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Sciara del Follone - Frati Pii - Grotta del Diavolo2019-12-01 05:38:29

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Author

Trail stats

Distance
8.38 mi
Elevation gain
2,349 ft
Technical difficulty
Experts only
Elevation loss
2,349 ft
Max elevation
8,034 ft
TrailRank 
78 5
Min elevation
8,034 ft
Trail type
Loop
Time
6 hours 31 minutes
Coordinates
1499
Uploaded
December 2, 2019
Recorded
December 2019
  • Rating

  •   5 1 review
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near Solicchiata, Sicilia (Italia)

Viewed 1764 times, downloaded 55 times

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Photo ofSciara del Follone - Frati Pii - Grotta del Diavolo2019-12-01 05:38:29 Photo ofSciara del Follone - Frati Pii - Grotta del Diavolo2019-12-01 05:38:29 Photo ofSciara del Follone - Frati Pii - Grotta del Diavolo2019-12-01 05:38:29

Itinerary description

(Fare molto Attenzione percorso per Esperti)
Partenza da Piano Provenzana l'inizio del percorso in salita ma semplice su sentiero ben visibile arrivati all'arrivo della funivia si gira a destra dove inizia il sentiero su colate laviche fuori pista.

Waypoints

PictographCave Altitude 7,757 ft
Photo ofGrotta del diavolo Photo ofGrotta del diavolo Photo ofGrotta del diavolo

Grotta del diavolo

Si trova a circa 2400 m di quota sul versante Nord; grotta inaccessibile

PictographWaypoint Altitude 7,710 ft
Photo ofSentiero Grotta del Diavolo Photo ofSentiero Grotta del Diavolo Photo ofSentiero Grotta del Diavolo

Sentiero Grotta del Diavolo

Sentiero su colate laviche fare attenzione.

PictographCar park Altitude 5,891 ft

Piano Provenzana

Altitudine1796 m Velocità2,4 km/h Azimut135 ° Precisione5 m Creato2019-12-01 12:07:43

PictographMountain hut Altitude 0 ft
Photo ofCapanna Linguaglossa Photo ofCapanna Linguaglossa Photo ofCapanna Linguaglossa

Capanna Linguaglossa

Rifugio del CAI di Linguaglossa trovato chiso

PictographWaypoint Altitude 0 ft
Photo ofColata Lavica 2002 Photo ofColata Lavica 2002 Photo ofColata Lavica 2002

Colata Lavica 2002

L'eruzione dell'Etna del 2002 è durata dal 27 ottobre al 29 gennaio dell'anno seguente. Essa è nota soprattutto per il connesso Terremoto di Santa Venerina che recò molti danni al versante orientale del vulcano, in particolare al paese che gli ha dato il nome, Santa Venerina. Questa eruzione è stata denominata l'eruzione perfetta, ed è da considerarsi tra le più esplosive degli ultimi 100 anni. Si aprono fratture sia sul versante sud sia su quello nord. La forte attività freato-magmatica provoca colonne di cenere alte chilometri. In tutti e due i versanti si formano delle bocche "a bottoniera". A metà mattinata del 27 ottobre le colate radono al suolo Piano Provenzana, compresi i negozi di souvenir e i due alberghi. (da Wikipedia)

PictographSummit Altitude 0 ft
Photo ofBocche del 1809 Photo ofBocche del 1809 Photo ofBocche del 1809

Bocche del 1809

PictographSummit Altitude 0 ft
Photo ofI Due Pizzi (Frati Pii) Photo ofI Due Pizzi (Frati Pii) Photo ofI Due Pizzi (Frati Pii)

I Due Pizzi (Frati Pii)

