Val Lapisina : Vallon de Fontana , Troi delle Lisse , Vallon del Fadel , Troi de Mez , Lago Morto
near Alto Nove, Veneto (Italia)
Viewed 119 times, downloaded 4 times
Trail photos
Itinerary description
Anello con partenza dal Lago Morto con obiettivo il Vallon del Fadel .
A differenza della traccia : Val Lapisina : Vallon del Fadel - Col Toront
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/vallon-del-fadel-col-toront-97810901
Sullo stesso percorso fare riferimento anche a :
Val Lapisina: Lago Morto - Pra del Larghet - Tombaril - Verdil
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/lago-morto-pra-del-larghet-tombaril-verdil-100075154
Val Lapisina: Pra del Larghet
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/pra-del-larghet-98331995
Questa traccia chiude l'anello percorrendo il Troi de Mez o Troi de Medo fino a Caloniche di Sotto per poi chiudere al Lago Morto per il CAI1045.
L'idea di oggi era diversa e voleva esplorare il Troi delle Strapezze , ma causa condizioni meteo avverse abbiamo chiuso l'anello in questo modo.
Breve descrizione : il primo pezzo percorre il Sentiero del Vallon de Fontana , CAI1044a , leggermente ritracciato in partenza , ma di poco , molto evidente e ben tenuto .
Dall' ex Acquedotto di Nove, fine del Sentiero del Vallon de Fontana , si prende a sinistra , con indicazione la Pertega , questo sentiero in teoria non è mantenuto CAI ma ha una buona traccia a terra , devo dire che oggi l'ho trovato in ottime condizioni , molto meglio che post Vaja , anche in questo caso il Troi è ben segnato anche se leggermente meno panoramico del precedente che filava in costa . con altri circa 200 metri di dislivello si incrocia il Troi delle Lisse che si percorre a destra per qualche centinaio di metri. Si incontra l'incrocio della Pertega prima , sentiero EEA , e subito dopo la deviazione che indica le Strapezze .
Si prosegue per buon sentiero con belle viste panoramiche fino ad incontrare un cambio di vegetazione , da faggio a pino, qui si presenta un bivio, a destra per Pra de Larghet, Tombaril , Coloneghe , mentre a sinistra ( dritti rispetto alla percorrenza ) si prosegue per il Vallon del Fadel. Sentiero in ottime condizioni , anche post Vaja , recentemente ritracciato , ottima la visibilità dei bolli . Nel intercettare il CAI985 si trova solo un tratto supportato da corde fisse che annulla qualche pericolo su strapiombo , non passaggi critici.
Il successivo passaggio ripido all'attacco del Vallone su cui si procede in verticale per 50 metri di dislivello per poi piegare a sinistra e seguire l'impluvio rimanendo alla destra , per affiorare sul CAI985 Tabella su cespuglio .
La via del rientro segue pedissequamente il CAI985 passando per il Tombaril e scendendo fino a Coloniche di Sotto con veloce perdita di quota. Da Caloniche di Sotto si rientra al punto dinpartenza , Borgo Piccin , Lago Morto per il CAI1045.
Da segnalare che con l'aggiornamento carte Tabacco online del 2023 foglio E03M e anche cartacee è stato introdotto come puntinato nero . Ottima comunque sia la traccia che l'orientamento .
Escursione Moderata per dislivello e qualche passaggio con piede fermo. Percorrenza con passo buono .
I SENTIERI DELLA VAL LAPISINA
L'AMBIENTE
La Val Lapisina, che mette in collegamento la provincia di Treviso con quella di Belluno attraverso Sella di Fadalto, si incunea tra le ripide pareti della dorsale del Col Visentin e deľ Monte Millifrét. Offre all'escursionista la possibilità i compiere innumerevoli passeggiate tramite una fitta rete di storici sentieri di ogni livello di difficoltà. Ad occidente si ramificano una sessantina di tracciati tra la Val Storta di Revine fino a Santa Croce del Lago, mentre ad oriente l'ambiente decisamente più inospitale offre una scelta minore, pur mantenendo un indubbio valore paesaggistico. A fondovalle si snodano semplici percorsi ad anello attorno ai laghi e tranquille passeggiate tra le case di vecchi borghi che punteggiano i versanti Di grande interesse storico è l'Antica Strada Regia di Alemagna, che ha rappresentato per secoli l'unica via di comunicazione della valle, Oggi è percorribile a tratti grazie ad una interessante escursione che da Negrisiola raggiunge Sella di Fadalto.
Il Col Visentin, con i suoi 1763 m, è la cima più alta della dorsale prealpina interposta tra la Val Belluna e la provincia di Treviso. La sua vetta, dominata dal Rifugio V Artiglieria Alpina, si scorge da ogni localiťà della pianura trévigiana e, nelle giornate più limpide, si intravede addirittura dalla laguna di Venezia. Dall'altra parte della Val Lapisina si estende l'altopiano del Cansiglio, contorato dal Pizzòc e dal Millifrét, posti rispettivamente a 1565 m e 1581.m.
Queste alture hanno fatto la storia di una secolare attività di pascolo e di sfalcio oggi inesorabilmente scomparsa a causa delle trasformazioni socio-economiche prodotte dalla modernizzazione.
Una vita dura, fatta di pietre e di erba da' strappare alla terra magra, tanto raccontata nei libri di Giovanni Tomasi e di Ugo Mattana, ma anche dal neorealismo cinematografico del regista Taffarèl nel cortometraggio La montagna del sole. Fortunatamente una certa attività di alpeggio, costituita da pascolamento ovino e bovino, rimane ancora presente nell'area del Faverghèra del Col Torónt, del Col Collón, a Pian dei Grassi e verso Pian de le Fémene.
