la sosta ristoratrice è d’obbligo.
Siamo in Val Duron e con il gruppo del Catinaccio alle spalle, iniziamo ad ammirare quello del Sassolungo e la sua propaggine più occidentale, quella del Sassopiatto proprio davanti a noi.

La risalita della valle inizia leggera fra ruscelli ed il verde intenso dei prati, i tanti turisti e le baite piene di turisti accompagnano la nostra lenta risalita sotto il sole a picco del mezzogiorno.
Al termine della valle, inizia il tratto più duro della salita, tornanti anche cementati si susseguono con pendenze importanti fino al passo Duron. Passo reso celebre dalla competizione ciclistica XC Hero che conferma tutta la sua fama e difficoltà soprattutto dopo più di 1500m di salita fra pedali/spinte e spallate di giornata.
Dal passo teniamo la destra e la direzione est per una lunga e meravigliosa cavalcata fra le creste che dividono il gruppo del Catinaccio da quelle del Sassolungo. Salite impegnative e discese fa rocce e prati si susseguono a ritmo costante per qualche km. Il panorama si apre su altri gruppi dolomitici: La Marmolada, il Sella, le Odle ed altri gruppi fanno cornice ad una giornata che sembra non finire mai.
Il tratto in traverso termina ai piedi del Sassopiatto nel rifugio che prende il suo nome. Qui le persone ed i trekker sono tantissimi e muoversi in bici impone cautela e pazienza.
Dai 2300 del rifugio, inizia finalmente la lunga discesa finale che ripassando per il rifugio Micheluzzi termina poi ai 1400m di Campitello.
La discesa è lunga ed in certi tratti tecnica ma completamente ciclabile. La pendenza è sempre molto forte e la prudenza deve essere sempre massima. I ST sono naturali è la presenza di ostacoli una costante. Nonostante ciò il divertimento è massimo e le fatiche della giornata sembrano scomparire con l’adrenalinica discesa.

L’ultimo tratto di discesa prima di Campitello è nel bosco dove qualche pianta caduta può rallentare la nostra corsa come anche l’assidua presenza di pedoni. Nonostante ciò i 900m dislivello corrono veloci rendendo indimenticabile la giornata cicloalpinistica.

Note:
Il giro ciclo alpinistico è da fare “solo” nel periodo estivo da Luglio a Settembre con condizioni di meteo stabili.
I tratti a spinta e spallati sono lunghi e numerosi.
Il percorso ha varie vie di fuga e può essere spezzettato su due giorni pernottando nei vari rifugi sparsi lungo il tragitto.
La presenza di trekker e turisti è una costante dell’intero giro. Si consiglia di evitare i WE di luglio ed agosto magari sfruttando le belle giornate limpide di settembre.
Leggenda re laurino ed il giardino di rose:
https://www.dolomiten.net/it/scoprire-gustare/tradizione-storia/saga-laurino-giardino-rose.asp

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