Rif.Dibona - anello della Tofana di Rozes - Rif.Giussani [CAI 442, 404, 401, 403]
near Pocol, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Si parte dal parcheggio del rifugio Dibona, a cui si arriva dopo un pezzo di sterrato dopo una deviazione sulla strada che da Cortina porta al passo Falzarego. Il parcheggio è molto grande, ma alle 9 di mattina era già quasi tutto pieno, complice anche la bella domenica di sole.
Il percorso parte prendendo il sentiero verso la Forcella Pomedes (CAI 442, che però sulla cartina è segnato 404), e non quello che sale al rifugio Giussani (che prendermo al ritorno).
Il sentiero, che a un certo punto effettivamente poi viene segnato come 404, sale subito ripido fino alla forcella Col dei Bos, con una bellissima vista sull'imponente Tofana di Rozes e, tra gli altri, sul gruppo delle Cinque Torri. La salita alla forcella è mediamente impegnativa, ma non è eccessivamente lunga. Ci sono alcuni punti un po' esposti ma il sentiero è generalmente largo e non dovrebbe dare problemi. Si incrociano sulla via anche alcuni ruderi di edifici e trincee della Prima Guerra Mondiale.
Giunti alla forcella, parte la lunga e piacevole discesa verso la Val Travenanzes. La pendenza è quasi sempre contenuta, e non crea problemi alle ginocchia. Il panorama è anche qua meraviglioso, come lungo tutto il percorso. Si scende costeggiando per diversi chilometri il Rio Travenanzes, in quest'occasione particolarmente carico d'acqua per i forti temporali dei giorni scorsi. Quasi alla fine della discesa si giunge al Cason de Travenanzes (segnato come Malga Travenanzes su alcune carte). Il piccolo edificio in legno era chiuso, ma c'era comunque una fontana d'acqua fresca, che non so però se sia attiva tutto l'anno o se vada con l'andamento del Rio Travenanzes, ed un grande tavolo da picnic per mangiare. Oltre la malga si scende ancora per circa 100m di dislivello fino al punto più basso del percorso (circa 1850m). Sia prima della malga che dopo c'è da attraversare il Rio (2 volte in tutto); data la portata del torrente (che presumo non sia sempre così), il guado è stato più complesso del previsto, in quanto i punti di acqua bassa sono pochi ed è difficile riuscire a oltrepassarlo senza bagnarsi piedi e scarpe (nonostante gli scarponi in goretex).
Si giunge su un grande spiazzo sassoso dove il Rio scorre lungo vari rami, e si scende brevemente per il CAI 401 per imboccare poi il 403 a risalire, oltre il torrente.
Questo punto è stato particolarmente problematico a causa della portata del torrente e delle difficoltà nel trovare l'attacco del sentiero 403: sulla cartina e sulla traccia gps che stavamo seguendo infatti era segnato da tutt'altra parte rispetto a dove parte realmente, in pratica qualche centinaio di metri più a sinistra di quanto segnalato. Non ha aiutato il fatto che in questo punto non ci fossero, per decine di metri in ogni direzione, segni del CAI a indicare la via. Questo imprevisto ci ha fatto perdere almeno una mezz'ora abbondante per trovare il punto di attacco, prima da una parte poi dall'altra, saltando ogni volta da una sponda del torrente all'altra.
Il sentiero 403 parte subito in salita, abbastanza ripido, e mantiene questa caratteristica fino al rifugio Giussani (quindi per circa 700m di dislivello). All'inizio si inerpica in un boschetto di pino mugo, per poi passare su una cengia e infine infilarsi in mezzo alle montagne. Qua ci sono diversi passaggi su roccia non troppo agevoli e punti esposti (sempre e solo da un lato), che un escursionista mediamente esperto dovrebbe passare senza troppe difficoltà, ma a cui occorre comunque fare attenzione. Alcuni passaggi sono a gradoni sulla roccia, mentre in due tratti c'è una fune d'acciaio per agevolare la salita. Si attraversano anche un paio di traversi ghiaiosi molto scenografici.
Giunti quasi al rifugio (verso i 2400m) si possono incontrare piccoli nevai, e in effetti la temperatura, anche grazie al vento, inizia a scendere sensibilmente.
Arrivati al bellissimo rifugio Giussani, dopo una meritata sosta, si riprende il ben segnalato 403 verso il rifugio Dibona. La discesa risulta molto facile e abbastanza monotona, ma il paesaggio è comunque maestoso e salva decisamente la situazione. Il sentiero è in pratica un'autostrada che scende ripida con numerose curve, e porta rapidamente al punto di partenza.
Il percorso è sicuramente da sconsigliare a chi soffre di vertigini e a chi non è abituato a questo tipo di percorsi (con tratti esposti e mediamente tecnici), ma ripaga assolutamente delle fatica con viste incomparabili.