I Fratelli (o Frati) Pii, sono presenti anche sull’Etna. Qui si trovano, nel versante settentrionale, a circa 2500 metri di quota, 1200 m. circa a SW di Monte Pizzillo, due notevoli emergenze a forma di cono: «altro non sono che due hornitos che emergono dal vasto deserto lavico del Passo dei Dammusi. Nel corso di questa eruzione [1614-1624 N.d.R.], durata ben 10 anni, vennero effusi circa un miliardo di metri cubi di lava e circa 2 milioni di metri cubi di proiezioni solide» [G. Tringali – Oronimi Etnei – in Bollettino Accademia Gioenia Sci. Nat. – Vol. 45 N.° 375 – Catania 2012].Perché I Due Pizzi vengono detti localmente anche Frati Pii? L’interpretazione dell’origine del toponimo è abbastanza semplice: i due rilievi, che alla sommità raggiungono rispettivamente i 2515 e 2514 metri, emergono dal campo lavico dell’eruzione del 1614-24 (la più lunga eruzione laterale della storia recente, avvenuta sull’alto versante settentrionale dell’Etna [J.C. Tanguy – S. Branca – L’attività eruttiva dell’etna degli ultimi 2700 anni]). Svariate volte, nel corso dei quattro secoli trascorsi, sono stati circondati dalle colate di lava scaturite più a monte: accerchiati, ma non sepolti. Così come Anapìa e Anfinomo. STORIE SCRITTI E SCRITTORI NATURA E DIVULGAZIONE PENSIERI OSSERVANDO IL MONDO CULTURA SPORT 01 Palazzo Farnese col AMBIENTE, CULTURA, SCIENZA E DIVULGAZIONE, STORIE Di lava e d’amore filiale. La meravigliosa leggenda di Anfinomo e Anapia: dai Fratelli Pii ai Due Pizzi sull’Etna Santo Scalia365 visto8 min. letto di Santo Scalia Santo2019-197x300 Ce ne parla già Strabone, geografo e storico greco (63 a.C.-23 d.C.). Nella sua opera La Geografia ( Γεωγραφικά, in diciassette libri) Strabone, nel descrivere la Sicilia e le sue particolarità, scrive della città di Catania e fa cenno a questa leggenda (Volume 3, Libro VI, Capitolo III): «Catana [sic] è dominata dall’Etna, e partecipa di moltissimi di quegl’incomodi che sogliono essere presso ai crateri. Perocchè le lave corrono fin vicinissimo a quella città, e quivi si dice avvenuto il fatto di que’ buoni figliuoli Anfinomo ed Anapia, i quali in uno di questi pericoli salvarono i genitori portandoli via sulle proprie spalle». Ma è Pausania, detto anche Pausania il Periegeta, scrittore e geografo anch’egli (II secolo d.C.) che più diffusamente descrive la leggendaria ed eroica azione. Nella sua Periegesi della Grecia (opera in dieci libri) così scrive: «Gli antichi stimavano molto i genitori, come si può dedurre, tra l’altro, da quelli in Catania chiamati Pii, i quali, quando scorreva sopra Catania il fuoco dell’Etna, non tennero in considerazione alcuna l’oro e l’argento, ma fuggirono portando in collo uno la madre, l’altro il padre; avanzando con difficoltà, furono raggiunti dalla lava spinta dalle fiamme e, poiché neppure per questo deposero i genitori, si dice che la lava si dividesse in due parti, ed il fuoco passasse senza che gli stessi giovani, e insieme a loro i genitori, ricevessero alcun danno. Ed essi in verità, anche ai nostri giorni, vengono onorati dai Catanesi». I due fratelli, per la loro azione e per l’incondizionato amore per i loro genitori, vennero allora chiamati Pii, proprio per la loro “pietas” (come definito da Treccani, sentimento di affettuoso dolore, di commossa e intensa partecipazione e di solidarietà che si prova nei confronti di chi soffre). Le statue bronzee di Anfinomo, Anapìa e dei loro genitori – Piazza dell’Università, Catania (Foto S. Scalia) 1 Le statue bronzee di Anfinomo, Anapìa e dei loro genitori – Piazza dell’Università, Catania (Foto S. Scalia) Pausania conclude con una frase che ancora oggi, dopo quasi due millenni, risulta Le statue bronzee di Anfinomo, Anapìa e dei loro genitori – Piazza dell’Università, Catania (Foto S. Scalia) 2attualissima: «Ed essi in verità, anche ai nostri giorni, vengono onorati dai Catanesi». Per rendersi conto di quanta verità ci sia in quelle parole basta recarsi in Piazza dell’Università a Catania. Qui si trovano quattro candelabri in bronzo, realizzati nel 1957 dal maestro Mimì Maria Lazzaro, che raccontano altrettante leggende catanesi: quella della giovane Gammazita, del paladino Uzeta, di Cola Pesce, e per l’appunto quella dei fratelli pii Anapìa e Anfinomo. Nell’angolo nord-orientale della piazza si trova infatti il candelabro bronzeo nel cui basamento troviamo le figure dei due giovani e dei loro anziani genitori. La leggenda è stata ripresa ancora in epoca romana, divenendo poesia con il poemetto Aetna (quasi sicuramente di autore anonimo, ma incluso nella cosiddetta Appendix Virgiliana, un insieme di opere giovanili di Publio Virgilio Marone (noto più semplicemente come Virgilio): « Insequitur miranda tamen sua fabula montem / nec minus ille pius, quam forte est nobilis ignis / Nam quondam ruptis excanduit Aethna cavernis / et velut eversis penitus fornacibus ignes / et vecta in longum rapidis fervoribus unda, / haud aliter quam cum saevo Jove fulgurat Aether / et nitidum obscura caelum caligine torquet.» [«Una meravigliosa leggenda si riferisce tuttavia al monte, che, sebbene colpevole di tanti danni, non è meno famoso per l’esempio di pietà dato dalle sue fiamme. Un giorno infatti l’Etna, erompendo dalle sue caverne, divampò, e come se le sue profonde fornaci