Val Bregaglia
near Coltura, Chantun Grischun (Switzerland)
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Val Bregaglia, percorso ad anello da Coltura a Vicosoprano, all' andata passando da Borgonovo per il sentiero di valle, e ritornando dal sentiero panoramico, più alto
Nessuno ignora quanto possa sull’anima la forza
dell’immaginazione, che è più prossima dei sensi alla sua sostanza e che quindi
agisce più sull’anima che sui sensi. E’ facile perciò costringere una donna ad
amare appassionatamente alcuno mercé le immaginazioni i sogni e le
suggestioni e si dice che un solo sogno sia stato sufficiente a innamorare
Medea di Giasone.
Ugualmente spesso, per effetto di un’attivissima immaginativa, l’anima può
astrarsi affatto dal corpo e Celso riferisce d’un ecclesiastico che usciva fuor di
s’è tutte le volte che voleva, lasciando la spoglia corporea come priva di vita, in
modo da restare insensibile all’azione del fuoco e delle punture e da non
respirare più. Durante tale suo stato d’insensibilità fisica, egli poi dichiarava di
percepire le voci dei circostanti come provenienti da luoghi lontanissimi.
Ma nel corso dell’opera parleremo più diffusamente di queste astrazioni.
CAPITOLO LXV
In che modo le passioni dell’anima agiscano fuori di sé su un altro corpo.
Le passioni dell’anima che sono subordinate alla fantasia, quando sono
veementi, possono operare non solo sul proprio corpo ma anche su un corpo
estraneo, in modo da impressionare già gli elementi e guarire o procurare le
infermità spirituali e corporali. Così un’anima forte e esaltata può largire la
salute o la malattia, oltre che al proprio corpo anche ai corpi estranei.
Avicenna crede che un cammello cada vedendone cadere un altro e nelle
orine di chi sia stato morso da un cane arrabbiato si delineano immagini di
cani. Similmente la voglia d’una donna incinta agisce su un corpo estraneo e
ne imprime l’immagine sul nascituro, derivandone così buon numero di
generazioni mostruose. Marco Damasceno narra d’una ragazza nativa di
Pietrasanta, villaggio in territorio di Pisa, che fu presentata a Carlo re di
Boemia e imperatore, la quale era stata generata tutta coperta di pelo come
una bestia selvatica per aver la madre avuto costantemente sotto occhio un
dipinto di San Giovanni Battista, collocato di fronte al suo letto.
Casi simili si riscontrano anche tra gli animali. Così apprendiamo che le
verghe gettate nell’acqua dal patriarca. Giacobbe, valsero a far cambiare
colore alle pecore di Labano; così la forza immaginativa dei pavoni e degli altri
uccelli in cova vale a colorirne le ali e sfruttando tal potere si riesce a produrre
pavoni tutti bianchi, tappezzando di bianco l’interno delle stie d’incubazione.
E da questi esempi già è manifesto in qual modo gli affetti della fantasia
agiscano non solo sul proprio corpo ma sull’altrui, ove più veementemente
intendano.
Perciò gli stregoni, solo guardando fissamente alcuno, riescono ad
affascinare e Avicenna, Aristotile, Algazel e Galeno sono concordi in tale
opinione. Perché è evidente che il vapore d’un corpo infermo è nocivo e ne
infetta un altro con facilità, come constatiamo per la lebbra e per la peste. I
vapori che si sprigionano dagli occhi hanno tanta possa da infettare e stregare
facilmente i circostanti e un esempio ce ne offrono il basilisco e il catoblep
che uccidono con lo sguardo, nonché certe donne della Scizia dell’Illiria e del
paese dei Triballi.
Non bisogna dunque stupire se uno spirito riesce ad agire sul corpo e
sull’anima di un altro essere ed è reale l’influenza che un uomo esercita su un
altro uomo mercé il suo aspetto e la potenza delle sue passioni. Perché l’animo
è assai più potente più forte fervido e valente nel moto, che non siano i vapori
esalanti dai corpi e non mancano i mezzi per operare; e inoltre il corpo si
sottomette all’animo altrui non meno che al corpo altrui. In questo modo si
dice che l’uomo per mezzo del solo affetto e dell’abito agisca su altri. Per tale
ragione i filosofi sconsigliano dal frequentare i malvagi e i disgraziati che hanno
l’anima ripiena di cattivi effluvi comunicabili per contagione e raccomandano al
contrario di ricercare la compagnia dei buoni e dei felici. Perché come ci si
impregna facilmente del profumo dell’asse fetida o del muschio, così alcunché
di cattivo o di buono si rispande pur sempre dall’avvicinamento degli esseri
umani e ciò che viene infuso permane spesso a lungo.