Altrove, come ad esempio nelle aree dell' Armàda, del Verdìl e del Concanìn, tale attività è totalmente scomparsa.
Sebbene il versante Lapisino risulti particolarmente impervio e le condizioni ambientali non siano certo ideali per l'insediamento abitativo, alcuni territori posti ai margini laterali sono stati occupati da graziose borgate che si insinuano laddove la pendenza si fa meno severa, Oltre agli abitati i fondovalle (Longhère, Savassa, Forcàl, San Floriano, Nove, Fadalto, Lastra e.Santa Croce del Lago), sopra lo sperone roccioso che guarda Pié di Fadalto sorgono Caloniche e Brigola.
Similmente, più a sud, si incontra l'area di Fais, composta da otto borghetti che hanno rappresentato un capitolo a sé stante nell'economia agraria locale: Piccola Vizza, Previdàl Basso, Previdàl Alto, Borgo Olivi, Borgo Trubiàn, Borgo Menegón, Borgo Collón e Croda Rossa Ed infine, Marén, Scarpedàl, Pradàl e Narónchie punteggiano i ripidi pendiiche dalla Costa di Serravalle scendono fino alle porte di Vittorio Veneto .
FAUNA E VEGETAZIONE
Per quanto riguarda gli aspetti faunistici e vegetazionali, distinguiamo
L'AMBIENTE LACUSTRE DI FONDOVALLE: è l'area che maggiormente ha risentito. dell'azione dell'uomo. Qui infatti sorgono centri abitati, gl insediamenti industriali e importanti arterie stradali che contrastano con il limite dei boschi e delle ormai rare coltivazioni agricole, Il paesaggio lungo la Val Lapisina è famoso per la presenza di laghi di origine postglaciale e, tra questi, è il Lago di Negrisiola quello che offre habitat più favorevole allinsediamento animale e vegetale. Alimentato dal fiume Meschio e da altre sorgenti, possiede anche caratteristiche tipicamente palustri, come testimoniano i fitti canneti e le piante acquatiche che contornano le sue sponde. Sono presenti anfibi, pesci e molte specie dì uccelli, I boschi ripariali posti nelle aree di risorgiva immediatamente a sud del lago, sono costituiti da salici, pioppi, ontaņi e frassino maggiore, Nelle pendici a nord del bacino si incontra una formazione, mista di carpino nero, frassino orniello, roverella e, nelle esposizioni più fresche, il faggio.
Merita una nota a parte il piccolo specchio d'acqua del Lagusèl, visibile a monte del Lago del Restello 1335 Alimentato da risorgive, offre un piccolo ecosistema isolato.
LE ZONE AGRARIE: abbandonando il fondovalle, si incontrano i primi ripiđi pendii che caratterizzano il fianco meridionale del Col Visentin. Data la notevole pendenza dei versanti di valle, in passato è stato possibile rendere coltivabili alcune`porzioni di territorio grazie alla realizzazione di terrazzamenti, eretti sfruttando la pietra calcarea locale con la tecnica del muro a secco.
Oggi queste opere, che giacciono inutilizzate a ricordo di un'economia agricóla di sopravvivenza, rimangono ben visibili nel'area occidentale, specialmente tra Faìs e Revine, dove emergono dai prati falciati. Alle aree prative si lega la presenza di specie quali la lepre comune e uccelli come la poiana, l'averla e la civetta.
Tra i rettili sono presenti l'orbettino, il saettone e il biacco, Le superfici boscate rimangono in aree periferiche e in tutto il versante orientale della valle, laddove l'eccessiva pendenza e la presenza di terra più magra, non hanno permesso la pratica agricola.
I BOSCHI: Già a partire dal fondovalle si incontra il bosco. Nelle fasce altitudinali inferiori e ben esposte, dominano il frassino orniello, il carpino nero, la roverella e il carpino bianco che cresce solo occasionalmente nella parte occidentale. Si rileva una limitata diffusione dell'acero e del tiglio, maggiormente presenti sul versante sinistro della Val Lapisina, mentre a quote maggiori, lungo i valloni più freschi, cresce il faggio, che si insinua anche in formazioni forestali più termofile site a quote inferiori. La presenza di conifere è spesso sinonimo di antropizzazione; infatti, sono state diffuse in maniera massiccia con impianti artificiali voluti dall'uomo all'inizio del Novecento, quando queste pendici si presentavano brulle e sassose. Le aree boscate rappresentano l'ambiente ideale per molte specie animali tipiche dell'ambito forestale. Si possono citare l'allocco, il picchio nero, l'astore, lo sparviere, il fringuello, la capinera, il pettirosso, lo scricciolo, il cuculo, la ghiandaia, il rampichino, il ciuffolotto, oltre a mammiferi come la volpe, il cervo, il capriolo, il tasso, la donnola, la faina, il ghiro einfine gli anfibi, tra cui spiccano la salamandra pezzata e la rana montana.
LE AREE PASCOLIVE DI QUOTA: coincidono con la fascia prativa che si estende attorno alle vette maggiori e sono caratterizzate dalla presenza di pascoli. A queste quote, gli affioramenti di tipo calcareo, seppur non così frequenti, sóno sufficienti a ospitare alcune piante alpine, talvolta classificabili come relitti glaciali.
Nei prati abbandonati sono frequenti gli arbusti, come la rosa canina , il lampone, il salice, il ginepro e il comiolo, che vi trovano I'habitat ideale. Si incontrano molte specie di ucceli, come l'allodola, i| verdone, il codirosso, il culbianco, la ballerina bianca, la rondine, il rondone, il balestruccio e l'averla.
