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Abbazia di Pomposa - Boscone della Mesola (06/03/2022)

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Author

Trail stats

Distance
29.36 mi
Elevation gain
69 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
69 ft
Max elevation
172 ft
TrailRank 
54
Min elevation
88 ft
Trail type
Loop
Time
5 hours 7 minutes
Coordinates
5055
Uploaded
March 6, 2022
Recorded
March 2022
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near Passo di Pomposa, Emilia-Romagna (Italia)

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Itinerary description

L’itinerario propone la scoperta di alcune preziose testimonianze di quell’inscindibile rapporto tra uomo e ambiente che ha disegnato il paesaggio del delta padano, caratterizzato dal mutevole assetto fluviale e dalla lotta per strappare terre coltivabili all’acqua e per disegnare strade sicure da Ferrara al mare seguendo alvei e argini in frequente evoluzione.
Una sfida tra uomo e natura che si è rinnovata nelle varie epoche, alternando periodi in cui più efficace era il controllo sul territorio, come in epoca etrusca, romana e poi con il ducato estense, e altri in cui il paesaggio acquatico tornava a dominare l’assetto idraulico. Una sfida fatta tuttavia di rispetto, di un’attenta lettura che mirava a riconoscere gli elementi portanti del paesaggio, quali i paleoalvei abbandonati dal Po, per dare per quanto possibile sostenibilità e durata alle infrastrutture e alle bonifiche che si andavano realizzando.

Waypoints

PictographIntersection Altitude -6 ft

Svolta a sinistra

PictographIntersection Altitude -14 ft

Strada asfaltata

PictographPhoto Altitude -9 ft
Photo ofFoto

Foto

PictographPhoto Altitude -7 ft
Photo ofFoto

Foto

PictographIntersection Altitude -7 ft

Argine

Si può abbandonare la strada asfaltata e pedalare sull'argine

PictographPhoto Altitude -2 ft
Photo ofFoto

Foto

PictographRuins Altitude -7 ft

Torre della Finanza

PictographIntersection Altitude -5 ft

Svolta a destra

PictographIntersection Altitude 9 ft

Curva a sinistra

PictographIntersection Altitude 3 ft

Strada sterrata

PictographBridge Altitude -5 ft

Ponte

PictographIntersection Altitude -11 ft

Svolta a destra

PictographIntersection Altitude 1 ft

Svolta a destra

Ingresso Boscone della Mesola

La Riserva Naturale del Gran Bosco della Mesola, con una superficie di 1.058 ettari, rappresenta uno degli ultimi e meglio conservati residui di bosco di pianura, memoria delle antiche foreste che si trovavano fino a qualche secolo fa lungo la costa adriatica. Il Gran Bosco della Mesola riveste un ruolo molto importante oltre che per essere un ampio polmone verde e per la biodiversità che ospita, anche per ragioni di rilevanza storica. La prima riguarda il suo “abitante” più famoso, il cervo italico o della Mesola, una specie autoctona che rappresenta l’ultimo nucleo degli antichi cervi della Padania, che qui trova il suo habitat naturale e protetto. L’altro motivo è rappresentato dalla presenza del “Boscone”, una testimonianza alto medievale degli antichi boschi di pianura, sviluppato sopra cordoni di dune formati dal Po di Goro e dal Po di Volano. A questi si devono la conformazione irregolare del terreno e la frequenza di stagni d’acqua circondati da vegetazione palustre, a cui si aggiunge una zona umida all’interno del bosco denominata Elciola, appositamente creata per preservare alcune specie di volatili. L’area del Bosco aperta al pubblico è di circa 100 ettari, alla zona più tutelata si può comunque accedere accompagnati dalle guide naturalistiche. Tutto il bosco è attraversato da vari sentieri facilmente percorribili sia a piedi che in bicicletta; è inoltre presente un percorso didattico per non vedenti che illustra le specie vegetali e faunistiche presenti.