Ora se le passioni hanno tanto potere sulla fantasia, certamente ne avranno
assai più sulla ragione, che sta al disopra della fantasia, e ancora più sulla
mente, la quale invero, quando con tutta l’intensità dell’animo si rivolge ai
superi per qualche beneficio, spesso apporta un qualche divino dono tanto al
proprio corpo che all’altrui, circa quello di cui è affetta. In tal modo
constatiamo come Apollonio, Pitagora, Empedocle, Filolao e non pochi profeti
perfino della nostra santa religione abbiano potuto operare miracoli, di cui
parleremo in seguito nel trattare della religione.
CAPITOLO LXVI
Come i corpi celesti accrescano il potere delle passioni dell’anima e come la
costanza sia necessarissima in ogni genere di operazione.
Le passioni dell’anima sono validamente aiutate dai corpi celesti, che
influiscono sul loro operare quanto più esse s’accordino col cielo sia in un certo
modo naturale, sia per scelta volontaria o libero arbitrio, perché, come dice
Tolomeo, sembra non esservi differenza di risultati tra la libera scelta e la
disposizione naturale. E’ dunque utile, a ricevere i benefici del cielo in ogni
sorta d’operazioni, il porsi in istato di concordanza con esso e il rispondere ai
suoi influssi coi nostri pensieri, con le nostre passioni, con le nostre
immaginazioni, con le nostre deliberazioni, con le nostre contemplazioni e altri
simili atteggiamenti spirituali. Perché tali passioni fanno inclinare il nostro
spirito verso quanto rassomiglia a esso e lo espongono a ricever meglio le
influenze celesti. In modo che lo spirito, sia mercé l’immaginazione, sia in virtù
d’una speciale iniziazione, può tanto conformarsi a un dato astro da
impregnarsi affatto dei suoi benefici e da divenire il ricettacolo delle sue
influenze. Tale risultato non è però raggiungibile a mezzo del pensiero
contemplativo, che si separa da ogni senso dall’immaginazione e dalla natura,
salvo che esso non si volga verso Saturno. Il nostro spirito opera prodigi mercé
la fede, che è un fermo attaccamento una intenzione fissa e una f
Nessuno ignora quanto possa sull’anima la forza
dell’immaginazione, che è più prossima dei sensi alla sua sostanza e che quindi
agisce più sull’anima che sui sensi. E’ facile perciò costringere una donna ad
amare appassionatamente alcuno mercé le immaginazioni i sogni e le
suggestioni e si dice che un solo sogno sia stato sufficiente a innamorare
Medea di Giasone.
Ugualmente spesso, per effetto di un’attivissima immaginativa, l’anima può
astrarsi affatto dal corpo e Celso riferisce d’un ecclesiastico che usciva fuor di
s’è tutte le volte che voleva, lasciando la spoglia corporea come priva di vita, in
modo da restare insensibile all’azione del fuoco e delle punture e da non
respirare più. Durante tale suo stato d’insensibilità fisica, egli poi dichiarava di
percepire le voci dei circostanti come provenienti da luoghi lontanissimi.
Ma nel corso dell’opera parleremo più diffusamente di queste astrazioni.
CAPITOLO LXV
In che modo le passioni dell’anima agiscano fuori di sé su un altro corpo.
Le passioni dell’anima che sono subordinate alla fantasia, quando sono
veementi, possono operare non solo sul proprio corpo ma anche su un corpo
estraneo, in modo da impressionare già gli elementi e guarire o procurare le
infermità spirituali e corporali. Così un’anima forte e esaltata può largire la
salute o la malattia, oltre che al proprio corpo anche ai corpi estranei.
Avicenna crede che un cammello cada vedendone cadere un altro e nelle
orine di chi sia stato morso da un cane arrabbiato si delineano immagini di
cani. Similmente la voglia d’una donna incinta agisce su un corpo estraneo e
ne imprime l’immagine sul nascituro, derivandone così buon numero di
generazioni mostruose. Marco Damasceno narra d’una ragazza nativa di
Pietrasanta, villaggio in territorio di Pisa, che fu presentata a Carlo re di
Boemia e imperatore, la quale era stata generata tutta coperta di pelo come
una bestia selvatica per aver la madre avuto costantemente sotto occhio un
dipinto di San Giovanni Battista, collocato di fronte al suo letto.