Tra i rapaci, si segnalano la poiana, il gheppio, il falco pecchiaiolo e raramente l'aquila. In alcune zone vive il gallo forcello, o fagiano di monte, mentre nelle aree di pascolo spesso si incontra la volpe. Al limite del bosco, non è raro vedere il capriolo e qualche esemplare di muflone (specie introdotta di recente) ed è sempre più frequente la presenza del cinghiale, che tende a devastare intere porzioni di pascolo in cerca di tuberi e rizomi.
Ben diversa la situazione del cervo nobile che negli ultimi décenni ha visto un'autentica esplosione numerica, soprattutto nel vicino Cansiglio. Importante la presenza di parecchie pozze d'alpeggio ("lame" o "pose") che.concorrono a ricreare un habitat particolarmente favorevole per il rospo comune, la rana montana, I'ululone dal ventre giallo, il tritone alpestre, il tritone crestato e il tritone punteggiato. Concludendo con i rettili, si segnala la presenza della vipera comune, del biacco, del colubro liscio, dell'orbettino,; della lucertola e del ramarro.
GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO
La dorsale delle Prealpi trevigiane è configurata a forma di piega anticlinale secondo la direzione WSW-ENE e rappresenta il proseģuimento verso nord-est di una simile struttura costituente il massiccio del Monte Grappa. La piega in questione ha iniziato a formarsi 5 milioni di anni fa, nelle ultime fasi dell'Orogenesi Alpina, ma le spinte che I'hanno generata sono ancora in atto.
Alla struttura anticlinalica è associato un sistema di faglie, noto come "Linea di Bassano-Vittorio.Veneto", la cui prosecuzione verso nord-est è indicata come "Linea Longhère-Fadalto-Cadola". Al piede del versante meridionale della dorsale, nel tratto compreso tra Vittorio Veneto e il corso del fiume Piave, si distendono le colline trevigiane, contraddistinte dalla successione di linee di cresta e da depressioni vallive a esse interposte costituite rispettivamente da litotipi arenareo-calcarenitici e formazioni marnoso-argillose, Nel tratto compreso tra Vittorio Veneto e Sella di Fadalto, la dorsale è delimitata a oriente dalla profonda Val Lapisina, al di là della quale si ergono le pendici occidentali del Pizzòc-Millifrét. La dorsale del Col Visentin e quella del Pizzòc-Millifrét sono costituite da una successione di rocce sedimentarie di età mesozoica (Giurassico e Cretaceo) e cenozoica (Paleocene ed Eocene). L'ambiente di sedimentazione 'nel' Giurassico era contraddistinto da un mare profondo chiamato Bacino Bellunese, delimitato a est e a ovest da zone di mare basso con acque limpide e calde chiamate rispettivamente Piattaforma Friulana e Piattaforma Veneto - Trentina. clima era di tipo tropicale. Per milioni di anni, sul fondo del mare hanno continuato a depositarsi fanghi . carbonatici e selciferi, costituiti da microscopiche spoglie di micro-organismi, che hanno generato nell'ordine la Formazione di Soverzene, la Formazione di Igne, la Formazione di Fonzaso, I Biancone (oggi ribattezzato Maiolica) e la Scaglia Rossa. Contemporaneamente a questa sedimentazione, dalla scarpata di confine tra la Piattaforma Friulana,e il Bacino Bellunese si staccavano e si mobilitavano varie frane sottomarine, dette anche correnti di torbidità, che si spargevano anche per decine di chilometri sui fondali per poi depositarsi.
Questi sedimenti hanno concorso alla formazione del Calcare del Vajont (Giurassico) e del Calcare del Fadalto (Cretaceo). È interessante notare come le forme sinuose e arrotondate delle cime più elevate del Col Visentin siano dovute alla presenza della Maiolica, o Biancone, che si caratterizza per la sua sottile stratificazione. Nelle aree dove emergono, invece, rocce massicce come il Calcare del Vajont o il Calcare del Fadalto, il rilievo assume una maggiore evidenza morfologica. È il caso ad esempio del versante lapisino del Col Visentin, dove sono ben distinguibili enormi banchi di Calcare del Vajont (le Lisse), mentre il Calcare del Fadalto costituisce quasi interamente i ripidi fianchi della dorsale Pizzòc-Millifrét-Monte Costa. Altre singolari formazioni rocciose del Visentin. che appaiono isolate a quote maggiori, nel dialetto locale Crép, sono costituite invece da Calcare Selcifero di Fonzaso. Le spinte orogenetiche hanno deformato in modo vistoso la successione di rocce ripiegandola e rompendola .