PictographPhoto Altitude 11 ft
Photo ofFoto Mesola

Foto Mesola

PictographFauna Altitude 21 ft
Photo ofCervo della Mesola Photo ofCervo della Mesola Photo ofCervo della Mesola

Cervo della Mesola

Tra gli alberi vive anche un folto gruppo di maestosi cervi, i nipoti dei nipoti discendenti dagli esemplari sopravvissuti alle battute di caccia degli Estensi, che costituiscono l’unica popolazione autoctona di cervo padano.

PictographIntersection Altitude -9 ft

Svolta a destra

PictographPhoto Altitude -10 ft
Photo ofStrada alberata

Strada alberata

PictographPhoto Altitude -15 ft
Photo ofTorre Palù

Torre Palù

Torre Palù, edificata nel XVIII secolo, è un esempio di architettura idraulica fortificata, in quanto è una chiavica che oltre a svolgere la normale funzione idraulica per garantire lo scolo in mare delle acque di bonifica e impedire la risalita delle acque marine, veniva utilizzata anche come struttura militare difensiva. L’imponente edificio sorge sul Canal Bianco, un canale utilizzato per il deflusso delle acque di bonifica e documentato fin dal 1287, prolungato poi fino al mare durante la Grande Bonificazione Estense, grazie alla costruzione del Canale Alfonso che attraversava la tenuta di Mesola per sfociare nel Po dell’Abate. La chiavica poggia su sei grandi piloni collegati tra loro da volte a botte, dove sono collocati i congegni per il sollevamento delle paratie e le “porte vinciane”. Queste ultime prendono il nome da Leonardo da Vinci che ne fu l’inventore, mettendo a punto un sistema che si serviva della differente pressione dell’acqua durante l’alta e la bassa marea per aprire o chiudere le paratie in autonomia.

PictographIntersection Altitude -4 ft

Svolta a destra

PictographPanorama Altitude -1 ft
Photo ofMare

Mare

PictographDoor Altitude 19 ft

Cancello

Per accedere al sentiero di raccordo bisogna oltrepassare un cancello con doppia porta.

PictographDoor Altitude 0 ft
Photo ofCancello

Cancello

Un secondo cancello analogo al precedente consente l'uscita dal sentiero

PictographPhoto Altitude -5 ft
Photo ofFoto

Foto

Photo ofAbbazia di Pomposa Photo ofAbbazia di Pomposa Photo ofAbbazia di Pomposa

Abbazia di Pomposa

Lungo la via Romea, tra Ferrara e Comacchio, sorge Pomposa, un tempo isola boscosa delimitata da due rami del Po e protetta dal mare, trasformata dalla bonifica e oggi parte del parco del Delta del Po. Il monastero benedettino di Pomposa, la cui origine risale tra VI e VII secolo d.C., è menzionato in una fonte scritta dell’anno 874. Costruito fin dall’inizio utilizzando materiali di spoglio e di recupero, dal X secolo diventa più importante e con l’abate Guido (1008-1046) si avvia la fase del monastero più fiorente, a cui è riconducile un’intensa attività costruttiva, che assume il ruolo di importante centro di scambi spirituali e culturali. I frati benedettini svolsero un’ importante ruolo di presidio del territorio dalle acque circostanti, con interventi che consentirono lo sfruttamento dei terreni alluvionali circondanti l’insula pomposiana adatti, per la loro fertilità, alle coltivazioni agricole. Le terre emergenti vennero affidate alle popolazioni locali. Con la soppressione del 1663 per l’abbazia iniziò un lento declino. Le campagne di bonifica tra Ottocento e Novecento e l’acquisizione da parte dello Stato negli anni 1910-14, favorirono la rinascita del complesso monastico, che fu poi oggetto di una campagna sistematica di lavori di conservazione, recupero e restauro. Alla chiesa, con fronte a capanna si accede attraverso un atrio porticato impreziosito da elementi in cotto, marmo, pietra e ceramica. L’interno, a tre navate con absidi semicircolari e copertura lignea, si distingue per la pregiatissima pavimentazione a mosaico con intarsi di preziosi marmi, per la presenza di colonne monolitiche con capitelli, per i cicli di affreschi parietali, tra cui l’affresco di Cristo in gloria nella volta absidale, opera di Vitale da Bologna del 1351.

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