Serra di Celano. Cascata Cascalacqua - Celano Vecchia - Grotta S.Michele - M.Tino - Affresco S.Giorgio - Chiesetta Alpini
near Casalmartino, Abruzzo (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
La Serra di Celano regala sempre piccole meraviglie e pendenze impegnative.
In una giornata calda e afosa, poco adatta allo sforzo fisico ho cercato di sfruttare al meglio il tempo libero impegnandomi in un anello che avevo in mente da tempo. Il Monte Tino attraverso il Sentiero Storico e il Sentiero dei Grifoni.
Si parte dal piccolo parcheggio sulla Statale 696, di fronte alla piazzola di sosta parte il Sentiero Storico visibile da delle scalette in legno. Un pannello informativo propone 3 diverse escursioni che saranno in qualche modo raggruppate in questa traccia.
Si sale su di un sentiero comodo immerso nell'ombra di un bosco di Pino nero austriaco, pulito e profumato. Giunti sotto la falesia calcarea utilizzata per l'arrampicata sportiva troviamo un bivio, prendendo a sinistra si va a fare visita alla Cascata Cascalacqua. Il sentiero per arrivarci non è difficoltoso, tranne la scivolosità del brecciolino si tratta di un alternarsi di sali scendi per 1,5km.
La Cascata Cascalacqua non sempre è ricca d'acqua, potreste trovarla in secca ma se scegliete la stagione giusta o un periodo con frequenti piogge pregresse lo spettacolo è assicurato. Da sottolineare il frescore dovuto all'incanalamento delle correnti d'aria che provengono dalla superficie.
Si torna alla falesia e si prosegue sul sentiero opposto. In un alternarsi di saliscendi su un sentiero a tratti scivoloso si arriva ai ruderi delle mura fortificate che proteggevano l'antica Celano che si espandeva in verticale sul monte e della quale rimangono pochissime mura ancora in piedi. La Celano medioevale venne distrutta da Federico II di Svevia dopo un contenzioso con il conte Tommaso da Celano, la sua popolazione deportata nel Sud Italia e a Malta.
All'altezza del muraglione sale sulla sinistra ripido il sentiero che conduce alle grotte tra le quali quella di San Michele. La prima tappa dove si può tirare il fiato è rappresentata dalla croce panoramica posta dai celanesi all'inizio del secolo scorso in ricordo dell'antico abitato, infatti in corrispondenza della croce si ergeva un tempo la torre del castello.
Qui troverete un bivio. Se seguite l'indicazione per il Km verticale andrete diretti al Monte Tino mentre proseguendo a destra si scende per un breve tratto per poi risalire la china del monte sotto l'imponente parete rocciosa che ospita la Grotta di San Michele e altre grotte tra le quali una è chiamata Grotta del Brigante.
Lasciate le grotte il sentiero diviene estremamente ripido e nella maggior parte su roccia. La salita abbastanza rognosa termina sul pratone dell'altipiano sovrastante dove ad accogliervi ci sarà "benedetta" una fonte d'acqua potabile.
Ci troviamo d'ora in poi allo scoperto, non un albero, non un cespuglio o una parete rocciosa a proteggerci dal sole bollente o dai freddi venti ma solo l'inizio di una lenta e inesorabile salita molto impegnativa.
A Giugno tutta l'area è ricoperta da erba abbastanza alta che oltre a provocare attacchi allergici (essendo in parte graminacea) per chi ne soffre, potrebbe nascondere insidie come serpenti o zecche, mi sento di consigliare pantaloni lunghi essendoci inoltre piante urticanti. Ogni sentiero fino all'attacco della salita è cancellato dalla vegetazione quindi si procede a intuito.
Si sale, si sale e si sale ancora per almeno 1,5km con un dislivello positivo che supera i 500m. Il sentiero reso sdrucciolevole dal pietrisco non crea grandi difficoltà nel salire ma ne renderà molto più scomoda la discesa in seguito.
Dopo aver sostato sulla prima croce si riparte per colmare l'ultimo tratto di dislivello fino all'agognato Monte Tino 1923m. L'aria afosa non permette un meritato colpo d'occhio, in più in questa stagione mosche e tafani costringono a brevi soste e di conseguenza a ripartire velocemente.