Le due dorsali vallive sono impostate lungo altrettante pieghe anticlinali mentre il fondovalle è caratterizzato da' una sinclinale; queste strutture sono state poi in parte smembrate da una serie di faglie presenti su entrambi i fianchi della valle. Dopo l'Orogenesi Alpina, nel corso dell'era Quaternaria e in particolare nel periodo Pleistocenico, la Val Lapisina fu ripetutamente percorsa da un ramo del ghiacciaio che scendeva dal Cadore. Tra le varie glaciazioni succedutesi nel tempo, l'ultima, detta Würmiana, ha lasciato sul terreno tracce molto evidenti del suo passaggio, in termini sia di depositi glaciali che di modellamento delle valli. Essa manifestò il suo massimo sviluppo tra 24.000 e 18.000 anni fa. Alle porte di Vittorio Veneto, il ghiacciaio si divideva in due rami: uno superava la stretta'di, Serravalle occupando la sottostante pianura, dove formava le colline moreniche di Carpesica e di Colle Umberto, l'altro percorreva l'attuale valle del fiume Soligo spingendosÌ in avanti fino a formare la splendida e ben conservata morena frontale di Gai. L'escavazione a gradini prodotta dal ghiacciaio sul fondo della valle, insieme agli accumuli delle frane precipitate dai versanti, ha creato le condizioni per la formazione dei laghi Lapisini, le cui acque, a partire dall'inizio del secolo scorso, continuano a far funzionare le centrali idroelettriche del sistema Piave- Santa Croce presenti a Fadalto, Nove e San Floriano. Tra tutte le frane risalenti a tale periodo, la più conosciuta è sicuramente quella che, staccatasi dalle pendici del Monte Costa, ha formato Sella di Fadalto e ha costretto le acque di scioglimento del ghiacciaio del Piave (che all'epoca scendeva lungo la Val Lapisina) a prendere la • strada della Val Belluna. A tale evento è collegata anche la formazione del Lago di Santa Croce. Oltre a quella di Fadalto, sempre in età postglaciale, si staccarono dai versanti montani altre frane, come quelle di Nove, di Revine e di Forcàl. Ai piedi di quest'ultima, esisteva un piccolo, lago che scomparve il 16 ottobre 1521, colmato da una nuova frana caduta in quei giorni. La dorsale del Col Visentin e l'area del Cansiglio sono caratterizzate dall'assenza di un reticolo idrografico superficiale a causa dell'elevato grado di permeabilità per fessurazione e per carsismo. Le acque, dalla superficie, entrano in profondità, dove è presente ún potente acquifero che, alle`quote maggiori, genera modeste e saltuarie emissioni, mentre in prossimità del fondovalle, alimenta una linea di polle sorgive, a partire da quella di Pié di Fadalto e del Valón de la Fontana, sopra il Lago Morto, fino_a quelle di Cison di Valmarino e di Follina. Di tutte queste sorgenti carsiche, la più suggestiva dal punto di vista ambientale è quella del Meschio, ma la più importante, per la qualità delle acque e per la portata elevata e costante, è sicuramente quella di Negrisiola che, insieme alla vicina sorgente di Forcàl, alimenta l'acquedotto pubblico della sinistra Piave. Per secoli, infine, nella Val Lapisina, sulle colline vittoriesi e lungo la valle del Soligo, funzionarono diverse cave di materiali inerti destinati alla produzione di calce viva e marna da cemento, mentre. il biancone e la selce venivano impiegate rispettivamente nell'edilizia e nell'attività molitoria dell'industria della ceramica.
IL CULTO DI SANT'AUGUSTA
La storia di Sant' Augusta ha origini leggendarie e le informazioni più attendibili sono riconducibili a testi editi nel 1581 ad opera del cardinale serravallese Minuccio Minucci. La tradizione vuole che il Santuario sia stato eretto nel luogo del martirio. della Santa. Nel VI secolo d.C. il condottiero alamanno Matrucco si era stabilito a Serravalle sulla sommità del Monte Marcantone, da dove potèva controllare anche i territori del Friuli appena conquistati. Condottiero assai crudele ed acerrimo nemico dei cristiani, ebbe come figlia Augusta, che si convertì al cristianesimo e per questo la fece imprigionare ordinando il suo martirio. Sul Marcantone sono ancora oggi visibili i resti di un vasto complesso che comprende la "Turris Nigra" anche detta di "re Matruc" a quota m.435, il torrione quadrangolare a raso posto più in basso a quota m.325 nei pressi dell'oratorio di Sant'Elena, la cinta muraria che comprende alcune torri diroccate ed una ancora integra che si sottopassa sulla via d'accesso, oltre al Santuario di Sant' Augusta posto a quota-m. 349. Alla metà del XV secolo alcuni lavori di ristrutturazione portarono allạ luce un piccolo sepolcro posto sotto l'altare maggiore del sacro edificio, contenente le reliquie della Santa. Più in basso invece fu rinvenuta un'altra tomba, mentre sotto un altare venne alla luce un'arca, all'interno della quale vi erano le reliquie ritenute dei Santi Biagio e Pellegrino. In tempi recenti alcune indagini di superficie eseguite sul versante orientale -della rùpe hanno accertato l'esistenza di un antico insediamento militare sicuramente frequentato tra il IV ed il VI secolo d.C., che avvalorerebbe quindi la leggenda di rè Matrucco. A Serravalle il culto della Santa ha origini antichissime. Fino a pochi anni fa,'lultima parte della maestosa gradinata,. che dall'oratorio di Sant'Elena conduce al Santuario, veniva percorsa in ginocchio dai fedeli e qualche devoto partiva addirittura dall'inizio della stessa ai piedi del colle. Alla sinistra dell'altare con le • reliquie della Santa si trova yna struttura a forma di parallelepipedo in verghe metalliche sagomate con ùn'apertura quadrangolare che racchiude il piccolo avello in pietra tardo,-antico in cui furono rinyenute le sante ossa. La fede popolare suggerisce che inserendo il capo nel piccolo pertugio si possa guarire da vari malanni. Dietro l'altare vi,è una bellissima arca in pietra cinquecentesca con pregevoli decorazioni, sorretta da due cólonnine. Credenza popolare vuole che riuscendo a passare nello stretto.yarco interposto tra le colonnine e l'altare si possa guarire dalle malattie della schiena e degli arti. Sant' Augusta ancora oggi viene ricordata il 22 agosto in occasione di una fiera in cui si svolge, tra laltro, un belissimo spettacolo pirotecnico noto come i "Foghi de'Santa Augusta"
A differenza della traccia : Val Lapisina : Vallon del Fadel - Col Toront
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/vallon-del-fadel-col-toront-97810901
Sullo stesso percorso fare riferimento anche a :
Val Lapisina: Lago Morto - Pra del Larghet - Tombaril - Verdil
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/lago-morto-pra-del-larghet-tombaril-verdil-100075154
Val Lapisina: Pra del Larghet
https://www.wikiloc.com/hiking-trails/pra-del-larghet-98331995
Questa traccia chiude l'anello percorrendo il Troi de Mez o Troi de Medo fino a Caloniche di Sotto per poi chiudere al Lago Morto per il CAI1045.