si riversassero all’esterno, un enorme torrente di lava infuocata irruppe sulle distese circostanti; non diversamente Giove corrucciato percorre l’etere con le sue folgori e avvolge di nera caligine il cielo splendente». (traduzione di Ignazio Concordia)]Cartina I.G.M. scala 1: 25.000. la zona dei Due Pizzi Cartina I.G.M. scala 1: 25.000. la zona dei Due Pizzi I Fratelli (o Frati) Pii, sono presenti anche sull’Etna. Qui si trovano, nel versante settentrionale, a circa 2500 metri di quota, 1200 m. circa a SW di Monte Pizzillo, due notevoli emergenze a forma di cono: «altro non sono che due hornitos che emergono dal vasto deserto lavico del Passo dei Dammusi. Nel corso di questa eruzione [1614-1624 N.d.R.], durata ben 10 anni, vennero effusi circa un miliardo di metri cubi di lava e circa 2 milioni di metri cubi di proiezioni solide» [G. Tringali – Oronimi Etnei – in Bollettino Accademia Gioenia Sci. Nat. – Vol. 45 N.° 375 – Catania 2012]. Cosa è un “hornito”? Il termine deriva dalla lingua spagnola; “horno” significa “forno”, quindi un hornito non è altro che un piccolo forno. Lì dove da una frattura nel terreno viene in superficie la lava, qualora questa sia sufficientemente fluida e ricca in gas, si generano degli accumuli di brandelli di materiale ancora caldo e plastico che costruiscono delle strutture di forma approssimativamente conoidale, che ricorda vagamente un forno. Schizzo degli hornitos dei Fratelli Pii, realizzato da Sartorius e riproposto da Haroun Tazieff Schizzo degli hornitos dei Fratelli Pii, realizzato da Sartorius e riproposto da Haroun Tazieff Perché I Due Pizzi vengono detti localmente anche Frati Pii? L’interpretazione dell’origine del toponimo è abbastanza semplice: i due rilievi, che alla sommità raggiungono rispettivamente i 2515 e 2514 metri, emergono dal campo lavico dell’eruzione del 1614-24 (la più lunga eruzione laterale della storia recente, avvenuta sull’alto versante settentrionale dell’Etna [J.C. Tanguy – S. Branca – L’attività eruttiva dell’etna degli ultimi 2700 anni]). Svariate volte, nel corso dei quattro secoli trascorsi, sono stati circondati dalle colate di lava scaturite più a monte: accerchiati, ma non sepolti. Così come Anapìa e Anfinomo. I Due Pizzi, fotografia di Émile Chaix (1890) I Due Pizzi, fotografia di Émile Chaix (1890) In verità la loro altezza, rispetto al terreno circostante, è andata sempre di più a diminuire nel corso del tempo. La più antica riproduzione fotografica dei due rilievi che io conosca risale al 1890: essa – opera di Émile Chaix – è custodita presso la Bibliothèque Nationale de France (BnF). L’autore, professore di Geografia fisica a Ginevra, fu anche membro della Società geografica di quella città. Visitò più volte l’Etna: nel 1892 descrisse l’eruzione di quell’anno sulle pagine de “Le Globe”; nel 1894, per la stessa testata, descrisse la Valle del Bove e la locale vegetazione; e nel 1902 pubblicò una Carta vulcanologica e topografica dell’Etna.Della leggenda dei Fratelli Pii racconta anche Santo Calì, uomo di cultura e scrittore linguaglossese, nell’opera “La notti longa”, pubblicata nel 1972. «Un nuvolone di fumo densissimo aveva oscurato il ciclo. Il sole divenne sanguigno e un boato fece sussultare le pendici screpolate dell’Etna. Si precipitarono giù a valle i contadini e i pastori, trascinando con sé le poche e misere masserizie e spingendosi innanzi bovi mugghianti e pecore impazzite e cani che ululavano, in un inferno di ceneri infocate, di scosse paurose e di bagliori cupi e accecanti. – Tornate, tornate indietro! Disgraziati… La montagna sta divampando! La sciara è entrata come serpente nelle nostre case! E il giudizio di Dio, è la morte… Ma Anfinomo e Anapio, splendidi di sudore, guizzanti nei muscoli, con l’ansia nel petto in tumulto, sfuggivano come due nibbi alle mani che cercavano di agguantarli, e salivano: salivano disperatamente incontro alla morte e contro la natura spietata. E lì trovarono i due vecchietti paralitici, accostati ad un angolo della capanna, abbracciati e rassegnati a morire e felici quasi che i loro figli fossero in salvo. – Padre, madre! Che non sentite? Siamo qui, i vostri figli? Anfinomo, Anapio… Il torrente di lava stava già per investire la capanna. I fratelli pii si caricarono sulle spalle i loro genitori, e giù, anch’essi verso la valle lontana. Si voltarono a vedere per l’ultima volta il loro tugurio che scompariva tra il fumo e le fiamme, si fermarono un poco, atterriti; ma il fuoco non lo maledissero… Poi fu una gara tremenda tra l’impeto della natura e la fragile forza degli uomini. Vinse la natura e il torrente raggiunse i fratelli; ma la loro pietà aveva vinto nel cospetto di Dio; il fuoco si divise in due ali, circondò in una corona rossa di amore i due giovani carichi del loro pietoso fardello, li accompagnò per tutta la notte, li consegnò incolumi all’alba che schiariva, alla memoria commossa degli uomini, alle rievocazioni di Pausania, di Strabene, di Claudiano, di Ausonio, di Virgilio, al trascorrere lento dei secoli… Lassù, oltre i Pizzi Deneri, il vento canta ancora nella desolata solitudine l’immortale leggenda. E i Fratelli Pii, nei loro manti oscuri di sciara, vigilano, sacerdoti immortali, a guardia dei penetrali sacri del Dio.»(da il vulcanico. It)