Si impiega circa tre quarti d'ora a scendere con prudenza avendo le cartilagini delle ginocchia erose dalla salita e giunti ad un grande masso alla fine della discesa ci si aspetterebbe un bel sentiero evidente che prosegua in piano verso la prossima tappa ma, non sarà così. Il sentiero riportato su open street maps non si vede essendo ricoperto dalla folta vegetazione e anche in questo caso si procede ad intuito cercando di evitare i punti con l'erba più alta o le piccole vallette che nascondono terra smossa e scomposta.
Dopo qualche lunga imprecazione si arriva alla collina di San Vittorino sulla quale doveva trovarsi un piccolo convento di cui non rimane traccia, poco oltre sul finire del colle ci si affaccia sulle Gole di Aielli/Celano, seppur annebbiato dalla foschia il panorama risulta imperioso.
Per scendere lungo il sentiero 11B si dovrà ancora far ricorso all'intuito fino all'apparire dei bolli bianco rossi in prossimità della discesa per l'affresco di San Giorgio.
Ubicato sotto una parete calcarea aggettante, questo affresco raffigura il santo nella tradizionale versione in cui ha ucciso il drago con la sua lancia. Fortunatamente nel 2022 è stato ristrutturato e protetto da una tettoia nella speranza che possa essere visibile ancora a lungo.
La discesa è faticosa e scomoda su brecciolino scivoloso, si faranno riposare le gambe sono in prossimità della Chiesetta degli Alpini. Da qui il Sentiero del Grifone ci porterà di nuovo al Sentiero Storico non prima di aver ammirato le incantevoli vedute sulla Piana del Fucino e su Celano ove troneggia il fantastico castello Piccolomini e ripreso fiato e fresco sotto le fronde dei pini neri austriaci.
Il percorso nel complesso annoverato come medio è da considerarsi a tratti impegnativo e non adatto a tutti. La salita al Monte Tino è dura e, scomoda ogni discesa affrontata. Nella stagione calda si soffre in quanto il sole si avrà sempre ad Ovest mentre in quella invernale le molte ore che ci si impiega a percorrere tutto l'anello potrebbe causare qualche difficoltà legata alle scarse ore di luce a disposizione.
In una giornata calda e afosa, poco adatta allo sforzo fisico ho cercato di sfruttare al meglio il tempo libero impegnandomi in un anello che avevo in mente da tempo. Il Monte Tino attraverso il Sentiero Storico e il Sentiero dei Grifoni.
Si parte dal piccolo parcheggio sulla Statale 696, di fronte alla piazzola di sosta parte il Sentiero Storico visibile da delle scalette in legno. Un pannello informativo propone 3 diverse escursioni che saranno in qualche modo raggruppate in questa traccia.
Si sale su di un sentiero comodo immerso nell'ombra di un bosco di Pino nero austriaco, pulito e profumato. Giunti sotto la falesia calcarea utilizzata per l'arrampicata sportiva troviamo un bivio, prendendo a sinistra si va a fare visita alla Cascata Cascalacqua. Il sentiero per arrivarci non è difficoltoso, tranne la scivolosità del brecciolino si tratta di un alternarsi di sali scendi per 1,5km.
La Cascata Cascalacqua non sempre è ricca d'acqua, potreste trovarla in secca ma se scegliete la stagione giusta o un periodo con frequenti piogge pregresse lo spettacolo è assicurato. Da sottolineare il frescore dovuto all'incanalamento delle correnti d'aria che provengono dalla superficie.
Si torna alla falesia e si prosegue sul sentiero opposto. In un alternarsi di saliscendi su un sentiero a tratti scivoloso si arriva ai ruderi delle mura fortificate che proteggevano l'antica Celano che si espandeva in verticale sul monte e della quale rimangono pochissime mura ancora in piedi. La Celano medioevale venne distrutta da Federico II di Svevia dopo un contenzioso con il conte Tommaso da Celano, la sua popolazione deportata nel Sud Italia e a Malta.
