Pala Alta, cresta e croce del Peron
near Peron, Veneto (Italia)
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Trail photos
Itinerary description
Uscita piuttosto impegnativa, volendo concatenare la Pala Alta con la cresta del Peron per arrivare alla grande croce che domina la valbelluna.
Da Barp si sale in auto fino a pian de Fraina. Il parcheggio è minuscolo e, se non arrivate fra le prime diciamo cinque, massimo sei auto, dovete tornare indietro e trovare parcheggio piuttosto più in basso, sicuramente a pian Castaldi, aggiungendo circa 100mt d+ ma una lunga "passeggiata" su asfalto. Conviene alzarsi presto.
Dal parcheggio si sale a dx verso san Giorgio e la pala Alta. Su per comoda mulattiera che si fa sentiero più in alto. Si arriva all'incrocio dove a sx si va a san Giorgio. Su a dx. Si raggiunge la prima crestina, dove già il panorama a nord lascia capire quanto strategico sia il balcone della Pala. Su per tracce, superando due saltini attrezzati con corda.
A 1500mt si deve andare a sx. Uno sbiadito bollino e un piccolissimo cartello su un alberello ci indicano la via diretta.
Progressione entusiasmante per una pendenza attorno ai 50° (non si chiamano pale a caso...).
La traccia è labile, ma si vede, sotto l'erba alta. Ci si porta in alto e si sormontano in sucessione tre rampe sulla dx. I bollini sono sempre al posto giusto. Breve cengetta erbosa verso est e poi ancora su per raggiungere l'anticima e subito la vetta.
In giornate limpide sembra di essere in un mondo virtuale, da quante montagne, vicine e lontane, si riescono ad ammirare da quassù. Dietro a noi, oltre la val del Piero, si erge l'impressionante parete del Burel, passata alla storia alpinistica per l'impresa di Miotto e Bee, Via del 1977 con prima ripetizione (e unica credo) del 2008 ad opera di Ballico e Roverato.
Per la prima ascensione ci sono voluti diversi bivacchi. Una delle pareti più difficili delle Dolomiti.
A parte il Burel, il primo piano è sullo Schiara, sul Zimon de terne, sul Serva, fa capolino in lontananza il Col Nudo e a nord e a ovest una moltitudine di vette. Bellissimo.
Per la discesa si opta per la via normale che ha, come unica difficoltà, una discesa e successiva risalita in un canalino con un aiuto di un cordino, ma dove è meglio fare attenzione. Non c'è esposizione.
Quindi sulla via di discesa, foto alla targhetta che ricorda e indica l'inizio della cengia dei Camorz e dei Camorzieri, altra trovata del Miotto, da affrontare solo attrezzati, allenati e molto esperti (credo che le ripetizioni siano rarissime, tratti molto esposti e linea da individuare con attenzione).
Tornati al bivio per la chiesa si san Giorgio, si prende a sx e ci si porta all'amena costruzione, sempre chiusa. Da qui inizia la cresta del Peron. Itinerario che non va assolutamente sottovalutato, con estenuanti saliscendi, alcuni anche molto tecnici e certi facilitati da corde fisse. L'esposizione in alcuni tratti è assoluta, verso la val del Piero, dove precipita per diverse centinaia di metri. Senza dubbio un'impresa per soli EE e aggiungerei anche la A.
Il dislivello che separa la chiesetta dalla croce è di scari 200mt ma ne servono più del doppio per effetto, appunto, delle continue perdite.
Sopra la chiesetta si trova la Ponta de san Giorgio. Gran panorama e gran esposizione. attenzione specie se terreno ghiacciato (in tal caso la cresta è da evitare).
Dopo un'ora abbondante si arriva alla grande croce. Passando per due bivi, Costalonga e Costacurta, che ci permettono di abbandonare l'impresa (dopo la prima, il sentiero è evidentemente molto molto poco frequentato.
Dalla croce (a una decina di mt a ritroso) si inizia a scendere per la cosiddetta diretta. Di nome e di fatto. Una traccia che inizia su uno sperone erboso, per poi ripiegare nel bosco e scendere in linea praticamente retta fino al parcheggio.
Discesa che, in caso di tereno umido o bagnato, fa affrontata con prudenza per le numerosissime radici che diventano piccole trappole. Mettere in conto qualche scivolone. Non c'è esposizione (altrimenti sarebbe piuttosto pericoloso).
