V-SALINA,Valdichiesa-Monte Fossa delle Felci
near Valdichiesa, Sicilia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Tempo di percorrenza: 4/5 ore. Lunghezza km: 8 Difficoltà: E
Partenza in barca per l’isola di Salina. Il percorso inizia dal piccolo abitato di Valdichiesa, dove sorge il santuario della Madonna del Terzito. Alle spalle del santuario ha inizio una vecchia mulattiera che conduce a Monte Fossa delle Felci, che con i suoi 962 metri è la cima più alta dell’arcipelago. Lungo il sentiero sarà possibile osservare diverse specie botaniche tipiche della macchia mediterranea, boschi di Castagni e distese di felci.
Waypoints
v Bus Valdichiesa
v Monte Fossa delle Felci
Il monte Fossa delle Felci è un monte dell'isola di Salina, alto 962 metri e cima più alta delle isole Eolie. Situato nella parte orientale dell'isola, il monte è un vulcano estinto, il cui antico cratere è ancora oggi ben riconoscibile sulla cima. Il monte si formò nell'arco di tempo compreso tra 160.000 e 120.000 anni fa, grazie all'accumulo di lava e lapilli emessi dal vulcano stesso. A breve distanza dalla cima del monte, c'è un'altra cima, più bassa di circa 100 metri: è il monte Rivi, che si formò all'incirca nello stesso periodo del monte Fossa delle Felci. Più lontano, a ovest, c'è il monte dei Porri, che è collegato al monte Fossa delle Felci tramite un avvallamento in cui si trova l'abitato di Valdichiesa.[1] Nel 1984 è stata istituita la riserva naturale Le Montagne delle Felci e dei Porri, allo scopo di preservarne l'ambiente naturale.[2
v Rifugio di Monte Rivi
v Salina-porto
Salina è il luogo perfetto se desiderate fare un trekking immersi nella natura. L'antica Didyme, chiamata così dai greci per la sua particolare morfologia, è l'isola verde l'unica in grado di poter vantare la presenza di veri boschi e di estesi vigneti tutti dedicati alla produzione della Malvasia, il "nettare degli Dei" da sempre prodotto simbolo di quest'isola insieme ai capperi. È salendo sulla sommità della Fossa delle Felci che si può ammirare l'isola di Salina nella sua completezza. Le più disparate forme della costa traggono origine da due grandi montagne vulcaniche totalmente diverse tra loro. Scosceso e selvatico il Monte Porri, ospitale e ricco di una vegetazione lussureggiante il Monte Fossa. Su quest'ultimo si può salire solo a piedi. Oltrepassata la sbarra di divieto, sopra Valdichiesa, l'aria pura e ricca di profumi boschivi aiuta, già dopo poche centinaia di metri, a dimenticare di trovarsi a queste altezze. Il paesaggio e il clima diventano quelli della collina e, una volta arrivati in vetta, dell'alta montagna. Per affrontare le tre ore di cammino, prima che faccia troppo caldo, è consigliabile la partenza di buon mattino, o qualora si intenda pernottare sul monte, nel tardo pomeriggio. Ricchi cespugli di erica, lentisco ed euforbia ci danno il benvenuto lungo il sentiero che attraversa il bosco odoroso e rigoglioso di castagni, querce, pini, corbezzoli che raggiungono i sette-otto metri d'altezza. In primavera l'intero crinale è ravvivato dal caldo giallo della ginestra, una nota di colore d'effetto sorprendente, un'esplosione di natura sulla terra più fertile dell'intero arcipelago. Il profumo intenso dei fiori ci accompagna durante il percorso e dagli scorci, tra gli alberi, lo sguardo comincia a spaziare sul mare infinito. Il panorama, sempre differente, offre ora uno scorcio di Panarea e Stromboli, ora di Filicudi e Alicudi, ora di Vulcano e Lipari quasi fosse possibile stendere una mano e, almeno con l'immaginazione, tenere in pugno l'intero arcipelago. Lungo la strada, prima di ogni curva, si snodano stretti sentieri che consentono di abbreviare il cammino. Tracciati lungo la parte più scoscesa del monte, in direzione del Santuario della Madonna del Terzito, si trovano dei sentieri, che un tempo erano le uniche vie percorribili per raggiungere la cima, ma sono consigliabili solo agli amanti del trekking duro. Ai sentieri si alternano scalinate, scolpite nel terreno. I gradini sono costituiti da grosse pietre e i tronchi degli alberi centenari, che affollano questo versante del monte, sono gli unici appigli possibili. Tutt'intorno la natura si manifesta e ci invita ad ammirarla consentendo agli occhi più vigili di fare interessanti incontri nel mondo vegetale. Tra gli alberi ormai rari, vi è il leccio che in tempi antichi ammantava l'intero territorio in una impenetrabile foresta. La sensazione di pace e tranquillità, che ci invade durante la salita, è tutta da gustare. Al cospetto di pini, querce centenarie, lecci secolari e arbusti sempreverdi di più giovane generazione, ci si sente parte di un meraviglioso e complesso mondo, meritevole del più profondo rispetto. Arrivati quasi in vetta, un'improvvisa rottura nel paesaggio riporta lo sguardo all'orizzonte. Ciò accade a causa della