Riserva naturale orientata monte capodarso (percorso in cresta) - fiume imera meridionale - miniera giumentaro
near Solfara Giumentaro, Sicilia (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
nel primo tratto è possibile vedere il ponte di Carlo V e subito il fiume imera meridionale.
dopo si arriva alla miniera di giumentaro, molto bella e dove sono ancora visibili i forni e le discenderie.
alla cresta si arriva attraversando un cancello (non chiuso) e salendo per una mulattiera. dalla cresta si scende sempre su una mulattiera, fino ad arrivare a delle cave di blocchi di sabucina dismesse. li il sentiero non esiste, si deve percorrere una discesa vicino alla cresta, fino ad arrivare ad una casa abbandonata e scendere da una canalizzazione dell'acqua (asciutta) su sabucina. nel tratto finale si deve salire e scendere dalla canalizzaizone per evitare la briglia.
da guidasicilia.it :
Nel cuore della Sicilia, a cavallo tra le province di Enna e Caltanissetta e lungo il corso del fiume Imera meridionale, si estende uno dei maggiori polmoni verdi dell'isola, la Riserva Naturale Orientata di Monte Capodarso e Valle dell'Imera meridionale.
Istituita nel 1999 e affidata in gestione all'Associazione Italia Nostra la riserva ricade nel territorio dei comuni di Pietraperzia, Caltanissetta ed Enna, tra le falde del Monte Capodarso e del Monte Sabucina, coprendo un territorio di ben 1.485,1 ettari. In un contesto archeologico e naturalistico di rara bellezza si fondono vari ecosistemi, miniere di zolfo, zone archeologiche e masserie.
La prima cosa che colpisce chi arriva nella valle è lo stupendo paesaggio che ha come protagonista il fiume Imera che in alcuni tratti, è incassato tra pareti calcaree mentre in altri è circondato da colline che degradano dolcemente. Nel fiume confluiscono le acque di numerosi affluenti, fra i quali i fiumi Morello e Torcicoda.
L'acqua, a volte, abbandona il suo letto creando dei meandri simili a stagni, dove nidificano molte specie animali. Qui è presente la tipica vegetazione degli ambienti rupestri con essenze tipiche della macchia mediterranea e quella degli habitat acquatici. Ad ovest del fiume si estende il territorio della provincia di Caltanissetta, mentre a est quello della provincia di Enna.
https://www.youtube.com/watch?v=NkOpgiV7-OU&t=5s
Waypoints
Ponte capodarso
Il ponte fu costruito nel 1553 sull'Imera meridionale (comunemente detto "Sanche") per ordine di Carlo V[1] per evitare il guado del fiume, particolarmente pericoloso durante le piene.[2] Originariamente aveva l'aspetto di un ponte a un solo arco "a schiena d'asino", che poteva essere attraversato solo dai pedoni;[1] ai lati vi erano statue raffiguranti i dodici apostoli.[3] Nel XVIII secolo il geografo Antonio Chiusole l'annoverò, assieme all'Etna e alla fonte Aretusa di Siracusa, tra le meraviglie della Sicilia («un monte, un fonte e un ponte»);[4][5] intorno alla fine del secolo il pittore francese Jean Houel ne fece un disegno ad acquarello, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia.[6] Sebbene fosse collocato esattamente sul confine con Castrogiovanni, il ponte rimase di pertinenza nissena, come attestato da un documento del 1620 in cui si attribuiva alla municipalità di Caltanissetta la manutenzione dell'intera opera.[4] Nel 1842 fu interessato da un restauro commissionato dal consiglio provinciale,[1] ma solo dopo l'Unità d'Italia, nel 1863[3] (o già nel biennio 1847-48, secondo altra fonte)[7] la forma originaria venne totalmente stravolta: furono realizzati due piccoli archi laterali affiancati all'arco principale che lo resero piano, e venne allargato per rendere adatto al passaggio dei carri. Alla fine dei lavori, nel 1866, fu inserito nell'itinerario della strada rotabile Caltanissetta-Piazza Armerina.[8] Il ponte fu distrutto il 9 luglio 1943 dai tedeschi in ritirata, e ricostruito l'anno successivo. Il 10 aprile 1961 crollò nuovamente in seguito a una piena eccezionale; fu riaperto al traffico il 27 gennaio 1962.[8] fontewikipedia
Onopordo
È una pianta erbacea biennale o perenne, con fusti alti sino a 2 m, alati e spinosi.[3] Le foglie basali sono pennato-partite o pennatosette, spinose, ricoperte da una fitta peluria biancastra; quelle cauline decorrenti sul fusto, con divisioni laterali spinose, lunghe fino a 2 cm. L'infiorescenza è un capolino globoso terminale, con fiori tubulosi porporini, o molto raramente bianchi. Il frutto è una cipsela con solchi trasversali e con pappo setoloso.
Terebinto
terebinto è un cespuglio o piccolo albero alto fino a 5-6 metri, è caducifoglio e latifoglia. Le foglie sono imparipennate, composte generalmente di 9 foglioline alterne, ovato-oblunghe o più raramente lanceolate, caduche, glabre, mucronate all'apice, ed emanano un odore resinoso. I fiori sono dioici, privi della corolla, hanno carattere lasso all'apice dei rami e sono formati da grappoli composti in una pannocchia piramidale, a sua volta ramosa, di colore rossastro, con rachide assottigliata verso l'alto e pedicelli più corti del fiore. I fiori maschili hanno il calice diviso in 5 lacinie lanceolate e acute, 5 stami opposti ai sepali più lunghi del calice, filamenti cortissimi e antere grosse; quelli femminili hanno 3 carpelli saldati, supero rosso con 3 stili, e tre stimmi. Sbocciano tra aprile e luglio. Ci sono alberi con solo fiori maschili e con solo fiori femminili. I frutti sono drupe ovoidee a grappolo, con peduncoli di 4–7 mm, compresse, apicolate, prima verdastre e poi a maturità rosso-brune, contenenti olio grasso. Le bacche sono commestibili ed il seme ricorda il gusto e il colore del pistacchio. Il legno è duro, resistente; il fusto con una corteccia bruno rossastra, glabra e con lenticelle lineari longitudinali. Le radici sono sviluppate, penetrano in profondità nel terreno, e riescono ad inserirsi nelle fessure delle rocce, spaccandole, permettendo alla pianta un'elevata resistenza al gelo e alla siccità. Per questa sua caratteristica, viene denominato in Italia "spaccasasso".
Borracina azzurro
La boraccina azzurra (Sedum caeruleum L.) è una pianta annuale della famiglia delle Crassulaceae, diffusa nel bacino del Mediterraneo occide Sedum caeruleum è una pianta erbacea annuale alta 5–20 cm, presenta fusti eretti o ascendenti, ramosi in alto. Le foglie sono alterne, erette o eretto-patenti, cilindriche e di modeste dimensioni, circa 1,5 x 3,54 mm. I fiori sono generalmente composti da 5-7 sepali, 5-7 petali, bianchi alla base e azzurri altrove, ottusi, più o meno a cappuccio; la colorazione dei fiori è responsabile dell'epiteto specifico di questa specie (caeruleum = celeste), come pure di alcuni dei nomi volgari che contraddistinguono questa specie (pignola blu, borracina azzurra). Gli stami sono 14, le antere azzurre, i follicoli alla fine patenti, progressivamente assottigliati in lungo stilo. Il periodo di fioritura va da marzo a giugno.[senza fonte]
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