Valle dell'orco Schio Vicenza
near Pozzani di Sotto, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Questa escursione permette di conoscere un ambiente di forra a due passi da Schio (VI) e un territorio che a diritto potrebbe essere inserito tra i “luoghi dimenticati”: l’ex complesso minerario di contrà Pozzani. Qui si estraevano e si lavoravano le “argille bianche” da cui veniva estratto il caolino. Questo è un materiale molto usato nell’industria cartaria, in quella ceramica ed in quella edilizia. Fin dalla seconda metà dell’800 l’intera area pedemontana a nord di Schio fu interessata dall’attività estrattiva ma solo ai Pozzani questa attività raggiunse dimensioni cospicue e durò a lungo fino alla fine degli anni 60 del secolo scorso. Poco tempo fa avevo trovato su questo capitolo di storia locale una ben documentata pagina internet di cui ora ho perso le tracce. Restano in rete foto, documenti, rimandi di altri argomenti ma non è materiale ben strutturato.
Oltre al sito minerario, più in alto nella valle, si può vedere un’opera di presa che alimentava la centralina idroelettrica che forniva energia alle ex fabbriche Saccardo ed oltre dei vecchi stabili (alcuni ristrutturati): ex mulini ad acqua.
L’escursione inizia da un piccolo spiazzo dopo l’ultima casa che si trova in contrà Magliaretto raggiungibile svoltando a destra subito dopo le ex fabbriche Saccardo. Queste si trovano sulla strada SP 65 che da località Timonchio porta al Tretto.
Scesi dall’auto ci troviamo subito immersi in un paesaggio inaspettato. Il rumore dell’acqua cattura subito l’attenzione, il verde della foresta ci avvolge e quello che si può vedere è solo foresta.
Prima di giungere allo spiazzo avremmo notato sulla destra un bellissimo esempio di essicatoio per il caolino.
Il sentiero prende avvio davanti a noi (cartello di divieto di transito) sulla destra orografica del torrente. Poco oltre si passa sull’altra sponda sopra un ponticello in cemento. Si invita a seguire sempre la traccia principale che si innalza sulla sponda sinistra orografica per poter superare il tratto più spettacolare dal punto di vista naturalistico: una forra profonda almeno una ventina di metri in alcuni punti. Le “terrazze” migliore per vedere i fenomeni erosivi si incontrano dopo circa 20 minuti di cammino. Si faccia attenzione perché non ci sono opere di protezione.
Dopo circa 30 minuti di cammino notiamo una deviazione sulla destra: sarà il sentiero di rientro. Si proceda ancora fino a notare sul fondo del torrente un infido ponticello. Qui la faccenda diventa difficile. Personalmente ho attraversato quel ponte diverse volte ma lo sconsiglio nel modo più assoluto. Meglio scendere fino all’alveo e guadare. Anche il guado deve essere fatto con cautela valutando bene la portata del torrente che cambia notevolmente in occasione di piogge recenti e stando sul tratto a monte del ponticello. Quello a valle si insinua poco dopo in una stretta forra peraltro bellissima. Si continua risalendo la sponda destra per traccia ben evidente ma ostacolata da schianti di alberi. Poco prima di giungere in contrada si notano anche i resti di lastricatura (doveva essere una mulattiera importante). Si sbuca su una strada bianca. Davanti a noi una grande vasca d’acqua che alimenta una centralina. Ci passiamo di fianco e procediamo verso le prime case di contrà Pozzani di sotto. La contrada conserva tratti architettonici suggestivi. Attraversato il nucleo abitativo il paesaggio cambia radicalmente. Ci troviamo ora nell’area del grande sito minerario per l’estrazione e la lavorazione del caolino. Non posso dilungarmi su questo sito di archeologia industriale dove, se non fosse per la fitta vegetazione che copre oramai tutto, l’attività sembrerebbe terminata ieri. Chi volesse curiosare lo faccia con estrema attenzione: nel sito ci sono canali e vasche le cui coperture potrebbero cedere. Stessa cosa per i solai degli edifici.
Usciti dalla contrada ci si avvii in salita a destra: la strada costeggia a sinistra il sito minerario. Più avanti sulla sinistra un cartellone recente rivendica la concessione all’attività estrattiva. Si prosegua oltre lasciando la strada per contrada Pozzani di Sopra sulla sinistra ad un evidente bivio. Da qui non si lasci più la strada bianca principale (attenzione al bivio di quota 540: stare a sinistra, a destra si cala nel greto del torrente in prossimità dello sbarramento idrico). Si giunge così nei pressi di due contrade abbandonate ma recentemente in parte ripristinate: Munaretti (Buso su carte IGM) e Giara. Come testimoniano le grosse pietre da macina in bella vista recuperate durante i recenti lavori di sistemazione qui sorgevano diversi mulini che sfruttavano la stagionale copiosità delle acque. Queste venivano convogliate in una rete di canali di cui ora si intravede solo qualche traccia cercandola.