L'idea di oggi era diversa e voleva esplorare il Troi delle Strapezze , ma causa condizioni meteo avverse abbiamo chiuso l'anello in questo modo.
Breve descrizione : il primo pezzo percorre il Sentiero del Vallon de Fontana , CAI1044a , leggermente ritracciato in partenza , ma di poco , molto evidente e ben tenuto .
Dall' ex Acquedotto di Nove, fine del Sentiero del Vallon de Fontana , si prende a sinistra , con indicazione la Pertega , questo sentiero in teoria non è mantenuto CAI ma ha una buona traccia a terra , devo dire che oggi l'ho trovato in ottime condizioni , molto meglio che post Vaja , anche in questo caso il Troi è ben segnato anche se leggermente meno panoramico del precedente che filava in costa . con altri circa 200 metri di dislivello si incrocia il Troi delle Lisse che si percorre a destra per qualche centinaio di metri. Si incontra l'incrocio della Pertega prima , sentiero EEA , e subito dopo la deviazione che indica le Strapezze .
Si prosegue per buon sentiero con belle viste panoramiche fino ad incontrare un cambio di vegetazione , da faggio a pino, qui si presenta un bivio, a destra per Pra de Larghet, Tombaril , Coloneghe , mentre a sinistra ( dritti rispetto alla percorrenza ) si prosegue per il Vallon del Fadel. Sentiero in ottime condizioni , anche post Vaja , recentemente ritracciato , ottima la visibilità dei bolli . Nel intercettare il CAI985 si trova solo un tratto supportato da corde fisse che annulla qualche pericolo su strapiombo , non passaggi critici.
Il successivo passaggio ripido all'attacco del Vallone su cui si procede in verticale per 50 metri di dislivello per poi piegare a sinistra e seguire l'impluvio rimanendo alla destra , per affiorare sul CAI985 Tabella su cespuglio .
La via del rientro segue pedissequamente il CAI985 passando per il Tombaril e scendendo fino a Coloniche di Sotto con veloce perdita di quota. Da Caloniche di Sotto si rientra al punto dinpartenza , Borgo Piccin , Lago Morto per il CAI1045.
Da segnalare che con l'aggiornamento carte Tabacco online del 2023 foglio E03M e anche cartacee è stato introdotto come puntinato nero . Ottima comunque sia la traccia che l'orientamento .
Escursione Moderata per dislivello e qualche passaggio con piede fermo. Percorrenza con passo buono .
I SENTIERI DELLA VAL LAPISINA
L'AMBIENTE
La Val Lapisina, che mette in collegamento la provincia di Treviso con quella di Belluno attraverso Sella di Fadalto, si incunea tra le ripide pareti della dorsale del Col Visentin e deľ Monte Millifrét. Offre all'escursionista la possibilità i compiere innumerevoli passeggiate tramite una fitta rete di storici sentieri di ogni livello di difficoltà. Ad occidente si ramificano una sessantina di tracciati tra la Val Storta di Revine fino a Santa Croce del Lago, mentre ad oriente l'ambiente decisamente più inospitale offre una scelta minore, pur mantenendo un indubbio valore paesaggistico. A fondovalle si snodano semplici percorsi ad anello attorno ai laghi e tranquille passeggiate tra le case di vecchi borghi che punteggiano i versanti Di grande interesse storico è l'Antica Strada Regia di Alemagna, che ha rappresentato per secoli l'unica via di comunicazione della valle, Oggi è percorribile a tratti grazie ad una interessante escursione che da Negrisiola raggiunge Sella di Fadalto.
Il Col Visentin, con i suoi 1763 m, è la cima più alta della dorsale prealpina interposta tra la Val Belluna e la provincia di Treviso. La sua vetta, dominata dal Rifugio V Artiglieria Alpina, si scorge da ogni localiťà della pianura trévigiana e, nelle giornate più limpide, si intravede addirittura dalla laguna di Venezia. Dall'altra parte della Val Lapisina si estende l'altopiano del Cansiglio, contorato dal Pizzòc e dal Millifrét, posti rispettivamente a 1565 m e 1581.m.
Queste alture hanno fatto la storia di una secolare attività di pascolo e di sfalcio oggi inesorabilmente scomparsa a causa delle trasformazioni socio-economiche prodotte dalla modernizzazione.
Una vita dura, fatta di pietre e di erba da' strappare alla terra magra, tanto raccontata nei libri di Giovanni Tomasi e di Ugo Mattana, ma anche dal neorealismo cinematografico del regista Taffarèl nel cortometraggio La montagna del sole. Fortunatamente una certa attività di alpeggio, costituita da pascolamento ovino e bovino, rimane ancora presente nell'area del Faverghèra del Col Torónt, del Col Collón, a Pian dei Grassi e verso Pian de le Fémene.