Casi simili si riscontrano anche tra gli animali. Così apprendiamo che le
verghe gettate nell’acqua dal patriarca. Giacobbe, valsero a far cambiare
colore alle pecore di Labano; così la forza immaginativa dei pavoni e degli altri
uccelli in cova vale a colorirne le ali e sfruttando tal potere si riesce a produrre
pavoni tutti bianchi, tappezzando di bianco l’interno delle stie d’incubazione.
E da questi esempi già è manifesto in qual modo gli affetti della fantasia
agiscano non solo sul proprio corpo ma sull’altrui, ove più veementemente
intendano.
Perciò gli stregoni, solo guardando fissamente alcuno, riescono ad
affascinare e Avicenna, Aristotile, Algazel e Galeno sono concordi in tale
opinione. Perché è evidente che il vapore d’un corpo infermo è nocivo e ne
infetta un altro con facilità, come constatiamo per la lebbra e per la peste. I
vapori che si sprigionano dagli occhi hanno tanta possa da infettare e stregare
facilmente i circostanti e un esempio ce ne offrono il basilisco e il catoblep
che uccidono con lo sguardo, nonché certe donne della Scizia dell’Illiria e del
paese dei Triballi.
Non bisogna dunque stupire se uno spirito riesce ad agire sul corpo e
sull’anima di un altro essere ed è reale l’influenza che un uomo esercita su un
altro uomo mercé il suo aspetto e la potenza delle sue passioni. Perché l’animo
è assai più potente più forte fervido e valente nel moto, che non siano i vapori
esalanti dai corpi e non mancano i mezzi per operare; e inoltre il corpo si
sottomette all’animo altrui non meno che al corpo altrui. In questo modo si
dice che l’uomo per mezzo del solo affetto e dell’abito agisca su altri. Per tale
ragione i filosofi sconsigliano dal frequentare i malvagi e i disgraziati che hanno
l’anima ripiena di cattivi effluvi comunicabili per contagione e raccomandano al
contrario di ricercare la compagnia dei buoni e dei felici. Perché come ci si
impregna facilmente del profumo dell’asse fetida o del muschio, così alcunché
di cattivo o di buono si rispande pur sempre dall’avvicinamento degli esseri
umani e ciò che viene infuso permane spesso a lungo.
Ora se le passioni hanno tanto potere sulla fantasia, certamente ne avranno
assai più sulla ragione, che sta al disopra della fantasia, e ancora più sulla
mente, la quale invero, quando con tutta l’intensità dell’animo si rivolge ai
superi per qualche beneficio, spesso apporta un qualche divino dono tanto al
proprio corpo che all’altrui, circa quello di cui è affetta. In tal modo
constatiamo come Apollonio, Pitagora, Empedocle, Filolao e non pochi profeti
perfino della nostra santa religione abbiano potuto operare miracoli, di cui
parleremo in seguito nel trattare della religione.
CAPITOLO LXVI
Come i corpi celesti accrescano il potere delle passioni dell’anima e come la
costanza sia necessarissima in ogni genere di operazione.
Le passioni dell’anima sono validamente aiutate dai corpi celesti, che
influiscono sul loro operare quanto più esse s’accordino col cielo sia in un certo
modo naturale, sia per scelta volontaria o libero arbitrio, perché, come dice
Tolomeo, sembra non esservi differenza di risultati tra la libera scelta e la
disposizione naturale. E’ dunque utile, a ricevere i benefici del cielo in ogni
sorta d’operazioni, il porsi in istato di concordanza con esso e il rispondere ai
suoi influssi coi nostri pensieri, con le nostre passioni, con le nostre
immaginazioni, con le nostre deliberazioni, con le nostre contemplazioni e altri
simili atteggiamenti spirituali. Perché tali passioni fanno inclinare il nostro
spirito verso quanto rassomiglia a esso e lo espongono a ricever meglio le
influenze celesti. In modo che lo spirito, sia mercé l’immaginazione, sia in virtù
d’una speciale iniziazione, può tanto conformarsi a un dato astro da
impregnarsi affatto dei suoi benefici e da divenire il ricettacolo delle sue
influenze. Tale risultato non è però raggiungibile a mezzo del pensiero
contemplativo, che si separa da ogni senso dall’immaginazione e dalla natura,
salvo che esso non si volga verso Saturno. Il nostro spirito opera prodigi mercé
la fede, che è un fermo attaccamento una intenzione fissa e una f
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