Vasanello. Torre del Luco - Fosso del Mandrione - Dighe etrusche - Ipogei Valle Oscura - Morticelli - Necropoli di Palazzolo
near Sant'Eutizio, Lazio (Italia)
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Itinerary description
Si torna a Vasanello per concludere la visita dell'enorme area archeologica che comprende il sito di Palazzolo e quello della Valle Canale con la discesa nello spettacolare Fosso del Mandrione per osservare le enormi e misteriose dighe etrusche.
Lasciata l'auto sulla sterrata via della Torre che collega la SP151 alla SP33 si parte in un clima troppo mite per la stagione. Da qui partono o si chiudono diversi sentieri che costeggiano misteriose aree archeologiche lungo il Fosso della Valle Canale. Continuando sulla sterrata si raggiunge la Torre di Santa Maria del Luco che domina i pianori tra Sant'Eutizio e la Valle del Tevere.
Costruita tra il XII-XIII secolo come torre di avvistamento lungo l'asse viario della via Amerina, mostra caratteristiche simili alle altre torri della zona denotando un ampio progetto di controllo territoriale ad opera delle famiglie nobiliari proprietarie di queste terre (vedere la Torre del Bofo ad Orte). Prende il nome dalla scomparsa abbazia benedettina che doveva trovarsi nelle adiacenze. Il basamento poggia sui resti di una struttura romana molto probabilmente appartenente all'ordine delle ville agricole e si trova su di un'area che in età arcaica ospitava un vasto centro etrusco. Ad oggi immersa tra rovi, lecci e roverelle domina ancora il panorama stagliando il suo profilo su quello ben più imponente del Monte Cimino.
Poco oltre si inizia a scendere nel Fosso del Mandrione la cui toponomastica è dovuta al passaggio e alla frequentazione di bestie da pascolo presenti un tempo in questa vasta area campestre. Immediatamente si è proiettati in un ambiente fantastico. Una piccola tagliata anticipa le opere ben più imponenti che si troveranno oltre.
Scendendo lungo il Fosso e facendo attenzione ai numerosi guadi e ai pochi e confusi segnali sugli alberi, si arriva ad un enorme sgrottamento che cattura inevitabilmente l'attenzione. Poco oltre ecco apparire sulla sponda orografica sinistra i primi ipogei. Siamo a ridosso del Fosso di Valle Canale dove si incontra la prima diga etrusca.
Costruita in opera poligonale con varie cortine affiancate in grossi blocchi andava a riempire gli spazi lasciati dagli enormi massi basaltici caduti sul letto del Fosso. Questa grande opera di ingegneria idraulica poteva servire a creare un invaso di acqua utile per la comunità che era stanziata sopra la rupe. Tagliate e ipogei con molta probabilità servirono come aree di lavoro per smaltire o trasportare il materiale di lavorazione e per provvederne alla manutenzione.
Risalendo in parte la Valle Canale si arriva all'insediamento etrusco caratterizzato da numerosi ipogei e riutilizzato in epoca medioevale come dimostrano la conversione deli ipogei in ambienti pastorali e la costruzione di una chiesa visibile oramai per i soli blocchi tufacei che ne formavano il perimetro.
Di nuovo nel Fosso si va incontro alla seconda diga di stessa fattura della prima.
Ora il percorso diviene più complicato. Occorre infatti guadare più volte per trovare il passaggio più comodo per procedere. I bolli a volte aiutano a volte confondono appartenendo a due percorsi diversi modificati negli anni. Si passa accanto a enormi blocchi di lavorazione di una non troppo vecchia cava, gettati nel fosso alcuni di questi mostrano ancora i segni della lavorazione con la dinamite.
Superato il Fosso di Valle Oscura ecco apparire i resti di una vecchia 500 gettata dalla scarpata chissà quando. Per uscire dal Fosso bisogna penare ancora un po' tra guadi, arbusti e rovi. Finalmente nel punto in cui il Fosso si chiude in un groviglio di rovi, sulla destra si intravede sotto il costone il sentiero che con una brusca virata a destra esce lentamente dal rovaio per condurre su vecchi campi coltivati a noccioli.
Finalmente ci troviamo sulla carrareccia che fiancheggia l'area archeologica di Palazzolo. In breve tempo si arriva sotto il rudere dell'antica chiesa di San Giovanni e su di un piccolo sentiero a sinistra si torna nel Fosso per completarne la visita.
Anche in questo caso saranno numerosi i guadi e i punti complicati con rocce scivolose e tronchi a sbarrare il passaggio.