Altrove, come ad esempio nelle aree dell' Armàda, del Verdìl e del Concanìn, tale attività è totalmente scomparsa.
Sebbene il versante Lapisino risulti particolarmente impervio e le condizioni ambientali non siano certo ideali per l'insediamento abitativo, alcuni territori posti ai margini laterali sono stati occupati da graziose borgate che si insinuano laddove la pendenza si fa meno severa, Oltre agli abitati i fondovalle (Longhère, Savassa, Forcàl, San Floriano, Nove, Fadalto, Lastra e.Santa Croce del Lago), sopra lo sperone roccioso che guarda Pié di Fadalto sorgono Caloniche e Brigola.
Similmente, più a sud, si incontra l'area di Fais, composta da otto borghetti che hanno rappresentato un capitolo a sé stante nell'economia agraria locale: Piccola Vizza, Previdàl Basso, Previdàl Alto, Borgo Olivi, Borgo Trubiàn, Borgo Menegón, Borgo Collón e Croda Rossa Ed infine, Marén, Scarpedàl, Pradàl e Narónchie punteggiano i ripidi pendiiche dalla Costa di Serravalle scendono fino alle porte di Vittorio Veneto .
FAUNA E VEGETAZIONE
Per quanto riguarda gli aspetti faunistici e vegetazionali, distinguiamo
L'AMBIENTE LACUSTRE DI FONDOVALLE: è l'area che maggiormente ha risentito. dell'azione dell'uomo. Qui infatti sorgono centri abitati, gl insediamenti industriali e importanti arterie stradali che contrastano con il limite dei boschi e delle ormai rare coltivazioni agricole, Il paesaggio lungo la Val Lapisina è famoso per la presenza di laghi di origine postglaciale e, tra questi, è il Lago di Negrisiola quello che offre habitat più favorevole allinsediamento animale e vegetale. Alimentato dal fiume Meschio e da altre sorgenti, possiede anche caratteristiche tipicamente palustri, come testimoniano i fitti canneti e le piante acquatiche che contornano le sue sponde. Sono presenti anfibi, pesci e molte specie dì uccelli, I boschi ripariali posti nelle aree di risorgiva immediatamente a sud del lago, sono costituiti da salici, pioppi, ontaņi e frassino maggiore, Nelle pendici a nord del bacino si incontra una formazione, mista di carpino nero, frassino orniello, roverella e, nelle esposizioni più fresche, il faggio.
Merita una nota a parte il piccolo specchio d'acqua del Lagusèl, visibile a monte del Lago del Restello 1335 Alimentato da risorgive, offre un piccolo ecosistema isolato.
LE ZONE AGRARIE: abbandonando il fondovalle, si incontrano i primi ripiđi pendii che caratterizzano il fianco meridionale del Col Visentin. Data la notevole pendenza dei versanti di valle, in passato è stato possibile rendere coltivabili alcune`porzioni di territorio grazie alla realizzazione di terrazzamenti, eretti sfruttando la pietra calcarea locale con la tecnica del muro a secco.
Oggi queste opere, che giacciono inutilizzate a ricordo di un'economia agricóla di sopravvivenza, rimangono ben visibili nel'area occidentale, specialmente tra Faìs e Revine, dove emergono dai prati falciati. Alle aree prative si lega la presenza di specie quali la lepre comune e uccelli come la poiana, l'averla e la civetta.
Tra i rettili sono presenti l'orbettino, il saettone e il biacco, Le superfici boscate rimangono in aree periferiche e in tutto il versante orientale della valle, laddove l'eccessiva pendenza e la presenza di terra più magra, non hanno permesso la pratica agricola.
I BOSCHI: Già a partire dal fondovalle si incontra il bosco. Nelle fasce altitudinali inferiori e ben esposte, dominano il frassino orniello, il carpino nero, la roverella e il carpino bianco che cresce solo occasionalmente nella parte occidentale. Si rileva una limitata diffusione dell'acero e del tiglio, maggiormente presenti sul versante sinistro della Val Lapisina, mentre a quote maggiori, lungo i valloni più freschi, cresce il faggio, che si insinua anche in formazioni forestali più termofile site a quote inferiori. La presenza di conifere è spesso sinonimo di antropizzazione; infatti, sono state diffuse in maniera massiccia con impianti artificiali voluti dall'uomo all'inizio del Novecento, quando queste pendici si presentavano brulle e sassose. Le aree boscate rappresentano l'ambiente ideale per molte specie animali tipiche dell'ambito forestale. Si possono citare l'allocco, il picchio nero, l'astore, lo sparviere, il fringuello, la capinera, il pettirosso, lo scricciolo, il cuculo, la ghiandaia, il rampichino, il ciuffolotto, oltre a mammiferi come la volpe, il cervo, il capriolo, il tasso, la donnola, la faina, il ghiro einfine gli anfibi, tra cui spiccano la salamandra pezzata e la rana montana.
LE AREE PASCOLIVE DI QUOTA: coincidono con la fascia prativa che si estende attorno alle vette maggiori e sono caratterizzate dalla presenza di pascoli. A queste quote, gli affioramenti di tipo calcareo, seppur non così frequenti, sóno sufficienti a ospitare alcune piante alpine, talvolta classificabili come relitti glaciali.
Nei prati abbandonati sono frequenti gli arbusti, come la rosa canina , il lampone, il salice, il ginepro e il comiolo, che vi trovano I'habitat ideale. Si incontrano molte specie di ucceli, come l'allodola, i| verdone, il codirosso, il culbianco, la ballerina bianca, la rondine, il rondone, il balestruccio e l'averla.