A questo punto abbiamo diverse possibilità su come continuare il percorso.
1. In prossimità del secondo gruppo di case (C. Giara) possiamo continuare sulla strada bianca in leggera salita e giungere ai ruderi di C. Pécare dove passa il Sentiero natura del Tretto (segnali biaco_azzurri). A sinistra si va verso Bosco di Tretto mentre verso destra si va verso San Rocco (il Percorso Natura attualmente non è segnalato adeguatamente per chi non conosce la zona)
2. Sempre in prossimità di C. Giara attraversare il torrente su ponticello e risalire l’evidente sentiero fino ad incrociare il Sentiero Natura che si tiene verso destra in modo da sbucare in C. Ballare. Da qui si continua verso San Rocco. Prima della chiesa di San Rocco una stradina sulla destra porta nel retro delle case da dove prende inizio una strada forestale che ci può riportare al punto di partenza. Esiste almeno un altro percorso che si stacca dalla forestale anzidetta e che incrociando il percorso che andrò a descrivere più sotto riporta al punto di partenza: attualmente lo sconsiglio.
Io consiglio per meglio conoscere questa valle incredibile di rifare a ritroso un breve tratto di percorso fino a riconoscere sulla sinistra una netta traccia in discesa che ancora riporta qualche segno bianco rosso frutto del lavoro di ripristino eseguito anni fa. La traccia è netta ma non bisogna deviare da essa su tracce aperte per lavori boschivi. Si giunge quindi al torrente in un punto in cui questo fa un’ampia ansa. Fino a poco tempo fa, grazie ad un precario ponticello, era facile passare all’altra sponda. Ora bisogna ingegnarsi o sperare in periodi di secca. La vasta spianata ghiaiosa che vediamo sulla nostra destra alla fine del sentiero è la conseguenza dell’interramento del bacino formato dalla piccola diga poche decine di metri a valle. Passati sulla sponda destra ormai quasi invisibili troviamo i resti dei mulini di Mazzega. Ci alziamo un pochino dal greto del torrente su traccia faticosa per recenti cedimenti di muri a secco e continuiamo su ottima traccia a mezza costa.
Oltre al sito minerario, più in alto nella valle, si può vedere un’opera di presa che alimentava la centralina idroelettrica che forniva energia alle ex fabbriche Saccardo ed oltre dei vecchi stabili (alcuni ristrutturati): ex mulini ad acqua.
L’escursione inizia da un piccolo spiazzo dopo l’ultima casa che si trova in contrà Magliaretto raggiungibile svoltando a destra subito dopo le ex fabbriche Saccardo. Queste si trovano sulla strada SP 65 che da località Timonchio porta al Tretto.
Scesi dall’auto ci troviamo subito immersi in un paesaggio inaspettato. Il rumore dell’acqua cattura subito l’attenzione, il verde della foresta ci avvolge e quello che si può vedere è solo foresta.
Prima di giungere allo spiazzo avremmo notato sulla destra un bellissimo esempio di essicatoio per il caolino.
Il sentiero prende avvio davanti a noi (cartello di divieto di transito) sulla destra orografica del torrente. Poco oltre si passa sull’altra sponda sopra un ponticello in cemento. Si invita a seguire sempre la traccia principale che si innalza sulla sponda sinistra orografica per poter superare il tratto più spettacolare dal punto di vista naturalistico: una forra profonda almeno una ventina di metri in alcuni punti. Le “terrazze” migliore per vedere i fenomeni erosivi si incontrano dopo circa 20 minuti di cammino. Si faccia attenzione perché non ci sono opere di protezione.
Dopo circa 30 minuti di cammino notiamo una deviazione sulla destra: sarà il sentiero di rientro. Si proceda ancora fino a notare sul fondo del torrente un infido ponticello. Qui la faccenda diventa difficile. Personalmente ho attraversato quel ponte diverse volte ma lo sconsiglio nel modo più assoluto. Meglio scendere fino all’alveo e guadare. Anche il guado deve essere fatto con cautela valutando bene la portata del torrente che cambia notevolmente in occasione di piogge recenti e stando sul tratto a monte del ponticello. Quello a valle si insinua poco dopo in una stretta forra peraltro bellissima. Si continua risalendo la sponda destra per traccia ben evidente ma ostacolata da schianti di alberi. Poco prima di giungere in contrada si notano anche i resti di lastricatura (doveva essere una mulattiera importante). Si sbuca su una strada bianca. Davanti a noi una grande vasca d’acqua che alimenta una centralina. Ci passiamo di fianco e procediamo verso le prime case di contrà Pozzani di sotto. La contrada conserva tratti architettonici suggestivi. Attraversato il nucleo abitativo il paesaggio cambia radicalmente. Ci troviamo ora nell’area del grande sito minerario per l’estrazione e la lavorazione del caolino. Non posso dilungarmi su questo sito di archeologia industriale dove, se non fosse per la fitta vegetazione che copre oramai tutto, l’attività sembrerebbe terminata ieri. Chi volesse curiosare lo faccia con estrema attenzione: nel sito ci sono canali e vasche le cui coperture potrebbero cedere. Stessa cosa per i solai degli edifici.
