Piana del Fugno - Tempietto di S.Eusanio - Monte Ruzza - Locce - Monte Carpesco
near Filetto, Abruzzo (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Ai piedi della catena del Gran Sasso e a due passi da Filetto è possibile camminare su splendidi monti panoramici che in modo alternativo permettono di osservare e conoscere più profondamente un'area geografica che spesso viene tralasciata a favore dei percorsi più prestigiosi intorno a Campo Imperatore e a Rocca Calascio.
Salendo da Fonte Cerreto per la SS 17bis, si svolta a destra per via Fontebella per scendere morbidamente nella Piana del Fugno contraddistinta dalla presenza di campi coltivati e pascoli al cui centro spicca il laghetto di Filetto.
Si lascia l'auto ai piedi della Chiesa di Sant'Eusanio per iniziare l'ascesa all'irto Monte Ruzza.
Costruita sul finire del 1500, la chiesetta di Sant'Eusanio è un esempio di quell'architettura povera tipica delle zone montane, la sua semplicità deriva dall'umile vita che si conduceva in queste terre ancor prima che i romani la colonizzassero e alcune usanze, come l'utilizzo dei tratturi per la pratica della transumanza, subì un ridimensionamento quando la penisola venne frammentata a causa delle invasioni barbariche.
Il rito della transumanza venne ripristinato nel corso del medioevo, con la discesa dei Normanni si riuscì ad unificare il Mezzogiorno grazie a Ruggero II nel XII secolo che sconfisse sia i Bizantini che i Saraceni. L'Abruzzo suddiviso in due provincie riprese ad essere il caposaldo della transumanza estiva di greggi, mandrie e pastori in cerca di pascoli fertili sui monti e colline. Su questi antichi tratturi passava la principale fonte economica per i villaggi e i paesi del posto fino all'Unità d'Italia, quando molti pascoli vennero ceduti ai privati per essere trasformati in terreni agricoli dando inizio al declino della di questa antica pratica.
La salita al Monte Ruzza avviene pressoché fuori sentiero, infatti il vecchio percorso venne inghiottito dal bosco di pini piantato nel 1971. Si sale quindi tenendo la destra a mezzacosta, poi aggirate le roccette e gli ultimi pini si sale verticalmente fino alla croce del Ruzza. Il caldo vento di Scirocco carico di sabbia del Sahara non ci ha offerto il miglior panorama che questa vetta permette di avere, comunque con i suoi 1643mt di altezza la vista su una bella fetta di Appennino Centrale è assicurata.
Si percorre tutta la cresta che dal Ruzza va in direzione del Colle Biffone (che non verrà raggiunto) e oltre ad ammirare le splendide valli ai piedi del Ruzza a saltare nell'occhio sono le schegge disseminate tra i crateri sparsi ovunque, queste ci ricordano del nefasto utilizzo che venne fatto di questa montagna tra il 1962 e il 1995. Questa splendida area geografica venne infatti scelta dallo Stato Italiano come poligono di tiro dell'esercito e neanche la costituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso nel 1991 riuscì a mettere fine alle esercitazioni, solo dopo anni di battaglie legali tra la popolazione di Filetto e Barisciano contro il comune dell'Aquila si ottenne la dismissione della zona militare e la bonifica dell'area.
Dopo aver percorso la panoramica e brulla cresta (qui infatti siamo nel comune di Barisciano e il rimboschimento con i pini non ha attecchito a differenza di quello del comune di Filetto), si scende sempre fuori sentiero in direzione di antichi stazzi pastorali. La veduta sul Monte Carpesco e sulla Piè della Retola rende ancor più affascinate il paesaggio ma, a catturare l'attenzione sono i ripari pastorali sparsi lungo la costa del Monte Carpesco che vanno a costituire il prossimo obbiettivo della giornata.
Questi ricoveri pastorali presenti anche a Filetto e Barisciano, sono chiamati in questa zona Locce e sono contraddistinti da un'architrave, una struttura più o meno profonda e in alcuni casi delle feritoie in alto a mo di camini per far uscire il fumo. Ricoveri, magazzini o piccole stalle, le Locce raccontano silenziosamente la vita dura e umile dei pascoli d'alpeggio. Pochi di essi sono stati ristrutturati nel corso degli anni come riportato su un architrave con la data 1939.
E' giunta l'ora di raggiungere il Monte Carpesco. La salita all'andata risente della mancanza di un vero e proprio sentiero, infatti tenendo la destra per evitare la boscaglia si è costretti a passare su delle roccette che rendono difficile e delicata l'arrampicata, in un paio di punti bisogna individuare i giusti passaggi. Superati questi due punti si sale duramente tra radure e boscaglia fino alla vetta, 1548mt. La veduta sulla catena del Gran Sasso e su Rocca Calascio ripaga la fatica!
Per scendere basterà tenere la destra, passare nel bosco a mezzacosta e utilizzare la traccia gps per rendersi conto che un sentiero (desueto ma esistente assolutamente non bollato) conduce a valle senza difficoltà.
Scendendo si intercetta il sentiero CAI che dalla Piana del Fugno conduce alla Piana della Chiusola. Non rimane che percorrere questo tranquillo tracciato per raggiungere lo stazzo e la vecchia fonte ai piedi del Ruzza fino a sbucare su via Fontebella per concludere l'escursione alla vecchia fonte del Fugno fresca e refrigerante.