Tra i rapaci, si segnalano la poiana, il gheppio, il falco pecchiaiolo e raramente l'aquila. In alcune zone vive il gallo forcello, o fagiano di monte, mentre nelle aree di pascolo spesso si incontra la volpe. Al limite del bosco, non è raro vedere il capriolo e qualche esemplare di muflone (specie introdotta di recente) ed è sempre più frequente la presenza del cinghiale, che tende a devastare intere porzioni di pascolo in cerca di tuberi e rizomi.
Ben diversa la situazione del cervo nobile che negli ultimi décenni ha visto un'autentica esplosione numerica, soprattutto nel vicino Cansiglio. Importante la presenza di parecchie pozze d'alpeggio ("lame" o "pose") che.concorrono a ricreare un habitat particolarmente favorevole per il rospo comune, la rana montana, I'ululone dal ventre giallo, il tritone alpestre, il tritone crestato e il tritone punteggiato. Concludendo con i rettili, si segnala la presenza della vipera comune, del biacco, del colubro liscio, dell'orbettino,; della lucertola e del ramarro.
GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO
La dorsale delle Prealpi trevigiane è configurata a forma di piega anticlinale secondo la direzione WSW-ENE e rappresenta il proseģuimento verso nord-est di una simile struttura costituente il massiccio del Monte Grappa. La piega in questione ha iniziato a formarsi 5 milioni di anni fa, nelle ultime fasi dell'Orogenesi Alpina, ma le spinte che I'hanno generata sono ancora in atto.
Alla struttura anticlinalica è associato un sistema di faglie, noto come "Linea di Bassano-Vittorio.Veneto", la cui prosecuzione verso nord-est è indicata come "Linea Longhère-Fadalto-Cadola". Al piede del versante meridionale della dorsale, nel tratto compreso tra Vittorio Veneto e il corso del fiume Piave, si distendono le colline trevigiane, contraddistinte dalla successione di linee di cresta e da depressioni vallive a esse interposte costituite rispettivamente da litotipi arenareo-calcarenitici e formazioni marnoso-argillose, Nel tratto compreso tra Vittorio Veneto e Sella di Fadalto, la dorsale è delimitata a oriente dalla profonda Val Lapisina, al di là della quale si ergono le pendici occidentali del Pizzòc-Millifrét. La dorsale del Col Visentin e quella del Pizzòc-Millifrét sono costituite da una successione di rocce sedimentarie di età mesozoica (Giurassico e Cretaceo) e cenozoica (Paleocene ed Eocene). L'ambiente di sedimentazione 'nel' Giurassico era contraddistinto da un mare profondo chiamato Bacino Bellunese, delimitato a est e a ovest da zone di mare basso con acque limpide e calde chiamate rispettivamente Piattaforma Friulana e Piattaforma Veneto - Trentina. clima era di tipo tropicale. Per milioni di anni, sul fondo del mare hanno continuato a depositarsi fanghi . carbonatici e selciferi, costituiti da microscopiche spoglie di micro-organismi, che hanno generato nell'ordine la Formazione di Soverzene, la Formazione di Igne, la Formazione di Fonzaso, I Biancone (oggi ribattezzato Maiolica) e la Scaglia Rossa. Contemporaneamente a questa sedimentazione, dalla scarpata di confine tra la Piattaforma Friulana,e il Bacino Bellunese si staccavano e si mobilitavano varie frane sottomarine, dette anche correnti di torbidità, che si spargevano anche per decine di chilometri sui fondali per poi depositarsi.
Questi sedimenti hanno concorso alla formazione del Calcare del Vajont (Giurassico) e del Calcare del Fadalto (Cretaceo). È interessante notare come le forme sinuose e arrotondate delle cime più elevate del Col Visentin siano dovute alla presenza della Maiolica, o Biancone, che si caratterizza per la sua sottile stratificazione. Nelle aree dove emergono, invece, rocce massicce come il Calcare del Vajont o il Calcare del Fadalto, il rilievo assume una maggiore evidenza morfologica. È il caso ad esempio del versante lapisino del Col Visentin, dove sono ben distinguibili enormi banchi di Calcare del Vajont (le Lisse), mentre il Calcare del Fadalto costituisce quasi interamente i ripidi fianchi della dorsale Pizzòc-Millifrét-Monte Costa. Altre singolari formazioni rocciose del Visentin. che appaiono isolate a quote maggiori, nel dialetto locale Crép, sono costituite invece da Calcare Selcifero di Fonzaso. Le spinte orogenetiche hanno deformato in modo vistoso la successione di rocce ripiegandola e rompendola .
