Terra Etrusca. Vitorchiano - Chiesa di San Michele Arcangelo - Corviano - I Sassi Erratici - Cascata Martelluzzo
near Vitorchiano, Lazio (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
-"E' cetramente San Cimone, o Bagnarolo, o anco Panzanatico, o altro loco che io non saprei."
Giunto ai piedi di Vitorchiano Brancaleone così rispose alla domanda su quale fosse il nome della città. Attratto dall'invitante canto di una nobile vedova già pregustava di saziarsi di baci...tra un "Dammiti prendimi, prendimi e dammiti. Cuccurucù", ben presto si accorse che la città era infestata "De lo gran morbo che tutti ci piglia: la peste!", fuggendo via a gambe levate.
Meraviglioso borgo arroccato su un enorme strato di deposito piroclastico in peperino a strapiombo sul Rio Acqua Fredda, si trova ai piedi dei Monti Cimini tra distese di colline occupate da boschi secolari e limpidi ruscelli.
Già abitato in Età del Bronzo e dominato dagli Etruschi prima e dai Romani poi, divenne centro urbano fortificato nella parte più meridionale della Tuscia Longobardorum. Contesa da Viterbo e da Roma decise nell'anno 1267 di sottomettersi spontaneamente a Roma che la premiò per questo gesto straordinario con il titolo "Terra Fedelissima all'Urbe", concedendo oltre ad ampi sgravi fiscali anche di fornire i propri uomini all'ordine di guardia capitolina, tale privilegio è ancora in vigore.
Escursione semplice, ad anello con tratti che attraversano la Riserva del Monumento Naturale di Corviano ed altri che lambiscono la tenuta ma che si trovano in zone concesse alla battuta al cinghiale, quindi il periodo che va da Ottobre a Febbraio potrebbe causare degli imprevisti.
Partendo dal parcheggio gratuito fuori le mura, si attraversa il paese per scendere dalla porta resa famosa nell'Armata Brancaleone. La prima chiesetta (anno 1555) che si incontra è dedicata alla Madonna del Rotolino o anche detta dell'arrotino e dedicata al miracolo che questa compì salvando la vita ad un arrotino schivando l'enorme masso che precipitò dall'alto. Poco più in basso i resti di una mola in rovina e un'area verde arricchita con sculture contemporanee che mitigano la presenza meno nobile dell'impianto di depurazione del paese.
Un bivio con la presenza di un antico catino per la pesta dell'uva conduce alla trecentesca Chiesa di San Michele Arcangelo. Posta su di una rupe panoramica permette di osservare dall'alto i particolarissimi massi erratici che catturano la nostra attenzione. La Chiesa purtroppo risulta chiusa.
Tornati a valle e guadato il fosso facciamo un giro tra i massi erratici ammirando le particolari forature, in quest'area ripulita di recente emergono i segni di un'antico abitato, sistemi di raccolta di acqua, grotte, scale in pietra, sorgenti d'acqua e vecchi casolari.
Ripreso il sentiero s'incontra la diruta Chiesa della Madonna delle Fonti, del XVI secolo.
Il percorso ora prosegue tra saliscendi su terreni coltivati a nocciole, l'incontro con le alte rocce in peperino anticipa l'ingresso nell'area archeologica di Corviano.
Una sbarra con cartello di entrata immette nell'altopiano di Corviano. In primis si incontrano le mura del Castrum medioevale. Questo nato sui basamenti di epoca etrusco-romana cadde già in rovina sul finire del 1200 per via dei contrasti con i viterbesi, tutt'intorno si trovano numerosi segni della presenza umana che si è pressocchè succeduta dall'Età del Bronzo al Medioevo. Vi sono resti di altre cinte murarie di epoca etrusca, case rupestri, una necropoli con tombe a fossa antropomorfa, vasche ad uso di pestrarole per l'uva e la raccolta del mosto.
Si incontrano diverse case rupestri, in almeno 5 siamo riusciti ad entrare, tutte con affacci mozzafiato sul Fosso Sugara, poco più avanti la necropoli e le mura etrusche lambiscono il sentiero. Scendendo nell'alveo del Fosso Sugara è possibile ammirare la straordinaria bellezza dei blocchi di peperino che hanno pressocchè creato una via cava sino al torrente.
Guadato il Fosso si percorre il tracciolino sino a raggiungere la Cascata Martelluzzo sul cui fianco destro sono visibili i ruderi dell'antica mola. Per salire sul sentiero senza tornare indietro, si guada di nuovo il torrente e si sale su di un punto attrezzato con catena e pioli in legno sul fianco della mola.
Il percorso semplice attraversa radure di quercie e pianori basaltici con l'orizzonte dominato dal Monte Cimino sino a raggiungere una strada bianca che conduce alla strada asfaltata di Avio Secco. Tenute agricole, pascoli e noccioleti accompagnano questa porzione di strada. Di nuovo una strada bianca per l'ultimo tratto prima di entrare in paese. Punto panoramico su Vitorchiano dallo sperone di roccia sopra la Chiesa di San Michele Arcangelo.