fascia tagliafuoco, che gira tutt'intorno al Monte Fossa, privandolo di una parte del suo regale manto. Il paesaggio muta repentinamente. La fitta vegetazione lascia il posto a steppa e rocce. Lo sguardo può spaziare nel cielo in cerca di un'altra sorpresa che il Monte Fossa riserva. È il Falco della Regina, simbolo di Salina per i naturalisti, dalle spettacolari tecniche di volo e dall'imponente apertura alare. È un uccello molto raro e sembra una velocissima macchia scura nell'azzurro intenso del cielo. Dopo la steppa, ecco le felci, a piccoli gruppi di bassa statura, che aumentano di numero e dimensioni procedendo verso il cratere. Raggiunto un punto panoramico, sul ciglio del cratere, grandi rocce, di un colore cangiante dal bianco al rosso, affiorano dalla sterpaglia. Da qui si possono catturare con un solo sguardo le sette perle del Mediterraneo. Stromboli, con il suo pennacchio, è la più spettacolare. La forma perfettamente conica, il cratere circondato da una nube a volte minacciosa, le conferiscono un'aria fiabesca. È altrettanto spettacolare ammirare il Monte Porri, visibile in tutta la sua imponenza. Ci troviamo sul vulcano più alto dell'intero arcipelago (m. 968 s.l.m.), il suo cratere è profondo cento metri e ha un diametro di 600-700 metri. Ed ecco ancora felci. Ci invitano a seguirle, delimitano i sentieri, invadono il cratere. Sempre di più sempre più grandi, ci avvolgono e sommergono mentre attraversiamo la Fossa, proiettandoci in un mondo di gnomi, di folletti, forse fate e quant'altro l'immaginazione di ognuno voglia mettervi. Sembra che la natura ci chieda di dimenticare acciacchi, dolori, delusioni, noia, disperazione, tristezza e di gioire al suo cospetto avvolti nel caldo manto del Monte Fossa. Poco importa se invece di uno gnomo si incontra un ghiro o al posto di un folletto si trova un coniglio selvatico, sono comunque due abitanti del bosco che per molti è raro vedere. Le notti alla Fossa sono dense di magia e romanticismo, un caldo sacco a pelo e della buona malvasia possono bastare, il resto lo fa l'incanto di trovarsi sul tetto delle Eolie in un cratere a notte fonda, attorniati da castagni che, grazie alla ricchezza del terreno, hanno raggiunto proporzioni enormi. Tra le fronde, le stelle sono come dei piccoli lumi che ci difendono dalle tenebre, mentre il canto dei grilli scandisce i secondi consentendoci di trascurare il tempo per concentrare la mente sullo spazio infinito. Al risveglio, di buon mattino, l'incanto svanisce. La luce del giorno si fa spazio tra i rami frondosi dei castagni ed è quasi un obbligo tornare sul ciglio del cratere incontro all'alba. Ad una ad una, quasi venute fuori da un cappello a cilindro, si stagliano all'orizzonte le altre Isole. Sembrano rammentarci che un nuovo giorno ha inizio ed è l'ora di scendere per vivere altre meravigliose avventure nell'Arcipelago delle Eolie. Amelia Ruggeri
v Santuario Madonna del Terzito
Salina: santuario del Terzito Salina: santuario del Terzito Il santuario del Terzito, sull’Isola di Salina, è il più antico santuario eoliano dedicato alla madre di Dio e rappresenta il centro di devozione mariana maggiore presente nell’Arcipelago delle Eolie. Le sue origini sono antichissime e risalgono ai primi tempi della cristianità. Si racconta che un pio eremita si sia rifugiato a Salina per riuscire a scappare dalle persecuzioni degli imperatori romani e, qui, abbia costruito un piccolo oratorio a forma di capanna e con l’immagine della Madonna. Il 23 luglio 1622 ad un boscaiolo, Alfonso Mercorella, apparve la Vergine; nella visione, la madre di Dio aveva le stesse sembianze dell’immagine costruita dall’eremita e collocata all’interno del santuario. Da quel momento, anche gli abitanti di Lipari hanno iniziato a recarvisi in pellegrinaggio ed hanno deciso di costruire il templio con pietre ed altri materiali resistenti. È così che è nato il santuario, nella vasta sella pianeggiante chiamata, per questo, Valdichiesa. I probabili motivi per cui questo luogo sacro viene chiamato “del Terzito” sono due: o per il fatto che sia stato riedificato tre volte o perché “Terzito” deriva dallo spagnolo “tersillo”, terzina musicale, che è il triplice suono della campanella che candisce le devozioni. L’attuale edificio sacro è a tre navate e a croce latina e conserva le linee architettoniche del tempio ottocentesco; al suo interno è custodita una statua lignea della Madonna. Sull’altare, è situata una meravigliosa tela settecentesca, nel quale è raffigurata la Vergine, con un campanello in mano, nell’atto di proteggere le Isole Eolie. A Salina, il 23 luglio ricorre la festività della Madonna del Terzito o Madonna del campanello, evento durante il quale hanno luogo la processione della statua della Vergine, concerti musicali e fuochi d’artificio.
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