Usciti dalla contrada ci si avvii in salita a destra: la strada costeggia a sinistra il sito minerario. Più avanti sulla sinistra un cartellone recente rivendica la concessione all’attività estrattiva. Si prosegua oltre lasciando la strada per contrada Pozzani di Sopra sulla sinistra ad un evidente bivio. Da qui non si lasci più la strada bianca principale (attenzione al bivio di quota 540: stare a sinistra, a destra si cala nel greto del torrente in prossimità dello sbarramento idrico). Si giunge così nei pressi di due contrade abbandonate ma recentemente in parte ripristinate: Munaretti (Buso su carte IGM) e Giara. Come testimoniano le grosse pietre da macina in bella vista recuperate durante i recenti lavori di sistemazione qui sorgevano diversi mulini che sfruttavano la stagionale copiosità delle acque. Queste venivano convogliate in una rete di canali di cui ora si intravede solo qualche traccia cercandola.
A questo punto abbiamo diverse possibilità su come continuare il percorso.
1. In prossimità del secondo gruppo di case (C. Giara) possiamo continuare sulla strada bianca in leggera salita e giungere ai ruderi di C. Pécare dove passa il Sentiero natura del Tretto (segnali biaco_azzurri). A sinistra si va verso Bosco di Tretto mentre verso destra si va verso San Rocco (il Percorso Natura attualmente non è segnalato adeguatamente per chi non conosce la zona)
2. Sempre in prossimità di C. Giara attraversare il torrente su ponticello e risalire l’evidente sentiero fino ad incrociare il Sentiero Natura che si tiene verso destra in modo da sbucare in C. Ballare. Da qui si continua verso San Rocco. Prima della chiesa di San Rocco una stradina sulla destra porta nel retro delle case da dove prende inizio una strada forestale che ci può riportare al punto di partenza. Esiste almeno un altro percorso che si stacca dalla forestale anzidetta e che incrociando il percorso che andrò a descrivere più sotto riporta al punto di partenza: attualmente lo sconsiglio.
Io consiglio per meglio conoscere questa valle incredibile di rifare a ritroso un breve tratto di percorso fino a riconoscere sulla sinistra una netta traccia in discesa che ancora riporta qualche segno bianco rosso frutto del lavoro di ripristino eseguito anni fa. La traccia è netta ma non bisogna deviare da essa su tracce aperte per lavori boschivi. Si giunge quindi al torrente in un punto in cui questo fa un’ampia ansa. Fino a poco tempo fa, grazie ad un precario ponticello, era facile passare all’altra sponda. Ora bisogna ingegnarsi o sperare in periodi di secca. La vasta spianata ghiaiosa che vediamo sulla nostra destra alla fine del sentiero è la conseguenza dell’interramento del bacino formato dalla piccola diga poche decine di metri a valle. Passati sulla sponda destra ormai quasi invisibili troviamo i resti dei mulini di Mazzega. Ci alziamo un pochino dal greto del torrente su traccia faticosa per recenti cedimenti di muri a secco e continuiamo su ottima traccia a mezza costa.
Waypoints
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0 ft
C. Buso
Waypoint
0 ft
C. Giara
Waypoint
2,213 ft
C. Zovi
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2,127 ft
capitello C. Ballare
Waypoint
1,508 ft
capitello Pozzani di Sotto
Waypoint
0 ft
Contrà Maglieretto
Waypoint
1,453 ft
Ex cava di caolino
Waypoint
1,768 ft
non prendere a destra
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Pecare
Waypoint
1,348 ft
scendere a destra
Waypoint
0 ft
sentiero di ritorno
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0 ft
torrente
Comments (3)
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Purtroppo questo percorso di grande fascino alterna periodi in cui viene recuperato ad altri di abbandono!
Ma è percorribile ora?
Come scrivevo a febbraio è un percorso non curato da Enti/Istituzioni. Questo fa sì che alcuni tratti della traccia caricata non siano più percorribili ma ci possa essere la possibilità di trovare alternative. Non ho fatto un sopralluogo recente!