Sala Consilina
near (former) Roman Catholic Diocese of Sala Consilina, Campania (Italia)
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Itinerary description
Si parte dalla Piazza Umberto I e si procede su strada asfaltata per circa 1,5 km su strada asfaltata fino a raggiungere il serbatoio. Da li si prosegue su un sentiero che conduce ai casalini. Dopo altri 1,5 Km si prende una deviazione a destra che conduce in cima a Piesco Rosso (823 m), la caratteristica roccia rossa che sovrasta l'abitato di Sala Consilina. L'ultimo tratto è tecnicamente difficile perché bisogna arrampicarsi usando le mani, ma per la vista sul Vallo di Diano ne vale davvero la pena. Si ridiscende verso i Casalini ripercorrendo a ritroso il sentiero che conduce a Piesco Rosso e poi girando a destra alla deviazione, proseguendo sul sentiero originale. Una volta raggiunti i Casalini, i ruderi dell'antico centro di Sala, si sale seguendo un largo tratturo verso Castello (830 m) dove si può fare una sosta sui tavoli in legno con vista sul Vallo di Diano. Dopo la sosta si scende verso Santo Leo e tornando nel centro storico di Sala. Dopo aver percorso per meno di un chilometro le strette vie del quartiere Ariedda, si imbocca il sentiero che conduce alla chiesetta di Monte Vergine. Un'altra breve sosta sui tavoli da picnic e poi si scende lungo un sentiero poco manutenuto che scende in direzione di Sant'Antonio. Una volta raggiunta la carrabile si torna verso il punto di partenza.
Waypoints
Casalini
Ruderi del quartiere abbandonato corrispondente all’espansione medievale dell’abitato
Castello
La tradizione vuole che sia stato costruito da Roberto il Guiscardo, dopo la sua conquista di Salerno e del Principato nel 1076. È tuttavia verosimile che il suo impianto originario sia precedente all’età normanna. Nel 1230, nel periodo svevo del Regno di Sicilia, il castello registrò interventi di manutenzione e di potenziamento per volontà di Federico II; nel 1246 il medesimo sovrano lo assediò, per riportare all’ordine il ribelle barone Sanseverino, nel cui feudo Sala era compresa. Probabilmente riparato e potenziato in età angioina ed aragonese, il castello fu distrutto nel 1497 dagli stessi Aragonesi, che esiliarono infine l’insorto Antonello Sanseverino, confiscandone il feudo. Nell’antica fortezza – diruta, e abbandonata poi nel corso di tutta l’età moderna – fu eretta la chiesa della Madonna della Consolazione o di Castello: la popolazione vi si reca processionalmente la domenica successiva al 12 settembre e il lunedì in Albis. Nel Santuario mariano si deve segnalare la presenza d’una tela, settecentesco rifacimento di una più antica opera raffigurante la Madonna e il Bambino, ad un lato dei quali è un ignoto personaggio in abiti barocchi, raffigurato nell’atto di pregare: la tradizione popolare vi riconosce il Principe del castello, uno dei Sanseverino, forse Ferrante, cioè l’ultimo barone dell’illustre casato, a cui furono definitivamente confiscati i feudi nel 1550 dal Viceré don Pedro de Toledo. Il castello, rafforzato tutt’intorno da mura e da una serie di torri cilindriche, dominava l’abitato della Sala medievale, controllando anche l’importante via di comunicazione che ne attraversava il territorio, l’antica Consolare che menava dalla capitale del Regno alla Calabria. Al contempo era pure posto a guardia del passo che immetteva nella contigua Valle dell’Agri, nel tenimento di Marsico, sede vescovile e centro della contea dei Sanseverino. Ben si comprendono quindi l’importante funzione strategica che la fortezza ebbe nel corso del Medioevo e la determinazione degli Aragonesi a raderla al suolo nel 1497.
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