PictographSummit Altitude 0 ft
Photo ofMonte Nero delle Concazze Photo ofMonte Nero delle Concazze Photo ofMonte Nero delle Concazze

Monte Nero delle Concazze

Monte Nero delle Concazze - altezza 2192 m s.l.m. – versante NE) – Si tratta di un considerevole cono vulcanico, sito a monte degli impianti sciistici di Piano Provenzana (Etna Nord), vicino al suo omonimo “nero settentrionale” rispetto al quale si trova più a Sud.

PictographWaypoint Altitude 7,703 ft
Photo ofSciara del Follone Photo ofSciara del Follone Photo ofSciara del Follone

Sciara del Follone

Altitudine2348 m Creato2019-12-02 12:49:05 La Sciara del Follone, si è originata in seguito alla messa in posto delle lave dei Dammusi che costituiscono il prodotto dell’eruzione che per 10 anni (1614-1624) interessò il versante settentrionale dell’Etna da 2550 m di quota fin all’altezza di Monte Collabasso a circa 1200 m s.l.m. L’eruzione, la più lunga tra le eruzioni storiche dell’Etna, emise durante il periodo della sua attività un'enorme quantità di lave, valutabile in circa 1050 x 106 m3, che inondarono una considerevole area dell’edificio vulcanico per oltre 1400 metri di dislivello ed estendendosi per circa 21 km2. La complessità del fenomeno, che produsse lave di tipo pahoehoe, non frequenti sul nostro vulcano che più spesso emette lava aa, creò una serie di interessanti morfologie come i tumuli e i megatumuli che si trovano sparsi in tutta la superficie dell’immensa colata. Inoltre, poiché i flussi lavici, nella loro evoluzione, si sovrapposero accavallandosi e anche ostacolandosi nella discesa verso le quote più basse, si crearono numerosissime cavità dalle dimensioni più varie, superficiali e profonde oppure laminari, sormontate da lastre di roccia di pochi centimetri che risuonano al passo, da cui il nome arabo dammuso, ovvero soffitto, copertura. I flussi principali crearono i canali più profondi che coperti da croste più o meno spesse sono adesso le grotte che si conoscono in quest’area. Partendo dalle quote più alte, distinguiamo: la Grotta del Diavolo a quota 2400 m, la Grotta del Lago a 2200 m, la Grotta di Aci e la Grotta del Gelo a 2000 m, la Grotta dei Lamponi a 1700 m. I flussi secondari, più superficiali, formarono, nei naturali terrazzamenti della colata, altre piccole cavità non meno interessanti delle maggiori. Alcune di queste sono note per la complessità della loro morfologia come ad esempio la Grotta del Labirinto a circa quota 1800 m e la Grotta degli Inglesi, che con altre 15 piccole cavità costituisce un complesso speleovulcanologico di notevole interesse.(cataniaperte.com)

Comments  (1)

  • Photo of Vito Uva
    Vito Uva Jun 22, 2020

    I have followed this trail  verified  View more

    dettagliate le informazioni fornite da Giovanni

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