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Palermo, Monreale, Altofonte, Santa Cristina Gela

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Trail stats

Distance
16.42 mi
Elevation gain
3,501 ft
Technical difficulty
Moderate
Elevation loss
1,404 ft
Max elevation
2,723 ft
TrailRank 
33
Min elevation
2,723 ft
Trail type
One Way
Moving time
6 hours
Time
7 hours 10 minutes
Coordinates
4552
Uploaded
August 22, 2021
Recorded
August 2021
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near Roman catholic diocese of Palermo, Sicilia (Italia)

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Itinerary description

La prima tappa della Magna Via Francigena, che conduce fuori dalla città di Palermo, si svolge in gran parte su asfalto. Raggiunge prima Monreale e poi attraversa tutta la Conca d'Oro, la valle che avvolgeva la capitale normanna con centinaia di alberi di agrumi e olive, fino ad arrivare al Parco, l'attuale Altofonte, riserva di caccia dei sovrani. Da qui, la via la riserva boschiva fino a giungere a Santa Cristina Gela.

Waypoints

PictographPanorama Altitude 1,151 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographReligious site Altitude 1,270 ft
Photo ofDuomo di Moreale

Duomo di Moreale

La costruzione di questo splendido complesso che comprende, oltre al duomo. anche un’abbazia benedettina ed il palazzo reale (trasformato alla fine del ‘500 e i Seminario Arcivescovile), venne iniziata da Guglielmo II, nipote di Ruggero II, intorno al 1172. Vuole la leggenda che la Madonna, apparsagli in sogno, gli suggerisse di edificare una chiesa con il denaro celato dal padre in un nascondiglio di cui lei stessa indicò l’ubicazione. La costruzione doveva essere grandiosa, per eguagliare le cattedrali delle più grandi città europee e superare in bellezza la Cappella Palatina, edificata dal nonno Ruggero. E così vennero sicuramente impiegate le migliori maestranze, senza risparmio di fondi. La chiesa era circondata a nord dal palazzo reale e a sud dal convento benedettino di cui oggi si può ammirare il bellissimo chiostro. La chiesa è il risultato della mescolanza delle maestranze e quindi degli stili che sono impegnati nella sua realizzazione. Normanne sono le due torri massicce che inquadrano la facciata, l’alta abside fiancheggiata dalle due absidiole, la pianta basilicale e quindi la struttura del duomo. Di chiara impronta islamica è invece la decorazione delle absidi delle quali si gode la vista migliore da via dell’Arcivescovado. Sempre su questa via si possono ancora vedere tracce dell’originario palazzo reale oggi inglobato nel palazzo arcivescovile, Il decoro delle absidi è a tre ordini di arcatelle cieche ogivali di differente altezza che si intersecano sostenute da esili colonne su alti basamenti, mentre geometrie di pietra policrome (il colore dorato del calcare ed il nero della lava) sottolineano gli archi che incorniciano riquadri e rosoni a giochi di stelle di disegno sempre diverso, Il motivo viene ripreso anche sulla facciata, purtroppo parzialmente nascosta da un portico rifatto nel XVIII sec. Sotto il portico troneggia il bellissimo portale bronzeo che Bonanno Pisano, architetto e scultore a cui si deve anche la famosa torre di Pisa, realizzò nel 1185. E’ formato da 46 pannelli che narrano episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento con un’economia di personaggi ed una stilizzazione che lo rendono sorprendentemente moderno. I due battenti sono racchiusi in una complessa cornice di pietra fasce scolpite con disegni geometrici e racemi che racchiudono figurine di animali e uomini che si alternano a sottili strisce musive. Anche il portale bronzeo di Barisano da Trani che si apre sul fianco occidentale, sotto il portico cinquecentesco, è formato da pannelli in cui sono raffigurati tre episodi biblici, alcune scene di vite di santi e molti soggetti decorativi, ma l’esecuzione è più rigida, di impronta ancora bizantina, nonostante sia stato eseguito 4 anni più tardi. Interno L’entrata è dal fianco occidentale.Il ricco manto di mosaici in cui l’oro fa da sovrano annulla per un istante tutte le altre sensazioni. Poi l’occhio si abitua e si incominciano a distinguere le singole parti. L’amplissima navata centrale è divisa dalle due navate laterali, molto più piccole, da colonne con bellissimi capitelli, alcuni corinzi, altri in stile composito, con foglie d’acanto nella parte inferiore e cornucopie e ritratti di Cerere e Proserpina in quella superiore. Tra i capitelli e l’imposta degli archi sono Stati inseriti pulvini con decorazioni musive arabescate. Poco oltre la metà, un monumentale arco di trionfo introduce l’ampia zona del transetto e delle absidi, sopraelevata rispetto alle navate. Il pavimento di questa parte, ad intarsi marmorei come la parte bassa delle pareti, ricorda la tradizione bizantina. Il soffitto ligneo del coro è stato rifatto nel XIX sec. Nella chiesa si trovano le tombe di Guglielmo I e di Guglielmo II e, racchiuso in un altare, il cuore di S. Luigi, morto a Tunisi nel 1270 quando in Sicilia regnava il fratello Carlo I.

PictographPanorama Altitude 743 ft
Photo ofPanorama

Panorama

PictographLake Altitude 2,681 ft
Photo ofLago di Piana degli Albanesi

Lago di Piana degli Albanesi

Il lago di Piana degli Albanesi (liqeni i Horës së Arbëreshëvet in arbëreshë) è il più antico bacino artificiale della Sicilia, e tra i più grandi, nonché alti, con i suoi 610 m s.l.m. Si estende su un'area di 310 ettari nel territorio comunale di Piana degli Albanesi e di Santa Cristina Gela, nella città metropolitana di Palermo. Il lago di Piana degli Albanesi costituisce un'importante area naturalistica di circa 310 ettari e, insieme a lingua, rito e costumi, è uno degli elementi simbolo di Piana degli Albanesi[1]. I lavori per la costruzione dell'invaso iniziarono nel 1921 su progetto dell'ingegnere Aurelio Drago alla sommintà del burrone denominato Honi. L'opera venne inaugurata nel luglio del 1923 mediante lo sbarramento effettuato lungo il corso del fiume Belice Destro (Honë in lingua albanese locale[1]) e si estende su una superficie di 40 km². Fu così adibito a uso idropotabile, agricolo e idroelettrico. Il lago si inserisce in modo perfettamente armonico nella storia della città. La ricchezza d'acqua del territorio era stata alla base della scelta originaria del sito dagli esuli albanesi. Dal punto di vista paesaggistico è molto scenografico, ciò per cui è di forte richiamo turistico. Nel 1999 buona parte del lago di Piana degli Albanesi è diventata oasi WWF per la protezione del patrimonio naturalistico.

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