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Ponte Bottega, Cortine, Il Trogo, Le Fiurle, Casanova dell'Alpe, Ripastretta, I Fondi, Trappisa

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Author

Trail stats

Distance
6.7 mi
Elevation gain
2,126 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
2,126 ft
Max elevation
3,267 ft
TrailRank 
39
Min elevation
1,533 ft
Trail type
Loop
Time
5 hours 37 minutes
Coordinates
1109
Uploaded
December 4, 2018
Recorded
December 2018
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2 comments
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near Poggio Lastra, Emilia-Romagna (Italia)

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Itinerary description

A Ponte Bottega si arriva venendo da S.Sofia e da qui prendendo la strada per il carnaio ma quasi subito deviando per Poggio alla Lastra. Dopo circa 8 Km bisogna seguire le indicazioni per l’Agriturismo Ca di Veroli. Da qui poi la strada diviene una sterrata che si percorre per un paio di Km fino a giungere al parcheggio auto posto a fianco del fiume Bidente dopo aver superato il primo ponte che incontrate. Ve ne sono altri due vicini ma si fanno solo a piedi.
Il ponte, fatto di pietre accostate in modo da formare un arco o più comunemente a schiena d’asino, posto sul ramo del Bidente di Pietrapazza è chiamato anche della “bottega”. Sulla riva opposta vi era un antico generi alimentari e tabacchi, uno spaccio in cui si trovavano i generi di prima necessità, quelli che non si potevano coltivare, ricavare dalle bestie al pascolo o raccogliere nella macchia. Qui, quindi, gli abitanti dei monti circostanti potevano rifornirsi appunto, fra l’altro, di fiammiferi, tabacchi e sale, compiendo faticose scarpinate La gente da oltre mezzo secolo fa ha abbandonato questa conca, le coste, i pendii, i pianori, e i crinali; Intere famiglie hanno lasciato i poderi, ponti, muri, campanili, tratti di sentieri, maestà, il sale, le sigarette e i fiammiferi, per trasferirsi e andare a vivere e lavorare altrove in luoghi meglio serviti e accessibili ai servizi derivanti dall’evolversi del progresso economico.
Il percorso inizia da qui, al margine della strada che sale a Pietrapazza e lungo la linea di acqua del Bidente di Pietrapazza che qui corre veloce, sottile e di tanto in tanto precipita in pozze, incastrate fra grandi sassi stondati e che con il tempo e fuori dai nostri occhi ha trovato la forza per scavare e solcare la valle.
Ci incamminiamo quindi lungo la mulattiera che funge da sentiero CAI n. 211 la quale comincia a salire verso Casanova dell’Alpe su un fondo di pietre posizionate così bene nelle passate epoche che, in certi tratti, regge ancora bene come un tempo. Quella che è oggi un sentiero, poco più di mezzo secolo fa era la strada principale della zona: anche un cippo in pietra, appena prima del ponte, ricorda che da qui partiva la strada maestra per Ridracoli. Poco oltre si mantiene la sinistra sul segnavia 211, lasciando a destra la traccia che indica la direzione di due altre importanti frazioni, quella di Trappisa e oltre quella del Borgo di Strabatenza e della chiesa di San Donato, che rappresentavano i nuclei principali di questa valle. Dopo essersi lasciati alle spalle Ca Palazzina, si giunge al Molino delle Cortine.
Un importante “insediamento produttivo” realizzato sin dal 1500 e portato avanti tra la fine dell’ottocento e la seconda metà del novecento da famiglie con cognomi conosciuti e portati da molti in questo territorio, divenute, per via dell’attività molitoria, potenti e temute (non sappiamo se anche stimate): i Fabbri, i Giannelli, i Milanesi. Erano costoro in pratica dei mugnai, dediti alla macinazione dei cereali mediante l’utilizzo della forza dell’acqua in periodi ed epoche in cui i mulini svolgevano un ruolo fondamentale, con importanti risvolti sociali. Lungo l’itinerario, se vogliamo, ogni abitazione, ogni podere avrebbe decine di vicende da raccontare, come se fossero tanti capitoli di un libro in un continuo intreccio di storie ma cerchiamo di limitarci all’essenziale per non allargare troppo verso ambiti non escursionistici.
Dopo il Molino delle Cortine la salita si fa a tratti impegnativa. La mulattiera prosegue spesso scoperta dagli alberi, e taglia al fianco di coste che salgono alla cresta, oltre la quale si trova la vallata della Comunità di Ridracoli.
Di tanto in tanto possiamo volgere il nostro sguardo facendolo risalire per la valle, in direzione di Pietrapazza, prima nella conca e poi verso il Monte Carpano che segna l’altra linea di crinale, quale confine lontano con la vallata del Fiume Savio.
La vegetazione è a macchia, fitta però solo a tratti, ricca di arbusti come il biancospino, il corniolo, la ginestra e piccoli alberi come roverelle, carpini, olmi.
Il terreno instabile di argilla e marna non è ideale per gli alberi d’alto fusto che sono rari, aggrappati a pianori di terra più salda. Una colonna votiva, la maestà, annuncia il Trogo, una delle case più grandi della vallata, costruita di sasso sulla dolce dorsale del monte. Passò da un certo Francesco Buscherini, che viveva qui nel 1816, alla famiglia Rossi. Vi abitò poi Giovanni Beoni, tra il 1959 e il 1960, anno in cui il podere fu abbandonato.
La mulattiera per arrivarci era conosciuta da tutti come “la strada per il Trogo” e da qui abbiamo mutuato anche parte del nome di questo nostro percorso.