Dinanzi al cimitero la piccola Cappella della Madonna del Toso (XIX secolo) precede l'ingresso allo stradello che sotto la rupe di Vitorchiano conduce dritto alla piazza centrale.
Giunto ai piedi di Vitorchiano Brancaleone così rispose alla domanda su quale fosse il nome della città. Attratto dall'invitante canto di una nobile vedova già pregustava di saziarsi di baci...tra un "Dammiti prendimi, prendimi e dammiti. Cuccurucù", ben presto si accorse che la città era infestata "De lo gran morbo che tutti ci piglia: la peste!", fuggendo via a gambe levate.
Meraviglioso borgo arroccato su un enorme strato di deposito piroclastico in peperino a strapiombo sul Rio Acqua Fredda, si trova ai piedi dei Monti Cimini tra distese di colline occupate da boschi secolari e limpidi ruscelli.
Già abitato in Età del Bronzo e dominato dagli Etruschi prima e dai Romani poi, divenne centro urbano fortificato nella parte più meridionale della Tuscia Longobardorum. Contesa da Viterbo e da Roma decise nell'anno 1267 di sottomettersi spontaneamente a Roma che la premiò per questo gesto straordinario con il titolo "Terra Fedelissima all'Urbe", concedendo oltre ad ampi sgravi fiscali anche di fornire i propri uomini all'ordine di guardia capitolina, tale privilegio è ancora in vigore.
Escursione semplice, ad anello con tratti che attraversano la Riserva del Monumento Naturale di Corviano ed altri che lambiscono la tenuta ma che si trovano in zone concesse alla battuta al cinghiale, quindi il periodo che va da Ottobre a Febbraio potrebbe causare degli imprevisti.
Partendo dal parcheggio gratuito fuori le mura, si attraversa il paese per scendere dalla porta resa famosa nell'Armata Brancaleone. La prima chiesetta (anno 1555) che si incontra è dedicata alla Madonna del Rotolino o anche detta dell'arrotino e dedicata al miracolo che questa compì salvando la vita ad un arrotino schivando l'enorme masso che precipitò dall'alto. Poco più in basso i resti di una mola in rovina e un'area verde arricchita con sculture contemporanee che mitigano la presenza meno nobile dell'impianto di depurazione del paese.
Un bivio con la presenza di un antico catino per la pesta dell'uva conduce alla trecentesca Chiesa di San Michele Arcangelo. Posta su di una rupe panoramica permette di osservare dall'alto i particolarissimi massi erratici che catturano la nostra attenzione. La Chiesa purtroppo risulta chiusa.
Tornati a valle e guadato il fosso facciamo un giro tra i massi erratici ammirando le particolari forature, in quest'area ripulita di recente emergono i segni di un'antico abitato, sistemi di raccolta di acqua, grotte, scale in pietra, sorgenti d'acqua e vecchi casolari.
Ripreso il sentiero s'incontra la diruta Chiesa della Madonna delle Fonti, del XVI secolo.
Il percorso ora prosegue tra saliscendi su terreni coltivati a nocciole, l'incontro con le alte rocce in peperino anticipa l'ingresso nell'area archeologica di Corviano.
Una sbarra con cartello di entrata immette nell'altopiano di Corviano. In primis si incontrano le mura del Castrum medioevale. Questo nato sui basamenti di epoca etrusco-romana cadde già in rovina sul finire del 1200 per via dei contrasti con i viterbesi, tutt'intorno si trovano numerosi segni della presenza umana che si è pressocchè succeduta dall'Età del Bronzo al Medioevo. Vi sono resti di altre cinte murarie di epoca etrusca, case rupestri, una necropoli con tombe a fossa antropomorfa, vasche ad uso di pestrarole per l'uva e la raccolta del mosto.
Si incontrano diverse case rupestri, in almeno 5 siamo riusciti ad entrare, tutte con affacci mozzafiato sul Fosso Sugara, poco più avanti la necropoli e le mura etrusche lambiscono il sentiero. Scendendo nell'alveo del Fosso Sugara è possibile ammirare la straordinaria bellezza dei blocchi di peperino che hanno pressocchè creato una via cava sino al torrente.
Guadato il Fosso si percorre il tracciolino sino a raggiungere la Cascata Martelluzzo sul cui fianco destro sono visibili i ruderi dell'antica mola. Per salire sul sentiero senza tornare indietro, si guada di nuovo il torrente e si sale su di un punto attrezzato con catena e pioli in legno sul fianco della mola.
Il percorso semplice attraversa radure di quercie e pianori basaltici con l'orizzonte dominato dal Monte Cimino sino a raggiungere una strada bianca che conduce alla strada asfaltata di Avio Secco. Tenute agricole, pascoli e noccioleti accompagnano questa porzione di strada. Di nuovo una strada bianca per l'ultimo tratto prima di entrare in paese. Punto panoramico su Vitorchiano dallo sperone di roccia sopra la Chiesa di San Michele Arcangelo.
Dinanzi al cimitero la piccola Cappella della Madonna del Toso (XIX secolo) precede l'ingresso allo stradello che sotto la rupe di Vitorchiano conduce dritto alla piazza centrale.
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Information
Easy to follow
Scenery
Moderate
Molto bella