Sotto la rupe di Palazzolo si rimane a bocca aperta nell'osservare le enormi grotte che susseguendosi si affacciano lungo il Fosso. In una di queste, la più interessante, vi è un cunicolo romano (I secolo a.C.) sormontato da una croce latina, lungo circa 100m serviva a mettere in contatto le acque del Rio Paranza con quelle del Fosso delle Tre Fontane. In questo punto vi era una terza diga che aveva anch'essa funzione pratica, ovvero fornire acqua alle officine produttrici di vasellame che si sviluppavano lungo il costone del Fosso. L'industria di vasellame fu il motore economico per lo sviluppo di quest'area in epoca romana.
Saliamo dalla tagliata (se ne possono contare 5 lungo tutta la rupe) alla Necropoli di Palazzolo facendo visita ai principali ipogei (il più vasto danneggiato dai vandali) tra i quali il colombaio delle Grotta delle Monache (chiuso per motivi di sicurezza da una grata). Lasciata l'area di Palazzolo facciamo visita alle tombe del periodo bizantino (VII-VIII secolo) detta dei Morticelli per poi continuare lungo la sterrata tra panoramici pianori coltivati aimè a noccioli a discapito dei più antichi ulivi.
All'altezza di un noccioleto senza recinzioni elettrificate si svolta a destra per salire sulla dorsale che costeggia il Fosso di Valle Canale per risalirlo più a monte e tornare all'auto.
Anche questa zona apparentemente anonima nasconde piccole sorprese. Sotto i costoni tufacei si nascondono ipogei di varia grandezza, piccole tagliate e rocce lavorate in sommità come fossero pestarole o chissà cos'altro. Prosecuzione dell'insediamento etrusco visitato in mattinata queste strutture si alternano anche sulla sponda opposta del Fosso e scorrono accanto ad un'antica via che risalendo intercetta la via della Torre concludendo l'escursione.
NB: Tutta l'area è zona di caccia (tener presente il periodo venatorio) e frequentata da cinghiali di grandi dimensioni. Alcuni passaggi nel fosso sono molto difficoltosi e necessitano di una traccia gps. L'area limitrofa alla Torre di S.Maria del Luco, in particolare le cave adiacenti all'aeroporto sportivo sono state scelte per lo smaltimento e l'interramento di rifiuti radioattivi con conseguente compromissione di tutto l'ecosistema naturalistico, storico e paesaggistico dell'area!
Lasciata l'auto sulla sterrata via della Torre che collega la SP151 alla SP33 si parte in un clima troppo mite per la stagione. Da qui partono o si chiudono diversi sentieri che costeggiano misteriose aree archeologiche lungo il Fosso della Valle Canale. Continuando sulla sterrata si raggiunge la Torre di Santa Maria del Luco che domina i pianori tra Sant'Eutizio e la Valle del Tevere.
Costruita tra il XII-XIII secolo come torre di avvistamento lungo l'asse viario della via Amerina, mostra caratteristiche simili alle altre torri della zona denotando un ampio progetto di controllo territoriale ad opera delle famiglie nobiliari proprietarie di queste terre (vedere la Torre del Bofo ad Orte). Prende il nome dalla scomparsa abbazia benedettina che doveva trovarsi nelle adiacenze. Il basamento poggia sui resti di una struttura romana molto probabilmente appartenente all'ordine delle ville agricole e si trova su di un'area che in età arcaica ospitava un vasto centro etrusco. Ad oggi immersa tra rovi, lecci e roverelle domina ancora il panorama stagliando il suo profilo su quello ben più imponente del Monte Cimino.
Poco oltre si inizia a scendere nel Fosso del Mandrione la cui toponomastica è dovuta al passaggio e alla frequentazione di bestie da pascolo presenti un tempo in questa vasta area campestre. Immediatamente si è proiettati in un ambiente fantastico. Una piccola tagliata anticipa le opere ben più imponenti che si troveranno oltre.
Scendendo lungo il Fosso e facendo attenzione ai numerosi guadi e ai pochi e confusi segnali sugli alberi, si arriva ad un enorme sgrottamento che cattura inevitabilmente l'attenzione. Poco oltre ecco apparire sulla sponda orografica sinistra i primi ipogei. Siamo a ridosso del Fosso di Valle Canale dove si incontra la prima diga etrusca.
