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Scarponi 10 : Parco regionale terra delle G ;Anello Accetta Grande e l'Amastuola passando dal fianco della Gravina di Leucaspide

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Trail stats

Distance
7.85 mi
Elevation gain
374 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
374 ft
Max elevation
690 ft
TrailRank 
69
Min elevation
264 ft
Trail type
Loop
Moving time
3 hours 12 minutes
Time
3 hours 35 minutes
Coordinates
2178
Uploaded
October 7, 2021
Recorded
October 2021
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near La Colombaia, Puglia (Italia)

Viewed 895 times, downloaded 14 times

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Itinerary description

Masseria Accetta Grande

Sul lato ovest della Gravina di Leucaspide, è situata la masseria. Si presenta come un imponente edificio caratterizzato da una serie di archi. Ha una tipologia a corte chiusa. Vi si accede attraverso due portali. Nella masserie ci sono vari ambienti diversi, come gli ovili con il relativo mungitoio, le stalle, un colombaio e un gallinaio. L’ambiente è molto rustico e si estende per diversi metri quadrati. Ha un piano terra dove negli ambienti si accede per mezzo di un susseguirsi di archi. Vi è anche un piano superiore. La masseria è attorniata da una scarsa macchia mediterranea con spazi verdi ed alberi sparsi. Nella stessa area della masseria, poco distante, si trova anche una chiesetta che rispetto alla grandezza della masseria, è molto piccola.

Masseria Amastuola ospita un elegante wine hotel, una bottaia, una libreria e un ristorante con terrazza. La struttura del 1400 è stata riportata in auge da un’importante opera di ristrutturazione, avvenuta nel pieno rispetto della struttura e dei materiali originali. Circondata da un immenso vigneto, da ulivi secolari e da tipici muretti a secco, la masseria a corte chiusa conserva tutto il fascino del passato.
Il primo documento in cui compare la Masseria è un Inventarium dei beni di Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto, redatto nella prima metà del 1400. In questo, la masseria è riportata tra i beni dell’Abbazia italo-greca di San Vito del Pizzo di Taranto. Nel 1500 la masseria viene concessa in enfiteusi e poi venduta al nobile Giovanni Ferrandinò che la ampliò acquisendo anche le terre demaniali circostanti. Nel 1652 Giovan Vincenzo Ferrandinò la vendette per 2000 ducati al chierico tarantino Andrea D’Afflitto.
La Masseria conobbe la massima espansione territoriale nel XVIII secolo, quando includeva parte delle località “Lo Sperduto” (che comprendeva terre delle Masserie Accetta, Scardino, San Giovanni) e “Arecupo”.
I D’Afflitto ottennero in concessione queste terre nel 1699, direttamente dal Sindaco Domenico Antonio Broja, che gli concesse un censo annuo di soli 6 carlini. Diversi anni dopo, la gestione della Masseria fu affidata a Diego D’Afflitto, che dilapidò ingenti somme di denaro nel gioco, segnando, di fatto, un periodo di discesa della Masseria.
Fu quando Andrea D’Afflitto Junior prese le redini della situazione che la Masseria conobbe un periodo di ripresa e di floridezza. Andrea ammodernò le strutture, aggiunse nuovi fabbrichi, jazzi e un trappeto, introdusse nuove colture.
Nel 1773 Andrea donò tutto il suo patrimonio a Saverio D’Ajala di Taranto, in cambio di un assegno vitalizio annuo di 1200 ducati, per ricambiare la generosità con la quale questi aveva sostenuto la famiglia nei periodi di crisi. In seguito ad un ripensamento, Andrea tentò di rientrarne in possesso mediante ricorsi in tribunale, ma, nonostante il sequestro giudiziario della Masseria e nonostante un suo testamento, con il quale ne limitava la proprietà, la Masseria rimase ai D’Ajala fino alla metà del 1900. Dal 2003 la Masseria è di proprietà del Gruppo KIKAU della famiglia Montanaro di Massafra.
(Ricerca storica del Prof. Cosimo Mottolese)

La Gravina di Leucaspide


Le gravine sono delle profonde incisioni carsiche con andamento prevalente nord-sud, caratteristiche dei nostri territori.

Si sviluppano in un massiccio carbonatico, cioè costituito da calcare e carcarenite, roccia che localmente viene chiamata “tufo”.

Il tufo, proprio per la sua scarsa durezza, viene lentamente eroso, alterato dall’acqua e dagli agenti atmosferici, creando questi canali ricchi di cavità. Si presta quindi ad essere lavorato facilmente e l’uomo ha colto questo vantaggio da sempre. Prima lavorando direttamente le pareti di roccia per ricavarne caverne e anfratti utili al proprio insediamento. Sono facilmente riconoscibili gli insediamenti rupestri del Triglio. In seguito per ricavarne blocchi e costruire in zone più elevate, lasciandone però un vistoso segno nel territorio, come può essere la cava De Sinno, da pochi anni recuperata e valorizzata dall’ amministrazione comunale.

Molte sono le gravine presenti nel territorio di Statte, alcune di dimensioni minori, ma non per questo meno importanti.

La gravina di Leucaspide Toponimo: LeukoV = bianco splendente; aspiV = scudo (greco)

Probabilmente il suo nome ha avuto origine dall'insegna di un soldato greco che si stabilì in quella contrada. Il paese dei bianchi scudi, dove pare si accampasse una falange di guerrieri greci, chiamati Leucaspidi che combatterono sotto Pirro la battaglia d'Ascoli. Ma aspide potrebbe anche dire serpente come a voler sottolineare il decorso bianco (per la pietra) e sinuoso della gravina.
Si trova a ovest del centro abitato e in realtà nasce dalla confluenza di altre due minori, ma anch'esse notevoli: l'Amastuola e Triglie. Prende i nomi di Accetta nella parte superiore, Leucaspide nel corso medio e Gennarini nell'ultimo tratto.
La litologia è caratterizzata da rocce sedimentate di origine marina, depositatesi in ambienti e tempi diversi.
La gravina è caratterizzata da una fitta e rigogliosa vegetazione. Tra le specie arboree più interessanti si ritrovano il pino d'aleppo, il leccio, il fragno, l'ulivo, il carrubo; tra le specie arbustive si riscontrano il lentisco ( noto come mucchio o stinge), la fillirea, il mirto, l'acanto, il ginepro, il corbezzolo. La flora è caratterizzata dalla presenza di piante e specie tipiche dell'habitat di gravina: le orchidee selvatiche, le piante officinali e aromatiche, l'alloro, il rosmarino, il timo, il cappero. Tra le venti specie di orchidea bisogna ricordare le ofridi: apifera, pugliese e la Spiranthes spiralis.

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Gravina di Leucaspide

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Tratto via ellenica cammino materano

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Fauna

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