La salita ricomincia poco dopo, oltre la fonte della Spugnazza posta a 700 metri sul livello del mare.
Più avanti ancora, scostati poco dal sentiero, si vedono a fatica altri ruderi e muri in rovina ricoperti di muschio: Si tratta di Cà le Galluzze. Difficile immaginare che per comperare generi di prima necessità o altro o solo per barattare castagne, patate, si fosse obbligati a percorrere questo faticoso sentiero. Ancora più difficile immaginare, oggi, che a Le Fiurle, il complesso di ruderi che troviamo proseguendo ancora sulla mulattiera, nel 1879, venisse addirittura aperta una Osteria.
Per raggiungere Casanova dell”Alpe” ora resta da fare meno di mezzo chilometro che contribuisce a fare sentire un po’ di più la fatica ma senza pregiudicare il nostro interesse. Infatti più ci eleviamo di quota e più il paesaggio prende forme che attraggono il nostro sguardo, diventando ampio e panoramico. I profili appenninici sono un susseguirsi continuo di crinali e controcrinali, con linee a volte parallele e a volte tangenti, alternati da ripidi calanchi e fossi che solano coste ammantate di vegetazione che da lontano risulta impenetrabile, variando nel cromatismo dal verde intenso dei rimboschimenti di abetina a quello di faggete meno brillante e più opaco.
Casanova dell’Alpe la troviamo un centinaio di metri più a monte, lungo il crinale dominato dal Passo del Vinco, a 971 metri di altezza, al margine della Foresta della Lama, in uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Era un piccolo centro composto dalla chiesa in cui officiava la domenica il parroco di Strabatenza, dalla canonica, in cui aveva sede anche la piccola scuola pluriclasse, e da alcune abitazioni. È la frazione più alta del Comune di Bagno di Romagna. A Casanova dell’Alpe facevano riferimento molte altre famiglie, che abitavano in case sparse tra costoni, fossi e creste. Tutto questo fino alla fine degli anni Sessanta, periodo in cui in pochi mesi, una dopo l’altra, le famiglie lasciarono case e casolari per trasferirsi a Santa Sofia o Bagno di Romagna.
Una visita la merita anche il piccolo cimitero che accoglie sepolture avvenute fino agli anni ’70 ma che quasi tutte le tombe sono state spostate in altri cimiteri.
Spicca la targa e la lapide di un giovanissimo partigiano morto all’età di 22 anni e qui sepolto. Si tratta di Egisto Ruscelli nato a Verghereto 22 anni prima che viveva a Bagno di Romagna ed era il primo dei sei figli di Luigi Ruscelli. Non era ancora sposato quando a 22 anni, il 14 aprile 1944, venne ucciso.
Percorriamo ora la forestale per il passo del vinco per circa un chilometro e in corrispondenza di una piccola insellatura del crinale scendiamo decisamente su pendio boscoso alquanto ripido che si affronta con vari zig-zag sugli stretti tornanti che disegnano le tracce di sentiero. Occorre molta attenzione perché questo è il tratto privo di segnavia CAI e sbagliare può comportare di trovarsi in punti pericolosi per la ripidità del terreno e la sua scivolosità.
In tal modo arriviamo ad un bivio del sentiero posto nei pressi di un canalone (il punto è chiamato la “ripa di ripastretta”) dove andando a sinistra si va ai ruderi della casa di Ripastretta posti sul costone prospicente il canalone, mentre andando a dx si segue in discesa il canalone e il corso del fosso che lo incide.
La traccia riportata include comunque il percorso per i ruderi di Ripastretta in quanto se non avevate già fatto la sosta per la pausa pranzo, il luogo costituito da una mini radura esposta al sole, ben si presta per tale scopo ed è appunto ciò che hanno fatto in questo caso i Senior. Qui trovate anche ciò che resta di un antico pozzo. Se avete qualche monetina da buttare, fatelo pure che poi passeranno i Senior a raccoglierle!
Tornati al bivio si segue, come accennavamo, ciò che rimane della mulattiera attigua al fosso. Il problema è che in pratica non vi è più distinzione fra mulattiera e fosso essendosi, per riconfigurazione del terreno, uniti i vecchi siti con il risultato di trovare lastroni bagnati ricoperti di fogliame altamente scivolosi manco fossero ricoperti di 2 cm di cera!
Si continua a scendere lungo la ex mulattiera parallela al canalone fino a incrociare un altro sentiero che proviene dai ruderi della casa I Fondi e prosegue verso Strabatenza. Noi teniamo a dx giungendo nei pressi del torrente su cui ancora resiste un antichissimo piccolo ponte a servizio della casa I Fondi. EVITATE DI PASSARCI SOPRA IN QUANTO PERICOLANTE E PERICOLOSO PER LA VS. INCOLUMITA’.
Occorre qui guadare il modesto rivolo di acqua e portarsi sulla dx idrografica del fosso continuando a scendere di quota. Fate tutte le foto che volete perché la visione è quanto di più idilliaco di ciò che offre la natura e l’ambiente circostante. I muschi e le felci unitamente alle pietre riservano un fascino unico e portano i vostri pensieri a evocare e immaginare ciò che era e che non è più. Proseguite lungo la mulattiera, trascurando le deviazioni e i bivi che trovate alla vs sinistra, fino ad arrivare prima a Trappisa di sopra e poi a Trappisa di sotto e da quest’ultima non vi resta che seguire la sterrata per Ponte Bottega.

Comments  (2)

  • Photo of el_surf
    el_surf Feb 7, 2021

    Si può fare con un passeggino ?

  • Photo of miclam60
    miclam60 Feb 7, 2021

    No assolutamente.

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