TEMPI DI PERCORRENZA
Rif. Dibona - forc. Col dei Bos: 1h30m
forc. Col dei Bos - Cason de Travenanzes: 1h20m
Cason de Travenanzes - rif. Giussani: 2h30m (esclusi 30m persi a trovare il sentiero 403)
Rif. Giussani - rif. Dibona: 1h
Il percorso parte prendendo il sentiero verso la Forcella Pomedes (CAI 442, che però sulla cartina è segnato 404), e non quello che sale al rifugio Giussani (che prendermo al ritorno).
Il sentiero, che a un certo punto effettivamente poi viene segnato come 404, sale subito ripido fino alla forcella Col dei Bos, con una bellissima vista sull'imponente Tofana di Rozes e, tra gli altri, sul gruppo delle Cinque Torri. La salita alla forcella è mediamente impegnativa, ma non è eccessivamente lunga. Ci sono alcuni punti un po' esposti ma il sentiero è generalmente largo e non dovrebbe dare problemi. Si incrociano sulla via anche alcuni ruderi di edifici e trincee della Prima Guerra Mondiale.
Giunti alla forcella, parte la lunga e piacevole discesa verso la Val Travenanzes. La pendenza è quasi sempre contenuta, e non crea problemi alle ginocchia. Il panorama è anche qua meraviglioso, come lungo tutto il percorso. Si scende costeggiando per diversi chilometri il Rio Travenanzes, in quest'occasione particolarmente carico d'acqua per i forti temporali dei giorni scorsi. Quasi alla fine della discesa si giunge al Cason de Travenanzes (segnato come Malga Travenanzes su alcune carte). Il piccolo edificio in legno era chiuso, ma c'era comunque una fontana d'acqua fresca, che non so però se sia attiva tutto l'anno o se vada con l'andamento del Rio Travenanzes, ed un grande tavolo da picnic per mangiare. Oltre la malga si scende ancora per circa 100m di dislivello fino al punto più basso del percorso (circa 1850m). Sia prima della malga che dopo c'è da attraversare il Rio (2 volte in tutto); data la portata del torrente (che presumo non sia sempre così), il guado è stato più complesso del previsto, in quanto i punti di acqua bassa sono pochi ed è difficile riuscire a oltrepassarlo senza bagnarsi piedi e scarpe (nonostante gli scarponi in goretex).
Si giunge su un grande spiazzo sassoso dove il Rio scorre lungo vari rami, e si scende brevemente per il CAI 401 per imboccare poi il 403 a risalire, oltre il torrente.
Questo punto è stato particolarmente problematico a causa della portata del torrente e delle difficoltà nel trovare l'attacco del sentiero 403: sulla cartina e sulla traccia gps che stavamo seguendo infatti era segnato da tutt'altra parte rispetto a dove parte realmente, in pratica qualche centinaio di metri più a sinistra di quanto segnalato. Non ha aiutato il fatto che in questo punto non ci fossero, per decine di metri in ogni direzione, segni del CAI a indicare la via. Questo imprevisto ci ha fatto perdere almeno una mezz'ora abbondante per trovare il punto di attacco, prima da una parte poi dall'altra, saltando ogni volta da una sponda del torrente all'altra.
Il sentiero 403 parte subito in salita, abbastanza ripido, e mantiene questa caratteristica fino al rifugio Giussani (quindi per circa 700m di dislivello). All'inizio si inerpica in un boschetto di pino mugo, per poi passare su una cengia e infine infilarsi in mezzo alle montagne. Qua ci sono diversi passaggi su roccia non troppo agevoli e punti esposti (sempre e solo da un lato), che un escursionista mediamente esperto dovrebbe passare senza troppe difficoltà, ma a cui occorre comunque fare attenzione. Alcuni passaggi sono a gradoni sulla roccia, mentre in due tratti c'è una fune d'acciaio per agevolare la salita. Si attraversano anche un paio di traversi ghiaiosi molto scenografici.
Giunti quasi al rifugio (verso i 2400m) si possono incontrare piccoli nevai, e in effetti la temperatura, anche grazie al vento, inizia a scendere sensibilmente.
Arrivati al bellissimo rifugio Giussani, dopo una meritata sosta, si riprende il ben segnalato 403 verso il rifugio Dibona. La discesa risulta molto facile e abbastanza monotona, ma il paesaggio è comunque maestoso e salva decisamente la situazione. Il sentiero è in pratica un'autostrada che scende ripida con numerose curve, e porta rapidamente al punto di partenza.
Il percorso è sicuramente da sconsigliare a chi soffre di vertigini e a chi non è abituato a questo tipo di percorsi (con tratti esposti e mediamente tecnici), ma ripaga assolutamente delle fatica con viste incomparabili.
TEMPI DI PERCORRENZA
Rif. Dibona - forc. Col dei Bos: 1h30m
forc. Col dei Bos - Cason de Travenanzes: 1h20m
Cason de Travenanzes - rif. Giussani: 2h30m (esclusi 30m persi a trovare il sentiero 403)
Rif. Giussani - rif. Dibona: 1h
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