Sossano - Santuario di Monte Berico - Stazione pullman
near Sossano, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Percorso effettuato su strade asfaltate 20% sino al Lago di Fimon, poi la percentuale si ribalta a favore dell'asfalto.
Percorso che potrebbe essere considerato come pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Monte Berico.
Sossano, adagiato ai piedi dell'estremità meridionale dei Colli Berici, è delimitato a sud dal fiume Liona. La particolare conformazione geografica del luogo in cui sorge Sossano favorì sin da epoca antichissima gli insediamenti umani.
Sulla dorsale del monte della Croce sono state identificate tracce di industrie che risalgono alla preistoria più remota. Sono stati trovati numerosi reperti risalenti all'età del bronzo e al primo ed al secondo periodo atestino.
La chiesetta dell'Olmo - o della Beata Vergine dell'aiuto - rappresenta il più significativo monumento di Sossano. Sorta in corrispondenza dell'antico olmo, che designava il centro urbano.
Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo
Nel 1860 si stabilì di edificare la nuova chiesa parrocchiale in pianura, abbandonando il colle di San Michele.
Su disegno di Sebastiano Bazzetta, la nuova chiesa fu ultimata e consacrata nel 1882. Di stile neo-palladiano, conserva al suo interno alcune interessanti opere d'arte: uno splendido tabernacolo di Giorgio Massari, con statue e rilievi del Morlaiter, fra cui un mediaglione in marmo carrarese, proveniente dall'altare maggiore di San Michele vecchio, in cui è scolpita la figura di San Michele che calpesta Satana.
Villa Loschi-Gazzetta
L'aspetto attuale è il risultato di vari interventi effettuati nel corso dei secoli.
Dell'edificio originario, in stile primo-rinascimentale, sopravvive la bifora centrale, con le decorazioni di foglie di rovere ed api.
Gazzetta si ispirò ad essa per le altre finestre ad arco e per gli oculi del sottotetto.
Le statue ai lati del cancello principale sono del '600 e rappresentano due guerrieri persiani, e sono di provenienza ignota.
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Santuario Della Madonna Di Monte Berico
Le origini del Santuario di Monte Berico sono legate alle due apparizioni della Madonna a Vincenza Pasini, una donna che portava cibo al marito che lavorava sul colle: la prima del 7 marzo del 1426, la seconda del 1 agosto 1428. La Madonna prometteva la fine della peste e chiedeva che in quel luogo le fosse dedicata una chiesa. Così nel 1428, in pochi mesi, sorse la prima chiesetta tardogotica e un piccolo cenobio per ospitare una comunità religiosa dedita all’accoglienza dei pellegrini. Dopo un breve periodo in cui la chiesa era governata dai frati di Santa Brigida, il complesso fu affidato ai Servi di Maria (1435), tuttora custodi del santuario. Da allora il santuario subì una serie di modifiche: dal 1493 al 1498 venne ampliato il convento; nel 1475 venne ampliata la chiesa ad opera di Lorenzo da Bologna; su disegno di Palladio, nel 1590-91 si operò un ampliamento del quale però non rimane traccia perché completamente demolito nel 1687; nel 1703 fu realizzata la chiesa barocca ad opera di Carlo Borella; tra il 1825 e il 1852 venne realizzato il nuovo campanile su progetto di Antonio Piovene, questo intervento provocò la distruzione del coro di Lorenzo da Bologna e il danneggiamento dell’annessa sacrestia; nel 1860-61 venne rifatta la facciata della prima chiesa ad opera di Giovanni Miglioranza. La prima chiesa si sviluppa in cinque campate ricoperte da volte a crociera, sostenute da colonne rivestite in marmorino nel XIX secolo. L’immagine della Madonna, nella lunetta della porta d’ingresso, è stata realizzata da Pietro Pala. La chiesa del Borella ha pianta a croce inscritta entro un quadrato ai cui vertici si aprono quattro vani minori coperti a calotta. Nei tre lati esterni, il quarto è sul fianco della prima chiesa, si ripete la stessa facciata. Il Pellegrinaggio Alla Basilica di Monte Berico giungono ogni anno milioni di pellegrini, questa Chiesa posta sul colle a dominare e proteggere la città di Vicenza, diventa la meta di chi intende ripercorrere la strada di Maria, nella sua posizione unica tra Cristo e la chiesa. Per raggiungerla si “sale”, perché il cammino spirituale è un’ascesi verso Dio, che allo sforzo fisico fa corrispondere la fatica interiore della conversione. Due le vie che conducono a Monte Berico: le antiche “Scalette”, opera medievale, più volte restaurata, dall’Arco di Pietra del 1595, arrivano alla metà del colle; e la strada dei Portici settecenteschi, articolata in 150 arcate, interrotte ogni dieci da un ripiano. I due percorsi rimandano ad altrettanti simboli: il salire per gradi del primo si conclude proprio con un’iscrizione che invita alla sosta e al ringraziamento alla Vergine per aver concesso, dopo la fatica, di proseguire per una più comoda via “lastricata”; il secondo invece con le 15 sequenze di dieci archi, rinvia il fedele ai misteri del Rosario, recitato durante la salita.