All'altezza del muraglione sale sulla sinistra ripido il sentiero che conduce alle grotte tra le quali quella di San Michele. La prima tappa dove si può tirare il fiato è rappresentata dalla croce panoramica posta dai celanesi all'inizio del secolo scorso in ricordo dell'antico abitato, infatti in corrispondenza della croce si ergeva un tempo la torre del castello.
Qui troverete un bivio. Se seguite l'indicazione per il Km verticale andrete diretti al Monte Tino mentre proseguendo a destra si scende per un breve tratto per poi risalire la china del monte sotto l'imponente parete rocciosa che ospita la Grotta di San Michele e altre grotte tra le quali una è chiamata Grotta del Brigante.
Lasciate le grotte il sentiero diviene estremamente ripido e nella maggior parte su roccia. La salita abbastanza rognosa termina sul pratone dell'altipiano sovrastante dove ad accogliervi ci sarà "benedetta" una fonte d'acqua potabile.
Ci troviamo d'ora in poi allo scoperto, non un albero, non un cespuglio o una parete rocciosa a proteggerci dal sole bollente o dai freddi venti ma solo l'inizio di una lenta e inesorabile salita molto impegnativa.
A Giugno tutta l'area è ricoperta da erba abbastanza alta che oltre a provocare attacchi allergici (essendo in parte graminacea) per chi ne soffre, potrebbe nascondere insidie come serpenti o zecche, mi sento di consigliare pantaloni lunghi essendoci inoltre piante urticanti. Ogni sentiero fino all'attacco della salita è cancellato dalla vegetazione quindi si procede a intuito.
Si sale, si sale e si sale ancora per almeno 1,5km con un dislivello positivo che supera i 500m. Il sentiero reso sdrucciolevole dal pietrisco non crea grandi difficoltà nel salire ma ne renderà molto più scomoda la discesa in seguito.
Dopo aver sostato sulla prima croce si riparte per colmare l'ultimo tratto di dislivello fino all'agognato Monte Tino 1923m. L'aria afosa non permette un meritato colpo d'occhio, in più in questa stagione mosche e tafani costringono a brevi soste e di conseguenza a ripartire velocemente.
Si impiega circa tre quarti d'ora a scendere con prudenza avendo le cartilagini delle ginocchia erose dalla salita e giunti ad un grande masso alla fine della discesa ci si aspetterebbe un bel sentiero evidente che prosegua in piano verso la prossima tappa ma, non sarà così. Il sentiero riportato su open street maps non si vede essendo ricoperto dalla folta vegetazione e anche in questo caso si procede ad intuito cercando di evitare i punti con l'erba più alta o le piccole vallette che nascondono terra smossa e scomposta.
Dopo qualche lunga imprecazione si arriva alla collina di San Vittorino sulla quale doveva trovarsi un piccolo convento di cui non rimane traccia, poco oltre sul finire del colle ci si affaccia sulle Gole di Aielli/Celano, seppur annebbiato dalla foschia il panorama risulta imperioso.
Per scendere lungo il sentiero 11B si dovrà ancora far ricorso all'intuito fino all'apparire dei bolli bianco rossi in prossimità della discesa per l'affresco di San Giorgio.
Ubicato sotto una parete calcarea aggettante, questo affresco raffigura il santo nella tradizionale versione in cui ha ucciso il drago con la sua lancia. Fortunatamente nel 2022 è stato ristrutturato e protetto da una tettoia nella speranza che possa essere visibile ancora a lungo.
La discesa è faticosa e scomoda su brecciolino scivoloso, si faranno riposare le gambe sono in prossimità della Chiesetta degli Alpini. Da qui il Sentiero del Grifone ci porterà di nuovo al Sentiero Storico non prima di aver ammirato le incantevoli vedute sulla Piana del Fucino e su Celano ove troneggia il fantastico castello Piccolomini e ripreso fiato e fresco sotto le fronde dei pini neri austriaci.
Il percorso nel complesso annoverato come medio è da considerarsi a tratti impegnativo e non adatto a tutti. La salita al Monte Tino è dura e, scomoda ogni discesa affrontata. Nella stagione calda si soffre in quanto il sole si avrà sempre ad Ovest mentre in quella invernale le molte ore che ci si impiega a percorrere tutto l'anello potrebbe causare qualche difficoltà legata alle scarse ore di luce a disposizione.
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