Riserva naturale Zompo lo Schioppo, cascata ed Eremo Santa Maria del Cauto
near La Fossa, Abruzzo (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Percorso non troppo difficile, anche se reso impegnativo da pioggia insistente e neve. Il punto di partenza è conosciuto a molti turisti che sopratutto nella bella stagione frequentano la località per scampagnate a volte un po troppo invasive. Questo è stato il motivo perchè abbiamo scelto questo periodo dell'anno per apprezzare un luogo incantevole e pur sempre selvaggio.
Partenza da camping lo schioppo e direzione immediata verso le vedute della cascata, si incotra immediatamente un piccolo bacino d'acqua, Laghetto dell'Enel, che distribuisce l'acqua della cascata nella valle sottostante, sulla sua sinistra si sale leggermente per raggiungere le vedute. Il percorso non ha sbocco e se si vuole salire sull'eremo Cauto o sul monte Crepacuore o su al rifugio Tassiti si è scostretti o ad attraversare il ruscello, che in primavera è difficilmente guadabile o ridiscendere al bacino artificiale e passare dal lato opposto della diga. Il percorso non è segnato ma seguendo il canale in cemento si arriva nei pressi di cascine abitate e ad una rete che demarca i confini privati, scavalcandoli si imbocca una carrareccia, in questo caso abbiamo dovuto cambiare il percorso allungando di 1 0 2 Km circa perchè abbiamo trovato la strada sbarrata da dei maremmani. Salendo sulla carrareccia che era un vero e propio ruscello in piena si incontrano le indicazione per l'eremo del Cauto o per il passo della Selvastrella. Salendo aumenta l'intensità dell'acque e la pericolosità del percorso, il terreno si sbriciola sotto i piedi e il costone viene giù lentamente ma visibilmente.
Si attraversano alcuni valloni scavati dall'acqua e finalmente si torna sotto agli alberi, su un terreno più morbido e confortevole, si scavalcano numerosi alberi caduti da poco e finalmente si arriva in prossimità della fonte della cascata che sotto alcuni metri di strapiombo si sente frusciare. Il costone è tutto costellato di rifugi di pastori e di bestie, ricavi naturali forse accomodati nei tempi in cui l'eremo era frequentato, oltretutto da riparo alla pioggia abbondante. L'eremo appare dal nulla dietro una curva del percorso ed è incantevole e modesto, aperto si possono ammirare degli affreschi stupendi del XII-XII secolo. Da questo momento in poi si incontra neve mista ad acqua, impronte di cervi e lupi, si attraversa un altro ruscello e si è dalla parte opposta del crinale, direzione rifugio Tassiti. Si incontra uno spiazzo con un enorme puleggia al centro, e si intravedono i piloni della corrente che sono il punto di riferimento per individuare il rifugio, altrimenti invisibile. Ed infatti quando si riprende la carrareccia il rifugio che si trova sopra il dorso di un costone è invisibile e male indicato. Il rifugio si trova in pessime condizioni, sembra una casa abbandonata da decenni con vetri rotti e sporcizia, da comunque riparo alla pioggia. D'ora in poi è tutta discesa, tagliando la carrareccia si arriva presto alla valle e da li ad un piccolo gruppo di case con segheria dove a farci allungare il percorso di nuovo un maremmano. Si riprende la strada asfaltata e si giunge di nuovo al camping.
Peccato per le condizioni di alcuni tratti del percorso, recensioni su recensioni di terreni privati cani sciolti tralicci e rifugi invisibili e in stato di abbandono. Il luogo è belissimo e pieno di storia, anche recente, è da ricordare che nel 1915 tutta l'area di Avezzano è stata colpita da un terremoto che ha provocato la quasi totalià delle vittime tra gli abitanti dei paesi coinvolti. è stato il terremoto più devastante dopo quello di Messina. E' possibile visitare le rovine di Morino vecchia per fare un salto temporale e rendersi conto dell'enorme tradegia che questo territorio ha subito.
Partenza da camping lo schioppo e direzione immediata verso le vedute della cascata, si incotra immediatamente un piccolo bacino d'acqua, Laghetto dell'Enel, che distribuisce l'acqua della cascata nella valle sottostante, sulla sua sinistra si sale leggermente per raggiungere le vedute. Il percorso non ha sbocco e se si vuole salire sull'eremo Cauto o sul monte Crepacuore o su al rifugio Tassiti si è scostretti o ad attraversare il ruscello, che in primavera è difficilmente guadabile o ridiscendere al bacino artificiale e passare dal lato opposto della diga. Il percorso non è segnato ma seguendo il canale in cemento si arriva nei pressi di cascine abitate e ad una rete che demarca i confini privati, scavalcandoli si imbocca una carrareccia, in questo caso abbiamo dovuto cambiare il percorso allungando di 1 0 2 Km circa perchè abbiamo trovato la strada sbarrata da dei maremmani. Salendo sulla carrareccia che era un vero e propio ruscello in piena si incontrano le indicazione per l'eremo del Cauto o per il passo della Selvastrella. Salendo aumenta l'intensità dell'acque e la pericolosità del percorso, il terreno si sbriciola sotto i piedi e il costone viene giù lentamente ma visibilmente.
Si attraversano alcuni valloni scavati dall'acqua e finalmente si torna sotto agli alberi, su un terreno più morbido e confortevole, si scavalcano numerosi alberi caduti da poco e finalmente si arriva in prossimità della fonte della cascata che sotto alcuni metri di strapiombo si sente frusciare. Il costone è tutto costellato di rifugi di pastori e di bestie, ricavi naturali forse accomodati nei tempi in cui l'eremo era frequentato, oltretutto da riparo alla pioggia abbondante. L'eremo appare dal nulla dietro una curva del percorso ed è incantevole e modesto, aperto si possono ammirare degli affreschi stupendi del XII-XII secolo. Da questo momento in poi si incontra neve mista ad acqua, impronte di cervi e lupi, si attraversa un altro ruscello e si è dalla parte opposta del crinale, direzione rifugio Tassiti. Si incontra uno spiazzo con un enorme puleggia al centro, e si intravedono i piloni della corrente che sono il punto di riferimento per individuare il rifugio, altrimenti invisibile. Ed infatti quando si riprende la carrareccia il rifugio che si trova sopra il dorso di un costone è invisibile e male indicato. Il rifugio si trova in pessime condizioni, sembra una casa abbandonata da decenni con vetri rotti e sporcizia, da comunque riparo alla pioggia. D'ora in poi è tutta discesa, tagliando la carrareccia si arriva presto alla valle e da li ad un piccolo gruppo di case con segheria dove a farci allungare il percorso di nuovo un maremmano. Si riprende la strada asfaltata e si giunge di nuovo al camping.
Peccato per le condizioni di alcuni tratti del percorso, recensioni su recensioni di terreni privati cani sciolti tralicci e rifugi invisibili e in stato di abbandono. Il luogo è belissimo e pieno di storia, anche recente, è da ricordare che nel 1915 tutta l'area di Avezzano è stata colpita da un terremoto che ha provocato la quasi totalià delle vittime tra gli abitanti dei paesi coinvolti. è stato il terremoto più devastante dopo quello di Messina. E' possibile visitare le rovine di Morino vecchia per fare un salto temporale e rendersi conto dell'enorme tradegia che questo territorio ha subito.
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