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Fonte del Corio
E’ la sorgiva più importante del territorio alto di Pozzolo situata a metà della valle del Corìo ad una quota di 230 m s.l.m., per la sua notevole portata e costanza nel 1954 fu catturata ad uso acquedotto rurale; la sua acqua fu condotta per caduta ad una vasca di raccolta posta a monte di contrà Giacomuzzo e da li distribuita verso le altre contrade della piana di Pozzolo. Nello stesso periodo vicino alla cabina di captazione fu costruito un lavatoio in cemento.
Bivio e capitello di via Bastie
Arrivati al capitello si scende e proprio nel tornante, dove si vede il lago di Fimon, si imbocca un sentiero in discesa.
Lago di Fimon
Il lago di Fimon è uno specchio d'acqua di modeste dimensioni (0,68 km2) e poco profondo (in media 2 m) che si trova nel comune di Arcugnano (provincia di Vicenza), tra le frazioni di Pianezze e Lapio. È l'unico lago di dimensioni significative dell'intera provincia. I dintorni del lago sono anche un sito archeologico, la cui importanza fu riconosciuta già nel XIX secolo dal naturalista vicentino Paolo Lioy. L'interesse archeologico della zona di Fimon è dovuto al ritrovamento di resti di insediamenti risalenti ad almeno due epoche differenti: uno al neolitico ed uno all'età del bronzo. Pioniere nell'analisi e nella catalogazione dei resti archeologici provenienti dalla zona fu il naturalista vicentino Paolo Lioy. resti risalenti al neolitico presumibilmente si possono ricondurre alla fase antica della cultura dei vasi a bocca quadrata. Le datazioni al radiocarbonio dei resti li collocano alla prima metà del IV millennio a.C. Il ritrovamento principale è costituito dai resti di capanne con focolare che riposa su strutture orizzontali di pali incrociati. Sono stati ritrovati focolari costituiti di blocchi di calcare ricoperti d'argilla e limo, di forma quadrata o circolare. Nei pressi di tali strutture sono stati rinvenuti pali piantati verticalmente, che in un primo tempo avevano fatto pensare ad un abitato palafitticolo. I legni utilizzati sono abbondanti nella zona vicina al lago; principalmente ontano, frassino, faggio e acero. Si suppone che la scelta, preponderante, dell'ontano fosse dovuta alla sua maggiore resistenza in ambienti umidi. La parte aerea delle capanne non è stata rinvenuta, fatta eccezione per qualche pezzo d'intonaco lisciato da un lato e recante impronte di rami d'albero dall'altro. Si può supporre che le piante delle capanne fossero rettangolari. Nei pressi dell'insediamento sono stati rinvenute conchiglie, ossa d'animali (tra cui mammiferi, pesci e tartarughe) semi carbonizzate, strumenti di pietra e d'osso, cocci e qualche sparuto oggetto ornamentale. Nel luogo giaceva sepolto un ragazzo di dieci - dodici anni, assieme a ceramica del tipo di quella ritrovata all'interno dell'insediamento. La datazione al carbonio 14 tuttavia sembra indicare per i resti del fanciullo un'età maggiore di quella delle capanne, essendo queste di circa 200 anni più recenti.Gli strumenti di selce a scheggiatura laminare, principalmente di dimensioni grandi, sono stati ritrovati in quantità: grattatoi, punte foliate, bulini, perforatori, lame ritoccate; asce spesse di forma allungata (più comuni) e asce corte più sottili (più rare), un pezzo di scalpello, dei pestelli ed una macina. Alcuni strumenti recavano resti di mastice, presumibilmente utilizzato per immanicare lame e altri utensili su aste di legno. Un ritrovamento particolarmente significativo è costituito da una freccia di selce con punta peduncolata e asta lignea. Sono stati rinvenuti anche punteruoli e spatole d'osso, zagaglie d'osso e oggetti ricavati a partire da corna di cervo, presumibilmente percussori. La ceramica fine rinvenuta consta di scodelle profonde a bocca circolare o quadrata e vasi ad alto piede (talora decorati con motivi geometrici), vasi e bicchieri a bocca quadrata e a fiasco, scodelle a bocca circolare (talora decorate con piccoli lobi sopraelevati sul bordo). La ceramica grossolana consta invece di vasi a bocca quadrata, a fiasco e a tronco di cono, grandi vasi profondi. È da notare che alcuni vasi portano sul fondo l'impronta delle stuoie sulle quali presumibilmente poggiavano in fase di realizzazione. Il lago è d'interesse turistico, specie nella bella stagione, in cui diviene meta ideale per gite fuori porta da parte della popolazione del territorio vicentino. Nelle sue vicinanze sono presenti un bar (che si trova direttamente affacciato sul lungolago) e due pizzerie. Nelle acque del lago viene praticata la pesca sportiva, anche con l'utilizzo di barche e belly boat.
Bivio casa con torre
Dopo aver percorso la lunga pista ciclo pedonale, all'altezza di una casa con torre sulla destra, si gira a sinistra.
Stazione Pullman
Viale Milano 144 36100 Vicenza, Vicenza
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