Le due dorsali vallive sono impostate lungo altrettante pieghe anticlinali mentre il fondovalle è caratterizzato da' una sinclinale; queste strutture sono state poi in parte smembrate da una serie di faglie presenti su entrambi i fianchi della valle. Dopo l'Orogenesi Alpina, nel corso dell'era Quaternaria e in particolare nel periodo Pleistocenico, la Val Lapisina fu ripetutamente percorsa da un ramo del ghiacciaio che scendeva dal Cadore. Tra le varie glaciazioni succedutesi nel tempo, l'ultima, detta Würmiana, ha lasciato sul terreno tracce molto evidenti del suo passaggio, in termini sia di depositi glaciali che di modellamento delle valli. Essa manifestò il suo massimo sviluppo tra 24.000 e 18.000 anni fa. Alle porte di Vittorio Veneto, il ghiacciaio si divideva in due rami: uno superava la stretta'di, Serravalle occupando la sottostante pianura, dove formava le colline moreniche di Carpesica e di Colle Umberto, l'altro percorreva l'attuale valle del fiume Soligo spingendosÌ in avanti fino a formare la splendida e ben conservata morena frontale di Gai. L'escavazione a gradini prodotta dal ghiacciaio sul fondo della valle, insieme agli accumuli delle frane precipitate dai versanti, ha creato le condizioni per la formazione dei laghi Lapisini, le cui acque, a partire dall'inizio del secolo scorso, continuano a far funzionare le centrali idroelettriche del sistema Piave- Santa Croce presenti a Fadalto, Nove e San Floriano. Tra tutte le frane risalenti a tale periodo, la più conosciuta è sicuramente quella che, staccatasi dalle pendici del Monte Costa, ha formato Sella di Fadalto e ha costretto le acque di scioglimento del ghiacciaio del Piave (che all'epoca scendeva lungo la Val Lapisina) a prendere la • strada della Val Belluna. A tale evento è collegata anche la formazione del Lago di Santa Croce. Oltre a quella di Fadalto, sempre in età postglaciale, si staccarono dai versanti montani altre frane, come quelle di Nove, di Revine e di Forcàl. Ai piedi di quest'ultima, esisteva un piccolo, lago che scomparve il 16 ottobre 1521, colmato da una nuova frana caduta in quei giorni. La dorsale del Col Visentin e l'area del Cansiglio sono caratterizzate dall'assenza di un reticolo idrografico superficiale a causa dell'elevato grado di permeabilità per fessurazione e per carsismo. Le acque, dalla superficie, entrano in profondità, dove è presente ún potente acquifero che, alle`quote maggiori, genera modeste e saltuarie emissioni, mentre in prossimità del fondovalle, alimenta una linea di polle sorgive, a partire da quella di Pié di Fadalto e del Valón de la Fontana, sopra il Lago Morto, fino_a quelle di Cison di Valmarino e di Follina. Di tutte queste sorgenti carsiche, la più suggestiva dal punto di vista ambientale è quella del Meschio, ma la più importante, per la qualità delle acque e per la portata elevata e costante, è sicuramente quella di Negrisiola che, insieme alla vicina sorgente di Forcàl, alimenta l'acquedotto pubblico della sinistra Piave. Per secoli, infine, nella Val Lapisina, sulle colline vittoriesi e lungo la valle del Soligo, funzionarono diverse cave di materiali inerti destinati alla produzione di calce viva e marna da cemento, mentre. il biancone e la selce venivano impiegate rispettivamente nell'edilizia e nell'attività molitoria dell'industria della ceramica.
IL CULTO DI SANT'AUGUSTA
La storia di Sant' Augusta ha origini leggendarie e le informazioni più attendibili sono riconducibili a testi editi nel 1581 ad opera del cardinale serravallese Minuccio Minucci. La tradizione vuole che il Santuario sia stato eretto nel luogo del martirio. della Santa. Nel VI secolo d.C. il condottiero alamanno Matrucco si era stabilito a Serravalle sulla sommità del Monte Marcantone, da dove potèva controllare anche i territori del Friuli appena conquistati. Condottiero assai crudele ed acerrimo nemico dei cristiani, ebbe come figlia Augusta, che si convertì al cristianesimo e per questo la fece imprigionare ordinando il suo martirio. Sul Marcantone sono ancora oggi visibili i resti di un vasto complesso che comprende la "Turris Nigra" anche detta di "re Matruc" a quota m.435, il torrione quadrangolare a raso posto più in basso a quota m.325 nei pressi dell'oratorio di Sant'Elena, la cinta muraria che comprende alcune torri diroccate ed una ancora integra che si sottopassa sulla via d'accesso, oltre al Santuario di Sant' Augusta posto a quota-m. 349. Alla metà del XV secolo alcuni lavori di ristrutturazione portarono allạ luce un piccolo sepolcro posto sotto l'altare maggiore del sacro edificio, contenente le reliquie della Santa. Più in basso invece fu rinvenuta un'altra tomba, mentre sotto un altare venne alla luce un'arca, all'interno della quale vi erano le reliquie ritenute dei Santi Biagio e Pellegrino. In tempi recenti alcune indagini di superficie eseguite sul versante orientale -della rùpe hanno accertato l'esistenza di un antico insediamento militare sicuramente frequentato tra il IV ed il VI secolo d.C., che avvalorerebbe quindi la leggenda di rè Matrucco. A Serravalle il culto della Santa ha origini antichissime. Fino a pochi anni fa,'lultima parte della maestosa gradinata,. che dall'oratorio di Sant'Elena conduce al Santuario, veniva percorsa in ginocchio dai fedeli e qualche devoto partiva addirittura dall'inizio della stessa ai piedi del colle. Alla sinistra dell'altare con le • reliquie della Santa si trova yna struttura a forma di parallelepipedo in verghe metalliche sagomate con ùn'apertura quadrangolare che racchiude il piccolo avello in pietra tardo,-antico in cui furono rinyenute le sante ossa. La fede popolare suggerisce che inserendo il capo nel piccolo pertugio si possa guarire da vari malanni. Dietro l'altare vi,è una bellissima arca in pietra cinquecentesca con pregevoli decorazioni, sorretta da due cólonnine. Credenza popolare vuole che riuscendo a passare nello stretto.yarco interposto tra le colonnine e l'altare si possa guarire dalle malattie della schiena e degli arti. Sant' Augusta ancora oggi viene ricordata il 22 agosto in occasione di una fiera in cui si svolge, tra laltro, un belissimo spettacolo pirotecnico noto come i "Foghi de'Santa Augusta"
Waypoints
You can add a comment or review this trail
Comments