Sentiero Montedomini (Anello G)
near I filipponi, Toscana (Italia)
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Itinerary description
Waypoints
Colla di Giovi
Innesto strada Montedomini
Oratorio di Montedomini
Già presente nel XVI secolo, l’oratorio di Montedomini era compreso nel piviere di Sant’Elena a Rincine e annesso al popolo di San Michele a Moscia, la chiesa un tempo posta all’ingresso del paese di Londa, spazzata via da un’esondazione del torrente. Affidato inizialmente ad un “romito”, questo piccolo luogo di culto era dedicato alla SS. Annunziata, sotto il titolo dei Santi Miniato e Donato. Mantenne a lungo il ruolo di parrocchiale per essere soppresso all’inizio dell’Ottocento. Dopo il restaurato nel 1810 l’oratorio tornò ad assolvere il proprio ruolo spirituale divenendo costante riferimento del popolo di Londa che vi organizzava due feste l’anno in onore della Madonna. Rimase a lungo meta di pellegrinaggio per l’immagine della Vergine che vi si custodiva, ritenuta miracolosa. Abbandonato nella seconda metà del Novecento appare oggi completamente in rovina, anche se nella sua imponenza, il complesso mostra ancora peculiarità architettoniche di pregio. La chiesa è ad unica navata, con il grande arco dipinto a scacchi che divide l’aula dal presbiterio. Sulla parete dietro l’Altar Maggiore resta l’immagine dipinta a fresco della Madonna e Santi in drammatico deperimento, ultimo simbolo di un lungo periodo di fede e devozione locale.
Tomba Etrusca La Cella
Le tombe a camera de La Cella compaiono a poca distanza dal sito archeologico di Poggio San Martino, sul sentiero segnato che superata casa Il Pozzo prosegue verso Il Colle. Inconsapevolmente adottate per lungo tempo come postazione fissa dai cacciatori locali, sono state esaminate nel 1988 restituendo sporadici frammenti di arredo databili al periodo ellenistico. Collocate in un unico tumulo, le due tombe presentano pianta rettangolare e solo una conserva la struttura perimetrale anche se ormai priva della copertura originale. Vi si accede superando uno stretto corridoio (dromos) volto ad ovest, attraverso il quale il respiro e l’anima del defunto potevano uscire liberi verso il tramonto del sole e della vita.
Casa Pozzo
Costruzione compatta e di grandi dimensioni adibita ad uso privato, ha perso oggi le caratteristiche originali di antica fortificazione. Tra XIII e XIV secolo era sede di un potente castello con annessi e torri che i Conti Guidi da Porciano avevano costruito per il controllo del loro feudo che da Tizzano ed Agnano si estendeva fino a Cornia e al Poggio di Sandetole. Nel 1337 i Guidi lo alienavano ai Bardi che lo possedevano fino al 1378, quando era acquistato dalla Repubblica Fiorentina per 2500 fiorini d’oro. Decaduto nel suo ruolo feudale, il castello diveniva sede del nuovo Comune del Pozzo avente autonomia sullo stesso territorio secondo Statuti uniformati a quelli di Dicomano e Corella. Nuovamente trasformato in casa colonica, conservava ancora nella prima metà del Novecento, alcune strutture interne appartenute al fabbricato originale. Sopra uno spigolo della recinzione adiacente la strada che lo fiancheggia, resta un tabernacolo ad edicola privo di immagine che si inserisce perfettamente nell’antico contesto strutturale, come elemento di arredo tipico dell’architettura medievale, retaggio della passata simbologia di culto popolare.
Area Archeologica di Frascole
Il territorio di Dicomano è ricco di presenze archeologiche e l'area di Frascole è quella che ha restituito i reperti più consistenti. Il ritrovamento più interessante risale al 1959, riferito ad una stele funeraria di tipo fiesolano del VI sec. a. C. ben conservata, con una decorazione a bassorilievo di una figura maschile barbuta. Il reperto può indicare tra l'altro, la presenza di un sepolcreto tra la frazione di Frascole ed il capoluogo. L’indagine minuziosa del Gruppo Archeologico Dicomanese avrebbe permesso poi di individuare alla sommità di Poggio, un complesso monumentale etrusco (III sec. a. C.) ed i resti della chiesetta medievale di San Martino (XIII-XIX sec.). Dal 1972 l’area è stata oggetto di periodiche campagne di scavo eseguite dalla Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria che hanno riportato in luce un poderoso edificio etrusco a pianta rettangolare le cui caratteristiche e le indagini più recenti tendono a classificare come il podio di un tempio o un edificio di culto, forse mai completamente edificato.
Sorgente dei Velasna
La fonte si trova alla base della collina che ospita il sito archeologico di Poggio San Martino ed è raggiungibile da un percorso segnalato che inizia dal parcheggio riservato agli scavi. La struttura appare interrata nella collina ed è dotata di acqua perenne. Dall’apertura in facciata resta visibile una delle due camere che la compongono, realizzate con volta a botte mediante pietre di piccola pezzatura, posate a regola d’arte. Alcuni tecnici del nostro tempo assegnano il manufatto all’epoca romana. Recentemente recuperata dal Gruppo Archeologico Dicomanese, la fonte costituisce testimonianza del valore che le generazioni del passato attribuivano all’acqua, un bene essenziale in questa parte del territorio.
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