Un ringraziamento va Giovanni Altobelli, storico e curatore del sito "Assergi Racconta" che abbiamo incontrato casualmente appena scesi dall'auto e che ci ha raccontato la sua storia e quella di Filetto appagando la nostra curiosità con l'invito di diffondere le storie di questo pezzetto d'Abruzzo.
Salendo da Fonte Cerreto per la SS 17bis, si svolta a destra per via Fontebella per scendere morbidamente nella Piana del Fugno contraddistinta dalla presenza di campi coltivati e pascoli al cui centro spicca il laghetto di Filetto.
Si lascia l'auto ai piedi della Chiesa di Sant'Eusanio per iniziare l'ascesa all'irto Monte Ruzza.
Costruita sul finire del 1500, la chiesetta di Sant'Eusanio è un esempio di quell'architettura povera tipica delle zone montane, la sua semplicità deriva dall'umile vita che si conduceva in queste terre ancor prima che i romani la colonizzassero e alcune usanze, come l'utilizzo dei tratturi per la pratica della transumanza, subì un ridimensionamento quando la penisola venne frammentata a causa delle invasioni barbariche.
Il rito della transumanza venne ripristinato nel corso del medioevo, con la discesa dei Normanni si riuscì ad unificare il Mezzogiorno grazie a Ruggero II nel XII secolo che sconfisse sia i Bizantini che i Saraceni. L'Abruzzo suddiviso in due provincie riprese ad essere il caposaldo della transumanza estiva di greggi, mandrie e pastori in cerca di pascoli fertili sui monti e colline. Su questi antichi tratturi passava la principale fonte economica per i villaggi e i paesi del posto fino all'Unità d'Italia, quando molti pascoli vennero ceduti ai privati per essere trasformati in terreni agricoli dando inizio al declino della di questa antica pratica.
La salita al Monte Ruzza avviene pressoché fuori sentiero, infatti il vecchio percorso venne inghiottito dal bosco di pini piantato nel 1971. Si sale quindi tenendo la destra a mezzacosta, poi aggirate le roccette e gli ultimi pini si sale verticalmente fino alla croce del Ruzza. Il caldo vento di Scirocco carico di sabbia del Sahara non ci ha offerto il miglior panorama che questa vetta permette di avere, comunque con i suoi 1643mt di altezza la vista su una bella fetta di Appennino Centrale è assicurata.
Si percorre tutta la cresta che dal Ruzza va in direzione del Colle Biffone (che non verrà raggiunto) e oltre ad ammirare le splendide valli ai piedi del Ruzza a saltare nell'occhio sono le schegge disseminate tra i crateri sparsi ovunque, queste ci ricordano del nefasto utilizzo che venne fatto di questa montagna tra il 1962 e il 1995. Questa splendida area geografica venne infatti scelta dallo Stato Italiano come poligono di tiro dell'esercito e neanche la costituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso nel 1991 riuscì a mettere fine alle esercitazioni, solo dopo anni di battaglie legali tra la popolazione di Filetto e Barisciano contro il comune dell'Aquila si ottenne la dismissione della zona militare e la bonifica dell'area.
Dopo aver percorso la panoramica e brulla cresta (qui infatti siamo nel comune di Barisciano e il rimboschimento con i pini non ha attecchito a differenza di quello del comune di Filetto), si scende sempre fuori sentiero in direzione di antichi stazzi pastorali. La veduta sul Monte Carpesco e sulla Piè della Retola rende ancor più affascinate il paesaggio ma, a catturare l'attenzione sono i ripari pastorali sparsi lungo la costa del Monte Carpesco che vanno a costituire il prossimo obbiettivo della giornata.
Questi ricoveri pastorali presenti anche a Filetto e Barisciano, sono chiamati in questa zona Locce e sono contraddistinti da un'architrave, una struttura più o meno profonda e in alcuni casi delle feritoie in alto a mo di camini per far uscire il fumo. Ricoveri, magazzini o piccole stalle, le Locce raccontano silenziosamente la vita dura e umile dei pascoli d'alpeggio. Pochi di essi sono stati ristrutturati nel corso degli anni come riportato su un architrave con la data 1939.
E' giunta l'ora di raggiungere il Monte Carpesco. La salita all'andata risente della mancanza di un vero e proprio sentiero, infatti tenendo la destra per evitare la boscaglia si è costretti a passare su delle roccette che rendono difficile e delicata l'arrampicata, in un paio di punti bisogna individuare i giusti passaggi. Superati questi due punti si sale duramente tra radure e boscaglia fino alla vetta, 1548mt. La veduta sulla catena del Gran Sasso e su Rocca Calascio ripaga la fatica!
Per scendere basterà tenere la destra, passare nel bosco a mezzacosta e utilizzare la traccia gps per rendersi conto che un sentiero (desueto ma esistente assolutamente non bollato) conduce a valle senza difficoltà.
Scendendo si intercetta il sentiero CAI che dalla Piana del Fugno conduce alla Piana della Chiusola. Non rimane che percorrere questo tranquillo tracciato per raggiungere lo stazzo e la vecchia fonte ai piedi del Ruzza fino a sbucare su via Fontebella per concludere l'escursione alla vecchia fonte del Fugno fresca e refrigerante.
Un ringraziamento va Giovanni Altobelli, storico e curatore del sito "Assergi Racconta" che abbiamo incontrato casualmente appena scesi dall'auto e che ci ha raccontato la sua storia e quella di Filetto appagando la nostra curiosità con l'invito di diffondere le storie di questo pezzetto d'Abruzzo.
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