Costruita in opera poligonale con varie cortine affiancate in grossi blocchi andava a riempire gli spazi lasciati dagli enormi massi basaltici caduti sul letto del Fosso. Questa grande opera di ingegneria idraulica poteva servire a creare un invaso di acqua utile per la comunità che era stanziata sopra la rupe. Tagliate e ipogei con molta probabilità servirono come aree di lavoro per smaltire o trasportare il materiale di lavorazione e per provvederne alla manutenzione.
Risalendo in parte la Valle Canale si arriva all'insediamento etrusco caratterizzato da numerosi ipogei e riutilizzato in epoca medioevale come dimostrano la conversione deli ipogei in ambienti pastorali e la costruzione di una chiesa visibile oramai per i soli blocchi tufacei che ne formavano il perimetro.
Di nuovo nel Fosso si va incontro alla seconda diga di stessa fattura della prima.
Ora il percorso diviene più complicato. Occorre infatti guadare più volte per trovare il passaggio più comodo per procedere. I bolli a volte aiutano a volte confondono appartenendo a due percorsi diversi modificati negli anni. Si passa accanto a enormi blocchi di lavorazione di una non troppo vecchia cava, gettati nel fosso alcuni di questi mostrano ancora i segni della lavorazione con la dinamite.
Superato il Fosso di Valle Oscura ecco apparire i resti di una vecchia 500 gettata dalla scarpata chissà quando. Per uscire dal Fosso bisogna penare ancora un po' tra guadi, arbusti e rovi. Finalmente nel punto in cui il Fosso si chiude in un groviglio di rovi, sulla destra si intravede sotto il costone il sentiero che con una brusca virata a destra esce lentamente dal rovaio per condurre su vecchi campi coltivati a noccioli.
Finalmente ci troviamo sulla carrareccia che fiancheggia l'area archeologica di Palazzolo. In breve tempo si arriva sotto il rudere dell'antica chiesa di San Giovanni e su di un piccolo sentiero a sinistra si torna nel Fosso per completarne la visita.
Anche in questo caso saranno numerosi i guadi e i punti complicati con rocce scivolose e tronchi a sbarrare il passaggio.
Sotto la rupe di Palazzolo si rimane a bocca aperta nell'osservare le enormi grotte che susseguendosi si affacciano lungo il Fosso. In una di queste, la più interessante, vi è un cunicolo romano (I secolo a.C.) sormontato da una croce latina, lungo circa 100m serviva a mettere in contatto le acque del Rio Paranza con quelle del Fosso delle Tre Fontane. In questo punto vi era una terza diga che aveva anch'essa funzione pratica, ovvero fornire acqua alle officine produttrici di vasellame che si sviluppavano lungo il costone del Fosso. L'industria di vasellame fu il motore economico per lo sviluppo di quest'area in epoca romana.
Saliamo dalla tagliata (se ne possono contare 5 lungo tutta la rupe) alla Necropoli di Palazzolo facendo visita ai principali ipogei (il più vasto danneggiato dai vandali) tra i quali il colombaio delle Grotta delle Monache (chiuso per motivi di sicurezza da una grata). Lasciata l'area di Palazzolo facciamo visita alle tombe del periodo bizantino (VII-VIII secolo) detta dei Morticelli per poi continuare lungo la sterrata tra panoramici pianori coltivati aimè a noccioli a discapito dei più antichi ulivi.
All'altezza di un noccioleto senza recinzioni elettrificate si svolta a destra per salire sulla dorsale che costeggia il Fosso di Valle Canale per risalirlo più a monte e tornare all'auto.
Anche questa zona apparentemente anonima nasconde piccole sorprese. Sotto i costoni tufacei si nascondono ipogei di varia grandezza, piccole tagliate e rocce lavorate in sommità come fossero pestarole o chissà cos'altro. Prosecuzione dell'insediamento etrusco visitato in mattinata queste strutture si alternano anche sulla sponda opposta del Fosso e scorrono accanto ad un'antica via che risalendo intercetta la via della Torre concludendo l'escursione.
NB: Tutta l'area è zona di caccia (tener presente il periodo venatorio) e frequentata da cinghiali di grandi dimensioni. Alcuni passaggi nel fosso sono molto difficoltosi e necessitano di una traccia gps. L'area limitrofa alla Torre di S.Maria del Luco, in particolare le cave adiacenti all'aeroporto sportivo sono state scelte per lo smaltimento e l'interramento di rifiuti radioattivi con conseguente compromissione di tutto l'ecosistema naturalistico, storico e paesaggistico dell'area!
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