Concatenare le due mete è faticoso, solo per allenati. Altrimenti potete fare due puntate dedicate alla Pala e alla Croce.
Da Barp si sale in auto fino a pian de Fraina. Il parcheggio è minuscolo e, se non arrivate fra le prime diciamo cinque, massimo sei auto, dovete tornare indietro e trovare parcheggio piuttosto più in basso, sicuramente a pian Castaldi, aggiungendo circa 100mt d+ ma una lunga "passeggiata" su asfalto. Conviene alzarsi presto.
Dal parcheggio si sale a dx verso san Giorgio e la pala Alta. Su per comoda mulattiera che si fa sentiero più in alto. Si arriva all'incrocio dove a sx si va a san Giorgio. Su a dx. Si raggiunge la prima crestina, dove già il panorama a nord lascia capire quanto strategico sia il balcone della Pala. Su per tracce, superando due saltini attrezzati con corda.
A 1500mt si deve andare a sx. Uno sbiadito bollino e un piccolissimo cartello su un alberello ci indicano la via diretta.
Progressione entusiasmante per una pendenza attorno ai 50° (non si chiamano pale a caso...).
La traccia è labile, ma si vede, sotto l'erba alta. Ci si porta in alto e si sormontano in sucessione tre rampe sulla dx. I bollini sono sempre al posto giusto. Breve cengetta erbosa verso est e poi ancora su per raggiungere l'anticima e subito la vetta.
In giornate limpide sembra di essere in un mondo virtuale, da quante montagne, vicine e lontane, si riescono ad ammirare da quassù. Dietro a noi, oltre la val del Piero, si erge l'impressionante parete del Burel, passata alla storia alpinistica per l'impresa di Miotto e Bee, Via del 1977 con prima ripetizione (e unica credo) del 2008 ad opera di Ballico e Roverato.
Per la prima ascensione ci sono voluti diversi bivacchi. Una delle pareti più difficili delle Dolomiti.
A parte il Burel, il primo piano è sullo Schiara, sul Zimon de terne, sul Serva, fa capolino in lontananza il Col Nudo e a nord e a ovest una moltitudine di vette. Bellissimo.
Per la discesa si opta per la via normale che ha, come unica difficoltà, una discesa e successiva risalita in un canalino con un aiuto di un cordino, ma dove è meglio fare attenzione. Non c'è esposizione.
Quindi sulla via di discesa, foto alla targhetta che ricorda e indica l'inizio della cengia dei Camorz e dei Camorzieri, altra trovata del Miotto, da affrontare solo attrezzati, allenati e molto esperti (credo che le ripetizioni siano rarissime, tratti molto esposti e linea da individuare con attenzione).
Tornati al bivio per la chiesa si san Giorgio, si prende a sx e ci si porta all'amena costruzione, sempre chiusa. Da qui inizia la cresta del Peron. Itinerario che non va assolutamente sottovalutato, con estenuanti saliscendi, alcuni anche molto tecnici e certi facilitati da corde fisse. L'esposizione in alcuni tratti è assoluta, verso la val del Piero, dove precipita per diverse centinaia di metri. Senza dubbio un'impresa per soli EE e aggiungerei anche la A.
Il dislivello che separa la chiesetta dalla croce è di scari 200mt ma ne servono più del doppio per effetto, appunto, delle continue perdite.
Sopra la chiesetta si trova la Ponta de san Giorgio. Gran panorama e gran esposizione. attenzione specie se terreno ghiacciato (in tal caso la cresta è da evitare).
Dopo un'ora abbondante si arriva alla grande croce. Passando per due bivi, Costalonga e Costacurta, che ci permettono di abbandonare l'impresa (dopo la prima, il sentiero è evidentemente molto molto poco frequentato.
Dalla croce (a una decina di mt a ritroso) si inizia a scendere per la cosiddetta diretta. Di nome e di fatto. Una traccia che inizia su uno sperone erboso, per poi ripiegare nel bosco e scendere in linea praticamente retta fino al parcheggio.
Discesa che, in caso di tereno umido o bagnato, fa affrontata con prudenza per le numerosissime radici che diventano piccole trappole. Mettere in conto qualche scivolone. Non c'è esposizione (altrimenti sarebbe piuttosto pericoloso).
Concatenare le due mete è faticoso, solo per allenati. Altrimenti potete fare due puntate dedicate alla Pala e alla Croce.
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